358 RIVISTA POPOLARE molteplice, varia e contrastata, dei ceti e degli elementi locali e forestieri di cui risulta, del conflitto morale e sociale tra il vecchio e il nuovo, in cui tanti valori si sciupano e tante energie si spezzano; nè lo sono , infine , le eroine e gli eroi delle sette novelle che Ciro Alvi (stessa casa editrice, ancora, raccoglie sotelo il titolo della prima, LA PIETRAFILOSOFALE,cioè la felicità, sia pu·r passeggera, od almeno l'affermazione piena e risoluta di sè medt:simi, che tutti e tutte cercano e vogliono invano, ed a cui non giungono che attraverso allo strazio e rimanendone poi totalmente delusi. Libri tristi, dunque, tutti questi, perchè tutti riflettono rif!dtono questa angosciosa crisi che attraversiamo, questo momento; che si prolunga troppo, in cui non crediamo più a nulla di ciò che credettero i padri od i nonni nostri (e non in fatto di religione soltanto), nè tutti nè sempre osiamo ancora di conformare decisamente e con lieta naturalezza, la nostra condotta ai criterii più sovversivi che sono già in fondo slla coscienza d'ognuno. (( A Mario Pilo, queste quattro chiacchie1·e quasi torinesi, affettuosamente, Carlo Dadone »: così la dedica manoscritta, di cui ringrazio l'autore con pari affetto. Ma le chiacchiere sono· ben più che quattro: sono un grosso volume: sono addirittura LA CASA DELLE CHIACCHIER;Ee non sono soltanto 11 quasi » torinesi, nè pel soJo fatto che le pubblica a Torino lo Streglio; ma son torinesi nell'anima, torinesi completamente, esclusivamente torinesi: e questo è proprio, ai miei occhi, il loro massimo pregio: che attraverso a queste chiacchiere in - terminabili, a questo, meglio, inestricabile groviglio di pettegolezzi, si vede, come attraverso le complicati lenti d'un mi- , croscopio, talmente ingrandita tutta l'istologia d' una società, d'una data e precisa e definita società, quella che dalla portineria d'un casone borghese va su, di piano in piano, fino alle soffitte, da scorg.erne tanto più evidente quanto più deformata, appunto, la trama profonda, la vera essenza, quella che ad occhio nudo e alla osservazione macroscopica non appariva. Ciò posto, molti penseranno subito ai (( Pot-bouille >>: e si abaglieranno: perchè appunto nè Torino è Parigi, nè Dadone è Zola: e lo dico ad onore· di Dadone: perchè se essere Zola è cosa grande, esser Dadone è certo, per Dadone stesso, cosa migliore: perchè vuol dire vedere coi proprii occhi, udire coi proprii orecchi, intender col proprio cervello, e scrivere con la propria penna. * Affini d' argomento e di genere, ma più cordialmente e leggermente umoristici, o meglio comici, sono GLI ALLEGRI COMPARI DI BoRGODROLod, i Mario Vugliano, editi dal medesimo Streglio ed egualmente illu~trati di molte amene vignette di Attilio Mussino: sono le avventure, narrate da lui stesso, d'un giornalista spiantato in un piccolissimo borgo piemontese, davvero assai (( drolo >> nel senso non meno subalpino che transalpino della parola: e valgono, essi pure, a ritrarre al vivo, con ·;.:n pizzico, un pò abbondante, a dir vero, d'esagerazione e di caricatura, la vita goffa e grottesca del paesucolo nordico, scimmiottante e parodiante di ogni cosa più scema quella della città. * Vive, invece, e si muove, e ci si svela tutto nel suo intimo essere, parlando nel suo rude, sonoro, eloquente dialetto lo• cale, il vecchio popolo latino, nelle LEGGENDE,FAVOLE E NOVELLEROMANESCHdEi Giggi Zanazzo (Soc. Tip. Ed. Naz.) che lo schietto e sboccato poeta rammenta d'aver udito narrare a lui stesso nella sua fanciullezza, o che ha invece raccolte ora da adulto qqa e là, in città e in campagna, da veccchie custodi e trasmettitrici di miti e di tradtzioni: grosso libro, esso pure illustrato, ma Ja fototipie documentarie, che viene 111 buon punto a integrare la letteratura folklorista italiana di nuovi e preziosi elementi, dei quali , per la regione laziale essa era fin quì troppo povera; e a salvarli in tempo dal tur • bine della civiltà livellatrice e cancelltHrice , che minaccia sempre peggio di travolger definitivamente nell'oblio questi ul timi resti delle più ataviche rimembranze. Ed ora, a libri non strettamente letterarii: Giovanni Marchesini espone in un bel volume hoepliano di quasi 400 pagine LA VITA E LE OPERE DI ROBRRTO AR.owò, narrando quella sulla scorta di abbondanti e sicuri documenti, vulgarizzando qlfeste in forma ·accessibile ad ogni. colto lettore, e traendone limpide schiette e fedeli le linee maestre della dottrina del nostro maggior pensatore vivente. La cosa non era facile: si trattava d'assimilare prima , e di rendere poi, quintessenziato, il contenuto delle quattro o cinque migliaja di pagine onde risultano i nove grandi volumi finora usciti, del vasto ciclo dottrinale del Filosofo lombardo; ma niuno vi era più prepax:ato e più adatto del Marchesini, che, già discepolo ed ora collega suo nell'ateneo padovano, da lui deriva direttamentt! e n' è forse il continuatore prediletto e il più fervido apostolo. E il libro è riuscito infatti un lavoro eccellente sotto ogni riguardo, e merita il più bel successo e la maggior diffusione: i' Ardigò, difficile e pesante a leggersi nell'originale per il linguaggio ancora astruso, zeppo dei tecnicissimi e delle oscurità della Vt!cchia metafisica, è un novatore, è un rivoluzionario, è un creatore assolutamente geniale nella sua sintesi poJerosa di tutto il pensiero scientifico e positivo del secolo decimonono; si deve a lui, se, dopo la lunga sosta dal Vico in qua, l'Italia ripiglia il suo posto autonomo nella filosofia europea, e riafferma la sua individualità etnica anche in questo campo, nel quale da Lucrezio al Vico aveva sempre saputa dire una parola tipicamente propria. ~ Ed una delle più alte fra queste parole la disse per bocca di GIORDANOBRUNO: un altro, del quale moltissimi parlano e pochissimi sanno: onde viene opportuno anche il libro di Giovanni Gentile, che, editore il Sandron, intende a spiegare chi fu e: che cosa rappresentò il grande nolano nella storia della coltura, e perchè e come il suo atteggiamento di fronte alla Riforma e all'Inquisizione dovesse in quel momento di crisi religiosa condurlo alla condanna ed al rogo. Ii chiaro professore dell'Università di Palermo tracéia il suo ottimo saggio, uaturalmente, con serenità di filosofo e cori severità di scienziato, non con enfasi di tribuno nè con ispirito partigiaflo : e il suo scritto può quindi servire di guida e di modello a quanti dovessero o volessero d'ora in poi commemorare il solenne assertore e martire della nostra Rinascenza, St!nza ripet.:re vecchie banalità e grossolane dt!clamazioni. Dallo stesso editore Sandron, di Palermo, esce il 200 volumetto della (( Piccola Enciclopedia del Secolo XX0 », già così ricca di opere eccellenti, italiane e straniere: questa, di Ezio Gray, riassume lucidamente la STORIADELLESCIENZEANTROP0L0G'ICHE,dai primi filosofi naturalisti della geniale plejade ellenica fino alle ultime scuole, di cui si gloria l'Italia nostra, che alla luce dell' indagine positiva han rinnovate le dottrine sul genio e sulla follia, sulla degenerazione e sulla criminalità. * Dei PAZZINELL'ARTE discorre poi di proposito il dott. Giu - seppe Portigliotti in un elegante volume dello Streglio, illustrato da molte riproduzioni di quadri e di statue d' ogni tempo e paese, dalla « Stultitia ii di Giotto al al (( Morocomio » del Rotta , e dallo 1< Chaventon >> del Beraud alla (( Casa de locos 11 del Goya; il testo le commenta ad una ad una, arti .
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