356 RIVISTA POPOLARE campi e campielli , per fondamenta e sottoportici , per ponti e traghetti , in cerca d'incanti ed in tracc.ia di meraviglie; rivelandoci fino da questi primi capitoli, o meglio rivelandola a quelli che ancora non n' erano edotti dai precedenti suoi scritti, quella sua anima semplice e candida , entusiasmata e vibrante, alla quale si deve, ancora più e meglio che alla dottrina sicura e di prima mano , I' essere egli uno dei più affascinanti scrittori d'arte che vanti l'Italia. Il Conti· invero si dichiara apertame~te e coraggiosamente « un sereno e sicuro dispregiatore della teoria delle fonti nella storia dell'arte ,; l'arte che ·meriti questo nome, l'arte origi nale e geniale, non ha altre fonti che la natura, da cui direttameute fiorisce : i' aria, I' acqua, la terra, la vegetazione, la gente, le case, tra cui vive e da cui vive e per cui vive e di cui è viva parte l' artista. Comprendere e far comprendere, sentire e far sentire questa continuità, questa unità della natura e dell'arte, son I' unico còmpito del vero critico artista: « il resto, è occupazione di spiriti inferiori n. È_ così, che risalendo verso il passato (( il fiume del tempo n, s' incontrano, attraverso regioni sconosciute e piante esotiche e strani villaggi e popolazioni assolutamente straniere e favelle barbariche e incomprensibili, rare ma delizi0se isolt: ospitali e fraterne, dove si rivedono lineamenti a noi cari, dove si rio dono voci ed accenti nostrani , dove si _torna ad essere in patria, pur mi!le miglia lontani dal nostro paese: quelle isole sono i capolavori, sono ciò che si sottrae alle lontananze del tempo e dello F-pazio, alle differenze del clima e ddla razza, ciò che è contemporaneo e concittadino di tutti gli uomini, ciò che è universale ed eterno , ciò che affratella tutte le anime elttte, ciò che inspira tutti gli estri,., ciò che rivela tutte le vocazioni. Con questi criteri fondamentali , ai quali sottoscrivo, per mio conto , ed applaudo con tutta l'anima, Angelo Conti ci parla poi di Ravenna e dei suoi monumenti , della lt divina foresta n e di Dante, di Firenze e di San Miniato, di Brunellesco , dell' Alberti , d' Andrea del Castagno , di Desiderio da Settignano, del Ghiberti e della sua Porta del Paradiso .... , e delle deturpazioni che i bravi edili contemporanei , complice sempre Minerva nefasta, han pc1petrato impuniti, e seguitano a perpetrare in questa ed in ogni altra più bella e nobile parte d'Italia. E segue vagando con il lettore ammaliato pel Ca senti no e per il castello di Poppi, per Siena, per Monteoliveto e pei suoi affreschi del Sodoma, per l'Umbria placida e verde, francescana e giottesca, col triplice tempio d'_Assisi e col scintillante duomo d'Orvieto, per Roma augusta con l'apparizione ciclopica della Sistina e gli strani convegni d'artisti eccentrici nel caffè Greco, per Napoli e per le Puglie, pei sottosuoli archeologici di questa classica Italia , per la poesia soleggiata de!le campagne di questa alma parens , per quella (( festa del fuoco i, che fu l'eruzione dcll' anno passato , per quella magnifica sinfonia di canti del mare che sono le nostre coste meridionali in rutta la loro lunghezza, giù dalle foci del Tevere fino all' ultima punta della Sicilia, della Calabria e della Puglia. Agli archivisti della storia e ai necrofili dell' arte questo libro del Conti riuscirà insopportabile, e molti ne monteranno in furore : appunto per questo , o meglio appunto per tutti i 11 difetti » che determineranno coteste collere e cotali disdegni, io plaudo con altrettanta gioia e con altrettanto entusiasmo al bellissimo libro e a't simpaticissimo autore. Giovanni Cena, l'autore degli indimenticabili 11 Ammonitori », di « In Umbra », e di quel potente è doloroso poemetto, 11 Madre», che primo creò la sua fama, dall'oggi al domani, dieci nn i or sono , raccoglie in un volume , il 14 ° della ll Biblio - teca della Nuova Antologia », un centinajo di sonetti filosofici dal titolo semplice, profondo e comprensivo, HoMo. Ho detto sonetti filosofici : l' aggettivo può spaventare pm d'uno, che s'immagini trattarsi d'astruserie metafisiche messe in versi; ma apparirà giusto e proprio a chi, lèttili, vedrà che si tratta invece di filosofia vissuta e sentita da un artista , e fattasi poesia , vera ed autentica poesia, nell'anima sua , e trasfigurata da essa in immagini liriche. Il neonato e il fanciullo, l'adolescente ed il giovine, l'uomo maturo ed il vecchio, l'amore e l'adorazione, l'amica e l'amante, la cortigiana e la sposa , la tiranna e la schiava , la consolatrice e la tormentatrice dell'uomo; la patria, dal piano villaggio nativo alla multiforme Penisola, da questa nostra P.iccola Europa al globo, non grande neanch '.esso, rotante per l' infinita distesa dei cieli; la stirpe, dal contadino incosciente che lotta armato di vanga a squarciare la dura zolla non sua, all'eroe che cavalca in testa alla rossa falange inteso a spezzar con la spada ogni vincolo ai polsi de' suoi fratelli; la natura , la terra e il mare , l' aria e la vita , la musica e la p·arola; il infine , mistero, la scienza breve e fallace , la no stalgia dell'infinito dell'ideale, lo stupore della bellezza e della forza, la religione dell'ultrasensibile, dell'infinitamente pi~colo, che sfugge all'indagine, dell' infinitamente grande che la trascende .... ; ecco le inspirazioni di questi cento sonetti del Cena. Ne volete un esempio'? Ve ne darò due, diversissimi : 11 Abbandonàti: - Appena vivo, il bimbo piange forte, tàstando 1 come un rondinino cieco , su la fanciulla , che con occhio bieco guarda l'ignaro , nato per sua morte. Vivere? Anch' egli avrà la mala sorte : nudi e traditi entrambi. Ah, muoja seco ! Già lontana è la vita. N'ode l'eco fievole, fuori, oltre le chiuse porte. Chiuse, le porte, e o.scure. Sul bracie~e ondula a tratti un'azzurrina fiamma. Esausto è il seno, e il bimbo cerca, tenta .... Oh, che peso sul petto I L'ombre nere premono ..... Il bimbo tace: su la mamma, da poco desto, si riaddormenta ». 11 Lotta per la vita: - Nei campi della vita ecco un'•im - mensa strage. 11 più forte l' indifeso assale. Da la cellula a l' uom , lungo le scale dell:t -vita , I' un fa dell' altro mensa. Ma dai fermenti che la strage addensa , più ricca balza l' energia vitale; annoda ganglì, organi tende, sale; s'accende e raggia in un cerve! che pensa. E se una Mente alfin l' ha scorta, vana non fu la guerra; i fremiti n'ammorza, la volge a un bene ch'ella stessa ignora. Perchè la terra ha un'anima, che implora d' eromper da le _viscere a la scorza, e d' integrarsi in questa anima umana I i, Se non primo, il Cena è certo dei primi, in Italia e fuori, ad esprimer poeticamente più d' una fra queste modernissime idee, fra questi che chiamerei sentimenti scientifici del secolo nostro; e , come tutti noi, li compone di quelle impazienze, di quelle aspirazioni, di quei bisogni d'avvenire che ci spingono ogni giorno a cento ribellioni effettive ed esterne o interne e morali, e di quei ricordi, di quei rimpianti, di quelle sopravvivenze del passato, che ci trattengono sempre e ci frenano e ci piegano a mille transazioni, a mille compromessi, a mille acquiescenze. Qualcuno di questi sonetti rimane, è vero, nella sfera puramente cerebrale, cioè persuade senza. commovere; ma altri, e son quelli che dànno il tono e il carattere a tutto il libro, e che fan dell'insieme un'opera organica e sintetica, nuova e poderosa, altri, dico, hanno quell' eco viscerale, dànno quel brivido profondo , onde sono contraddistinte le vere creazioni in confronto delle semplici , per quanto perfette, composizioni. Una vecchia porta secentesca su due gradini ad arco, aperta in un muro un pò sgretolato ma a::iorno d' una bella glicine
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==