Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 13 - 15 luglio 1907

348 RIVISTA POPOLARE Su questo punto, adunque, se nella commemorazione di un uomo si deve fare omaggio alla verità e presentarlo scrupolosamente quale esso era realmente si deve riconoscere ché non alterai la figura di Garibaldi nè a Milano, nè a Firenze. + I bigotti della Monarchia forse avrebbero passato sopra a questi particolari, che offesero il pudore dei clericali; tanto più che le elezioni di Roma hanno rimesso alquanto in moda l'anticlericalismo nelle alte sfere governative. Ciò che essi non possono perdonare nella commemorazione di Firenze si fu l' avere osato: 1. 0 di fare di Garibaldi l'uomo di un partito; 2. 0 di averlo commemorato ricorrendo alla comparazione; 3.0 di avere abbassato nel paragone Cavour e Vittorio Emmanuele IL Ne concludono che la commemorazione non fu degna ne dell' Eroe , nè della città, nè di me stesso. Constato colla massima lealtà che la conclusione finale. risponde pienamente al giudizio che sulla commemorazione dette tutta la stampa monarchica di Firenze. E tale giudizio venne .fedelmente rispecchiato nella corrispondenza alla Tribuna di Roma (1° Lugìio) nella quale è detto: << Per esaltare l'Eroe davanti a quel pubblico, che egli sapeva composto per la maggior parte di elemento popolare, se egli fu sereno dapprima quando parlò delle qualità militari del Grande, fu altrettanto parziale ed ingiusto quando disse del1' opera spiegata da Mazzini, Vittorio Emanuel~ ·e Cavour ». << Fu ingiusto con Vittorio Emanuele , allorchè lo chiamò uomo coraggioso, ma comandante inetto. Fu ingiusto con Cavour, ricorJandolo come un semplice furbo ,Il. << Enumerò poi una serie di torti che la Casa di Savoia ed il Governo di allorn ~bbero con Garibaldi n. << Negò che Garibaldi fosse stato monarchico. Egli fu internazionalista a modo suo, simpatizzante per la grande fratellanza umana n. · « Parlò del!' anticlericalismo del generale, dato l'ambiente e la foga oratoria , fu molto applaudito da tutti gli inter venuti ii. << Però la commemorazione non fu degna nè <lell' Eroe, nè del luogo, dove si tenne, nè dell'oratore stesso. La parzialità apparve troppo manifesta, e la riprovazione della stampa <li tutta la città, prova ad esuberanza che non ostante gli ap plausi dei compagni , il Colajanni fu impari al suo nome e<l alla sua fama >1. La Tribuna non contenta del verbo del suo corrispondente aggiunse questo commento: << A distanza di circa cinquanta anni dai fatti di cui furono così gran parte Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele, Mazzini, non è più possibile, a chi abbia una sintetica e precisa visione dei tempi, e a chi sappia rimanere obiettivo e lontano da ogni spirito partigiano, sostener tesi come quelle che I' on. Napo leone Colajanni - un uomo di indiscutibile ingegno e di soda cultura - ha posto a base della sua comniemorazione gari- , bai dina i1. << Non v'è alcun- bisogno - per rendere ancor più grande la figura michelangiolesca del condottiero del popolo - di rimpiccinire, per contrasto, quelle del Re Vittorio Emmanuele e del grande suo ministro ; nè giova insistere su dissensi di metodo che, nell'opera lunga e difficile, poterono esservi talvolta fra chi incarnava I' elemento popolare ed i rappresentanti del principio monarchico.· Pcrchè al di sopra di questi dissensi vi era l'alta idealità dello scopo comune da raggiungere, la fede fervida per conseguirlo e l' amore intenso alla graride cau.-,a: l'unità d'Italia il. << L' on. Colajanni ha svolto la tesi e l'antitesi; ma non ha visto la sintesi. E perciò ba fatto più opera di polemista e <li uomo di parte, che non quella di storico sereno ». Colla Tribuna, altri si sono trovati di accordo senza mirare a me ma riferendosi agli altri impertinenti, che presentarono al pubblico un Garibaldi au ten tico. La falsificazione storica più audace di lui è quella che autorevolmente è impersonata nel Luzio. Egli iiel cil"alo articolo del C...òrrieredella Sera vorrebbe che Garibaldi fosse onorato da tulli i partiti come la espressione ·più completa del sentimento italiano e deplora il pervicace proposito di sequestrare la menioria dell'Eroe popola1·e, a monopolio di un sqlo partito politico, più rumoroso o intemperant~; protesta contro coloro, che gridano all'ipocrisia se gli altri partiti, specialmente cattolici moderati lo onorano; denunzia l'incivile ostracismo che si vuole coonestare con ragioni superiori di sincerità, di morale, di rispetto alle idealità, alla storia ec ec.; e conchiude che gl' intolleranti in questa guisa sono essi ad arrecare la maggiore offesa alla verità storica , non sentendo tutta i' inane meschinità di sollevare distin1ioni partigiane, che rimpiccioliscono la grandiosità di. un fenomeno unico nella storia. Il partito che vuole sequestrare e rimpicciolire Garibaldi, benchè non esplicitamente nominato, si capisce che è il repubblicano; e siccome, in una a Mirabelli, sono stato il più reciso e il più discusso nel presentare Garibaldi quale egli era realmente, mi corre l'obbligo di rispondere alle bislacche argomentazioni del Luzio, che sono, in fondo, qq.ella della Tribuna e degli altri giornali monarchici. Padronissimi i cattolici, - il Luzio prudentemente non li distingue dai clericali; in ciò di accordo col Papa e colla Civiltà Cattolica - ai moderati di onorare o meglio di onorarsi, partecipando alla com• memorazione di Garibaldi. Don Sclafani a Girgenti, Don Stourzoa Caltagirone, DonBosisioa Monza, altri probabilmente altrove, infatti, si sono associati alle onoranze; ma con riserve che non sono state solamente mentali, almeno per parte di Don Sclafani. Il buttafuori delle e ezioni dell' on. Gallo, inf~tti, onorando Garibaldi fece le sue esplicite riserve sulle idee personali(?) dell'Eroe e sulle velleità antireligiose, attribuibili forse ali' ecce1ionalità (?) dei tempi in cui visse. E padronissimi del pari i moderati di fare altrettanto. Non malignerò sulle loro intenzioni ; non dirò che essi siano oggi teneri di Garibaldi per ipocrisia, per calcolo ec ec. Generosamente accorderò che essi sono sinceri quanto e più dei partiti avanzati nel riconoscere che c'è almeno un lato nella vita dell' Eroe popolare èhe non contraddice a!le loro convinzioni. Ma che debba essere . .proibito ai partiti, che con lui vivo ebbero comuni quasi tutte le aspirazioni e tutti ammirano i lati della ·vita sua, di ricordare e presentare .tutte le faccette dello smagliante .poliedro, è pretesa che sinora non era stata affacciata mai in occasione analoghe n~ in I tali a, nè altrove. E' la prima volta che sento dire che si rispetta la verità storica tacendo almeno su di una metà del patrimonio politico e intellettuale di un uomo; è la prima volta che sento affermare che si onora un grande mutilandolo e presentandolo diverso da quello che era e ~opratutto per non vedere mancare il concorso nell'omaggio al morto eroe di quei partiti che lo perseguitarono e lo dileggiarono vivo. In questa guisa al futuro c~ntenario di Savonarola e di Giordano Bruno i Luzi dell' avvenire pretenderanno che alle feste commemorative prendano parte i rappresentati del Papa e i discendenti degli Inquisitori e che si taccia della fine di quei martiri per non offendere i convertiti alla postuma ammirazione e per non rimpicciolire la grandiosità della commemorazione; e tutto questo anche per non arrecare offesa ... alla storia. Si capisce che la mia argomentazione ad absurdum verrà infirmata dagli storici cortigiani ricordando che Garibaldi non fu arso vivo come Savonarola e Bruno nè dai monarchici moderati, nè dai clericali. Per fortuna d'Italia monarchici e clericali o cattolici non poterono disonorarsi con questo

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