Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 13 - 15 luglio 1907

RIVISTA POPOLARE 347 dere la tramontana ai bigotti della monarchia; ma non sono mancate le critiche allegramerite irose degli stessi monarchici e dei clericali perchè di Garibaldi misi in evidenza l'anticlericalismo quale audacia e quale strappo alla verità storica! - Sulla commemorazione della Sala dei Cinquecento si è lavorato di fantasia in un modo divertente. Così , ad esempio da Roma si telefon~ al1' Eclair di Parigi ( r O Luglio) questo gustoso fonoaram ma: « Oggi ha avuto luogo in molte città ~ d'Italia la commemorazione del centenario della « nascita di Garibaldi. A Firenze, l'avvenimento è << stato occasione d'incidenti tumultuosi. Si era scelto << come oratore Colajanni, deputato repubblicano e cc si era invitato il Duca di Aosta , cugino del· Re, « ad assistere al suo discorso. Si credeva che la « presenza del pr~ncipe avrebbe in;1posto. a Cola-: cc janni qualche riserva nella ma111testaz10ne dei « suoi sentimenti antidin~stid. Invece egli ha coc, minciato coll'attaccare Vittorio Emmanuele II e << i . ministri della monarchia di Savoia, che egli ri accusò di avere sfruttato la generosità e l'eroism~ <e di Garibaldi. Dopo dai morti essendo passato a1 « viventi, egli ha avuto delle allusioni disgustose « per Vittorio Emmanuele III e per lo stesso Duca << di Aosta, che l' ascoltava impassibile, senza bat- << tere ciglio. Indignato dell' audacia dell' o~ator~, <e un assistente si è levato gridando a ColaJann1 : « Voi siete un villano ( un grossier personnage) ! « Allora i socialisti e i repubblicani che erano « nella sala si sono slanciati sull' interruttore e « l'hanno espulso in mezzo ad un tumulto spaven- << tevole. Il Duca di Aosta allora si è deciso ad <e uscire. Egli ha lasciato la sala , accompagnato cc si no alla sua carrozza dalle altre autorità , che << erano nella sala >>. Il fonogramma dell' Eclair, com 'è facile immaginare, venne riprodotto da moltissimi altri giornali francesi e svizzeri ... ed anche italiani E~so non ha che un piccolo difetto: non contiene una sola parola di vero in :tutto ciò che si riferisce a~ punti caratteristici. Nella sala non c'era il Duca d1 Aosta e non c'erano autorità e perciò nè l'uno nè le altre poterono abbandonarla; non dissi pa1;ola alcuna che potesse suonare offesa al Re attuale, pe~·chè non c'era motivo di pronunziarla; non ci fu alcun tumulto nè discreto, nè spaventevole: solo tra parecchie migliaia di persone un vecchietto sommessamente pronunziò un: Non è vero! quando accennai ad uno degli episodi dell'ingratitudine Sabauda narrata da Alberto Mario e mai contraddetti mentre egli era vivo; e quel vecchietto, non ostante le preghiere mie venne messo alla porta senza alcuna resistenza da parte sua. Poche altre osservazioni ad altri giornali. Una menzogna, di non piccola importanza venne _affermata dall' Avvenire d'Italia di Bologna, segmto da parecchi altri giornali, che mi fece. dire che _Gari-:- baldi fu socialista. Invece dimostrai che Ganbald1 non fu socialista nel senso che si dà attualmente alla· parola. La Natione si meravigliò che io abbia accennato al pensiero anticlericale di Dante; :11a ho bisogno di citare ad un giornalista fiorent1110 tutti i punti della Divina Commedia, in cui Dante inveisce contro la Corte di Roma? E se. le invettive contro il Papato del Sommo poeta non erano anticlericali~m?, non. saprei dav:- vero dove poterne trovare d1 pm schietto: era 1~ solo anticlericalismo che si poteva professare tanti secoli or sono, quando non era nemmeno trovata la parola ! L' Unità Cattolica, masticando amaro e nascondendo l'amarezza sotto il sussieguo del pedagogo mi accusò di aver voluto rimodernare la storia di Firenr,e considerandola come una città ghibellina. Che rimodernamento di Egitto! Solo in ultimo, ricordai la coincidenza che la sala dei cinquecento era stata fatta costruire da Girolamo Savanarola, ano vivo in Firenre per ordine della Co1-tepontificia, come Giordano Bruno in Roma, e dal fatto che Firenze colle ultin1e elezioni amministrative procurò una solenne sconfitta ai clericali e ai monarchici, trassi l'augurio che il fatto ~ervisse di ·esempio al resto d'Italia, in omaggio al pensiero ghibellino di Dante e di Garibaldi. + Punto e da capo. Fu Garibaldi un anticlericale, un nemico del Papato? Se non lo fu, il mio augurio deve considerarsi come una sfacciata adulterazione della Storia, come una sconvenienza, come una offesa atroce alla memoria del gigante che si voleva onorare. Ma dell' anticlericalismo di Garibaldi, cÒnsacrato da tutti gli atti della sua vita , dai suoi romanzi , dalle sue i nn~merevoli l(tttere, dal suo t~stamento politico - la lettera alla città di Palermo alla vigilia della sua morte, che ho pubblicato nel precedente numero della Rivistanessuno osa dubitare ; molto meno i preti, che pur dovrebbero saperne qualche cosa. Perciò ha destato sorpresa e dolore un articolo di Luzio (Corriere della Sera I. 0 luglio), nel quale s'insiste sull'amicizia e sull' affetto di Garibaldi per non pochi preti, - quasi a far dubitare del suo anticlericalismo. Ma quei preti che si chiamavano Ugo Bassi, Don Anigoni, frate Pantaleo, Don Verità, Gusmaroli, Bianchi ec. erano più italiani che preti ed erano essenzialmente anticlericali, come lo era quasi tutto il clero di Sicilia sino a poco dopo il 1860. Nessuna meraviglia, quindi, che Garibaldi nel i86o e nel 1862 in Sicilia e nel Na·poletano, - anche per quella opportunità politica, che indusse Napoleone Bonaparte a fare omaggio a Maometto in una moschea di Egitto -- ai preti del luogo in quel tempo non si mostrasse avverso. Il Luzio a sostegno della sua tesi ebbe anche il coraggio di valersi di un anedotto narrato nelle sue Memorie dal Colonnello Bruzzesi. Ma il Gglio del valoroso gari baldj no che tali memorie .ha pubblicato non ha potuto. mandar giù il tentativo ed in una lettera al Giornale d' Italia (7 luglio) lo ha rimbeccato nei seguenti termini: Nel Corriere della Sera del r .0 luglio, che solo ieri ho potuto leggere gui in Roma, il prof. Luzio in un articolo << Garibaldi e i i·artiti n, prende argoment0 da altri documenti lasciati da mio padre e da me riprodotti nel libro Roma o Morte - - Dal 'f.:olturno ad Aspromo11te - per confortare la sua tesi che Garibaldi non fosse poi grande avversario dei clericali, anzi tutt' altro >>. « In fatto, dice il Luzio: « Che pilÌ? Nelle importanti memorie, ora comparse del colonnello Brurresi, ognuno può legger-e come persino l'impresa di Aspromonte s'inaugurasse a .J!Iarsala con cer.'monie chiesastiche 11el Duomo: dove un· frate arringò il popolo con tale ardore patriottico che Garibaldi baciatolo in fronte lo chiamò vero sacerdote del Vangelo ~. « Ma santa ingenuità di argomentazione ! Si tratta di tutti i preti deHa cattedrale di Marsala che invitano Garibaldi a,i assistere a un Te Deum cantato per ':>enedire la spedizione contro il regno pontificio: di un frate che s~lito al pergamo incita il popolo a giurare il « Roma o morte >>, e vorreste che Garibaldi non ne approfitti, che li ripudii? << Come si può prender pretesto da quesw fatto per scagliarsi contro le eterne declama 1 ioni anticlericali! n 1i Che direbbe il prof. Luzio di un altro document.o che io non ho pubblicato ma che si conserva nelle sale del palazzo Giustiniani, nel quale Garibaldi guale Gran Maestro della Massoneria ordina a tutti t venerabili ddte Lo 6 gie di Sicilia di dar tutta l' opera loro per la nuova crociata contro il Pontefice, e nel quale con solenne giuramento tutti i venerabili st sono sottoscritti?»

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