Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 12 - 30 giugno 1907

316 RIVISTA POPOLARE di tutti gli onori che un Re può conferire ad un ministro. Se egli non avesse agito come agì avrebbe dato prova non solo di r11eschinità politica, ma anche d' ingratitudine. Garibaldi invece deve far forza a sè stesso, dare prova di magnanimità sublime di mendicando le ingiurie, le offese, la invidia, la gelosia, l'ingratitudine degli altri ... di coloro al cui esaltamento, egli contribuì enormemente. I Re di Sardegna che egli trasformò in Re d'Italia lo dannarono a morte; cedettero la patria sua, Nizza, ad uno straniero che egli odiava; fu trascurato, se non disprezzato scelleratamente da chi da lui riceveva un Regno, proprio all'indomani della cess ·one: Ci hanno messo alla coda! diceva melanconicamente a Iessie White Mario quando all' indomani dell'arrivo delle truppe regie sulle sponde del Volturno chiedeva a Vittorio Emmanuele di poter continuare a combattere in prima fila e n'ebbe un rifiuto ... Il Giornale ufficiale di Napoli, ignorò la sua partenza; il suo nome vergognosamente venne dimenticato nei. Proclami del Re e del suo luogotenente Farini ai Napoletani ed a Palermo; e colla mancanza della più elementare cortesia il Re non assiste o non si fa rappresentare alla rassegna di congedo che Garibaldi passa in Caserta ai suoi legionari il 6 novembre 1861. .. Di peggio doveva accadere. Garibaldi, che le palle straniere avevano rispettato; Garibaldi che sulla via di Roma senza che sangue italiano venisse versato poteva essere arrestato ne1la traversata da Catania a Reggio di Calabria dai legni da guerra, che non gl' impedirono la partenza da Catania e che lo seguirono sui due suoi piccoli vapori che portavano i legionari dalla divisa: O Roma o morte; Garibaldi fu internato sull'artipiano di Aspromonte per esservi attaccato dalle truppe regie agli ordini di Pallavicino e di un rinnegato garibaldino, il colonnello Eberhardt; ed ivi fu ferito gravemente al piede - ferita che penetrò al cuore e che gli procurò tormenti e sofferenze fisiche inaudite. Ad Aspromonte si compì, dice Alberto Mario, una non necessaria e incredibile tragedia concepita e rappresentata secondo la tradizione dei signori italiani del secolo XV. La tragedia fu concepita ed eseguita in nome di chi era stato fatto Re d'Italia da Garibaldi; la tragedia fu completata dal delitto volgare, coll' eccidio di Fantina compiuto in odio a Garibaldi da quel maggiore De Villata, eh' ebbe in premio.la promozione dal Re. EdilReosadire a Durando in quel tempo: Garibaldi è insolente, mi dà fastidi, mi ha ingannato due o tre volte; bisogna prenderlo. Come? Quando? Dove lo ingannò? .... Forse nel1' incontro di Cajanello, in cui lo salutò Re d'Italia!!! Perciò il memore Re d'Italia, fatto tale da Garibaldi, non potendo sopportare il peso della riconoscenza dette ordine ai suoi generali nel 1862 di prenderlo ad ogni costo .... E lo presero ferito ad Aspromonte; e in nome del. Re il suo luogotenente Cialdini - quel Cialdini, che aveva pubblicato nella Perseveranza di Milano del 21 aprile 1861 una lettera bassamente ingiuriosa verso Garibaldi - burbanzosamente, col cappello in testa dalla tolda della Stella d'Italia, assiste al passaggio del prigioniero che viene condotto al Varignano; e il gran Re aveva dato ordini che la guerra contro Garibaldi fosse condotta vigorosamente e rapidamente; e il Re galantuomo non si vergognò di assistere a quei consigli dei ministri, nei quali si stabilirono prima le norme della guerra rapida e vigorosa e dopo si discusse del processo da intentare al vinto di Aspromonte, al prigioniero del Varignano, eh' era il duce dei mille, il liberatore della Sicilia e del Napoletano, che per opera sua passarono tra i domini del Re di Sardegna; ... e in quei consigli, alla presenza dello stesso Re, per la severità contro Garibaldi dava il suo avviso ..... il Conte di Persano - quello di Lissa! Ma Garibaldi, il grande, il magnanimo per eccellenza, serba ricordo di tanta e sì nera ingratitudine ? Oh no! Quando l'Italia avrà di nuovo bisogno di lui, egli non esita un istante a risollevare la bandiera col motto: Italia e Vittnrio Emmauuele; e corre di nuovo a combattere dove le difficoltà erano immense e furono forse giudicate insuperabili da coloro che comandavano sopra di lui e che non erano nemmeno degni di stare sotto i suoi ordini; e combatte come egli solo sa e vince sempre nel Tirolo, dove più che la resistenza austriaca gli era ostile la mancanza di armi, di munizioni , di vestiti, di cibi, di. carte topografiche ... Fu forse ingannato la quarta volta il Re, dal magnifico : obbedisco telegrafato da Garibaldi al Capo dello Stato Maggiore, che annunziò la disfatta irreparabile di Custoza? Garibaldi cancellò la pagina del 61 e del 62 e tornò quello che era stato sempre: l'Italiano dimentico delle ingiurie e della nera ingratitudine altrui, premuroso soltanto di servire il proprio paese e la grande causa cui aveva sacrato la vita sua e il suo genio. Ma non era giusto che tutti e sempre, falsando la storia, dimenticassero. Perciò ben fece Alberto Mario, quando passata rora del pericolo ed avvicinandosi l'ora della giustizia, rifiutassi di correre a Caprera nel 1882 alla morte dell' eroe, per non assistere alla grande profanazione della verità storica co.lla presenza di un rappresentante della dinastia Sabauda, che veniva a rendere ipocrito e tardivo omaggio a colui che per ordine della stessa Dinastia era stato più volte arrestato, calunniato, perseguitato, ferito, condannato a morte ... Perciò non si può abbastanza biasimare quel Comitato parlamentare, che cortigianescamente volle a suo capo il Re d'Italia, per commemorare il centenario di Garibaldi. Si cerca di giustifìcare l'atto con la _solita e comoda osservazione: le manifestazioni per Garibaldi son.o e devono esse,·e al di sopra di tutti i partiti. E sia; e gli rendano spontaneamente tutti i partiti anche quelli che maggiormente lo detestarono e lo perseguitarono vivente, quelle onoranze, che credono migliori ora eh' è morto. Ma si serbino sempre limiti e distinzioni sufficienti ad impedire che l'omaggio alla sua memoria si trasformi in una speculazione sulla ignoranza altrui, in un trionfo della ipocrisia, in una violazione della verità storica che offenderebbe quella memoria, che si vorrebbe onorare. ♦ In Garibaldi tutti riconoscono l'eroe nazionale per eccellenza -- il fattore massimo dell' unità di Italia. Nell'animo suo il sentimento nazionale dava vibrazioni alte ed armoniose, come le dette nei più gloriosi difensori della patria nell' antichirà e nei tempi moderni. Ma nella sua corda e' erano altre note , che ai più grandi suoi predecessori mancarono, fossero essi politici o guerrieri; mancanza che li rese unilaterali e che spesso produsse quella esaltazione del sano sentimento nazionale, che degenera in chauvinisme e in avversione , in senso d' invidia, verso le altre nazionalità. Garibaldi invece - e in ciò più grande di Washington che la sua spada pose ai servizi soltanto della sua patria - ama la nazione sua, cui consacrò tutto se stesso, ma nel suo cuore trovano posto tutte le altre nazioni , che vuole tutte libere e grandi - e in ciò segue Mazzini , che volle una

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