Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 12 - 30 giugno 1907

314 RIVISTA POPOLARE morale; perciò egli esercita un fascino insuperabile con:ie lo ese~citano i grandi capitani, sui suoi sol~ dati, che egli ama e tratta più che da compagni da fratelli e da figli. ' . ~a nel_loaffetto p~i mi_lit~, cui corrisponde l'ilh mi tata tede che gli ult1m1 hanno nel suo o-enio non e' è alcuna debolezza, alcuna condiscendenz~ verso _di. essi come si riscontrò talora negli av. vent_une_n, che cer~ano complici solidali e non ~osc1ent1 cooperatori pel conseo-uimento di un alto 1de~le. Egli all'amore sostituivt>a la severità inesorabile quando gli pareva che i suoi soldati venivano meno ai propri doveri, anche quando per loro stavano le circostanze attenuanti più umane. Nella l?~t~~a Ameri~a, e quando la sua fama appena s _in!z1~va, egli alla legione italiana dette una d1sc1phna di ferro; e in un momento in cui si appresta a· castig~re alcuni legionari, dal suo valoroso compagno, 11 colonnello Anzani, è consigliato ad andar~~ne: J:att_ene; gli dice, tu non servi a questo! Prn tarJ1 spiega la stessa severità nel mantenere 1~ ferrea disc~plina tra i fuggiaschi di Roma repub~hc~na e pu.ms_ce,. com~ dice il Luzio, con esecuz10m sornmane 1 nottos1 che la male suada fames tr_a_scina_v~a vessare le popolazioni rurali per lo RIU ost1l1. ~el 1886, chi scrive ricorda pure che, egli levandosi dalla sua carrozza ai soldati schierati sullo stradale, che conduceva al forte Lardar_o, r_ei d~ avere_ ~a~c?lto p~r isfamarsi patate e fagmoh nei ca~1p1v1c1m, lancio una parola di rimprovero, che nei loro cuori lasciò una impronta dolorosa peggio di una scudisciata che fosse caduta sulle loro facce! (1) Ma Garibaldi uso al comando ed alla vittoria ~epf:e anche i:nostrare la propria grandezza in due altn mom~n_t1. so~en_ni dando prova di possedere u~a forza 1111b1tQnainesauribile ed una padronanza d1 se n~mmeno sospettabile. Ad ~spr~monte, Egli fulmine di guerra ed angelo della vittoria, sa ordinare ai suoi di non rispondere alle fucilate_provocalr~ci che 'sarebbero partite dalle truppe regie. Nel Tirolo nel r866 al teles-ra~ma di Lamarmora, che gli ordina di sgombrare 11 Tirolo ~onqu_ista_t~pal_mo a palmo e bagnato dal sang~e dei suoi mtl1ti, risponde con quel laconico: obbe4zsco! che in quel momento valse a confermare la sua forza morale quanto una battao-lia o-uadagnata. E questo generale, di cui Mazziti i1ftravvide la ~enialità sin da quando colla sua legione era nel11.!ruguay, colla sua lettera al Larnberti del 29 Gcnna10 1847, venne tenuto a vile dal Re d'Italia da quel Vittorio Emanuele 2° cui eo-li aveva do1;ato un trono, che gli antepose quei genf di o-uerra che rispondevano ai nomi di Lamarmora O di Morozzo della Rocca ..... Così doveva essere. èon Garibaldi si dov:va vince_re e 1~011doveva parlarsi mai di disfatta_ z~reparabzle; coi generali addomesticati nelle Cor!1 s1 poteyano godere gli ozi di Torre Malimbertz, che assicurarono all'Italia i danni della battaglia di. Cust~za ·e le procurarono la vergognosa acc':sa d~ tr:adzmento dagli alleati prussiani ; con Ganbald1 s1 avrebbe_ dovuto conquistare la Venezia colla punta delle baionette; cogli altri generali alla rn~narchia _fu possibile accettarla dall' Imperatore dei francesi col marchio vergognoso impressole dal generale Leboeuf. Perciò si mandò Garibaldi non al comando supremo dell' esercito ma nel Tirolo con i volontar~ m~le a_rmati nella' speranza, forse, cI:ie le pali~ dei kaz~er ;i.iger avrebbero saputo compiere quell opera d1 morte, che le palle dei bersa- . (I) Ques~i episodi dimostrano la grande rettitudine dell'animo d1 C?ar_1bal<l1. Il quale arse di sdegno quando apprese le corn:z1on1 della Regia cointeressata dei Tabacchi nel 1869, che gh strapparono la famosa esclamazione · Tempi borgiani ! glie:i del Re d'Italia 1:1onseppero compiere che a meta, frantumandone 11 piede, ad Aspromonte. (i) + <;iaribaldi sapeva suscitare la forza morale che gmda gli eserciti alla vittoria. Tale forza m~rale tec1~ic<?-militare egli adoperò sempre, in una al suo gem_o,m_pr? de_lle_causepiù ~ante e più giuste. Ond'è c~e 1 fim eh egli s1 propose m tutta la sua vita lo distrnguono dai grandi conquistatori da altri che come conduttori di eserciti possono st;rgli accanto. . In tutte le sue leggendarie imprese non si affacciano mai ambizioni e interessi individuali· nemn:eno _quelli di un grande partito. La sua' azione s1e?phca, sempre sublime per ab~egazione, valore, ~ro1smo, per uno scopo alto naz10nale o umano. ~\~Con Giuseppe Mazzini un obbiettivo ebbe comune, di cui fece una missione: dare all'Italia la sua unità con Roma c_apitale, per assi~urarne la indipendenza dallo stra111ero e farle riprendere la missione propria di civiltà nel mondo e nella storia delle nazioni. Al raggiungimento di questo obbiettivo t~tto sacrificò eJ a tutto lo antepose, dando di contmuo esempi mirabili di generosità, di tutte le virtù più eccelse, che possono adornare un grande generale ed un grande politico. · Si_~fferm~ 91;1otidianamente dai cortigiani e dagli stonc1 salanat1, che non osano negare del tutto la verità, ma che tentano di alterarla e di appannarla, che oltre la legione di martiri e di eroi che spes~ro ~l! a_ver_i, la libertà e la vita per la caus~ del~ U111!a 1tahana, qu_attro. personaggi stanno 1n prima linea e alla pan: Vittorio Emmanuele 2. 0 , Cavour, Garibaldi e Mazzini. Stanno alla pari i due ultimi e noi non sapremmo menomamente esaltare l'uno a detrimento dell'altro neanco_ in una minii:na misu~a. _Ma_entrambi superano d1 gran lunga 1 due pnm1 e 11 solo tentativo di uguagliarli è un offesa alla storia. Non si saprebbe come porre decentemente un parallelo tra Garibaldi e Vittorio Emmanuele 2. 0 dal punto di vista militare. Alle battaglie vittoriose del primo che cos:1 si può contrapporre all'attivo pel secondo? Forse la inazione di Mortara nel giorno in. cu~ si combatteva a Novara nel 1849 e che fu grnd1cata un mezzo tradimento , di cui si fece espiare il risultato disastroso al generale Ramorino colla fucilazione? Forse le vittorie del 59 che non sarebbero state possibili senza il contributo maggiore o minore dei generali e dei soldati f:~ncesi ? Fo:-se ~•essere. andato a raccogliere col1 incontro d1 Caianello 11 frutto della vittoria di Garibaldi sul Volturno? Forse la battaglia di Custoza , che artificiosamente venne proclamata una disfatta irreparabile? Forse la inazione criminosa di Torre Malimberti? A _Vittorio Emmanuele ness~no negherà il coragg10 personale; oi1dè potè essere ben meritato il nomignolo di caporale degli zuavi! non promovibi,- le a gene:·ale; egli è tanto cattivo generale, che Lamarmora, Cialdini, Petitti, proclamano altamente, consci della sua. insufficienza i~tellettuale, di non v?le~ne ~apcre_di fare da capi di Stato maggiore sotto d1 lui; e 111ultimo, ubbidendo come suddito, Lamar- .mora dovette espiare l'errore non volontario di aver dovuto funzionare da capo di Stato maggiore a Custoza e per difendere l'onore proprio dovette fare luce e ancora più luce, riversando le ombre scure sul suo Re e sulla sua poli tic a. Garibaldi, invece, rimane il genio militare per ( r) Il colonnello Svizzero Rustou nella sua storia della guerra del r 866 constatò tutto il mal volere di Lamarmora verso Garibal,!1 t! i volontari; non si Lkcise cht.: tardi ad accoglìerli, lirnitundone il numero ~ provvedendo malissimn a loro. ◄

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