312 RIVISTA POPOLARE popolazioni meridionali si mettevano sui bin_ari per far fermare il treno e vedere il liberatore. Il 26 giunge a Messina , il 27 a Catania. 28 mar,ro 1882 - Giunge a Palermo. Assiste a tutte le feste centenarie. r6 aprile 1882 - Parte da Palermo diretto a Caprera. 2 giugno 1882 - Alle 8,50 muore nella sua isola prediletta. Sul suo corpo si trovano le cicatrici di dieci forite. Sul suo comodi~o stanno I S~polcri di Foscolo e l' Album dei Milk di Marsala. Le date che si riferiscono alla vita di Giuseppe Garibaldi dovrebbero dispensare chiunque voglia commemorare il centenario della nascita di Lui, da qualsiasi illustrazione, che, per quanto elevata, riuscirebbe sempre inadeguata , inferiore - enormemente inferiore - al valore complesso dell'uomo e apparirebbe sempre volgarmente rettorica, anche ascendendo colla rettorica alle supreme altezze della lirica. Per ciò tra le commemorazioni del Gicrante si salvano appena dalla critica men che se- n . . . . vera que!le poche che in van ten:ip_1e 111".ane occasioni e forme ne fecero sommi intelletti, che ne interpetrarono con alto studio _e con a~tissi1:10 amore la mente e il cuore: quelle di Carducci, Bov10, Cavallotti, De Amicis, Barzellotti.. ... La lettura pura e semplice delle date ~he- ricordano la vita dell' Eroe giustificarono pienamente l'osservazione di De Amicis: « La miglior prova della arandezza di Garibaldi è questa: che nessuna narra~one, per quanto diffusa e eloquente delle sue avventure e delle sue gesta , ,.potrebbe aver mai la efficacia che ha la esposizione brevissima e nuda dei sommi capi della sua storia >>. Questa lettura avverte, senza temer di cadere nell' iperbole, che in Ga~ibaldi. ~' è più che un uomo di Plutarco e che nei tempi, m cui potevano sorgere le leggende più_ me~avigliose, il poema della vita e delle gesta di Lm non avrebbe potuto essere cantato che da Omero. Sicchè ben a ragione, a proposito della possibilità di una legg~nda er~ic~, che •non sarebbe poi, se non ,la s~mph_ce r,eal~a, _1,l Barzelletti scrisse: <e Quel eh egli ha rn se d1 prn artisticamente bello e di tutto suo è l'aver protratto senza sforzo, colla inconsapevole serer:ità del genio che intuisce e crea nuove forme d'ideale anche nella vita, l'avere, dicevo, protratto il mito, la leggenda nella piena luce meridiana dell~ s!?ria ..... » « ... V' è in cotesta fìgura qualcosa d1 prn, che la mette al disopra di quante altre le si avvicinano. E' l' unità non interrotta del tipo eroico che essa non perde mai se bene si trasformi sempre, a mano a mano che d;l fondo del quadro in cui ci appar.isce per la prima volta, viene verso 1i noi e verso i nostri temoi sotto tutt'altra luce e 1n una prospettiva storica, che parrebbe dovesse toglierle grandezza e prestigio >>. + A questo punto, adunque, dovrebb_e a_rrestarsi la nostra commemorazione. Se la cont111uiamo, offendendo in apparenza la logica, egli è che occorre ii~ Italia fuaare alcuni pregiudizi artificiosamente creati intorno 5 all' Eroe ed alcuni errori, spesso, interessa n temente divdlgati; egli è che_ dalla sua V:tia ~ dal suo pensiero bisogna trarre ins~gnament1 pei contemporanei e indicazioni sulla v1~, che ~ev:or~o battere al' Italiani se vogliono tenersi degm di no ' .d . cordo e meritevoli di farsi cons1 erare cont111uatori dell' opera Sua. . . . . Con questo intento limitato possiamo nnunziare a dire dell'uomo nel suo complesso. Il quale appare meravigliosamente_ singolare ~1ei s~wi con.trasti ,. la cui arande armoma sola puo spiegare 11 fascino 5 . che ~gli esercitò su_lle , foll~, co1:1e sugli el~tti d~ ogni sesso e di ogm eta , d1 ogm tempo e d1 ogni nazionalità. Infatti) il Gigante che t1~atta ~ei problemi politic~ più ardui e che decid_e coi su~H atti della sorte d~! popoli men preparati, non nfugg:e dal lavoro pm umile per vivere onest~mente e tìera1:1e~1t~;_e per ciò lo troviamo marinaio audace agh 1111z1della sua vita operaio lavoratore di candele più tardi a New-Yo~k contadino , più umile e più grande di Cincinnato', nella sua Caprera , nell' isola sacra, dalla cui luce raggiante è illuminato il mondo. . Volta a volta, Egli r leone se l'opera sua mua a difendere la causa della giustizia, della libert~, della indipendenza dei popoli ; è dolce come 11 Nazzareno se l'opera sua è di oblio delle offese patite, di perdono generoso e illi~itato, che non vuol neppure far sentire ad altrui la gr~nde~za della stessa generosità. E' singolarissimo, e um~o nella sua _grandezza perchè. è un_a !i pica e doppia incarnazione di valore e di gerno impetuoso nel1' ora di combattere ; cl i mitezza ideale e di i ngenuità verginale nell'ora di indulgere in tu!te le contingenze ordinarie della vi_ra. lndulge ':osi alle Sabaude condanne di morte, rndulge al disprezzo del 1861, ad Aspromonte, a Mentana. E come tutti i arancti - da Cristo a Goethe a Napoleone 1. 0 - se~1te ama ha un culto per l'eterno femminino ' ' h d. umano. Egli era tanto sublimemente uomo c e i Lui con ragione scrisse il paradossale Max Nordau: <e Garibaldi non era e non si sentiva un superuomo da un soldo, ma uomo, ammirabilme~te u_omo.. : Se la sua generazione fosse stata Nietsciana, . i gendarmi del papa monterebbero ancora la g~ardia a Castel S. Anaelo e l'Italia sarebbe ancora pittorescamente gove~nata da una mezza dozzin_a di pi~- coli principi. Garibaldi non affetta:7a lo s_c10ccoanstocraticismo degli snobs attuali. Egh era popolo» (1). + Per molto tempo, e sopratutto ~nchè fu :vivo,_pe: ìanoranza e per malcelata gelo~ia, a Garibaldi s1 ieaò uno dei lati suoi più grandi e che avrebbe do~uto essere più universalmente ~ concordemente riconosciuto: il genio militare. Gli fu negato rabbiosamente dai cortigiani italiani, e~~ pu~·e ha_nno per naturale consuetudine quella d 111ch111ars1al successo. Ora questo metro avrebbe dovuto lor_o inseanare che doveva essere davvero grande 11 5 . . . genio militare df-11'Eroe, cu1 arnse quasi sempre la vittoria e che, quando perde, come. a ~lentana anche si copre di gloria; mentre 1~ v1lt?na tant? di raro concesse i suoi baci agli zllustn generali, che in nome del grado e della posizione ufficiale ·occupata guardarono quasi sempre dell'alto in basso il leon__.e lo giudicarono sdegnosa~1ente come un volgare, audace, fortunato avventur!ero - e_danc_h~ un pericoloso filibustie~·o, come _lo_disse1~0g~1 stone1 stipendiati del Papa, dei Borboni, ~i q_uah prn o m~no sommessamente fecero eco quelli d1 Casa Savoi_a. La percezione esatta ~elle pos~zioni. del nem1co, la rapidità della concezione pe_r1sfuggire _o_p,er attaccare, la risolutezza, l'audacia e_la rap,id1ta fulminea nell'eseguire il piano concepito cos_1da sconcertare qualunque ac~orto e valo1~o_sor_iemi~oapp.~rvero sin dalle sue pnme geste m1~1tan_ne~l Amenca del Sud: nel difendere la repubblica d1 Rio qrand~, nel combattimento sotto le mura di Montevideo 11 17 novembre 1843, nel combattere contro le forze (r) Questa di Nordau e poche_ altr~ cita_zioni sono tolte d~I Numero unico consacrato a Ganbaldt dagli studenti repubblicani di Roma a cura di Conti, Frontini e Prato.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==