322 RIVISTA POPOLARE Men tana, che sembra uoa disfatta, rappresenta l' azione conclusiva ,di Gariqaldi per la liberazione di RonJa. << A Mentana, osserva Alberto Mario, nel « libro: I .lvlille, principiò e finì il regno dei papi. « Narra il Muratori che Cario Magno scese in Italia « con poderoso esercito a proteggere e vendicare <e Leone X. Venne il pontefice Leone incontro cc al Re sino a Nomenta, oggi Lamentana (Mentana), dodici miglia lungi da Roma, e dopo aver <e desinato con lui, se ne ritornò a Roma, per ri- << ceverlo nel dì seguente con più solennità >>. Ciò accadde il 23 Novembre dell'8oo. Con Mentana si compie la trilogia garibaldina per Roma, ch'era incominciata colla difesa del 1849 ed era continuata con Aspromonte. Ma quella trilogia scavò l'abisso tra l'Italia e la Francia imperiale e impedì che Scdan trascinasse nelle catasl.rofe il nostro paese. La breccia di Porta Pia non fu che una farsa, perchè l'epica trilogiJ. garibaldina aveva abbattuto idealmente le mura di Roma e il potere temporale dei Papi. Q_uella trilogia costituì l'imperativo categorico che condusse l' Italia a Roma ( 1). Ma perché Roma occupò sempre il cuore e il pensiero di Garibaldi? Forse era il fascino che su di un animo grande esercitava la sua antica gloria, e la grandezza del periodo 1:epubblicano e imperiale, che non furono mai sorpa_ssate? Forse il sentimento nazionale italiano lo sospingeva irresistibilmente a completarne l'unità, dandole la storica e ideale capitale? Cenamente quel fascino e quel desiderio erano elementi costitutivi formidabili nella'·osscssione di Garibal~li per Roma; ma cc n' cr~ un'altTO più poderoso e più universale, che restituiva l'eroe nazionale alla sua missione umana. Garibaldi voleva Homa non solo per farne la capitale dell'Italia ma sopratutto per abbattere la citiadclla dcll' oscurantismo, dd centro da cui partivano tutti i t~ntarivi sacri leghi contro la civiltà, contro il progresso, contro la libertà del pensiero umano; l'abbattimento che riu.,cisse l' impresa le barche della nave Sesia lo sorpresero in un tentativo di fuga e lo condussero a bordo del legno Principe Umberto cc,mandato da Isola e sul quale e' erano gli aliie11i che facevano un viaggio d'istruzione. Gli ufficiali si trovarono imbarauatissimi, gli mostrarono la m3ssima deferenzi. e lo lasciarono ritornare a Caprer':I. Da qud giorno, col permesso del comanda:ite Isola, i giovani ufficiali quotidianamente si portarono alla dimora del Generale che li accoglieva con a.tletto, s'intratteneva con loro e regalava qualche fiasco di Chianti. Un bel mattino, però, trovarono chiuso l'appartamento del Gtnerale ed un uomo disse loro che si sentiv:,i ma!e e non potc::va riceverli. I giovani marinai indovinarono cht egli era scappato ; ma tennero tutti segreto il loro sospetto t nulla seppero i loro superiori. Dopo tanto rigore per impedire che Garibaldi ripigliasse l'imrresa di Roma il governo assunse per poco un atteggiamento benevolo; perciò Garibaldi scrisse: << Lungi dall'opporsi (( alla mia spedizione contro Roma; il governo autorizzommi a « parlare al popolo ...•. n Ma lasciata Firenze, mentre Garibaldi era a Passo Corese, su terra italiana, un telegramma di Cri spi lo avverte eh 'era partito l'ordine per un nuovo arresto e consigliava: Passate la frontiera! E Jessie White Mario commenta: « In carro 11 a tidemmo all'idea di fuggire la terra amica per rifugiarci in sulla terra nemica! Nel 1867 si ripetono, perciò, alla vigilia di Mentana, le stesse inesplicabili contraddizioni del governo che si erano avvertite nel 1862 alla vigilia di Aspromonte. ( 1) Questo evento storico fu consacrato da Carducci nella iscrizione per l' ossario di Mentana, che dice : A memoria - dti cittadini italiani - che - nell' anno MDCCCLXVII - per la libertà della patria - e dell' umana . ragione - nel cosp~tto di Roma - duce Giuseppe Garibaldi - qui - combatterono e caddero - il popolo itahano - nel decimo anniversario- pose- affermando per sè e pei posteri - che regno di chierici e prepoten 1 a straniera - non contamineranno più mai questa terra. della cattedra, dalla quale venne proclamato il SillaboQuesto concctro nobilissimo, questa altissima aspirazione di Garibaldi, vennero s~mpre formulati esplicitamente in tutti i suoi scritti, in tutti i suoi discorsi, formano la direttiva di tutti i suoi atti. Il suo pensiero assume forma solenne, in quella lettera alla città di Palermo scritta alla vigilia della sua morte, quando per l'ultima volta visitolla in occasione delle feste commemorative del centenario dei Vespri. Essa costituisce un documento, che gl' Italiani più che mai oggi devono richiamare alla loro memoria, e prenderla come norma. Eccola: <e A te Palermo, città delle grandi iniz.iative ! M aeslra nell'arte di scacciare i tiranni, a te appartiene di dritto la sublime iniz.iativa di scacciare dall'Italia il puntello di tutte le tirannidi, il corruttore delle genti, il patriarca della menz.ogna, che villeggiando sulla destra del 1èvere, sguinz.aglia di là i suoi neri cagnotti, all"adulteraz.ione del suffragio universale , quasi ottenuto dopo di essersi provato di vendere l'Italia per la ventesima volta, il papato infine ! >> Garibaldi che consacrò la vita sua al risorgimento dell'Italia col suo testamento politico ha ammonito gli italiani sui pericoli che possono correre ed ba segnalato il nemico da combattere senza mai dargli tregua. Quello che possa il culto dei grandi antenati, la religione dei morti, ha dimostrato il Giappone con quella sua esplosione di energia fisica e di forza morale, che hanno sbalordito il mondo; e i giapponesi non credono a punizione o a ricompense nell'altro mondo. Il culto dei nostri grandi antenati, di Garibaldi e di Mazzini, sopratutto, ci ritempri e ci fortifichi contro gli a,.;salti e contro le insidie di un nemico imponderabile, per così dire, che si annida nelle nostre famiglie e che cerca di paralizzarci almeno, quando non può averci complici nell'opera diuturna di attentati contro la civiltà e la libertà del mondo, contro la esistenza della nostra. nazione. Ora se queste feste commeµiorative della nascita di Garibaldi devono essere più e meglio che sfoghi ed esplosioni di rettorica carnevalesca; se devono lasciare tracce dura tu re sulla vita della nazione, bisogna che le indicazioni che vengono fuori dal testamento politico di Giuseppe Garibaldi vengano impresse nella mente e nel cuore degli italiani e agiscano come un istinto fondamentale. che salva la loro esistenza e con essa ciò che c'è di meglio nella umanità. Giosuè Carducci presago di ciò che poteva e doveva essere la memoria di Garibaldi all'annunzio della sua morte avvertì : << Vorrei che i parti ti intorno alla pira che fumerà sul mare gittassero non le loro cose più care ma tutto quello che hanno di più triste. Così noi potremmo sperare che nei giorni dei pericoli e delle prove l'ombra del Generale torni ... cavalcando alla fronte dei nostri eserciti e ci guidi ancora alla vittot·ia e alla gloria >>. Ebbene oggi i perieoli sono grandi, attuali! Quasi per un avvertimento provvidenziale il centenariò di Garibaldi cade in quest'anno in cui il clericalismo leva la testa audace. Dalle Alpi scendono i congregazionisti armati di milioni più micidiali degli Chassepots. I preti s'impadroniscono del principio fondamentale del materialismo storico e con una rete fittissima d'istituzioni economiche cercano réndersi padroni delle masse lavoratrici. Cessa il non expedit rispunta con scarsa coerenza nella credenza nella infallibilità papale, a seconda delle contingenze, ma sempre insidiosamente come nelle elezioni generali del 1904, in quelle suppletive di Catania, di Bergamo, di Girgenti, sempre
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