RIVISTA POPOLARE 321 « non l'hanno voluta. Intanto, viene guerra gover- « nativa. E' guerra per Venezia, con l' Austria con « un fine nazionale. E' chiaro che dobbiamo pren- « dervi parte. Il continuare a dire voglia_mo guer~a « d'iniziativa popolare quando nessuno risponde, 111 « verità tocca il ridicolo. . . astenersi, in verità, « non ha nè senso, nè moralità JJ. I sensi di questa lettera ripetute in forma pubblica e più solenne provocarono il biasimo e il dissidio di Maurizio Quadrio (r). [nspirandosi agli stessi criteri, per raggiungere lo stesso ideale, lo stesso identico fìne: l'unità e l'indipendenza d'Italia, Mazzini poco prima del 1870 entra in trattative politiche col Principe di Bismarck. Laonde, con ragione la Jessie White Mario presentando la lettera a Vittorio Emmanuele dal' 1859 osserva: « Lo scritto che segue non è che uno fra i tanti dettato co_l solo e supremo intento l' Unità clell' Italia tutta. meglio fosse tutta monarchica di quello che alcune prov~ncie di-ycntassero repubblicane, mentre le altre fossero fuse col Piemonte >> (2). · _ Ma se Mazzini venne reputato sempre repubblicano pur a vendo coL1sacrato il proprio pensiero ad un' opera preliminare indispensabile, che si svolse sotto la monarchia in favore della monarchia; pcrchè non poteva essere ritenuto repubblicano Garibaldi che quel pensiero aveva eroicamente tradotto in azidne? E perchè mai Ma~rizio Qua_drio . non chiese a Mazzini, come la chiese a Garibaldi, la confessione di essersi ingannato promovendo _l' 11nità d'Italia sotto la monarchia di Casa Savoia? La verità indiscLltibile, lampante come la luce del sole è questa: Mazzini e Garibaldi, erano prima italiani e poi repubblicani. Il pensiero dcll' uno trovò la realizzazione piena ed intera nell' az_ione dell'altro. Tra l'uno e l'altro c'è solidarietà completa ed assoluta, identità di metodi e di finalità. Differiscono soltanto nella sorte. A Garibaldi toccò l' apoteosi meritata mentre era vivo - apoteosi entusiastica ed unanime a Palermo, a Napoli, a Roma, a Milano, a Londra; in America, in Europa; nel mondo. Mazzini vivo fu calunniato si no al1' ultimo momento della travagl:ata esistenza. Il (r) Alludiamo all'articolo: La guerra p•,bblicato nel Dovere di Calllpanellla 11 14 maggio 1866. CreJiamo doveroso ripro • durne '" 1uesti brani : <l Ai repubblicani che volessero dai duri insegnamenti del pass~to desumere una giustilicazione ali' inerzia, repnbblic::ino io rure direi : voi aveti: o miei fratelli, predica tu finora con me, che per avere quando che .)la Liberia ,·epubblicana, bisogna merit:i.r!a; meritate d1111q11ea: ff$rratc ogni occasione che s'ojf,·e per lLberare quei tra i 11ostri .fratelli di patria, che gemonu sotto il giogo stranieru; moverete poi uniti, quando il vostro apostolato sara sceso nelle ar.1me, alla conquista del nostro Ideale; ma non fate di questo Ideale condizioni ad aiuti che non sono se non il compi - mento di un sacro do 1, ere ..... La quistione nazionale cot1tuisce una colpa per chi non cerca d1 risolvt:rla: la questione politica interna non costituisce s<:: non un errore; voi non vincerete l'errore se non la vandc,vi, per ciò che a voi spetta, di quella colpa. Cumbanendo, sul terreno qual<:: oggi è, lo straniero, voi non rinunzi;1te nè nuocete al diritto ch'è in voi di trasformar qu<::I terreno e d'inalzarvi sopra un edifizio migliore dell' attuak: voi vi conservate , più puri , più santi di sacrificio e più certi d' essere un gi0rno ascoltati , ali' op<::ra -rigeneratrice. Nor facendo , voi tradite un dov<::re immediato, pet ira di non potere oggi compirne un altro: voi las:iate libc::ro il campo a1 probabili errori , alle possibili colpe , che potreste forse attraversare e rimovere: voi disertate la sacrra bandiera che dice: aiuto comunque, ai fratelli che soffrono, perchè su quella bandiera non è scritto peranco tutto il pen- · siero della vostra mente; voi condannate a un prolungamento di disonore la Patria, perchè non potete finora a vostro modo •rifar.la• (Scritti di Giuseppe MaHini. Voi. XIV, p. 187 e 188). ( 2) Scritti scelti, pag. 2 38. popolo sobillato dai cavourriani lo minaccia di morte a Napoli nel 1860; lo arrestano a Gaeta quando gli Italiani si apprestano alla breccia di Porta Pia; apprende nella prigione di Gactà la liberazione di Roma ... L'ora della giustizia per Mazzini viene dopo la morte: la sua apoteosi comincia quando la bara ne trasporta la salma a Staglieno. La sorte diversa toccata a Mazzini cd a Garibaldi perseguente lo stesso ideale e cogli stessi mezzi è qL1ella che scaturisce dall'influenza che può esercitare il pensiero sui pocbi eletti e dall' az_ione che s'impone con tutto il suo luccichìo a tutto il popolo. ♦ Il punto centrale che riassume il pensiero di Garibaldi e attorno a cui si svolge ia sua azione è Roma. Pare che il suo demone non lo sospinga che verso Roma. A Roma comincia la sua gloria correndo verso Velletri per isconfig~ere l'oste borbonica, facendo miracoli di valore e spiegando il suo genio mil-itare nella difesa contro i Francesi, nell'abbandonarla e nello sfuggire gli eserciti internazionali, che lo perseguono. Ha combattuto gli austriaci nel 1859; ma egli vuol marciare verso Roma cd è fermato alla Cattolica. Ha libera.to il ruezzogiorno d'Italia e dall'ingratitudine regia è costretto a ritornare in Ca.prcra; ma- nel licc:uziare i poch·i amici che lo accompagnano imbarcandosi sul Washington il 9 novembre 1860, grida 1oro,dimentico già della grande opera compiuta: A ri11ederci sulla via di Roma! Ritorna a Pale rin o, nel 18j2 , per lanciare dal bosco di Ficuzza il dilemma tragico: o Roma o morte! Lo ripct..! attraversando l'isola coi suoi volontari, che lo hanno accettato e poco m:1nca che ad Aspromonte arrestato di nuovo sulla via di Roma non trovi la morte. Piagato, sot-I.~rente, scende dagli spaldi fatali nel prendere posto sul Duca di Genova che lo conduce prigioniero al Varignano, sorridente, in mezzo ad un popolo piangente accorso per vedere il martire, il santo, ripete ai suoi fìdi: A rivederci sulla via di Roma! La liberazione del Veneto e i disagi di una campagna che egli aveva combattuto a malincuore per sentimento di dovere non lo distraggono e pensa a Roma. Corre a Ginevra per attingere nuova forza dal contatto con la democrazia internazionale e prepararsi alla liberazione dell' urbs, della città i:1ternazionale, ed a Sinalun,ga viene arrestato dai soldati italiani sulla via di Roma. Prigil,nicro ad Alessandria riesce quasi a sollevare i propri custodi nel nome di Roma; onde credono più prudente allontanamelo rinchiudendolo nella libera prigione di Caprçra per farvelo custodire megl.io da una flotta; ma egli sfugge miracolosamente alla sorveglianza, sbarca a Livorno, Yola a Firenze annunziando solennemente il proposito di liberare Roma e sulla sua via, tragicamente, egli viene arrestato di nuovo a Mentana, mentre ai Monti Parioli i 70 dei Cairoli pugnano e muoiono eroicamente guardando all'alma ciltà (1). (1) La fuga da Caprera, sfuggendo alle navi italiane, per q1ggiungere il continente fu impresa pericolosa. Biso~na leggerla descritta dallo stesso Garibaldi. Egli, arrivato a Fir.:nze, disse a Cairoti: (( Di tante .rischiose e disperate impr<::se, eh<:: ho t< tentato in vita mia, la più ardua e la più bella, quella di • cui andrò orgoglioso, è la mia fuga da Caprera >l. I legni da guerra erano cosi rigorosi nell'esercitare il blocco attorno ali' isola che il Principe Umbel"io fa fuoco sulla barca, che conduceva Teresita, e questa grida: Volete vendicare sulle donne la perduta battaglia di Lissa? Da un tl!stimone oculare d~gno di fede su questa s_orve glianza abbiamo un particolare, che crediamo inedito. Prima
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