Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 12 - 30 giugno 1907

320 RIVISTA POPOLARE stra vita; non vogliamo, senza il nostro sacrificio, abbandonare la sorte della nostra terra al ludibrio di chi la soggioga e la manomette >>••••• La strenua, la miracolosa difesa di Roma repubblicana, contro cui si accanirono le monarchie ed a cui non porse aiuto la monarchia sabauda, non potevano certamente modificare tali sentimenti. Ma Giuseppe Mazzini attendeva e sperava, che fatta l'Italia Giuseppe Garibaldi pronunziasse chiara ed esplicita la parola: repubblica. Ed egli la pronunziò qualc il grande di Stagliene la desiderava, nella lettera ad Edgardo Quinet ed a Louis Blanc. « Garibaldi, scrisse la Jessie White Mario, che con lui era in tanta affettuosa dimestichezza, credeva dopo il 1870 che lo sperare libertà e progresso colle attuali istituzioni fosse cosa assurda; cominciare con riforme sociali o economiche prima di avere proclamato e effettuato la sovranità popolare, fosse un mettere il carro davanti i buoi >>. D'onde i] 26 febbraio 1873 esce il primo incitamento di Garibaldi agli Italiani a lavorare per la repubblica : << La società, egli dice nella citata lettera, va riconoscendo · a poco a poco essere la cc Repubblica il solo gon;rno dell'ordine, il solo « possibile e quello che più la onora; imperochè cc la Repubblica, considerata in se stessa, è esce senzialmente un governo di onesti. E come sacc rebbe altrimenti? Le monarchie corrompono mezzo cc un paese, per torturare l'altra metà. All'una tolcc gono i figìi e le sostanze per ingrassare e mance tenere nei goclimenti il resto. Ciò non può durare (( e quando l'occasione si presenta propizia, le nacc zioni rovesceranno questi anormali e mostruosi « sistemi >>. Repubblicano esplicitamente si afferma in molte altre lettere; e repubblicano federalista, seguace di Carlo Cattaneo, in parecchie altre ad Alberto Mario (1). La sua azione essenzialmente politica, ultima, che rappresenta il coronamento della sua vita fu la fondazione della Lega della Demoo-az.ia, i cui capisaldi di agitazione e i cui scopi immediati erano: suffragio universale e costituente e il cui presupposto era la repubblil.'.a. Che il presupposto fosse la repubblica era evidente: La Lega della democrazia, associazione e giornale, furono la espressione diretta di Alberto Mario, di Adriano Lemmi e di AlessandroCastellani, incrollabilmente repubblicani. I sentimenti intimi di Garibaldi vtrso Mazzini, infine, valgono ad eliminare ogni equivoco, a dileguare ogni dubbio. A certe• assicurazioni insidiose di Persano sopra Garibaldi dittatore in Napoli , quest' ultimo risponde così: cc Garibaldi ha p1·om_essodi arrestare cc Manini, dice Persano. Tutti sanno che Mazzini « fu_ da me protetto, a Napoli, contro l'ira popolare cc· suscitata dai cavouriani. E perchè lo avrei arrestato « a Palermo? L' IDEA soLo )Il FA RIBREZZO ». Poi Garibaldi, col fior fiore della democrazia europea, s·incontra con Mazzini a Londra nel 1864 in un banchetto in casa di Herzen. Mazzini inneggia in un brindisi all'eroe ed ai com uni ideali; e Garibaldi risponde con una parola eh' è tutto un programma: Au maztre I Mort0 Mazzini , Garibaldi telegrafa a Canzio: La bandiera dei mille segua la salma del maestro ..... Dunque Mazzini era il maestro ... Che pensare della confessione desiderata ed attesa da Maurizio Quadrio sull'inganno sopra citato? Non poteva esserci la confessione, perchè non ci era stato l'inganno. Garibaldi promosse coscientemente l'unità sotto la monarchia, perchè convinto ( 1 1 Jessie White Mario: La vita di Giuseppe Ga,.ibaldi. che quello fosse il metodo preferibile per conseguirla più sinceramente e più rapidamente. Prima volle che l'Italia fosse, lasciando che nell'avvenire si determinassero le forme dell'essere; prima egli fu Italiano; e dopo repubblicano: ecco tutto. Ma lo stesso modo di sentire, lo stesso metodo, fu comune a tutti i repubblicani di Italia - non escluso Mazzini, anzi primo fra tutti Mazzini. Da recente si è menato scalpore dalla stampa monarchica di una leltera di Mazzini a Garibaldi in cui il primo dichiarava di voler lavorare pel Re (Vittorio Emmanuele), indipendèntemente dal Re. La compiacenza e la meraviglia in questo caso non sono e non possono essere che figlie della più crassa ignoranza, più che della malafede, su tutta l'azione spiegata da Mazzini dal 1831 sino all'ultimo giorno di vita sua: azione che mira a conseguire l' unità , l' indi pendenza d' Italia con la monarchia sotto la monarchia, contro la monarchia se occorreva; azione cbe si esplica con una continuità veramente meraviglio a, e tale che potè sembrare un cooperatore della monarchia, pur serbandosi sempre repubblicano; sicchè in una lettera pubblicata nel Diritto (16 giugno 1865) con ironia si potrà leggere: Manini ha solo l'arte di restare repubblicano offrendo i su1Ji servizi ai principi ( r ). · Perciò Mazzini scrisse a Carlo Alberto nel 1831 la famosa lettera col: se no, no! Poi si rivolse a Pio IX quando questo Pontefice accenna a volersi fare propugnatore della indipendenza d'Italia. Il 20 settembre 1859 scrive da. Firenze la non meno celebre lettera a Vittorio Emmanuele, nella quale spronandolo sempre alla impresa italiana conchiude: « Dio e la nazione vi benedicano! - « Io, repubblicano, pronto a tornare a morire in « esilio per serbare intatta fino al sepolcro la fede cc della mia giovinezza , sdamerò nondimeno coi « miei fratelli di patria: Preside o Re 1 Dio benecc dica a voi, come alla Nazione per la quale osaste cc e vinceste >). Più tardi (1863-64) tratta direttamente con Vittorio Emmanuele per la liberazione della Venezia - trattati ve che furono negate dai bigotti della monarchia, ma che furono confermate esplicitamente da Marco Minghetti - come risulta dalla Politica segreta italiana dell' i~g. Dianulla Muller. Poco dopo lo stesso Mazzini, risponendo come egli poteva e sapeva fare alla cennata lettera del Diritto in cui si faceva dell' ironia sulla sua arte di restare repubblicano offrendo i suoi servi.z.i ai principi egli aggiungeva: « Io sono repubblicano; ma ho cc sempre creduto e credo che sarebbe colpa e follia « introdurre la questione repubblicana nell' impresa « Veneta. La questione Veneta è Nazionale, non po- << litica, questione di terra nostra da conquistarsi sullo cc straniero, sotto qualunque bandiera rappresenti cc /' Italia nel momento in cui l' impresa si ten- <c terà ... >> Ed è sempre Mazzini, che un anno dopo, quando la guerra coll'Austria parve imminente e fu nota l'alleanza con la Prussia, che rese rcpugnanti parecchi repubblicani a dare il loro concorso, - è sempre Mazzini, ripetiamo che scrive ad Egisto Bezzi, uno dei repubblicani più intransigenti, la seguente lettera: «Più che mai infermiccio e sconce tento non posso entrare in polemiche. Mi duole cc assai del dissenso vostro e degli amici : ma con- <c fesso non intenderlo. Ho predicato con voi tutti cc guerra d' iniziativa popolare; i Veneti e l' Italia ( 1) Rileviamo l' accenno a questa lettera dal volu1n.e di Jessie vVhite Mario: scritti scelti di Giuseppe Manini. Firenze 1901, pag. 307. Non si può scorgere se debba attribuirsi a Garibaldi; ma è certo di Garibaldini.

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