Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 11 - 15 giugno 1907

R I V I S T A P O P O L AR E 297 volte meno di quello naturale gli fa una concorrenza formidabile. L' Aldy avrebbe dovuto aggiungere che l' aumento del consumo dell'acquavite e dell' Absyntlte, come rilevammo altra volta,· contribuisce ad abaassare il consumo d~l vino. Mentre prima del 69-70 il consumo di acquavite era calcolato a 2 litri a testa, dopo quell'epoca è salito costantemente fino ad arrivare al consumo medio nell'anno scorso di 3 1/2 per abitante, più un litro be vuto in frode. Perciò bisogna intensificare la lotta contro le bevande alcooliche come propone il D.r Giacomo Bertillon. + Che cosa può fare? Che cosa farà il governo? Discutendo di questa agitazione, rispondendo ad inte.rrogazioni rivolte al Governo, in parlamento, a proposito di provvedimenti che il governo stesso intende prendere ·per scongiurare la crisi, od almeno attenuarne gli effetti , Caillaux - ministro delle finanze, ha presentato un progettò di legge, ed ha dichiarato che la ·quistione non è di quelle che si risolvono a tamburo battente, e che col tempo tutto sarà accomodato. La legge è apparsa insufficiente, tanto che il ministro ha dovuto accettare gli emendamenti presentati dalla deputazione meridionale; e la dichiarazione dilatoria, è stata accolta come una burla o come un mganno. Gli emendamenti vertono sul grado alcoolico dei vini , su l' impiego e la tassa dello zucchero, e s11 la proibizione dello smercjo di vini artefatti, o sofisticati. Si propone di limitare il numero degli spacci di bevande alcooliche ; s' insiste di più sulla tassa che dovrebbe colpire lo zucchero che serve alla fabbricazione del viuo artificiale. Il governo la vorrebbe portare a L. 65 il quintale. È stato tentato un accordo tra gli interessi in conflitto dei produttori di zucchero di barbabietole del Nord e i produttori di vino del Sud; i primi accetterebbero l' aumento della tassa sullo zuc• chero che serve a fabbricare del vino, rurchè diminuisse quella sullo zucchero che serve ad altri usi. Ma i meridionali non vogliono saperne. Un altra grave quistione a questo proposito sorge: E se domani i fabbricanti di vino artificiale lo dassero per quello che è, cioè per una bevanda artificiale ma igienica, e i consumatori se ne trovassero contenti? Potrebbe il governo imporre loro il consu·mo del vino autentico e genuino- che t,ale forse non darPhhero i vignaiuoli, perc!Jè il loro rrodotto naturale è assai scadente e per tanti anni essi stessi lo hanno rettificato coll'aggiunzione dello zucchero? I vi ticul tori una sola cosa possono pretendere dal governo : l'abolizione dell'imposta fo?diaria. Ma questa è tenue e la sua diminuzione non migliorerebbe gran fatto la loro situazione. Chiedono pur~ la canalizzazione <lel Rodano per la irrigazione; e probabilmente l'avranno. + Sinora gravi incidenti. non si sono verificati perchè il governo dà prova di grande prudenza e di eaemplare longanimità. Clemenceau si è anche iJlnso di ricondurre alla ragione gli esaltati meridionali con una bella lettera , che lasciò il tempo che aveva trovato; ma se realmente si allargherà lo sciopero amministrativo si avrà un vero saggio di anarchia, le cui conseguenze sono imprevedibili. La sola sospensione del funzionamento dello stato civile produrrà effetti dannosi, di cui saranno vittime esclusivamente i dimostranti. Si parla già di arresti ; e Marceau si dice che si sia posto in salvo. Una nota umoristica nella quistione l'ha portata i'ex deputato Faure; 11 quale ha proposto un sindacato del vino come c' è in Italia il sindacato dello zolfo. Egli ignora completamente le condizioni dell'industria zolfifera; ed ignora. sopratutto che la diminuita esportazione e l'aumento nella produzione di questo metalloide finirà col produrre in Sicilia la medesima grave crisi che travaglia il mezzogiorno della Francia. Noi ,; lì:& eoppia geniale Ci) Le creature sovrane dell'arte, quelle che con una parola gallica chiamano genii, non sono degli improvvisatori. Il genio, fu detto, è pazienza, ma. quand'anche la frase del Buffon fosse o· paresse esagerata. certo è che l'opera d'arte, la s·ublime creazione del · genio , non viene fuori dalla sua mente e non esce dalle sue 11iani già formata e perfetta come Pallade dalla testa di Giove o Venere nuda dalle spumose onde del mare, ma è il prodotto di un lungo, paziente, lento lavorto di concezione e di esecuzione. Può esservi qualche caso di sorprendente improvvisazione, ma esso è assai raro, dovuto più ad eccezionalità di temperamento o aspecialità di condizioni obbiettive che a vera improvvisazione e quasi sempre, quand'anche la creazione sembri sgorgata di getto come al magico tocco di un taumaturgo o di una fata, l'aspro tormentoso lavorio di concepimento,' l'ansioso febbrile sforzo non si rivelano, ma hanno agitato e tribolato lo spirito dell' artista: Apelle che con la spugna dei colori in un impeto d'ira rende meravigliosamente la iridescente spuma del focoso destriero, ha inv,rno prima tentata e ritentata la prnova, lo scultore cantato dal Longfellow che balzando dal sonno, smorza nella cenere l' ardente tizzone di rozza quercia e v' inclde l' ingenuo volto della Vclrgine, ha lungamente vegliato nella vana ricerca e sgomento, stanco, avvilito vi aveva q nasi rinunziato! L'opera d'arte dunque non è l'improvvisa ed. is'tan tanea esplosione di nna mente elettissima, è il risultato di una larga ed intensa preparazione, di una lenta elaborazione, di un' assidua trasformazione, è l'effetto di un misterioso processo di ispirazione, di concepimento, di esecuzione. In un istante di rapida di vin~,zione che ( 1) Da uno studio in preparazione su La collabora:rione in arte·

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