Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 11 - 15 giugno 1907

294 RIVISTA POPOLARE revole nel paese. Anzi. allora sarà diventata, non più ' soltanto nelle aspirazioni di pochi o di molti dei suoi uomini, ma nella capacità sua collettiiva e nella ma. turità dell' ambiente, un pm·tito di governo! Perchè l'avere fin qui trascllrato quel suo compito di diffonditrice dalla coltura politica, per preoccuparsi di essere un partito ; e l' avere guardato più al passato che ali' avvenire, cercando nelle sue tradizioni il programma che occorreva domandare invece alla nozione dei bisogni della società modernà ; fece si che in Italia - cioè in un paese democratico nel costume persino - la democrazia radicale rimanesse più che mai lontana dal governo dello Stato, pur rappresentando i bisogni effettivi e gl' interessi benintesi della grande maggioranza delle classi dirigenti del paese. F RANCEscoCrccoTTl Jio X Le ultime, vivacissime discussioni alla Camera sugli incidenti, che possono servire come indizi çli una politica ecclesiastica, che si iniziò coll'avvento di Pio X al soglio pontificio e che si va svolgendo con dolorosa còntinuità, mostrano che, come disse Carducci, attraverso alla Breccia di Porta Pia. invece di entrare a Roma entrammo a Bizanzio. Nulla, infatti, di più meschino e di più umiliante delle ultime dichiarazioni del governo italiano e della Corte Pontificia sugli onori militari resi ai nuovi porporati. L' on. Giolitti indarno si sforzò di ne- -gare ad essi valore politico facendo anche comprendere, che si doveano alla iniziativa delle autorità loèali; il Vaticano a sua volta, per mezzo dell'Osservatore Romano faceva sapere che esso, o i suoi rappresentanti non li avevano chiesti. E mentivano entrambi, come spiegò chiaramon te la ingenua intervista dell' on. Montauti. Intanto accanto agli episodi degli onori militari resi ai cardinali, contro ogni legge, c'è stato quello della nave mandata a Paola per prendere parte alle feste centenarie del S. Francesco del luogo, episodi analoghi per una festa religiosa a Cotrone e l'altro più odioso della inchiesta sui militari, che fanno parte della massoneria. E anche su questi episodi le. dichiarazioni del ministro Mirabello e del generale Valleris non potevano riuscire più contradittorie, più lontane da ogni senso di dignità e di serietà. È evidente: governo e papato se la intendono e hanno una matta voglia di stringere vieppiù le relazioni; ma dei loro atti e delle loro intenzioni l' uno e l'altro si mostrano vergognosi, come se sentissero che tali atti e tali intenzioni riuscirebbero di danno e di umiliazione per gli Istituti che entrambi rappresentano. Ma gli atti restano e le intenzioni mal celate lasciano comprendere che la serie delle transazioni apertamente iniziate colle elezioni generali del 1904 sarà continuata ; di tale continuazione si ha avuta altra prova nella elezione di Girgenti dove il giovane Gallo è stato ad un tempo il candidato dei clericali e del governo. Il modo in cui vengono compiuti, però, lascia parimente intendere che la conciliazione del Vaticano col Quirinale non darà tutto quel bene, che molti - e tra questi molti io stesso - ne speravano; cioè: una più netta delineazione dei partititi ed una maggiore sincerità nella vita politica. No, .avremo il Va ticano ai servizi di Palazzo Braschi ; vedremo i preti a braccetto coi delegati di P. S. corrompere e falsare le elezioni ed assisteremo allo spettacolo indecente degli uniti del signore, che a Montecitorio vorranno passare per liberali. Tutto ciò aggraverà la confusione attuale e accelererà la degenerazione poli tic a del nostro paese. Avremo la reazione dei Padri gesuiti, senza la onestà e la sincerità, che nella reazione voleva portare il generale Palloux. · + Il pericolo morale e politico che incombe sul1' Italia deriva dal nuovo pontefice; la cui indole, le cui passioni, la cui mentalità sono tanto diverse da quelte del predecessore. Chi sia Pio X sotto m')lti aspetti e con molta esattezza, con vivacità di tinte, spesso sotto la più simpatica forma aneddottica, cì fa conoscere uno scrittore che sì nasconde sotto lo pseudonimo d' Ignis ardens in un libro dedicato a Pio X e alla Corte Pontificia ( 1). Viene in un momento opportuno e mi pare conveniente darne un'idea al ai lettori della RiJJista. Ignis ardens consacra i primi capitoli all'attesa lunga per la morte di Leone VIII, alle ansie suscitate dal Conclave, alla descrizione ben fatta degli intrighi dei papabili, alle loro probabilità di successo di ciascuno di essi, all'ultima sfumata ed alla proclamazione di Pio X. Della descrizione di quell'ambiente e di quelli episodi tolgo e riproduco pochi tratti sul cardinale Rampolla del Tindaro, perchè fu per lunghi anni, se non l'ispitatore, certo l'esecutore più fedele della poli tic a di Leone XIlI e per poco non ne raccolse la successione e suscitò le maggiori avversioni da un lato e le più vive simpatie politiche dall'altro. « Si sapeva, dice lgnis ardens, che il cardinaleall'epoca del suo potere egli era chiamato per antonomasia, il Cardinale senz'altro - si sapeva che il cardinale era dell' Italia ufficiale un nemico irreconciliabile, e lo si credeva un uomo rustico e rozzo, presuntuoso e scarso d' intelletto, tes ardo nelle idee sbagliate, insofferente di consigli, pronto a sacrificare la fortuna del passato agli interessi della sua fede alla sua sterminata ambizione e alla smania impaziente e inestinguibile di ascendere al trono pontificale i>. ... <e Tutto cio in pane era esagerato e in parte falso. Che il Ram polla, tra i personaggi del Vaticano, fosse, dopo Leone XIII, il più aperto avversario dell' ltalia dominatrice in Roma è vero: egli non faceva mistero del suo sentimento ostile, come ne faceva forse mistero qualcuno che temeva di recar pregiudizio al proprio interesse col prendere una posizione troppo decisa ... Il Rampolla non era un enigma: egli si mostrava tutto intero e lottava se1i.za infingimento pur temperando qualche volta le asprezze troppo vive alle quali si sarebbero volentieri abbandonate le frequenti irosità senili di Leone XIII i>. <e Ed era anche un valore: perchè negarlo? Fra gli uomini politici usciti negli ultimi sessantanni dalla nostra razza , il cardinale Ram polla era uno di quelli che avevano equilibrio d'intelletto, prontezza di vedute, percezione limpida dello scopo, qualche volta indomabile, qualche volta raffrenata da avvedute moderazioni i>. .•• <e Il diplomatico cadde per la fatalità delle cose; rimase l'uomo sempre dritto, sempre forte, tutt'altro che fiaccato dagli eventi contrari >> (p. 54 e 55). Nel Conclave i maggiori voti nelle prime votazioni furono per la elezione a Papa del Cardinale Rampolla sino a quando cc l'arcivescovo di Craco- .(r) Milano 1907. Fratelli Treves L. 3,50.

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