RIVISTA POPOLARE 01 Politica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJ.ANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 d, ogni mese 11alla: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; ~emestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 4mministrazione: Co1·so Vittorio Emanuele, n.0 115 - NAPOLI A11110 XII[ - Nnm. 10 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 Mag-glo 1907 SOMMARIO: Gli avvenlment.l e ~li nomini: Noi: (Le miserie dell'abbondanza -- Per le spese militari - L'azione della questura e dei S1:v1oiardi a Napoli - La commedia di Bergamo - Rivoluzione Russa e Duma - Le elezioni generali in Austria - Cose Inglesi). - D.r NapoleoneColajannl: La riabilitazione della razza maledetta - Altarlva: Per L'inchiesta ,P' sull'amministrazione della Guerra - A. Crespi: La vita coniugale nell' East •End londinese - Prof. Francesco Pletropaolo: La vita e il Pensiero di Roberto Ardigò - G. Carano-Donvito: Il Movimento operaio in rspagna (Organizzazioni e Scioperi)- Orazio Viola: L'Istruzione primaria e le biblioteche popolari-Avv. E. Gottardi: Gli uomini che uccidono-Dal <t Bollettino dell' ufficio del lavoro n (Aprile) - lti vista delle IU vis Le: Il processo della ·Finanza Italiana (Nuova Antologìa) - Una Pompei greca (Nord Und Sud) - Lo sviluppo dei primi diritti dell'uomo in ~ermania (Nord und Sud) - Le posizioni militari degli Stati Uniti nell' Oceano pacifico (Zeitfragen) - Mancie e salarii (So 1 ialistische Monatshefte) - Iteceuslonl. GLI Pr vv·eNI/1ENTI e GLI UOMINI Le miserie dell'abbondanza. - Il titolo di qnesto stelloncino è fmggesti vo e paradossale a primo aspetto ed appartiene al Lafargne, cui si deve quel1' altro brillante e paradossale opuscolo sul Diritto all'ozio. Delle miserie del!' abboudauza il Lafargne si occupa nel!' Humanitè a proposito delle dimostrazioni minacciose del rne;r,zogiornodella Francia, le cui estreme sofferenze derivano dall' abbondanza del vino ...... che non si vende più almeno nella 1uisura desiderata della produzione. D'onde q11esta mèvente, q11esta dolorosa cri8i dell'abbondauza , che lrn. prodotto lo squallore della miseria nelle regioni meridionali della Francia che per lo passato nella coltivazione fl nella produzione delle vite trovavano la loro ricchezza? Il Lafargue da buon colletti vista trova che le miserie dell'abbondanza sono il prodotto necessario del capitalismo e della organizzazione sociale individualista; nella q11ale l'abbondanza non è assoluta, ma deriva dalla iugiusta ripartizione· delle ricchezze, che non consente ai produttori di consumare ciò che producono; l'abbondanza, in901uma, come i primi socialisti e poscia il Wiede, dimostrarono non deriverebbe da sopra-produzione, ma da sotto-consumazione. In questo caso, però, la spiegazione q uai;i sempre esatta per le altre abbondanze uon la è completamente per quella del vino. Infatti la media del consumo degli alcoolici in Francia è abbastanza elevata ; potrebbe, forse, essere meglio ripartita, ma nello interesse della igiene nel suo totale sarebbe desiderabile che diminuisse. Con ragione si attribuisce all'alcoolismo la lenta diminuizione della mortalità francese. Ma l' alcoolismo in Francia non vuol dire grande consumo di vino prodotto dall' 11va; in maggior parte nella. repubblica, come quasi da J.:er tutto, esso deriva dal consumo di alcools industriali, nei quali il prodotto igienico del la vite non ci ba che vedere. Il consumo di queste bevande alcooliche morbosamente eccit1rnti più del vino aumentò quando il vino divenne caro in seguito alle distruzioni della filossera; ora che i vigneti sono ricostituiti e il vino è al massimo buon mercato, il gusto dei coninmatori è mutato e non si adatta più al grato ma meno stimolante sapore del vino; preferisce l'assenzio ed altre perniciose bevande alcooliche. Altri preferiscono anche la birra. Che cosa potrà fare il governo della repubblica per modificare il g11sto : dovrà spiegare una lotta viva contro l'assenzio e contro la birra? Giusta, utile, doverosa la prima: si avrebbe come risultato una diminuizione di mortalità e di pazzia. Nessuno oserebbe proporre misura contro la birra ch'è una bevanda delle più igieniche. Ci sono le sofisti1Jazioni del vino ; e il governo della repubblica le colpisce abbastanza severamente. La mèvente del vino , con tlltte le sue corn~eguenze disastrose in Francia, in gran parte deriva dalla diminuita esportazione francese; e questa alla sua volta: . dalla concorrenza dei vini italiani e spagnuoli, dall'aumentata produzione del vino nella maggior pal'te dei paesi che prima lo importavano, dal wutamento del gusto , eh' è quasi generale. Se la Germania e la Rnssia preferissero il vino alla birra e alla vodtkale bevande tipicamente nazionali - non solo cesserebbe la crisi del mezzogiorno della Francia , ma ne ricaverehbero .benefizio inestimabile la Spagna e l'Italia. Ma che cosa può fare la repubblica francese per modificare il gusto delle altre nazioni? Meno che nulla. Le conseguenze delle mèvente in Francia, intanto, dovrebbero servire di avviso alle allegre persone che consigliano agli Italiani di abbandonare la. coltura del grano e sostituirvi quella della vite. + Per le spese militari. - In altra parte della rivista pubblichiamo un articolo di un bravo ufficiale che non può, naturalmente, firmare sulle precauzioni da prendere affinchè l'Inchiesta votata -sull' amminiHtrazione della guerra non _riesca una burletta , ma valga a mettere a nudo i mali ed indicarne i rimedi. Qni vogliamo nota.re che ci sembra assurdo oltre ogn ,,
254 RIVISTA POPOLARE dire, anche sconveniente, la proposta del governo che vorrebbe accordata prima che si conoscano i risultati del!' Inchiesta oltre una buona metà dei d11ecento milioni di spese straordinarie. E allora perchè l' Inchiesta? E se questa dimostrasse che la nuova spesa straordinari~i non occorre? E se risultast:le dalle indagini cbe i ministri militai'ii famoRi ministri competenti - sono immeritevoli di fiducia-? N ella migliore delle ipotesi e colle più. generose de:le concessioni si potrebbe sol tanto accordare ciò che propone- la Commissione che esamina la richiesta dei 200 milioni : darne cioè appena 20 quanti occorrerebbe spenderne in p1'ò-1·ata nell' anno finanziario prossimo. MR anche questa concessione sarebbe irragionevole ed indebita perchè il Ministro della guerra ha dovuto rispondere alla suddetta Commissione che gli aveva rivolto analogo quesito, clie il ministero della Gnerra ha ancora da spendere un residuo , nientemeno di trentasei milioni delle somme concessegli precedentemente per le spese straordinarie E allora perchè farsi concedere altri milioni se non ha potuto ancora spendere quelli che sono a sua disposizione? · A proposito: e che ci sta a. fare questa Commissione speciale dopo la legge sulla Inchiesta? Alla sua dignità avevano provveduto gli on. Borsarelli e Meardi cbe consigliarono per lo meno la sospensione dei lavori; ma 11::1. maggioranza fu di contrario avviso; cioè: di continuare in un lavoro, che potrà essère dimostrato inutile! + ,. L'azione della questura e del Savoiardi a Napoli. - Quale riesca più perniciosa a Napoli e ,q nindi nel mezzogiorno che è nella sferà della sua infl11enza noi in verità non sapremmo decidere. Bisogna leggere tutti i numeri della Propaganda e della Scintilln giudiziaria di Roberto Marvasi per convincersi che la questura e la piccola Corte di Capodimonte organizzatasi attorno al Duca ed alla Duchessa di Aosta fanno di tutto da un lato per assicurare la impunità della malavita e della camorra e dall'altro per pervertire i costumi abbastanza fiacchi e infrolliti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia napolitana. Noi non sappiamo se siano vere tutte le scene che la Propaganda narra sul nuovo Pare aux ce1·fs. in cui il Duca di Aosta sarebbe il protagonista; siamo anche dispo::;t.i a ritenere che si tratti di maligne leggende. E' certo, però, che nulla si fa dagli accusat,i per ismentire gli scandali , anzi· si fa molto per accreditarli. E l'amicizia intima, ostentata, del duca col famoso Ibrahim l'egiziano che dà feste sontuose e provoca liti rifiutandosi a pagare i conti relativi pare fatta apposta per provare che l'illustre rampollo di Casa Savoia sia venuto a Napoli per rinsaldare nell'animo del popolo le più. sciocche snperstizioni come quella della ebollizione del sangue di S. Gennaro e rer dare ai costumi un colpo, di cui, davvero, non si sentiva il bisogno. . Superfluo aggiungere su questo proposto che noi non siamo tra coloro che riprovano la P1·opaganda per essere entrata nel così detto Santuario della vita p'rivatn. Dove finisce la vita pubblica e comincia la privata, in generale, nessuno sa dire; ma certamente l'una è compenetrata nell'altra per gli uomini preposti alle più alte cariche dello Stato e che devono servire di esempio e di modello agli altri. _Ciò che si narra poi e dalla Propaganda e maggiormente dalla Scint~lla sulle complicità esplicita o implicita di molti funzionari della questura colla mala vita e colla camorra è cosa di una gravità straordinana e che meriterrebbe da parte del governo una severissima inchiesta e pnrnz,oni ancora più severe. L'on, Giolitti si è limitato a traslocare il questore Ballanti, della cui onestà non dubitiamo, ma la cui piramidale inettitudine mostrata nella caccia contro il brigante Varsalona., a Napoli si è rivelata come elevata alla ennesima. potenza - tale che si dovrebbe credere in un speciale carattere etnico dei napoletani. se la deliuq11enza non vi è arrivata a proporzioni fantastiche. Il curioso sta in questo: a mettere in evidenza il fallimento clamoroso di una parte delle antorità prepo,ste alla lotta contro i delinquenti ha provveduto l'altra partA delle autorità che hanno la Atessa funzione: i reali carabinieri. Il capitano Fabbroni, il maresciallo Capezzuti e i loro subordinati a Napoli, prendendo le mosse dal famoso processo Cuocolo, di cni si occupò il nostro Floriano Del Secolo, si sono sostituiti alla questura, alla magistratura, a tutti gli organi dello Stato, che hanno il compito sociale di perseguitare le associazioni. criminose. Per una voi ta tanto - e forse sarebbe sempre cosi se i carabinieri venissero distolti dalle lotte politiche - la famosa arma si è rivelata davvero benemerita della società. Quest'azione dei Reali Carabinieri ba acuito terribilmente l' antagonismo che e' è 1rn pò da per tutto colla Questura; si è tanto acuito che a Napoli si. è avuto lo spettacolo non raro, ma unico, di una pattuglia di carabinieri, che ha dovuto arrestare e condurre in caserma una patt11glia di q nesturini provocanti e motteggiatori .... Penserà l'on. Giolitti a provvedere sul serio? Aspetta forse che provveda i-I famoso Direttore generale della Pubblica sicurezza'> E in questo caso aspettarà sino a tanto che i camorristi. e i mafiosi vengano a seq uestrarlo ... a Palaz,r,o Braschi ! + La commedia di Bergamo. - Si potrebbe ,ienominarla anche: la viltà dei clericali. Preferiamo chiamare commedia q ,1ella che i clericali hanno rappresentato a Bergamo nell' nltima lotta elettorale. perchè risponde al concetto della commedia moderna, che contiene sémpre qualche elemento tragico. Perchè il Bonomi candidato dei clericali intransigenti si è ritirato dalla lotta dopo avere ottenuto nel primo scrutinio circa quattrocento voti in più dell'avversario avv. Rota ? Egli spiega il fatto stranissimo del ritiro alla vigilia della vittoria definitiva col deBiderio di non essere compreso coi nemici d' Italia pur µrofessandosi cattolico ed ultra conservatore. E allora pPrchè dett~ il suo nome alla battaglia impegnata dai suoi amici politici sul terreno deila intransigeuza clericale ? La contraddizione è umiliante e disonorevole per lui e pe1 SUOL La ragione vera dell'atto inesplicabile sta nella sorpresa che hanno provato i clericali vedendo insorgere contro di essi tutti i partiti ·italùmi - dal repubblicano al moderato. Essi hanno compreso che contro questa nuova riorganizzazione dei partiti politici sa-- rebbero destinati a fallire con grave danno dell'autorità morale della Chiesa infallibile. Essi contavano snlla cooperazione dei moderati e dei conservatori, che riconoscono Roma capitale e ai quali tante e tante volte hanno prestato appoggio. Venuta mena questa cooperazione si sono sentiti deboli e quasi si pentono che Pio X abbia tolto il non expedit creando ]oro degli imbarazzi. L_'intervento aperto e leale dei cleri ca li che noi abbiamo sempre invocato e de~iderato per migliorare la nostra vita pubblica, infatti, dovrebbe riuscire a separare nettamente i liberali veri da coloro che giurano nel Sillabo e che vorrebbero vedere ritornare in fonzione la Santa Inquisizione; tale intervento farebbe scomparire ogni ipocrisia e tutia la menzogna che attualmente inquina la politica a Montecitorio e nel
RIVISTA POPOLARE 255 µae-;e. Sarebbe il trionfo della sincerità ed a scadenza più o meno breve q1iello della libertà; poichè nel regre8so verso l' o::icnranti::nuo e la tirannide politica e religio::ia ne~:-1un 11 oramai i,iù ci crede. Oi0, affenua, ad P,rnmpio, anche il Cor1·ie1·edella Sera (22 maggio). Il q 1nde in un commPnto maliuconico alla ri11nnzia dell'a vv. Bonomi si rammarica di quell'evento per cui noi ci rallegreremmo. Esso afferma che l' intervento dei cleri.cali alle 11rne col loro programma e coi loro nomini provocherebbe necessariamente la. formazione in Italia, come in Francia , dal blocco liberale desLinato a vin• cere ; ma che ciò verificandosi i moderati e i conservatori italiani rimarrebbero presi fra due fuochi e schiacciati tra il blocco liberale da un lato e i clericali dati' altro. La previsione ci sembra giusta e conduce a qnest:t conchinsione: dell'equiv•oco attuale i soli a trarne giovamento sono i moderati ! Conscio della situazione rea.le - Il Corrie1·e non ha provato alcun eu tusiasmo µel farn0so telegramma dei moderati di Montecitorio all' avv. Rota. Lo riproduciamo perchè è caratteristi_;o e merita un nostro breve commento. Quando si seppe che l' avv. Rota si era deciso ad accettare la ~andidatura gli pervenne q11esto telegramma: On. avv. Rola - Bergamo e Vincitore o vinto, noi vi mandiamo oggi il nostro saluto riconoscente perchè ispirato da. tl!l altissimo ideale ~onsentiste ad affermare nel co.llegio di Bergamo, che fo di Si lvio Spaventa, il µe11siero glorio8o dei nostri uiae tri, i quali insoffe~enti di ogni intollera.nza, proclamarono la piena libertà di coscienza e cou la legge delle guarentigie, as8icurando l'indipendenza del potere spirituale, insegnarono e prat.icarono sempre la dottrina delle religioni libere nello Stato Sovrano. > Firmati : Antonio di Rudini, Luigi Luzzatti , Cesa·re Fani , Pompeo Molmenti, I maligni dissero subito che questa el'a 1tna mossa abile parlamentare dell' oo. Di Rudinì per prepararsi a raccogliere la successione del.I' oo. Giolitti. Così lo comprese anche il de-,tinatario, che preferì mo8trarsi scortese all'essere sospettato di poca fede ministeriale. L'avv. Rota, perciò, ringraziò i sottoscrittori del telegramma ma dichiarò nel lo :;tesso tempo che egli avrebbe militato, se eletto, nelle fila dei ministeriali. Ohe si deve pensare di questo telegramma teatralmente bellicoso e italiano ? Noi francamente lo r1 teniamo un espedieo te di politica parlamentare, qnantunq ue. non riubbiosi sui sentimenti unitari dei firma• tari e specialmente di quelli dell' on. Di Rudini , che con ben altri modi afferruolli in Patermo nelle giornate di settembre 1866. Noi diffidiamo, però, della energia dep:li on. Budini, Luzzatti, Fani e Mohnenti e temiamo che ben altre fibre occorrano per combattere il pericolo clerieale. Oollo invocare il nome glorioso di Silvio Spaventa non si JJUÒ riusc-ire a fare ritornare sui banchi della Desfra quella forza di carat-. tere, che colla sua scomparsa ei;ulò dagli stessi banchi. Intanto in questi tempi di strane contraddizioni e di voci ancora più strane constatiamo un fcitto e raccogliamo una voce. Il fatto è qnesto: il deputato Oameroni, il più sincero dei dep11tati clericali ha gridato nel Consiglio comunale di Treviglio: Viva Roma capitale d'Italia I La voce è ancora più strana : si dice che il cle1·icale Bonomi non vada a messa e che il Uberale Rota ci vada ogni giorno ... + Rivoluzione Russa e Duma. - Accade in Russia un fenomeno che vale la µena. di essere pre~o in considerazione. La Duma ed il popolo cominciano a parlare due diversi linguaggi. Ma è ancor questa la Duma che risolverà la questione controversa della autorità. che deve reggere i destini della Russia. La presidenza del Golouvine e la preponderanza del par tito Cadetto tendendo a fare della Duma uno strumento regolatore invece che innovatore, tolgono a poco a poco alla Duma stessa ogni efficacia politica. Ancora due Dume simili, e questo organismo che fu creazione e volontà di popolo sarà tanto lontano dal popolo stesso quando lo sono il « Consiglio dell'Impero > o il gabinetto di Nicola II. Sembra che la maggioranza dei componenti Ja Duma non abbia capito quale è la via che essa deve percorrere; qual carattere deve assumere essa, quale atteggiamento tenere di tronte al popolo e di fronte allo 'l'sar, Si capisce un parlamento re~olatore, moderatore, che segne le vie della lenta e pacifica evoluzione nella sua opera legislativa, in qnei paesi d'Europa dove l'impero della burocrazia, e l'arbitrio poliziesco non sono cosi assoluti come in Russia; si capisce il parlaipento che legifera tenendosi dentro i limiti di uno Statuto che - in un modo qualunque - è stato accettato dal popolo; non lo si può capire in un paese dove, alla fine dei conti, l'autorità di esso non solo bilancia, rna annulla la volont:\ del paBse e dei suoi eletti. Diciamo eletti e non rappresentanti perchè gli eletti alla Duma non rappresentano il popolo russo. Ciò che è logico, ed è naturale che sia, in Inghilterra, in Francia, malgrado le magagne anche in Italia, non è logico , non è opportuno, non è efficace in Russia. La prima Duma aveva la coscienza di qnesta. verità politica, verità che scaturisce dalla situazione, e dallo svolgersi dei fatti sociali e s'. avviò ad essere qualche cosa di più che una semplice accolta di bravo persone formL11anti dei desiderata, che possono anche, che sono anzi, metodicamente respinti, quando oltrapassino ciò che allo Taar ed ai suoi intimi consiglieri - partigiani tutti della autocrazia - sembra dovere aprire veramente nuove vie al progresso politico e sociale della Russia; sembra rendere possibile un vero regime costituzionale. E , proprio perciò, la prima Duma fu sciolta. Il conflitto col governo, il dissenso d' intenti fra Duma e T::;ar è permanente, era allora acuta e dovrebbe esserlo oggi, se q nesta seconda Duma avesse Ja coscienza del suo vero carattere. Ma la minaccia dello scioglimento, minaccia che il governo tiene come una spada di Damocle sospesa su questa Duma l'ha ridotta a più miti propositi; le ha consigliato di parlare piuttosto che di agire. E di parole, e di dis~orsi questa seconda Duma non e stata avara: . anzi è diventata tanto bene pm·lamentare che si è assistito . allo scambio di volgari invettive fra deputati, invettive volgari provocate da una questione personale, ed alla violenza dei deputati di destra insultanti la Camera, e resistenti alle intimazioni del presidente, che per· conservare una parvenza della propria autorità ha dovuto togliere uno seduta. e Il desiderio dello Stolypine - si dice - è quello di cooperare sinceramente con la Duma, all'opera di rigenerazione della Russia>. Ma questo è fuori d'ogni dubbio. Noi non crediamo lo Stolypine un mostro di ipocrisia : qUesto desiderio in lui è sincero e lo era anche prima dello scioglimento della prima Duma che pure fu voluto da lui: tutto 8tà a vedere in qual modo lo Stolypine intende avviare alla rigenerazione della Russia, e che cosa intende per questa rigenerazione. E per trovare la ragione del conflitto è opportuno altresi vedere come intende - o come dovrebbe intendere la Duma questa rigenerazione e per quali mezzi conta arrivarci. E la ricerca non è difficile. La prima Duma, lo indicò chiaramente, e chiaramente lo indicò Stolypine sciogliendo appunto la prima Dnma. Rigenerazione, per Stolypine e per i partigiani della autocrazia significa avere in paese abbastanza tran. quillità per potere ottenere un forte prestito all'estero;
256 RIVISTA POPOLARE Aignifica soJ:!tituire i tribunali di guerra, in verità troppo violenti, con un sistema di deportazioni poliziesche che fanno meno rumore e risolvono molto di più, ~ignifica laeciare l'onnipotenza alla polizia; e la mano libera alla burocrazia; significa rafforzare l'autocrazia col consenso degli eletti del popolo. Per la Duma ~ignifica togliere allo Tsar ed ai suoi consiglieri il diritto t>:ffettivodi fare, e di fare eseguire la legge, per lasciar passare questo diritto nelle mani dei rapprnsen tanti del popolo. Nient'altro. Par poco, ma questa è tutta la costituzione; questa è tutta la rivoluzione russa. La prima Duma a questo tese, e questo fatto volle v~dere accadere in Russia, e perchè questo volle, la prima Duma ebbe il popolo con se. La Duma at tuale è sorta si con questo stesso concetto, ma lo ha abbandonato, ed a sua volta il popolo l'abbandona e si disintere~sa di ciò che le può accadere. Sciolta o no essa non na più la influenza sommovitrice dell'anima popolare, non ha più la possibilità di agire in senso liberatore; sta diventando un'organismo che lentamente, abbandonando la funzione per la quale era stato creato, si strofizza. E naturalmente il popolo cerca - senza però ancora trovare, l'organismo che risponda ai bisogni nuovi. Gli orrori della fame in varie provincie russe banno rivelato l'animo ed il desiderio dei contadini, la parte maggiore del popolo russo. Fino ad ieri sud diti fedeli, devoti, ubbbidienti dello Tsar riponevano in lui tutte le -loro speranze: oggi sono essi che mondana alla Duma i deputati che siedono alla estrema sinistra. Fino ad ieri rispettosi delle prerogative e delle proprietà dei loro signori: oggi-vogliono la terra: oggi in tendono la divisone, fra loro, delle terre. La rivoluzione russa che ha carattere politico e sub- ,, strato assolutamente economico, abbandona la via che la Duma le aveva aperto: e l'abbandona perchè il go~ verno delle Tsar, con Stolypine alla testa, è riuscito a far perdere alla Duma stessa la vis~one della meta da ra.ggi nngMe. Per Golowine e per i cadetti la costituzione è raggiunta e non c'è che da migliorarla: per il popolo la costituzione é ancora da conquistare. Di qui il fatto che il governo esautora la Duma abbandonandola a sè stessl-l, ed il nuovo car~ttere della lotta rivoluzionaria, o per dir, meglio il risorgern degli antichi llletodi di lotta rivoluzionaria, le cospirazioni contro lo Tsar e i Granduchi, l'applicazione su larga. scala dei metodi terroristi che per un certo periodo di tew po parvero non dovere far più la loro riapparizione in Russia. Si è di nuovo al problema che agitava la R11ssia prima della riunione della prima Duma e la agiterà tìnchè il popolo russo non avrà trovato il mezzo di coUlpiere· la sua rivoluzione e di abbattere ad un tempo autocrazia e burocrazia.; ma non è più nella Duurn. che il µopolo andrà a cercare e potrà trovare il perno della propria azione : il punto centrale del quale il regime liberatore irradierà i suoi benefici in Rus~ia. Moralmente la Duma è finita e la rivoluzione ru:;sa 110n è ancora all'omega. + Le elezioni generali In Austria. - Negare il fatto sarebbe cosa assurda, e d'altronde gli avvenimenti bisogna guardarli in faccià, considerarli in tutta la loro crudezza, in tutto il loro sig11ificato -- anche se doloroso - per trarne ammaestramento per l'avvenire. Ora le elezioni testè avvenute in Austria ci porgono occasione ad aleuni brevi commenti. Quando, or è un anno, si trattò di concedere il suffragio universale, non tutti gli uomini politici austriaci erano concordi su la bontà del sistema, e pur riconoscendo l'errore del div'ide et impera seguito dai precedenti governi, facevano non di meno le loro brave riserve m proposito dei risultati del suffragio universale. Il conte Auersbach, uno dei più colti uomini politici del passato Reichsrat scriveva: « Il nostro governo crede liberarsi dal!' incubo delle lotte interetniche, che incombono sulla vecchia Austria facendo a.ffl.uire nel ReichsratUgli elementi popolari. Taaffe, per liberarsi dalle questioni naz;onalisticbe escogitò un sistema che fu Heg-uito fedelmente dai suoi successe,ri fino a Badeni: alzare le nazionalità l'una contro l'altra. Eccitava gli ezechi contro i tedeschi, i rutea"i contro i polacchi, ecc. Qnesta politica acrobatica, se tempo- . ranearnente giovò alla stabilita di quesw o di quel Ministero, fini per portare il eans, che oggi conturba tutto e tutti. -Riuscirà meglio il nuovo sistema, che il governo vuole seguire, col favorire gli elementi popolari, per smorzare le questioni nazionalistiche ·con la discussione di quel le economiche? E concludeva affermando che il suffragio unìveraale avrebbe condotto al trionfo del partito socialista. Né i fatti gli hanno dato torto. Le l0tte nazionalistiche che paralizzarono l' azione dei governi passati ed impedirono una opera proficua legislativa han110 avuto il loro epilogo nella sconfitta, :;confitta che nep· pure i ballottaggi hanno potuto attenuare. Gli stessi sisultati del primo scrutinio foro110 la inappellabile condanna del nazionalismo. E basta altresì considerare che i na~irrnalisti sono stati, qnàsi dovunque, battuti dai so.eialisti, o dai cristiano sociali il conten11to dei cui programmi scosta.va ogni questione nazionalistica per dare ampia corsa al le questioni economiche. E ciò in Boemia, come nella Croazia, nel Trentino come nella Dalmazia, dovunque. Pangermanisti, Czechi . Ruteni , Italiani hanno tntti subita la medesima sorte. Naturalmente per gli Italiani la constatazione è dolorosa; ma biso~na convenire. altresì che i parti ti nazionalisti si sono meri tate, e hanno fatto di tn tto per meritarsela, la loro sconfitta. Certo è peno~o dover pensare che la questione della nazionalità delle terre italiane è sepolta, e che più passerà il tempo e sempre più quella questione si allontanerà dalle pos~ibilità della vita e della discussione; ma il fatto rimane, e .;rearsi delle consolazioni artificiose non giova. Vi è cbi dice: gli eletti delle provincie italiane son socialisti ma sono anche italiani: si può dunque pensare, è lecito sperare che essi delle d11e questioni faranno nna questione sola, che e'isi uon dimenticheranno, nello svolgersi della loro lotta, la grande aspiraziotte alla Madre Patria. l!.,rancamente noi non lo crediaLDo. Il pensiero socialista rifugge dal sentimento della ~atria inteso nel medesimo senso in cui era inteso dei nazionalisti. Essi vedono una tutt'altra meta, e contauo a.rrivarci con metodi i quali escludono assolutamente la lotta per la nazionalità. L'errore grave dei partiti nazionalisti, tutti insieme è stato qnello di negligere assolntamente il contenuto economico del la loro lotta politica. Essi affermarouo : « Prima bisogna risolvere la qnestione della lingua, ]a questione ·della nazionalità. pQÌ verrà tutto il reHto ». E intanto l'evoluzione economica si faceva irre::,istibile malgrado l' ostinata cecità dei nazi~naliHti. La massa delle popolazioni del!' Impero Austnaco otte11eva, con la sua pressione tuori del parlamento, leggi e riforme ·Hociali, e tntta intesa ai vantH,ggi pratici che traeva da queste passava. accanto ai nazionH-listi, oltr~passava i loro ideali ed i loro desideratH- senza vederli e senza. essere veduta: ond' è che qnaudo essa è stata chia mata a partecipare a q11ella vita politica della quale fin'ora era stata esclnsa, essa ha continuato a procedere per la sua solita via , 11011~entend~ c_he le. V?CÌ _che le giungevano dalle classi , fino ad ien, pnv1leg1ate e che le parlavano un linguaggio che non la toccava nè per gli interessi, nè per le idee. Ma la questione diventa anche più comµlicata. Non solo le elezioni austriache dimo::,trano che oggi, un partito politico non può durare se non fa sua anche
R I V I S T A P O P O L AR E 257 la lotta economica ; ma mettono altresì in discussione la teoria fino ad og-gi degretamente caldeggiata in cuore da molti, del possibile sfa8ciamento dell'Impero Austriaco. Q11esto è stato veramente il colpo maestro che salva la monarchia austriaca. Poichè mentre le questioni nazionalistiche mantenevano ed acnivauo le antipatie correnti fra i di versi popoli, cosi che ad un certo mo mento ogn·rno di essi ai sarebbe trovato pronto a se parars~ dagli altri ; i problemi economi~i che sono identici fra tntte le popolazioni, le stringono insieme• nel desiderio, nelfa necessità, nella lotta per la loro risoluzione e quindi rafforzano quella unità del!' Impero Austriaco che pareva venir meno ogni giorno cha passava. E a questo dovrnnno certamente pensare, e penseranno gli uomini di Stato Italiani. Per ora, dalla loUa elettorale, dall'esperimento nùovo del suffragio universale l'Austria esce rafforzata nella sua compagine; questo è il fatto che deve interessare gli Statisti italiani: quanto a coloro che studiano i problemi sociali ruirando ali' a·.venire )ontano, non poJsono non compiacersi di questo avvento trionfale del partito socialista al Reichsrat poichè segna un pas'>o di µiù su la via del progresso. Pur che lc1.vittoria, come qualche volta accade, non ubbriachi i vincitori e gli spinga ad una lotta politica tanto erronea da far foro perdere il vantaggio guadagnato per l' errore dei llazionalisti. E noi che abbia1110 avuto più volte occasione di biasimare i socialisti triestini -per l'appoggio, esplicito o implicito , accordato agli Slil.VÌ, nemici del nome italiano, constatiamo con piacere che essi hanno aintato l'Italiano a Pola contro lo Slavo. Ciò in parte ci attenua. il dolore, che abbiamo provato per la caduta in Trieste della candidat,ira dello Ziliotto, il µodestà di Zara. che aveva un significato }dto e gentile. + Cose Inglesi: J O La rivolta nell' India.-Quando, circa dieci anni fa, Dadbahaj N aorogbj , pubblicò il suo volume su l'India, nel quale denunziava l' Inghilterra di derubare ed affamare !'India, e profetizava quella rivolta che oggi è scoppiata, fu facilJrnnte trattato da visionario, e i ben-pensanti del paese dichiararono che l'illustre indianista era diventato pazzo. Tuttavia nessuno smentì le cifre che egli recava nel suo libro ; nè alc,mo venne ad infirmare la sna affermazione che ogni anno l'India dà. all'Inghilterra 750 mi \ioni di lire senza averne niente in compenso. Questa è anche la conclusion~ cui pervennero l'Hyndman ·e l'Hobson : due inglesi puro sangue. Oggi la rivolta indiana, viene a dargli ragione con ·j fatti. I giornali inglesi parlono appena di ciò che accade laggiù; i giornali di altri paesi aon ne. parl~no affatto: nondimeno basta quel po' che via via si viene a sapere per far persuasi che la rivolta nell'India è lungi dall'essere domata e che il paese è tutt'altro che pacificato. Sembra che un destino crudele perseguiti il governo I ibera le e lo obblighi a seguire una politica che non è consona alle idee del partito liberale stesso. Arrestare propagandisti, sopprimere giornali, interdire ed impedire riunioni , praticare la violenza non è nelle idealità dei liberali, e nondimeno il governo ci si deve adattare. E ci si adatta e - indubbiamente-riuscirà a soffocare la sommossa, ma avrà pacificato il paese? Questo è ciò che non pare. Non pare perchè non è questione di una agitazione provocata da pochi uomini per loro scopi personali, o causata da transitorie difficoltà economiche-politiche. Si dice che gli Indiani vogliono l' Home Rule, ed è vero: ma è vero altresi che essi nel!' Home Rule vedono l'avviamento al rimedio di una dolorosa condizione di cose che dnra da oltre q <1aranta anni. Le grandi carestie per le quali gli Indiani muoiono a migliaia ogni giorno sono 'imp11tabili al mal~overno inglese che ha lasciato vuoti i depositi di grano e di riso che 80litamente si facevano in µrevisiono app·1nto di annate di carestia; il malconterito delle popolazioni indiane è fomentato dal governo inglese che per 11na malintesa arte di governo fomenta l'odic, fra commercianti Indù e Maomettani, e favorendo sfacciatamente questi nltimi; l'odio della popolazione di coloro per gli inglesi è provocato dal fatto che gli Inglesi tratta.110 gli Indiani come selvaggi; e la grande miseria in cui versa l'India è generata dallo sfruttamento feroce rbe i funzionarì inglesi praticano sn le pop,ilazioni Indù, Ora a tutto ciò gli Indiani sperano porre rimedio col governo a11tonomo, ma quand'anche l'Inghilterra lo concedesse; a questi mali non :-;i mette riinedio in un giorno: e la rivolta che dal Penjab ha guadagnato il Bengala , si estende lenta-11~nte e minaccia di trav0lgere tutt() il nord dell'India , la parte dell' Iudia che potrebbe provocare la liberazione del paese dal la dominazione inglese; e se questo accadesse I' Inghilterra non potrebbe far di meglio che recitare a i:;e stessa un solenne : mea culpa. 2° I lamenti dei P1·emiers Coloniali. - Ora che la. Conferenza Coloniale è -terminat.a - e porterà a :;110 tempo i suoi frutti -- i Premiers, che sono quasi tntti protezionisti, si dolgono che il governo liberale 11011 abbia neppur voluto discutere l' argomento che 8tava loro tanto a cuore: le tariffe preferenzia!i. N"'turai mente i giornali conservatori - e specialmente quelli che più caldamente sostengono la p')litica di Chamberlain, ed il protezionismo ci danno la f'CO delle querimonie dei Premiers, e vi aggiungono anche qualche cosa del loro. Così il Daily Mriil presta al Ministro Bond aftermazioui che ques~i non ba fatte; dichiarn che il Lyne ha fatto dichiaraziolll gravi assai. N a.Lu ralmente in ciò che scrivono il Daily Mail e lo Standm·d c'è della esagerazione, ma che i mio istri coloniali sono sc:ontenti del governo è un fatto. E tuttavia il governo liberale nel respingere le proposte delle Colonie sembra dal lato del diritto. Whio.ston Churchi 11 dimandò: E' possibile che Ja parte maggiore dell' Im pero faccia dedizione dei suoi sistemi, sistemi cbe ha dimostrato esser buoni , alle Colonie , cioè alla parte minore? E bisogna couveni, e che, malgrado la nuova e Lega proteziònista i m r>eriale , la maggioranza del popolo inglese dice di no. 3° Agitazioni operaie. - Arsenalotti , Ferrovieri , e Scaricatori del porto si agitano. Gli uni per i licenziamenti, gli altri per questioni d'orario e di paga; i terzi per i turni di lavoro. Chi conosce la meravigliosa disciplina e hbilità tattica delle organizazioni operaie inglesi può pensare che , probabilmente, non si arriverà al lo sciopero, e che ci sarà. mezzo di compurre le differenti vedute e necessità: ma è certo che la classe operaia inglese si agita; ed i sintomi di questa agitazione sono ~ali quali erano dodici anni fa , quando scoppiò H famoso sciopero dei Docke1·s. E sarebbe reramente un guaio grave per l'Inghilterra, cni la Germania fa nel campo economico una guerra tanto accanita, se gli scioperi scoppiassero; rna d' altra parte bisogna convenire che non avrebbero torto gli operai, visto che il tasso della vita, in tutta l-'Iugbilterra è aumentato, ed i salari son rimasti stazionari. Intanto notiamo questa circostanza: gli cperai di W oolwich si lamentano che gli arsenali I i licenzi 110 per mancanza di lavori .... guerreschi. Essi hann·> mandato anche una petizione al Re Edoardo, ehe nella faccenda non ci ba che vedere. Tutto questo è italico ... ma se avvenisse in Italia si direbbe , che ciò deriva dalla nostra inferiorità. nella coltura politic.\. t:d economica l Tutto il mondo è pae::;e.....
258 RIVISTA POPOLARE 4° L'imbroglio irlandese. - Un' altro scacco gra·ve ba subito il governo liberale inglese. Aveva presentato nn progetto di concessioni all' Irlanda, che conteneva . qualche co8a del)' Home 1·ule gladstoniana; ma gl' Irlandesi l'hanno sdegnosamente respinto. Perciò il progetto si trova combattuto da un lato dagli Irlandesi, che lo trovano insufficiente e dall'altro dai conservatori che lo trovano esagerato e pericoloso quanto l'antico Home 1·ule. Il governo ha ritirato l'imbarazzante progetto del Birre I , ministro per l'Irlanda, il quale si crede che darà le sue dimissioni. NOl Laria~ilitazione nellraazzma ale~etta I. Nel 1897 un giovane d' ingegno, imbevuto sino al fanatismo delb teoria lombrosiana, colla leggerezza fenomenale, unica anzicchè rara, che distingue tutta la scuola che fa capo al Lombroso ed al Ferri pubblicò uno studio sulla Sardegna (1), dal quale si desumeva che la disgraziata isola era abitata da una razza, spetialmente nella così detta zona delinquente, insuscettibile di progresso, condannata fatalmente al primato nella criminalità ed alla inferiorità sociale. Altri scritti, prima e dopo, riuscivano su per giù alle identiche conclusioni. Le quali venivano anche popolarizzate in forma romanzesca da un militare che si occupò in Sardegna della Caccia· grossa; cioè di quella che si dava ai briganti. / Il lavoro giovanile del Niceforo, che oggi probabilmente si sarà pentito di aver pubblicato, non aveva alcuna importanza scientifica; pullulava di errori e di contraddizioni che potevano essere rilevate dagli osservatori meno esperti e poco fami-. li ari cogli studi sociali. Ma a quella monografia veniva importanza: dalla presentazione che ne fece Enrico Ferri come di uno dei saggipiù completidi Sociologiacriminale, dal consenso del Lombroso manifestato in un articolo del Corrieredella Sera ( numero 297 dell'anno 1897), dal rumore che attorno ad essa seppe solleva re la sapientc organizzazione per la rèclame della cosidetta scuola penale positiva. Perciò mi levai sdegnato contro il libro che mi sembrò una cattiva azione e rivendicai le ragioni dell'isola calunniata nello scritto: Per la razza maledetta (2). Non sperai di convincere i m1e1 avversari scientifici, conoscendoli di dura cervice e tanto appassionati per le loro teorie, che autorizzavano spesso a sospettarli di mala fede. Ma quando meno me lo aspettavo all.t. distanza di dieci anni è venuta una pubblicazione del Sergi (3), riboccante di acutissime osservazioni e di oneste constatazioni , da rappresentare non solo la giustificazione piena e completa di ciò che avevo io sostenuto; ma la riabilitazione trionfale della cosidetta razza maledetta. L'importanza del fatto è eccezionale non solo pel valore scientifico intrinseco del Sergi , ma anche perchè egli fu, se non è ancora, un partigiano delle teorie (1) La delinquen:ra in Sardegna - Remo Sandron - Parlrmo I 897. (2) Presso la Rivista popolare, Roma 1898 Cent. 60. (3) La Sardegna. Note e commenti di un antropologo, Toeino, Fratelli Bocca, 1907. lombrosiane e il Niceforo ci teneva a presentarsi come un suo prediletto discepolo. + Nel libro di Sergi manca una parte, che io speravo di trovarvi : quella dedicata alla statistica retrospettiva della delinquenza. Forse la soppresse per compassione verso il Niceforo ; per non essere costretto direttamente a smentirlo e pe'r non arrecare con ciò un. dispiacere al Lombroso, che egli sinceramente ama. Perciò prima di far conoscere le sue belle osservazioni sulle condizioni della Sardegna mi sembra doveroso completare il suo lavoro con poche notizie di confronti statistici, dai quali si apprenderà tanto quanto occorre sul fenomeno, che fece acq ui~ stare alla Sardegna la sua pessima fama. Sarà bene ricordare ,che la Sardegna aveva ed ha un triste primato nei reati contro la proprietà ; e che ha oggi solo in parte quello negli omicidi. Nei reati contro la· proprietà - forti, frodi, rapine, ecc. nel quinquennio 1879-83 il 1.0 posto era tenuto dalla provincia di Treviso con 1035 per 100,000 abitanti; 2.0 Sassari 766; 3.0 Roma 738 ; 4. 0 Livorno 713; 5.° Ferrara 679; 6.° Cagliari 674. Le <lue provincie alla Sardegna quindi occupavano una il 2. 0 e l' altra il 6. 0 posto. A venti anni precisi di distanza nei forti di ogni genere il 1.0 posto è tenuto da Cagliari con 1124 il 2.0 da Sassari con 1032. Nelle rapine Sassari tiene l' 8. 0 posto con 24,08 ed è suparata da Napoli , Caltanissetta , Catania, Girgenti, Palermo, Trapani e Grosseto; Cagliari tiene il 10.0 con 16,59 ed è superata dalle succennate _provincie oltre che a Livorno. Nelle trufle, frodi ecc. Cagliari occupa il 1.0 posto con 253,88 e Sassari il 3.0 con 182,9-tessendo superata soltanto da Cagliari e Napoli. E' evidentissimo adunque il peggioramento pei reati contro la proprietà nelle due provincie sartie, mentre quelle che precedevano Cagliari nel primo quinquennio hanno subito un miglioramento più o meno notevole. Treviso che era la sola provincia che superava quella di Sass.tri nel 1879-83 a venti anni di distanza presenta un colossale miglioramento ed occupa non più il primo, ma il sessantunesimo posto con· 219 furti ed uno anche migliore, il 63.0 nelle rapine e il 65.0 nelle truffe ... senza che gli antropo-sociologi ci sappiano dare notizie del mutamento della sua razza. Vedremo quali sono le cause evidenti del peggioramento della Sardegna. . Ma il reato veramente caratteristico della -Sardegna era l'omicidio e con particolarità l'omicidio per vendetta, specialmente nella provincia di Sassari. Nel 1879-83 nel più grave reato - ed è quello che disonora l'Italia - il 1.0 posto era tenuto dalla provincia di Girgenti con 70,39 omicidi per 100,000 abitanti ; veniva 2.a Sassari con 46,60. Cagliari trovavasi in molto migliori condizioni: occupava il 21. 0 posto con 21,87. Dopo venti anni nel 1899903 Girgenti, sebbene lo abbia visto diminuire nientemeno che del 41,45 %, tiene sempre il primato assoluto con 41,21; ma Sassari discende all'8° posto con 22,65 essendo superata da Girgenti, Caltanis~ setta, Trapani, Palermo, Napoli, Foggia e Caserta con una diminuzione veramente confortante del 49,24 per cento. Cagliari inve(:e vede diminuire gli omicidi a 16,59 col 26,51 °/ 0 di discesa; ma siccome in altre pro-
RIVISTA POPOLARE l 259 vincie la diminuzione è stata maggiore, essa perde relativamente. alle altre prov111v1ee dal 21. 0 posto passa all' 11.0 • Le due provincie di Sassari e di Cagliari , che presentano adunque una delinquenza omicida elevata , ma superata da molte altre provincie della Sicilia e del meuogioroo nelle lesioni, sono superate <la oltre venti provincie ed hanno rispettivamente 248,94 e 308,44. Il contron to col 1879-83 non è possibile perchè mancano i dati omogenei per quel quinquennio; col 1890-92 non c' è peggionimento sensibile come si è potuto constatar:e in molte ,tltre provmc1e. La forte diminuzione nell' omicidio della provincia di Sassari basta da sola a distruggere la balorda leggenda della immodificabilita della delinquenza per motivi etnici e distrugge sempre più e meglio l'ipotesi della fissità dei caratteri della razza. La mo.dificazione del resto· in questo caratteristico reato, diventa più evidente , grandiosa, se il confronto si pone ad un secolo <li distanza. Carlo Cattaneo nella sua monografia sulla Sardegna afl.erma -che alb fine del Secolo XVIII nell' isola con una popolazione di 360,000 abitanti si commettevano circa 1000 omicidi all'anno; cioè 277,77 per 100,000 abitanti !! (1). Uguale dimostrazione il Bournet aveva fatto per la Corsica, dove, come in Sardegna, l'omicidio per vendetta, venne considerato come il carattere tipico della razza che l'abitava. Questi dati ufficiali vengono completati da altri l0cali. Il dott. Sillia constato che gli omicidi commessi nella Gallura nel 1888-93 corrispondevano ad una media ann u:1 (cifre assolute) di 48 ed erano ridotte a 26 nel 1894-900 (2). Questa diminuzione in sei anni, tenendo conto del!' aumento della popolazione passata da 28,444 nel 1881 a 41190 nel 1901 è ancora più forte di quella verificatasi in tutta la provincia di Sassari. Era spaventevole nel primo .periodo il numero degli omicidi nella Gallura di 168,61 per 100,000 abitanti; e discese a 63,14 nel secondo periodo. E' ancora enorme, perchè di poc·o diflerisce della cifra di Girgenti pel quinquennio 1874-83, ma la diminuizione ha uperato quella delle provincie italiane che l'avevano avuta maggiore; cioè <li oltre il 62 per cento. Ripetendo per la Sardegna le ricerche che ho fatto per la Sicilia e che ho pubblicato nella CZ{jvista del 30 ottobte 1906 (La delinquenzae la razza in Italia) ho voluto vedere quale differenza c' era tra le provincie di Cagliari e Sassari e le rispettive città-capoluogo. I risultati di questa ricerca sono come i precedenti oltremodo istruttivi e schiaccianti contro i sostenitori della teoria della razza , come si può scorgere da questo specchietto : Reati per 100,000 abitanti Provincia di Cagliari ( 1899-903) Città di Cagliari ( 1 898-902) Provincia di Sassari ( 1899-903) Città di Sassari ( 1898-902) Omicidi I 6,59 I 3,70 22,65 5,22 Reaticontro proprietà 1395 792 1239 835 (1) Tolgo questa e qualche altra notizia dalla relazione Pais sulla Inchiesta sulle condi 1 ioni economiche e della pubblica ~icure 11 a in Sa,-degna promossa con Decreto 1inisteriale del 1 2 Dicembre , 894 e presentata al Presidente del Consiglio Di Rudinì in Giugno 1896. (2) La Gallura, Tempio 1904, pag. 289. Il famoso reato carattenst1co della razza maledetta a Sassari, adunque, discende al disotto delle proporzioni di cinque delle provincie del settentrione d'Italia - Cuneo, Novara, Torino, Genov,1 e PortoMaurizio, - e si verifica in Sardegna la stessa enorme sproporzione che si constata tra la provincia e la città di Trapani. Se a Cagliari la ditlerenza tra la provincia e la città capoluogo llOn è tanto notevole ciò si deve con grande probabilità a queste circostanze: 1 ° Sassari ha una proporzione <li popolazione sparsa superiore a quella di Cagliari; rispettivamente del 12.61 °/0 e del 3,12 °fo. Qui I' influenza benefica della buona distribuzione della popolazione conferma ciò (he si era osservato da me nelle provincie di Messina, in Trapani, Monte San Giugliano, nell'Umbria e neile Marche. 2. La popolazione della città <liCagliari ha avuto un é!Umento molto più forte e più rapido di quello delle città di Sassari. La prima da 38598 abitanti nel 1882 passo a 53747 nel 1901 con un aumento del 39,27 % nel ventennio; la seconda da 36317 nel 1882 p:1ss6 a 38,268 nel 1901 con un aui:nento ,1ppena dell' 8,12 °fo. L' incremento rapido di Cagliari che fu di 20,55 all'anno per 1000 abitanti, mentre non fu che di 2,81 a Sassari, tra il 1882 e il J.901 nella maggior parte fu dovuta alla immigrazione dalla provincia o di altre parti <l'Italia poichè I' eccedenza del 13 natalità sulla mortalità, almeno pel 1904, fo superiore a Sassari: di 9,6. per 1000 abitanti ·a Sassari; di 6,8 a Cagliari. A Cagliari, quindi, il fenornen o della immigrazione prevalente sulla emigrazione rispetto a Sassari ha avuto, dal punto di vista della delinquenza, le stesse cattive conseguenze che ha avuto a Milano rispetto a Napoli. (1) Sotto climi diversi e con razze altrettanto diverse, perciò, i fenomeni demografico-sociali contraddicono con una eloquenza veramente traordirntria tutte le fantasticherie e. tutti i romanzi umoristici dell'antropo - sociologia. La lezione delle cifre cosi , prima che venissero le confessioni di Sergi, hanno smentito le asserzioni calunniose che in nome dell'antropologia er,1110 state pronunziate contro la Sardegna. Le cifre avevano riabilitato la razza maledetta. II. La diminuzione della criminalità grave e eh' è caratteristica della Sardegna mm è un fenomeno transitorio e che si potrebbe spiegare col I' in tervento, coll'interferenza di circostanze straordinarie; poichè la diminuzione degli omicidi è stata graduale e continua nel ventennio. Con ciò viene ditrutto il pregiudizio della razza. I caratteri antropologici <lei sardi sono immutati; le manifestazioni morali sono in continu:1 trasformaz10ne. Tale qual' è la delinquenza della Sardegna rimane altissima : supera quella <li tutte le provi1xie iuliane nei reati contro la proprietà; rimane solo al di- (,) Non ho potuto avere dal Municipio di .Caglia~i i dat sulla immigrazione ed emigraz;one locale; m~ li favori cort~- semente quello di Sassari e confermano p_1ena~nente la nua ipotesi: nel quinquennio 1902-906 da Sassari emigrarono 1 383 persone; ve ne immigrarono 826. Si ha ragione di rit.:nere che 1 'emigrazione sia ancora più considerevole.
260 RIVISTA POPOLARE sotto di quella di alcune provincie del mezzogiorno e della Sicilia per l' omicidio. . . . Si può dimostrare la esistenza dei fatton sociali reali, senza ricorrere a quelli fantastici dell' _an~ropologia criminale, onde spiegare tale alta cnnunalità alla Sardegna? La dimostrazione fu fatta da me nel 1898 e da altri prima e dopo di me. Giova rifarl:t oaai perchè la rilevazione dei fatti adesso è oo h e . più esatta e più completa; pere è i 1att1 ammette il Sergi, antropologo non sospetto di tenerezze per la scuola sociologica. E i dati sono di una meravigliosa evidenza tanto per ispiegare la preminenza nei reati contro la proprieta, quanto pel posto che occupa nell'omicidio. La Sardegna occupa il primato assoluto pei reati contro la proprietà perchè essa è la regione assolutamente più povera d'Italia. La sua ricchezza media è al disotto di quella della Calabria, della _Basilicata, della provincia di Caltanisetta, delle Marche e dell'· Umbria, che sono le più povere del regno. La ricchezza med=a della Sardegna è di lire 856 per abitante con lire 949 in quella di Sassari. A Cagliari sono più numerosi i reati contro la proprietà; e Cagliari delle due provincie dell'isola è la più .povera. Sergi ha esattamente esposte le ragioni di questa povertà. La Sardegna, egli dice, non è fertile in ogni sua zona; tutt'altro. << Si trovano estensioni -di suolo che non può essere coltivato per la sua natura rocciosa alla superficie e che iq alcuni luoghi han un terriccio di pochi centimetri, in alcuni nulla quasi o affatto. e, D' onde la grande estensione che vi ha preso la pastorizia rispetto all'agricoltura. La malaria, poi, anche dove le condizioni del suolo sono discrete ha impedito la coltura intensiva. ccCredo, soggiunge l'antropologo di Roma, contrariamente a quello che si afferma, che l'Isola come ora si trova non sia stata. molto differente nei tempi passati; cioè allora come ora l' agricoltura dev' essere stata limitata da pastorizia più estesa ... La povertà, quindi in Sardegna dev' essere stata un fenomeno antico , di origine , ma forse in antico era minore, quando la popolazione era• meno numerosa, aveva minori bisogni e non era aggravata di tasse di ogni carattere e da ogni parte » (pag. 137 e 142). Date queste condizioni naturali si comprende che l' essere proprietario in Sardegna , quando la proprietà del suolo non è ~stesa, non indica menomamente che si è al riparo del bisogno più impellente e dai bisogni più elementari. Non mancano i latifondisti ; ma prevale la cosiddetta proprietà polverizzata e in questa polverizzazione pur troppo c' è stato progresso. Ciò si rileva dal confronto tra il catasto del 1853 e quello del 1901 che ha dato per la Gallura il Sillia. Nella Gallura nel 1853 c' erano 5989 proprietari cioè 22,3 per 100 abitanti; ce n'erano 10.373 cioè 31 per 100 abitanti nel 1901. Dell'aumento non c'è da rallegrarsi affatto perchè il maggior aumento è avvenuto nel numero dei proprietari polverizzati; cioè di quei proprietari, che secondo la frase espressiva di Camillo Mancini costituiscono il proletariato... della proprietà. I proprietari che avevano meno di un ettaro di terra - di quella terra o sterile o malarica! - erano 945 nel 1853; 516 avevano da 1 a 2 ettari.. Nel 1901 con meno di 1 ettaro ce n' erano 2543 e 1134 con 1 a 2 ... (1) Non è una ironia atroce questa proprietà? Su questi proprietari si. sferrò l'ira, il furore fiscale del governo italiano. D'onde le cifre spaven- ~evoli delle esp~opriazioni nella Sardegna; donde il tenomen?. rattr!s~ant~ ed umiliante per ogni gove_rno c1v1le d rnten paesi messi all' asta pubb!1ca , senza t,r?vare '· , spe~so , dei compratori ; d onde anche l 1mpumta dei debitori: molti continuarono uaquill~mente a coltivare le proprietà devolute al <lemamo perchè non s' era trovato chi le avesse acqui~t~to_ all'asta. (2) Que~te. ~o?d1z1~m ~ono aggravate dalla deficienza d~lla ~iab1lit~ o:drnana, sulla quale giusramente insiste 11 Serg1, dimostrando coll'autorità del Larnarmora, che alla medesima avevano meglio provveduto i Rot?ani (pag. 145, 164, 168, 172). La crescmta polverizzazione, contemporanea alla aumentata pre~s10ne tributaria, non poteva che produrre un peggioramento economico. Il Sillia ne da un saggio. coi ?ati sui consumi dei prodotti di prima_ nec~s~uà a f empio. Nel 1851 vi si consumarono far_rna d1 frumento chìl. 161 per abitante, carne 55 clul. Nel 1897 disc~sero il 1 ° a chil. 113 e la seco?da a chil. 22,39; nel 1898 rispettivamente a ch1l. 111 e 18.80. Per colmo di sventura c'è stato anche un aumento nei prezzi dei prodotti di più larg~ consumo non parallelo all'aumento dei salari, che 11 Cabrini ha constatato specialmente nella zona mineraria del Caglieritano in un suo studio vibrante di simpatia pei lavoratori dell'isola infelice (3). Al Sergi, non sfugge l' influenza deleteria dell' enorme analfabetismo sulla vita economica e sociale del Sardo; e, data la percentuale dell'analfabetismo continua: « Dopo questa terribile cifra di analfa. beti, vorrei sentire i giudizi di col oro che parlando della psicologia del popolo sardo trovano che egli è senza iniziativa ... Come mai la iniziativa, l'attività, la volontà possono nascere nell' :i.ssenza assoluta d'idee, di cognizioni, di mezzi, di relazioni nella vita sociale? Chi può dire tutto ciò ad una popolazione di 35 mila pastori, che vivono isolati e come nei primordi della società umana, di 72 mila campagnuoli analfabeti che non sanno come vivere il domani ? A tutta una popolazione di 700 mila, chè tanta è tutta quella della Sardegna, senza le due città di Cagliari e Sassari, che ha poche comunicazioni, che ne ha, come nei tempi primitivi della vita sociale dell'isola, meno di quella dell'occupazione romana ? » ccL'apatia generale in una popolazione non è un (1) Sillia: op. cit. (2) Qualche dettaglio in nota su queste espropriazioni caratteristiche. Un contadino di Bonorva venne espropriato di un pezzo di terra del valore di... 60 centesimi. Il Comune di Sedini si può dire che appartiene al Demanio. Pel 27 agosto 1906 dinanzi alla pretura di Castelsardo venne fissata la vendita all'asta dei beni di un decimo della popolazione. Tre proprietari furono espropriati di proprietà minuscole. Il Foglio periodico della prefettura di Sassari nel mese di Agosto e nei successivi del 1006 pubblicò i nomi di migliaia di contribuenti espropriati; in quello del 4 Agosto ci sono quelli di 200 contribuenti di Sorso; in un altro quelli del Comune di Oliena. Tra gli espropriati il debito raramente supera le Lire 5 I. .. (Nuova Sardegna di Sassari, N.i 195, 214 e 215 del 1906). Sono note le spaventevoli cifre delle espropriazioni del 1887 in poi. (3) Angelo Cabrini: In Sardegna Roma 1906.
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