Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 9 - 15 maggio 1907

RIVISTA POPOLARE 243 qualsiasi considerazione di particolari interessi, anche rispettabilissimi - sorgesse a difendere l' inteteresse generale contro quei gravi pericoli de1la legislazione empirica, che in queste poche linee mi sono studiato di mettere in luce, denuciando le abili manuvre della speculazione. PROF. MANFREDl S10110 PlNTOR detl' Università di Perugia La conferenzadi Londra e i tregrandpiroblemdeill'imperialismo inglese Si sono riuniti, l'altro giorno, a Londra i sette primi ministri delle colonie libere dell'Inghilterra. Sì sono riuniti, per la quinta volta, con lo scopo di risolvere qualcuno dei grandi problemi che si agitano dentro la superba concezione dello imperialismo britannico. E' noto che queste colonie libere - frutto della sapienza politica della Gran Brettagna -- dipendono dglla madre patria solo in guisa formale. Esse si amministrano e si governano da sè, in modo affatto indipendente. Hanno un parlamento proprio ed un ministero responsabile. Solo in alcune gravi decisioni, che implicano gl' interessi supremi dcll' impero, la loro opera è limitata: essendo in tal caso richiesto il parere del governo di Londra. Si differenziano pure dagli Stati sovrani perchè non hanno rappresentanza consolare e diplomatica all' estero. Vuol dire che i diplomatici ed i consoli dell' Inghilterra rappresentano anche tali colonie. Ne viene, come necessaria conseguenza, che le colonie libere non possono trattare coi governi esteri che a mezzo del Foreign office di Londra, non possono quindi conchiudere direttamente alcun patto internazionale. Tolti questi vincoli, la loro i_ndipendenza è assoluta. L'imperialismo inglese ha avuto vivide fiammate di entusiasmo, ma non ha saputo ancora risolvere nessuna di queste tre grandi questioni: 1. 0 Le spese per la difesa militare dell'impero; 2. 0 I rapporti commerciali tra le colonie libere e la metropoli; 3.0 Il parlamento imperiale, e la rappresentanza politica delle colonie libere alle attuali camere inglesi. + L'Inghilterra, solo l'Inghilterra provvede ora alla difesa militare di tutto l'impero. Ne viene una spesa enorme , e certo di gran lunga superiore a quella che la madre patria sosterrebbe qualora non avesse colonie da difendere. Nel caso di conflitto armato, specie con una nazione marittima, la flotta britannica dovrebbe provvedere alla sicurezza delle colonie regie, che sono amministrate dalla metropoli; ma anche a quella delle colonie libere, che si amministrano invece da sè. e che hanno risorse finanziarie proprie. Ne viene che gli oneri ne sono grandemente accresciuti. La marina militare dovrebbe tutelare le coste del Canadà, quelle dell'Africa australe e quelle dell'Australia; tutte quante colonie libere. Dovrebbe quindi mantenere il dominio del mare nell'Atlantico, nell'Oceano indiano e nel Pacifico; cioè in tutto il mondo. Ora, da più tempo, il pubblico inglese, che già si duole della pressione tributaria derivante dagli armamenti, vorrebbe.che a tali spese contribuissero anche le colonie indipendenti. Queste, al contrario, non han mai aderito a tale principio. Vero è che hanno riconosciuta la necessità della difesa militare; ma gli armamenti avrebbero voluto compierli" per conto proprio, con criteri proprii e con propri obbiettivi. Avrebbero quindi voluto una flotta canadese, una flotta australiana ed una ancora della Colonia _del Capo. Tutto ciò per ragioni che sono intuitive, renderebbe la difesa poco efficace; poichè la guerra richiede unità di direzione e di comando; richiede anche un concetto direttivo unico in tutta la sua preparazione. Si spiega quindi che il governo di Londra si sia dimostrato sempre riluttante ad accoglierlo; e come esso preferisca che le colonie gli dessero le somme che vorrebbero dedicare alla difesa singola. Con tali somme continuerebbe a provvedere, meglio e da solo, alla difesa c )llettiva. Vedremo se, in questo, l'attuale conferenza sarà più fortunata delle precedenti. • Quello dei rapporti commerciali tra metropoli e colonie è problema ancor più complesso di difficilç: soluzione. Le colonie libere, non appena han potuto amministrarsi da sè, volenterose di svilupparsi industrialmente, hanno applicati alti dazi di entrata ·contro le merci della madre patria. Inutili furono sempre le proteste dell'Inghilterra. Però le preoccupazioni di questa si fecero serie quando sorsero altri paesi manifatturieri e quand'essi cominciarono a farle concorrenza nelle colonie. Si determinò allora un movimento a favore della madre patria, e questo movimento fu capitanato dal Canadà. Le colonie indipendenti cominciaro·no a dare, a favore delle merci inglesi una, riduzione daziaria variabile dal 25 al 33 °fo. M~ntre per esempio sulle merci tedesche si applica un dazio di roo, su quelle similari inglesi se ne applica uno di 75 oppure di 67, Però tali agevolezze furono stabilite in modo da non nuocere per nulla all'industrializzazione locale; vuol dire che le colonie continuarono a proteggersi contro la concorrenza della metropoli. Ad ogni modo, la preferenza era apparentemente notevole e molte speranze essa suscitò nell'animo degl' industriali inglesi. Ma le risultanze pratiche presto dimostrarono quanto tali speranze fossero esagerate. Infatti~ specie in alcune colonie, il commercio britannico continuò a declinare; dunque i favori erano inefficaci. .Si vorrà ora elevare il saggio della preferenza, tria è dubbio che i rappresentanti coloniali vogliano aderirvi. Certo, non mancherebbe la loro adesione qualora l'Inghilterra desse qualcosa in contraccambio. Ma la metropoli non può dar nulla , perchè non ha dazi, perchè non ne vuole avere. Dunque, su questo punto, sarà molto difficilé che l'attuale conferenza riesca a qualcosa di concreto. • La terza questione è un po' il riflesso delle due altre, specie della prima. Se le· colonie dovessero partecipare alle spese militari comuni, verre_bbero ad acquistare una più diretta ingerenza negli affari dell'impero, e quindi dovrebbe darsi ad esse una qualche rappresentanza al parlamento di Londra. Questo principio urta troppo contro il tradizionale conservatorismo inglese, il quale tiene assai alle sue forme antiche, inviolate per lungo seguirsi di secoli. Come fare ? Pensarono alcuni di costituì.re un parlamento tutt' affatto speciale, il quale dovrebbe legiferare soltanto sugli affari riguardanti tutto quanto l'impero. Si applicherebbe, insomma, colle opportune modificazioni, il sistema germanico. Là i singoli Stati hanno le proprie camere che legi-

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