RIVISTA POPOLARE. 241 gano un'alta retribuzione - il legislatore non sa o non cura. Esso ha formulato, per suo uso e consumo, l'assioma: Dato il terreno, costruita la casa - e procede allegramente, in base a codesto cervellotico assioma, a dettare i proprii precetti. Tanto è ciò vero, che l'art. 10 del disegno in discorso, autorizza la Cassa depositi e prestiti a concedere al Comune di Roma un mutuo di. I 5 milioni - non già per costruire abitazioni a buon mercato, ohibò l ma « per acquistare aree fabbricabili da destinarsi all'ampliamento edilizio della città >i. Proprio come quel tale che non avendo quattrini per comperarsi cavallo e carrozza, cominciò, intanto, a comperarsi la frusta! · Ora è nolo a tutti coloro che non raccattano soltanto nelle ingenue tiritere dei giornali popolari le nolizie intorno alle condizioni dell'industria edilizia in Roma, che se la legge del 1904, colla tassa sulle aree, colle facilitazioni concesse ai proprietari di nuove case di tipo economico, e con altri simili amminnicoli, non ha potuto far rifiorire neppur per ombra l'industria edilizia, ciò non è dipeso affatto dalla pervicacia puramente fantastica , dei ·detentori di aree, rilllttant.i a vendere a prezzi onesti; ma bensì dalla mancanza di capitalisti disposti a tentare l'impresa edilizia. Chi legga la relazione che precede il recente disegno di legge, è quasi indotto a credere che i costruttori si presentino a centinaia a contendersi un'area resa quasi inaccessibile dalle esorbitanti pretese dell'ingordo proprie- . tario; e quindi è indotto a far plauso alla legge opportunamente moderatrice che vuole tutelare il generale interesse reprimendo quella iniqua i ngordigia. Ma tutto ciò è semplicemente fantastico. I prezzi delle aree non sono, a Roma, più elevati che in qualunque altra grande città; e non potrebbero essere, per la semplice ragione che i compratori sono scarsi. Quando infierì la famosa febbre edilizia che condusse alla crisi ricordata da tutti (fuorchè dall'illuminato nostro legislatore e dalla famosa stampa che è tanto insistentemente invocata nella relazione in discorso), i proprietari di aree non si mostrarono affatto riluttanti a vendere, e non accarn parono pretese esorbitanti. Ma quella crisi che alla stampa ingenua e al legislatore non meno ingenuo nulla ha insegnato, ha invece offerto agli oculati capitalisti un fondo prezioso di egregi ammaestramenti. E i capitalisti che non aspit·ano alla popolarità, e non chiedono lumi alla stampa ingenua , sono oggi tutt''altro che disposti a dedicarsi a un' in-dustria che, mentre è risultata non meno aleatoria di tante altre, è poi notoriamente poco rimuneratrice. Ecco perchè a Roma, in questi ultimi tempi, si sono fabbricati -- nonostante i\ preteso prezzo esorbitante delle aree - moltissimi villini, e si sono, invece, costruite pochissime case composte di modesti appartamenti da affittare. · Per la costruzione di tali case i proprietari avrebbero venduto e venderebbero le aree altrettanto volentieri quanto per la costruzione di villini, ma gli acquirenti non si sono presentati e non si presentano: perchè il capitale è diventato 'diffidente in seguito all'ultima crisi ; perchè i prezzi dei materiali da costruzione e della mano d'opera sono molto e_levati; perchè il sottosuolo di Roma presenta difficoltà affatto speciali, costringendo quasi sempre a 5pingere le fondazioni alla profondità eccezionale di I 5 metri e oltre; e finalmente percbè il provvido legislatore ha saputo rendere così costoso e laborioso e difficile lo sfratto dell'inquilino cattivo pagatore, che l'amministrazione d'una casa con numerosi appartamenti a buon mercato, è diventata una delle più ingrate fra le immaginabili e attive imprese. Date queste circostanze di fatto, è chiaro che la persecuzione avviata contro i detentori di aree, non può cambiare menomamente i termini del problema che il legislatore empirico si è proposto di affrontare. Pur supponendo che le aree siano per esser gittate in abbondanza e a basso prezzo sul mercato, le costruzioni non s' inizieranno perchè i capitali non affluiranno atfatto. Non è, invero 1 supponibile che la riduzione, anche considerevole, d'una porzione affatto secondaria delle spese - mi sia lecito di esprimermi così - d'impianto, riesca a determinare il capitale ad affluire ad un'impresa considerata per tante altre gravi ragioni come poco attraente. Sarei curioso di sapere, per esempio, quante case siano state costruite sulle aree che il Governo del Re è stato ~wtorizzato a vendere, a prezzo di favore, secondo l'art. 5 della legge 8 luglio 1904 l Ma se le proposte disposizioni fossero destinate soltanto -a lasciare il tempo che trovano, il male non sarebbe poi tanto grande, dal punto di vista dell'interesse generale. Si dovrebbe deplorare soltanto il naufragio di un'illusione, e l'arbitrario sacrifìcio, inutile e per ciò assolutamente iniquo, delle legittime aspettative d' uno scarso manipolo di, proprietarii di terreni. E, constatato l'insuccesso dell'esper.imento, si potrebbero escogitare, non senza rimpianto per il prezioso tempo perduto, misure più serie ed efficaci. Senonchè, i provvedimenti del legislatore empirico,. lasciando affatto insoluto il problema che si trattava di risolvere, avranno però prodotto - come ho ,avvertito in principio di questo scritto - una sicura conseguenza: avranno, cioè, generato proprio quel malanno che colle improvvide mi·sure adottate si voleva evitare. Il legislatore che nella relazione più volte ricordata, accenna con insistenza alla esagerata speculazione sui terreni, ignora evidentemente quali siano i caratteri e gli estremi e le manifestazioni più cospicue della speculazione vera e propria. Chi ha studiato i .termin_i del problema nei paesi dove esso realmente si affaccia con tutti i suoi caratteristici lineamenti (per esempio in Germania), sa che i prezzi davvero esorbitanti delle aree non si determinano dove il terreno fabbricabile è cattivo e distribuito fra parecchi propriet;ui dissociati, ma bensì dove è buono, abbondante, e accaparrato dai veri e proprii grossi speculatori che dispongono di forti capitali (r). E _queste condizioni di fatto, necessarie alla germinazione della reale speculazione perniciosa, queste condizioni di fatto· che a. Roma non c·sistendo nè punto nè poco non hanno potuto dar luogo alla speculazione immaginata di sana pianta dall'empirico legislatore, partito baldanzosamente in guerra contro un mulino a vento -- queste condizioni di· fatto sarebbero proprio poste in essere, in gran parte, dai provvedimenti che il novello Don Chisciotte ha saputo con tanta sapienza escogita re. Certo, con quei provvedimenli non si cambia la natura geologica del terreno, ma se ne muta il carattere economico, se ne estendono a dismisura i confini, se ne determina il trapasso nelle mani di una rJ,uova e più compatta e calcolatrice e agguerrita categoria di proprietarii. . I terreni .fabbricabili, quali risultavano defìm ti ( 1) Potrei citare a dieci ne le importanti pubblicazioni tedesche su ciuesto argomento, sviscerato con profonda competenza da tanti scienziati autentici, in questi ultimi anni. Mi limito a ricor,lare, per amor di brevità, questi soli due scritti eccellenti: D. Von Mangoldt, Die stèidtische Bodenfrage) Gòttingen, 1904; e D. Rud. Eberstadt, Die spekulation im 11eu{eitlichen, stèidtebau, Iena, 1907.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==