Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 9 - 15 maggio 1907

238 RIVISTA POPOLARE tre poteva gettarvelo a tempo debito, correttamente chiedendo, secondo la propria convinzione, l'assoluzione di Palìzzolo e non il rinvio alle assise? Il Comm. Cosenza persiste nell' errore o nella colpa riaffermando: cc d'aver mandato il biglietto di ftlauso - in favore di Palizzolo sotto processo a Bologna - mi sento altamente soddisjàtto: esso risponde al sentimento di ogni uomo one~to . c~e non (luol vedere impunemente calpestata la giustizia >) ( 1 ). Ah! no Comm. Cosenza. Per dare soddisfazione al sentimdnto di un uonio onesto e per impedire ehe fossse impunemente calpestata la giustiz.ia, voi avevate il mezzo semplice, diretto e che avreste dovuto - assolutamente dovuto - adoperare: quello di conchiudere la vostra req uisi tori a invocando l' assoluzione di Palizzolo e 11011 chiedendone il rinvio alle Assise. Non avendo fatto a tempo debito ciò eh' era vostro preciso dovere di fare voi perdete il diritto di parlare del sentimento di uomo onesto che vuole ii1ipedire il conculcamento .delle giustiz.ia. Il caso del Comm. Cosenza che confessa, e vuole esserne quasi lodato,· di avere fatto la ric~iesta di rinvio alle Assise di persona che crede rnnocen te credo sia il primo - e speriamo che sia l'unico -' negli annali giudiziari. E se la Cassazione nori annullava la sentenza di Bologna non sarebbe stato terribile il rimorso di aver contribuito a fare condannare un uomo, della cui innocenza si era sicuri a trent'anni di galera? Tutto ciò che il Comn;. Cosenza dice a propria scusa o giustificazione o è ridicolo o aggrava la sua responsabilità. cc Egli, dice, non aveva che il semplice compito di fare la richiesta; era la sezione di accusa che doveva decidere». Chi non sa, intanto,.quale enorme influenza es~rcita il parere del Procu1;atore generale - specie se del valore del Cosenza - sulla Sezione di accusa? Comunque; se la norma: fa quel che devi avvenga che può dev'essere seguita_ da qualunque cittadino, se no1~erro, dev'esserl~ ajortiori e non pretermessa mai da un alto magistrato. Contro la propria cosci_enza chiese il rinvio. di Palizzolo perchè luce s1 facesse e la pubblica opinione fosse modificata? E allora egli aveva un mezzo sicuro di mettere di accordb la propria coscienza collo scopo d' interesse sociale che voleva raggiungere: poteva lasciare al So~t., P~oc. _Generale Marsico, che credeva nella relta d1 Pahzzolo, il compito di fare la richiesta di rinvio alle _t\ss_is~, come aveva lasciato al Sost. Proc. Gen. Man111 11 compito di chiedere il rinvio dello stesso Palizzolo alle Assise per l'assassinio Miceli. Ed al Marsico venne tolto il processo perchè al Palizzolo non piaceva..... · E' strano , è enorme , è inqualificabile che un Procuratore generale tolga il mandato di fare la requisitoria a chi crede nella reità dell' accusato e concludendo nello stesso modo del Marsica, cioè pel rinvio alle Assise, se lo assuma egli, che crede nell' innocenza dell' accusato ! ! Questa inesplicabile, questa spaventevole contraddizione dovrebbe far comprendere all' Ora di Palermo, perchè si è biasimato sempre il Cosenza, che ( 1) Perchè il lettore comprenda: bene ricordo che la Tribuna Giudi{iaria di Napoh nel numero dell' 8 dicembre 1901 fece un appello al paese. Nel nnmero del 15 dicembre pubblicava tra le altre adesioni la seguente : Plaudo alla nobile i»i{iativa e santo apostolato. VINCENZO COSENZA Procuratore Generale in Palermo Il Comm. Cosenza ci apprende - ciò che si sapeva - che la nobile ini{iativa e il santo apostolato miravano alla difesa -i.i Palizzolo. chiese il rinvio di Palizzolo alle Assise, e non si rivolge alcuna critica al Presidente Masi e alla Sezione vi accusa che decisero il rinvio in conformità della richiesta. La risposta è facile e limpida: perchè il primo agì contro la propria convinzione e gli altri in conformiià della medesima. Tra i due casi c' un abisso morale incolmabile. E si discende ancora più giù quando il Comm. Cosenza lascia intendere che su di lui furono esercitate delle pressioni. Erano quelle della opinione pubblica? Ma a Palermo l'ambiente era già favorevole in grandissima parte a Palizzolo; tanto che pochi giorni prima J.ella requisitoria per poco più di ceuto voti egli non fu rieletto deputato! Il Comm. Cosenza dice che si ribellò alle pressioni - che pare siano state concrete e personifìcate e non impalpabili come quelle che vengono dall'ambiente - perchè non ha mai transatto colla sua cosczenz.a. , I mali,gni potrebbero sospettare che _qu~sta fierezza si rassomigli un poco al cartone cm SI vuol dare l'apparenza del ferro; essi apprendendo dalla sua bocca che chiese il rì nvio di Palizzolo alle Assise essendo convinto della sua innocenza potranno credere che egli abbia per lo appunto ceduto alle pressioni. Del resto il Comm. Cosenza è facile a ricorrere allo intervento delle pressioni: attribuì alle pressioni lo sviamento della giustizia nella istruttoria del lJl'Ocesso per l' assassi~io di Notarbartolo; denunzia le pressioni che gli vennero per la requisitoria nclw stesso processo; spiega colle pressioni il suicidio di Filippello. . Ma è ammissibile che un Proc. Generale oggi Presidente di Cassazione parli con tanta leggerezza di pressioni senza far sapere da chi, come, quando vennero? Eu-li se le annunzia deve conoscerle ed ha l'obbligo O tassativo di denunziarle. Gii scellerati che le hanno esercitato, qualunque sia la loro posizione sociale, qualunque sia il loro grado devono essere punì ti e messi alla gogna. E' tempo che questi misteri vengano squarciat_i; _al~rimenti si è nel diritto di credere che le pressioni sI accampano per coprire le proprie debolezze ed i propri errori. Dopo di che mi pare che non si possa menomamente giustilìcare l'on. Ministro Orlando; il quale non negò la responsab~li tà del Comm_. Cos~nza 1?-el processo Palizzolo, ma 1n suo favore invoco le circostanze attenuanti cc Fallì , egli disse , perchè non fu un eroe >). A m~ pare c~e ci voleva Roco er?ismo ad agire seguendo 1 dettami dell~ propria _cosc1en~a. Ciò fa qualunque galantuomo d1 mezzana energia. Le circoslanze attenuanti si possono invocare per un accusato ~lle Assise, ma non per un magistrato cui sono affidate la libertà, gli averi, l' onore dei cittadini. Cosenza non fu eroe, dic~ il ministro; Cosenza non fu un buon magistrato, aggiungo io. 5.0 E vengo all'ultimo caso eh' è stato il più contestato perchè sembrò! quando,_lo denu?ziai, !l più inverosimile e provoco anche l 1nterruz10ne d1 sbalordimento dell'oh. Giolitti; quello di Bari. Che io abbia detto il vero, meno del vero, oramai tutti sanno. L'articolo pubblicato dal collega deputato Marghieri nel Mattino (~-7, maggio) lo co1:fe~·ma pienamente; ed egli che e 1 avvocato della vittima deve conoscerlo bene. Io invece di trascrivere qui il suo articolo riprodurrò alcuni dati dalla memoria dell'avv. Milella presentati in difesa della Marchesa Porzia Diana contro il curatore Bianchi (Bari, Tip. Fratelli Pansini, 1907 ) senza aggiungervi nulla del mio. Luigi Bianchi fu nominato curatore del fallimento della Ditta Vito Bianchi di Fasano con sen-

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