Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 9 - 15 maggio 1907

RIVISTA POPOLARE alcuni eminenti avvocati penali che di Procedura penale s'intendono, mentre io la sconosco. Secondo il mio giudizio di profano resta immutata l'accusa formulata dall'ex Deputato Mauro; la pretesa rettifica del Consigliere Galiani ci apprende questa circostanza: che il Presidente dette dei consigli al Vice Presidente - era forse un certo Rallo da giudice in Cattanissetta promoss·o a Vice Presidente in Trapani ? sarei curioso di saperlo - ; e che il signor Vice Presidente andava a domandare le impressioni sue, e faceva l'errata-corrige alle proprie deliberaz10n1. Se questo sia nelle consuetudine - come si suol fare, dice il Galiani - dei Tribunali io non so; ma a me, profano nella Procedura, ripeto, la cosa sembra assai scorretta. Comunque io mi sentivo nel pieno diritto di ripeter.e alla Camera ciò che stava nella mia pubblicazione di circa due anni e mezzo fa e che non aveva dato luogo a rettifica çii sorta alcuna e molto meno a quelle querele che io avevo invocato e che nessuno si dette mai cura di dare. Questo episo.dio-gravissimo nella versione Mauro, oscuro in quella Gnliani - intanto prova come è affatto inutile denunziare le irregolarità - chiamiamole così, pro bonopacis - nell'amministrazione della giustizia ai signori Ministri Gardasigilli quando nern meno un ex deputato al Parlamento riesce a farsi chiamare per dare le prove di ciò che afferma. L' ex deputato Mauro affermava eh' erano in suo potere due sentenze diverse nello stesso processo redatte a cinque giorni di distan 1a l'una dall' altra e le metteva a disposizione del Ministro. O le aveva ed a Trapani era dimostrato, che c'erano giudici che rendevano bassi servizi e non sentenze; o non le aveva ed il Mauro poteva essere bollato per mendacio e per calunnia .... In ogni modo la mia piena buona fede era fuori discussione; dato che io avessi commesso l'errore di credere ad un antico Collega, c'era in tutto un solo colpevole: il ministro che non aveva appurato i fatti e assegnato le responsabilità. E ciò che non fo fatto nel 1901 si potrebbe sempre fare nel 1907. Non le pare on. Orlando? 4.0 La rettifica piu miserevole nella sostanza e cortese nella forma, perchè metteva fuori discussione la mia buona fede, mi venne dal più noto e più illustre dei magistrati da me colpiti e ch'ebbe l'onore de Ila parziale difesa immediata dall' on. Ministro Orlando: dal Comm. Cosenza, che attualmente presiede alla Cassazione di Firenze. Nel mio. discorso alla Camera del 1° Maggio lo biasimai vivamente per l'azione spiegata nel Processo Polizzolo e per non avere provveduto ai gravi inconvenienti denunziati dall' on. Fera nelle sfere giudiziarie di Catanzaro e che a lui erano noti. Che cosa disse a propria difesa il Comm. Cosenza nella intervista accordata al corrispondente fiorentino dalla Tribuna? · Sul secondo punto egli fu esplicito ed a me pare che anche sia srato fortunato. Egli affermò di aver fatto il proprio dovere denunziando a tempo debito al Ministro guardasigilli i mali che aveva potuto contrastare a Catanzaro ed invocò la pubblicazione integrale del proprio rapporto. Ed ha diritto di essere esaudito. Ma questa difesa dà luogo a due riflessioni malinconiche. 1 ° Ebbe torto l' on. Orlando quando, impressionando la Camera, nella risposta datami con troppa fretta, affermò che i fatti di Catanzaro erano posteriori alla partenza del Comm. Cosenza. Il Comm. Cosenza lo smentisce, almeno per una parte di essi. 2.° Ci apprende che i magistrati quando fanno il proprio dovere denunziano e invocano provvedimenti opportuni, non trovano ascolto presso i ministri. Devo, perciò, anche questa volta come nel caso Mauro deplorare la condotta del ministro del tempo, che venne meno ai più elementari doveri suoi. La risposta del Comm. Cosenza giusti.fica pienamente la mia condotta. Esattamente avevo affermato che egli conoscesse i fatti di Catanzaro; egli lo conferma. Dalla mancanza di provvedimenti sino alla denunzia dell'on. Fera avevo argomentato che egli non se ne fosse interessato perchè non potevo supporre che il Ministro non tenesse alcun conto delle richieste di chi lo rappresentava. Ha torto, però il Comm. Cosenza nel lamentarsi amichevolmente di non essermi a lui rivolto per sapere la verità. Ma quale veste; quale diritto avevo per farlo? Se lo avessi fatto, non mi sarei sostituito arbitrariamente ai suoi superiori di retti ed immediati? La mia richiesta non sarebbe stata giustamente qualificata come una sconveniente e impertinente inframmettenza? La rettifica in ogni modo conferma il mio assunto sul cattivo andazzo dell'amministrazione della giustizia. La responsabilità si sposta dal Procuratore generale al ministro; e perciò si aggrava .. Il Comm. Cosenza è stato assai infelice -e non poteva non essere tale - nell' intrattenersi della parte che ebbe nel processo Palizzolo. Data la grande autorità di cui gode il Comm. Cosenza; date le anomalie incredibili che si verificarono nella' istruttoria del processo per l' assassinio del Comm. Notarbartolo; dati gli errori e le colpe numerose del~'autorità giudiziaria e di quelle politiche nel medesimo; e dato anche il silenzio che si era serbato nella Camera sulle maggiori responsabilità dei magistrati in tale importantissimo processo, il cui esito negativo esercita tanta influenza sulla delinquenza della Sicilia e sulla forza della mafia, era utile, era necessario pel mio assunto che io lo rievocassi. Colpençio il Comm. Cosenza io colpivo tutto un sistema. Se non si deve rievocare il processo Palizzolo . ' perchè chiuso, cqme vorrebbe l'on. Carlo Nasi nel citato articolo della Stampa, non si deve accennare ad alcun altro processo chiuso e terminato -' specialmente se di minore importanza e meno ricco di suggestioni e di insegnamenti. E allora co-i}e si può esplicare l'opera critica intesa a determinare le falle della magistratura o ad invocare i provvedimenti riparatori? Non si può durante il processo perchè sconveniente e dannoso; non si deve dopo perchè è chiuso ..... E allora non si potrebbe e nun si dovrebbe criticare mai ... Non desiderano di più e di meglio i magistrati indegni, che vedrebbero così resa sistematica e sicura la propria impunità. Al Comm. Cosenza rimproverai : di avere richiesto il rinvio di Palizzolo alla Corte di Assise mentre lo credeva innocente; di avere manifestato intempestivamente il proprio convincimento durante il processo di Bologna. Io non saprei quale dei due episodi faccia più torto al Comm. Cosenza , che non nega nè l' uno nè l'altro. A giudicare il secondo basta immao-inar; come e quanto si g~iderebbe contro un p0rivato cittadino che gode d1 grande autorità e che va a gettare il peso del proprio giudizio nella bilancia della giustizia durante un processo. Il biasimo che lo colpirebbe sarebbe severissimo e meritato. Che dire poi quando chi va a gettare nella bilancia il peso della propria parola è un alto magistrato che conosce nei minimi dettagli il processo e nel quale egli ha fatto ~a requisitoria? Che dire quando questo peso nella b1lanc1a lo getta fraudolente men te, meri-

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