204 RIVISTA POPOLARE avJ;ocati che si unirono al n11mstro per protestare contro di me che offendevo la magistratura mettendo alla gogna chi la disonorava! Così è che quando lo stesso De Pirro difende del1' accusa di truffa e di spaccio di biglietti falsi ... un giudice del Tribunale di Catanzaro - non è già una mostruosità questo caso ?-che aveva fatto parlare mol· o male di sè nelle precedenti residenze e di cui si era occnpata la Camera, il pubblico resta incredulo o perplesso sulla serietà e serenità della testimonianza di un Presidente di Corte di Assise ... Ho menzionato lo scetticismo come uno degli elementi che discreditano l'amministrazione della giustizia e riescono pericolosi. Forse la parola scetticismo non è la più adatta per delineare il caso di cui voglio occuparmi. Ma il caso stesso narrato nella sua semplicità massima indurrà il lettore a correggermi ed a giudicare se non mi sono affidato ad un eufemismo troppo pietoso. Il caso è quello del Cqmm. Cosenza e si riferisce al famoso processo Palizzolo. Il Cosenza stese la requisitoria in Sezione di accusa; concluse pel rinvio alla Assise, ma attraverso ad una serie di considerazioni che mostravano in lui tutto il desiderio di· vederlo assolto. La Sezione di accusa rifèce i suoi ragionamenti - anzi formulò un vero atto di accusa contro di lui - e rinviò alle Assise. Ebbene : che cosa avrebbe dovuto fare il Cosenza, il Procuratore Generale, che, sebbene proforma, aveva chiesto che si venisse a quella conclusione? Per lo meno tacere sull' opera propria e sul giudizio del Magistrato competente, finp a tanto che il processo non fosse terminato. Ma egli invece mandò la famosa letterina--destinata alla pubblicazione - al Direttore della Tribuna giudiziaria, che durante il processo innanzi alle Corte di Assise di Firenze, aveva promosso un referendum, in favore del Palizzolo; nella quale letterina dichiarava di essere convinto della innocenza del Palizzolo, ma che ne aveva chiesto il rinvio alle Assise affìnchè la pubblica opinione pregiudicata contro di lui avesse potuto essere illuminata dalla discussione in contraddittorio ..... Ma è presumibile un alto Magistrato convinto dalla innocenza di un accusato che ne domanda il rinvio alle Assise, facendo rimanere ancora un anno in carcere un innocente e facendo spendere allo Stato un centinaio di migliaia di lire, oltre gli enormi danni procurati alle famiglie delraccusato e della Parte Civile, ed ai disagi ed ai danni inflitti a centinaia di testimoni? Quella imprudentissima dichiarazione avrebbe dovuto procurargli una punizione; ma egli era diletto all' on. Zanardelli per le sue non comuni doti intellettuali e invece fu promosso! ♦ Illustrare e commentare l'ignoranza di moltissimi magistrati è cosa assolutamente superflua; tanto essa è nota. L' illustre Prof. Ludovico Mortara , che ora è lustro della magistratura, dichiarava circa dieci anni or sono che l'ignoranza di coloro che devono amministrare giustizia costituisce da sè sola un grande pericolo sociale. Si dica altrettanto del servilismo verso il governo: venne bollato a sangue da un altissimo magistrato, che fu ministro di Grazia e Giustizia, l' Eula; il quale pronunziò il famoso motto: la magistratura rende servigi e non sentenze. Ma credo di non andare errato affermando che il servilismo è in diminuzione notevole. Molti magistrati ci tengono ad atfçrmare clamorosamente la propria indipendenza - specialmente quando lo possono fare a danno della giustizia, acquistando facile popolarità, che può servire anche come mezzo per accelerare la carriera. Meno conosciuto e meno valutato per quello, che vale è il casJ della devozione a Tizio o a Filano, cui si sacri Gcarono sfacciatamente, talora, anche le forme. Il caso tipico è quello che illustrai nel mio libro: Come si amministra la giustizia in Italia - quello del Procuratore del Re Mercadante, la cui condotta me lo fece giudicare spregevole nella Camera dei Deputati, ma che avrebbe meritato un aggettivo assai più forte. L'ottimo magistrato se ne vendicò, non querelandosi pei fatti determinati contro di lui affermati, ma assumendo aria di sprezzante orgoglio proclamando che a lui basta va - ed aveva ragione se alludeva alla carriera - la fiducia dei propri superiori e vendicandosi contro di me col lanciare le più sozze insinuazioni. Ma ciò che possa l' amicizia e la camaraderie si vide anche nel processo contro il Sordello di Trani; dove per compiacenza verso ~a moglie prepotente di un magistrato Procuratore del Re, giudici e consiglieri di Corte di appello sorpassarono la misura della decenza e m' indussero a propugnare quella inchiesta, che condusse al trasloco punitivo da Trani di c111que magistrati in una volta. ♦ Sarò brevissimo nell' accennare allo spirito reazionario. Anche questo è in diminuzione sensibile: i magistrati oggi se non sentono più vivo il sentimento della giustizia, subiscono maggiormente l'influenza della pubblica opinione. I casi esemplari non mancano e non è remoto il ricordo del processo pei tumulti di Riesi, di cui mi occupai nel menzionato libro mio sul come si amministra la giustizia. Il Tribunale di Caltanissetta presieduto da un certo Naso e in cui funzionava da pubblico ministero un arnese degno di fargli buona compagnia, un certo Curatolo, allora dette spettacolo ributtante se non di bassa vendetta contro chi aveva deposto in una inchiesta contro di loro, certamente di uno spirito reazionario inconcepibile. Per condannare gli accusati più in vista si accordò fede ai testimoni dimostrati mendaci e si fece carico, come di un indizio evidente della sua capacit.ì a delinquere, al Pasqulino di aver pubblicato quatt1-o anni prima un opuscolo, in cui contro la casa principesca dei Ferrandina di Spagna si rivendicavano gli usi civici su di un suo feudo. In quel processo, Presidente del Tribunale e Pubblico ministero, arcades ambocioè entrambi bestioni - stabilirono la massima da prendere colle molle, che contro la sentenza della Sezione di accusa nella pubblica discussione non si potessero sentire testimoni ..... ♦ E qui mi arresto senza citare centinaia di casi analoghi che sono a mia conoscenza e che avrebbero bisogno non delle poche colonne di un articolo di rivista, ma delle centinaia di pagine di un libro. Oggi, come altra volta feci in questa stessa rivista, mi preme di rispondere ad una difesa che si tenta della magistratura. -Si dice: « i casi di magistrati indegni non sono molto numerosi, mentre non mancano esempi di magistrati degnissimi di ammirazione per la rettitudine-, per la cultura , per la fierezza, per lo scrupolo che mettono nello eserc1z10 delle loro funzioni ; anzi sono di gran lunga più numerosi i magistrati buoni di quelli cattivi. >> Vero, verissimo. Io e quanti si sono occupati delle piaghe dell'amministrazione della giustizia in Italia,
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