RIVISTA POPOLARE 203 augurarsi di no; ma bisogna anche convenire che poichè i loro mezzi non mancano, e scrupoli non ne hanno la posizione di Roosevelt nella elezione prossima si presenta delicata assai. a. a. Nel tempio di Temi Nel giugno dello scorso anno per ripigliare una campagna, che mi ha procurato molte amarezze, presentai una interpellanza sulla necessità di procedere ad una epurazione della magistratura. Del non avvenuto svolgimento con ragione si mostra sorpreso un egregio redattore del Corriere giudir_iario di Roma (20 aprile). Non la svolsi, perchè Niccolò Gallo divenuto ministro di Grazia e Giustizia mi pregò vivamente di soprassedere promettendomi nel modo più assoluto che egli avrebbe spazzato, entro i limiti qel possibile, le stalle di Augia, mentre le mie accuse pubbliche, per quei pregiudizi stupidi prevalenti in Italia sul principio di autorità, gli avrebbero creato degli ostacoli cha avrebbero ritardato gli opportuni provvedimenti. Dalla conversazione con lui avuta ebbi a convincermi, eh' erano a sua conoscenza molti fatti scandalosi, tra quelli che avrei voluto denunziare ; tra i quali alcuni · di quelli di Catanzaro, poscia portati alla tribuna parlamentare dall' onorevole Fera. . La mia interpellanza era caduta quando sopraggmnse ~a morte im pro.vvisa del Guardasigilli prima che egh avesse avuto 11 tempo di mantenere le promesse fattemi nello interesse supremo della giustizia. Gli arresti di Catanzaro, in seguito all' inchiesa promessa dall' on. Colosimo all' on. Fera banno rimesso all' ordine del giorno la questione vi tale della magistratura, cui ha anche dato un sapore di scandalo acre la messa a riposo del Comm. Casaburi, che ha fatto spesso parlare di sè, ora in senso buono, ora in senso cattivo. Di lui è doveroso ricordare c.he aveva agito correttamente ed pnergicamente nel famoso processo della Marchesa Cassi bile; ora lo si accusava d'inettitudine per senilità. Fu mandato a riposo perchè il mal di mare, aggravato da libazioni che se non furono copiose in senso assoluto, lo furono relativamente alla sua organica debolezza, lo fecero mancare alla etichetta regia ? Sarebbe enorme. E l' on. Ministro Orlando, della cui parola non credo di dover dubitare, assicura, cbe il provvedi mento era deciso da alcuni giorni; ma certamente l'incidente a bordo delia Trinacria lo avrà affrettato. Sia pure verissimo che questo incidente non abbia esercitato alcuna influenza sull'animo del ministro, esso dimostra sempre che si è lenti, lentissimi, come tartarughe, nell'eliminazione dalle fila della magistratura di quelli elem~nti che. per una ragione o per un'altra la dis~red1tano; d1 quelli clementi che sperimentalmente s1 sono Jimostrati solo buoni o a prendere denaro dalle parti contendenti o a rendere favori svergognatamente a qualche amico o a rendere servizi al governo. Perciò non s'insisterà abbastanza nell' avvertire che un magistrato non è pericoloso e disadatto soltanto per la sua disonestà; ma lo é anche altrettanto, se non di più, per la sua prepotenza, pel suo scetticismo, per la sua ignoranza, ·pel suo servilismo, per la devozione ad un amico anzichè alla causa della giustizia, per lo spirito ultra-reazion .rio. Voglio rapidamente illustrare alcuni di questi casi c?gl~ esempi reali e non colle ipotesi e colle allus10111più o meno trasparenti. Ciò che possa lo disonestà a Catanzaro lo si é potuto appena appena intravvedere dall'arresto del Cav. Pace cancelliere della Corte di Appello e di un suo complice. Io la conobbi per dolorosissima esperienza personale la disonesta di alcuni magigistrati di quella Corte sin dal 1889 ! (r) 11 caso Arnone è notissimo. A Catanzaro in un processo che si era cominciato a svolgere in febbraio 1906 e che è tornato a svolgersi in questi giorni, quello contro Calogero Russo, si potè vedere quello che può la violenza del carattere e l'assoluta mancanza di quelle forme, che sono un indice esteriore della doverosa imparzialità. Ivi nell'elemento democratico acquistò simpatie e popolarità il De Pirro , Presidente della Corte di Assise , che doveva giudicare il Russo , perchè ad una allusione nella arringa di un avvocato della Parte Civile ad un telegraq11na sconveniente del Ministro di Grazia e .Giustizia del tempo, che gli raccomandava la continuazione del processo, rispose con voce vibrata: Io m'infischio del potere politico! Mi preme dichiarare che ritengo il De Pirro essere allora sinceramente convinto - e non compete a me esaminare se a torto o a ragione - che fosse bene avviata la corruzione tra i giurati per la assoluzione del Russo, che era stato sottratto ai suoi giudici naturali di Termini Imerese per legittima suspicione e che da tre anni stava in carcere. Ma la sincerità della sua convinzione e la fierezza sua nell'affermare la propria lodevole indipendenza dal potere politico, sarebbero state qualità degne di ammirazione, se fossero state accompagnate dai modi che dànno un minimum di garanzia d' imparzialita. Egli invece fece di tutto per fare comprendere che in lui c'era un partito preso contro l'accusato ricorrendo a modi villani e violenti, incriminando i testimoni che non gli andavano a versi, facendo insinuazioni gravissime contro funzionari di ogni genere: magistrati, delegati, sotto prefetti, ufficiali dei carabinieri. Ad esempio: quando si presenta il Capitano dei carabinieri Ingbilleri, ne pregiudicò la deposizione con questa ironica e imprudente esclamazione : già ! questi è nativo di Monreale ... Lasciò insolentire contro il Sotto prefetto Stagnitta, un Delegato di P. S.; tece di tutto per discreditare l'Alongi - l' auLore della Mafia e della Camorra - Commissario di polizia, il Capitano dei carabinieri Sicuro e il tenellte Verde. E si può immaginare ciò che fece contro i testimoni eh' erano semplici mortali. Chiamò pulcinella un teste a nome De Angelis; e ad un altro, se non err, · a nome Mendolera , disse : Sei lordo di dentro {' ii fuori; vattene, schifoso . . . . Che cosa può e deve pensare il pubblico; che cosa devono sperare o temere coloro che invocano giustizia o gli accusati da un magistrato di quello stampo che tiene un linguaggio se non altro degno di una taverna? Ed un ministro di grazia e giustizia levossi indignato nella Camera perchè io, dopo averlo dimostrato tale, chiamai spregevole il Proc. del Re Mercadante ... , e ci furono deputati- , ( 1) In una interessante corrispondenza da Catanzaro ali' uf fi<-iosa Tribuna del 24 aprile si formulano altre gravi accuse contro la l0cale magistratura e contro la clientela . che la domina. Gustosi: l'accenno alla lotta tra il Proi:. del Re Giampietro e i magistrati terminata coli' allontamento del primo, colpevole di aver voluto ricondurre al do vere i propri coll~- ghi e la sorprendente assoluzione di un Direttore delle pngioni accusato di peculato.
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