202 RIVISTA POPOLARE emigrazione giapponese e cinese, su la reciprocità dei titoli nniversitarii, sul sistema metrico etc. Essi sanno che questi. loro voti non sono senza importanza di fronte al paese. Oggi sono semplicemente dei desiderata, ma son destinati ad essere tr';l.dotti nel dominio dei fatti reali , ed allora - essi non lo nascondono - non solo il protezionismo trionferà malgrado la opposizione del governo e del part;to liberale; ma anche le Colonie con la creazione delle loro armate speciali diventeranno economicamente anche più autonome che oggi non sieno, mentre d' al.tro lato saranno, politicamente, anche più legate di oggi alla madre patria perchè parteciperanno direttamente ed effettivamente al governo. E' sarà realizzato il sogno di Dilke , l' ambizioso sogno della Greatest England. + Le ire della stampa tedesca. - A dire la verità questa storia della stampa tedesca che va in furia tutte le volte che in Italia, il governo o il Re credono dì fare a q 11alche altra .potenza, o a qualche altro sovrano atto di cortesia , comincia veramente a seccare ed a far vedere anche ai più ciechi in qual conto ~ia tennta la indipendenza politica e la dignità dell'Italia da codesti alleati le cui continue querimonie danno il diritto di credere malfidi. Si finisce per pensare ·al compare che accusa colpe negli altri per nascondere la sua. Intendiamoci bene: non sarebbe di buon gusto non volere permettere alla Kolnische Zeitung, alla Neue Freie P1 resse al Berliner Tageblatt e alla Deutsche Tageblatt di perdere la testa e scrivere delle sciocchezze, ma perdio, è bene ammonjr_e codesti giornali che l' Italia non è sotto la tutela della Germania o dell' Austria : che il Re d'Italia non è il vassallo di alcuno dei due imperatori e che alleato significa esser consid•erato ed , essere eguale. L' Italia non fa tante storie per l'azione continuata dell' Imperatore di Germania verso la Russia, nè per le tenerezze che manifesta per il Sultano , nè per la sua azione - che potrebbe anche essere qualificata di assai losca, nel Marocco. L1Italia sa che la politica si fa a base di interessi e di opportunità. L' Italia non è infedele alla alleanza, fin ora non ba sentito il . bisogno di scindere i suoi interessi internazionali da quelli dei suoi alleati; ma se questo bisogno fosse domani sentito dall' Italia, l' uscita sua dalla Triplice non potrebbe, nè dovrebbe essere ragione di ire I e tanto meno di un casus belli come le continue-e percbè continue ridicole - allusioni al cavallo bardato e alla spada affilata che le chiacchiere dei sunonlodati giornali vorrebbero far supporre. Si agitano, in qnesto momento, gravi questioni a favore della pace. L' intesa per la limitazione decrli armamenti è necessaria; d' altra parte sarebbe da°nnoso alla politica Europea un riavvicinamento sincero d_eìl'lnghilterra e della Germania: cooperare a questo navvicinamento, e a quella limitazione è opera che sorride ali' Italia e conviene ai suoi interessi: ora è veramente foori di luogo il diavoleto della stamµa tedesca perchè, sia pure con visite di .l:{e, l'Italia cerca d' intendersi con le potenze come lei interessate a questo scopo: che se arrivato il momento della discussione ci fosse qualcuno che parlasse troppo alto di s~ade di cavalli e d' altre noie, non sarebbe poi il fimmondo se questo qualcnno fosse, anche degli amici ed alleati avvertito: Badate, a far l'eroe a tutti i costi siete solo, proprio solo : - non c' è che il lasciarli soli nel. momento delle forie per ridurre i pazzi alla ragione. Soh e con la camicia di forza. Bisogna che la stampa tedesca lo. ricordi, e non sarebbe male pensasse che a furia di minacciare la guerra obbliga gli altri a provvedere che in nessun modo la guerra si faccia. + Roosevelt e la stampa americana. - Si approst:1ìmaoo le elezioni presidenziali in America ed i Tru~tisti ai qnali Roosevelt è più che una trave negli ocoht cercano tutti i mez'7.i per sbarazzarsi di lui. E' vero che è corsa la voce che egli non intenda affatto ripresentarsi, Ula siccome questa non è che una voce, ed i fatti potrebbero essere, am~i saranno di versi, i plutocrati americani sc:rnprono le loro batterie; e tanto per cominciare, mettono tdle calcacrne· di Roosevelt il . o signor Harrimann, un galantuomo che fino a poco tempo fa militava net corpo diplomatico e che oggi ha trovato più opportuno passare il Rubicone. Considerato che attaccando Roo:;e·velt dal lato politico, o dal lato della sua azione di fronte alle potenze Europee nell' interesse degli Stati Uniti il fiasco era sicuro i furbi matricolati di Wal Street hauno scelto la via delle insin11azioni. Anche nel nuovo mondo l' arte di Don Basilio è di vecchia data. Dnnque si è data pubblicità ad una lettera del prelodato signor Harrimann a Sidney W~ ebster del Dicemhre 1905 nella quale è detto che Roosevelt nel 1904 si rivolse ad Harrimann perchè trovasse del denaro per la elezione presidenziale. E Harrimann trovò 200 mila dollari, un milioue di lire. Naturalmente Roosel vet ha smentito dir.endo che i soli rapporti che egli, in quell'epoca ebbe con Harrimann, furono a proposito di lavori della Interstate Commerce Comrnission, e che con Harrimann non fece mai questioni di denaro. Questa è una. Ma dove la situazione si complica è nella dichiarazione di Harrimann sempre a Sidney Webster che per ottenere quel denaro e l'aiuto del senatore Depew che lo Stato di New-York non voleva rieleggere a senatore, il RoosevAlt promise che lo avrebbe nominato Ambasciatore Americano a Parigi. Roosevelt respinse anche questa accusa dichiarando che chi aveva interesse alla nomina del Depew ad Ambasciatore di Francia era lo Harrimanu Rtesso il quale sperava di essere nominato al senato al posto di Depew, dallo Higgins, allora governatore dello Stato di New York. Come si vede la campagna elettorale si prepara bene. Accuse e ritorsione d' accuse da una parte e dall' altra e la stampa àmericana partecipa furiosamente alla battaglia, da un lato e contro Rooselvet i giornali notoriamente partigiani dei Trusts e da questi sovvenzionati, dall' altra i difensori di Roosevelt e nemici dei Trusts, meno i socialisti i quali conducono la lotta per conto loro : anzi essi annunziano che presenteranno il loro candidato alla presidenza, non già sperando di vincere ma perchè intendono « fare alta ed indipendente affermazione di principio>. Naturalmente del candidato socialista i Trustisti non si preoccupano. Potrebbe proMrn.r loro qualche sorpresa ma non la. vedono: si schiarano invece contro Roosevelt che li combatte strenuamente e con più furia ora dopo la recente sentenza-ratificata da Roosevelt, resultato della sua azione contro i trusts - che condanna il 'l'rust del petrolio (Rockfeller) Standm·d oil 0. 0 f\.d una multa di 30 milioni di dollari (150 milioni di lire) perc:1è trovata in colpa di avere avuto da altri e per altri segrnte tariffe di favore (1 ). Questo bastava, chè dimostra ai Trustisti che nella sua lotta contro gli accaparratori Roosevelt, sostenuto dalla opinione pubblica, non scherza gli ha schierati determinatamente contro di lni. Vinceranno? Bisogna ( 1) Si sa per decn:to-ratifi.cato dal Presidente Rooseveltdella Intestate Commerce Commission è proibito ai commercianti trafficanti o fabbricanti di passar<:: contratti segreti che permettono loro di avere e conceJere tariffe di favore su i prodotti manufatti o consumati da loro. Questa legge fu la prima fatta per colpire i trusts; e come si vede sembra efficace : tanto più che vi sono ora in corso p1oct:ssi contro la Stai. C. 0 Railroid forniture and C0 •
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