RIVISTA POPOLARE DI t 'ft ·Politica, Lettere e Scienze S·bciali Uirettore: Prof. N A POLliJONE ()OLA.JANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lt,alia.; :111111, lire H; semestre lire a,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4:,50 U11 lllllllero Sèparato Cent. ao i\mministrazione: Corso Vittol'io Emmmele, n. 0 115 - NAPOLI Anno Xl [[ - Num. 8 ABBONAMENTO POSTALE Homa, 30 Aprile 1H07 Preghiamo vivamente i nostri abbonati ai quali è scaduto l'abbonamento a fine dicembre. divolersi mettere al più presto in regola coll'amministrazione. - Li preghiamo inoltre di non includere danaro nelle lettere, semplici o raccomandate non essendo sicuro - e lo sappiamo per prova questo mezzo di trasmisslone. SOMMARIO: Gli avve11lmo11l,I e g-11 uomini: Noi: ( Malumori coniogali al Quirinale -- La politica estera dell'Italia. Valzt:rs pericolosi o sincero amore di pace? - Romolo Murri. Il suo quarto d'ora d i Rabelais - Paolo Orano, il biografo dell' A.vanti e il denigratore dei repubblicani giudkato dall'Avanti. ... ,- Come sorse la 13anca d'[tafoi; Jal falli me::nto alla ; i..:ostituzione - ll movimento repubblicano in italia - A. A.: Riforrile socialiste in Francia - La nuova fase del!' [mperiahsmo Inglese -- Le ire dt:lla stampa te::desca - Roosevelt e la stampa americana) - D.r Napoleone Colajanni: Nel tempio di Temi - Prof. Ignazio Brunelli: li gra11de sciopero agrario d' Arge::nta - Floriano Del Secolo: La rigatte::ria d'Annunziana, per la commemorazione Ji G. Carducci-Rosario Di Gregorio: Per la questione:: delle pre::ture S< ppresse - D.r Angelo Landra: Gli studenti poveri - ltivist,a, delle H.lvlste: Le compagne dello studio e del sogno. Mogli di <lotti (Revue Bleu) - Jackson e Roosevelt (No1·th American Revieiv) - La sopravalu1azione del denaro e l'avvenire dei prezzi (Politica/ Science Quarte,-ly). GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Malumori coniugali al Quirinale. Conie indkviduo Vittorio Emmanuele III ci riusei semµre simpatico pel suo an1ore agli studi, per le 8Ub abitudini modeste, per le sue qualità buone di marito e di padre. In quel mat-rimonio coi fichi secchi, che 11rtò la suscettibilità e lo sdegno dei monarchici del vecchio stampo e dei cortigiani per temperamento o per spe• culazione, noi invece vedemmo la prevalenza dei sentimenti umani e lo giudicammo diversamente. La correttezza costituzionale e la vita domestica sua ne facevano un Re borghese, eh' é il più tollerabile dei Re, anche pei repubbiicani. Non c'era che un punto nero, di cui i maggiori responsabili furono e sono il servifo1mo dei ministri e la vigliaccheria dei signori deputati: quel Re per essere borghese alla nazione povern costava troppo caro; e la Lista civ{le, di tanto superiore a quella del Re della ricchissima Inghilterra, gli consente di capitalizzare parecchi milioni all'anno, mentre seno anche dei milioni gli Italiani che mancano del necessario. Ma il matrimonio coi fichi secchi per noi aveva avnto delle conseguenze politiche non piacevoli: aveva flcuito i sospetti dell'Austria, che vide sempre un pruno negli occhi nel Montenegro, che aveva dato la sposa al Re d'Italia. Certi atti imprudenti di Vittorio Emmanuele III, infatti, avevano avvalorata la convinzione, che sull'animo suo troppo potesse la simpatica Elena. D' onde il timore che l'Italia potesse lanciar8Ì in una politica estera suggerita più dagli interessi del Mon • tenegro che dai nostri. Tutto ad un tratto, come un folruine a ciel sereno, venne una informazione dalla ufficiosa T1·ibuna., la quale annunziava, ·che la Regina Elena non aveva accompagnato il Re a Gaeta - dove la presenza della Regina Alessandra imponeva la sua - e non aveva assistito al varo dolla Roma alla Spezia perché fortemente imbronciata col suo regale marito. Cau::ia del broncio una scena mo!to vivace tra Vittorio b.mmanuele 3° e il principe Danilo fratello della Regina; scena vivace determinata dall'arrogante pretesa del princi potto montenegrtno di voler imporre al Re d Italia questa o quel!' altra polit.ica. Messagge1·0. Popolo R01nano1 Capitale e quanti giornali ufficiot'.lisi pubblicano in Italia si affrettarono a correggere la informazione dell' ufficioso mas!-limo, assicurando che la Regina Elena mancò al convegno di Gaeta e alle feste di Spezia perché infiuenzata e febbricitante; ma nessuno smentì la scena violenta tra i due cognati augusti; anzi la confermarono. E questo era il punto importante; assai più importante di tutte le sciocchezze dell' etichetta. L'informazione, che aveva prodotto una enorme impressione· in tutti i circoli politici, si assicura che venne pubblicata ali' insaputa del Re e di Giolitti; qualcuno più fribimista della stessa 'ldbuna afferma che neppure il senatore Roux ne fosse stato informato. La inverosimiglianza di quest' ultima correzione spiccia fuori dal fatto che il maggiore ufficio8o d1 Roma prendendo fl tto della rettifica degli ufficiosi minori sulle cause che determinarouo l'assenza della He!J'ina F,1~11.a a Gaeta ed alla Spezia, riconfermò I' esattezza della scena tra Vittorio Emmanuele e Danilo e con evidente e irriverente ironia augurò alla prima il pronto ristabilimento in salute. Chi conosce un µoco gli aUori di questa piccola cornmediola sa che il senatore Roux non avrebbe mai pubblicata una grave notizia d'indole domestica e po• litica al tempo stesso senza il con8entimento esplicito dell'on. Giolitti; che Giolitti é troppo monarchico e devoto al Re per lasciar pubblicare cosa che poteva riuscire sgradita a qnest' ultimo e di danno alla dinastia. Noi, perciò, di accordo con molti m,,narcbici siamo convinti, che la commediola, le cui parti ,;ono Htate recitate con tanto affiatamento, mira a far conodcere in Italia e fuori - che la politica del Re d'Italia non é ispirata dagli affetti dome8tici; e crediamo che la sola cosa reale nel piccante incidente sia :;tata la scena tra Vittorio Emmanuele. e Danilo; scena di cui con sapiente imprudenza hanno t,ratto profitto Re, minist,ro e giornalista per ismentire clamorosa.mente che l'ufficio
198 RIVISTA POPOLARE del nostro Ministero degli Esteri fosse una succursale della minuscola Corte del Montenegro. La smentita giova alla monarchira e alla dinastia e noi sorridiamo della ingenuità di qualche giornale monarchico, che nella pubblicazione della 1'1·ibuna vide un atto dannoso al paese ed alla dinastia. Il Re, Giolitti e Roux devono sorridere sotto i baffi. di questa ingenuità. Nota. A dimostrare quale razza di solidarietà regni tra gli ufficiosi it iani facciamo menzivne di una corrispondenza al JVIattino c1· Napoli, nella quale si afferma che la Tribuna pùbblicò la discussa informazione pel dispetto provato dall'on. Roux per non avere ottenuto il posto di ministro delle finanze ... + La politica estera dell'ctalla. Valzers pericolosi o sincero amore di pace?-II viaggio di Vittorio Emmanuele 3° come rilevammo nel numero precedente era riuscito sgradito ali' Austria e alle po• polazioni balcaniche. A pochi giorni di distanza un altro piccolo avvenimento politico ha ·1evato maggiore rumore: l'incontro del Re d'Italia col Re d'Inghilterra. Gli ufficiosi dissero al solito, che si trattava di una semplice cortesia - proprio come quella che poco prima aveva fatto incontrare Edoardo VII con Alfonso XIII a Cartagena. Ma il gran pubblico rimase incredulo e in questi convegni regali vide dei reconditi fini. Quali? Si afferma che il Re d' Inghilterra non essendo più in età di correre la cavallina in cerca di belle donne e di bische, si sia deciso di correre il mondo in compagnia della bella Regina Alessandra come commesso viaggiatore della pace, nè più nè meno del suo concittadino William Stead, che dopo aver visitato le Corti Enropee per preparare·· la Conferenza dell'Aja, ha dato una capatina a Washington; e negli Stati Uniti da parte di Roosevelt e di Carnegie che rappresenta la potenza dei miliardi e della filantropia ha incontrato accoglienze veramente liete. E' sincero l'amore della pace in ~doardo VII? Noi lo crediamo tale; e crediamo del pari che i suoi ministri vogliono con pari sincerità un freno agli armamenti - ciò che è una cosa di versa del disarmo desiderato dai pacifi.stL Crediamo alla sincerità del Re e dei ministri d' Inghilterra, perchè la pace e la limitazione delle spese militari riescono ntili all' Impero britannico. E come no? L'Inghilterra formidabilmente armata , dominatrice incontrastata del mare, non può· che preferire lo stato quo. Di _diverso avviso é l' Imperatore di Germania ed un poco ii suo popolo, che di limiti agli armamenti non vogliono saperne. La Francia del pari, per la platonica aspirazione alle revanche, sempre più improbabile, è dello stésso avviso. L'avversione del!' Imperiale Tartarin per la pace e pel disarmo suscita i sospetti e i malumori suoi contro il governo d'Italia, che simpatizza per quei due obbiettivi ; sicchè gran parte della stampa germanica ha commentato sfavorevolmente il convegno di Gaeta - tanto più che esso pare sia arrivato improvviso, inaspettato, e non preannunziato nel convegno di Rapallo. Perciò la stessa stampa con parole più o meno aspre ripete il bon mot di Bulow; e cioè: che l'Italia, come una qualsiasi sgualdrinella infedele a tutti , dopo il giro di valzer di Rapallo ne ballò un altro ad A tene ed ora un terzo a Gaeta. Il giro di valzer sarebbe l'esponente della nostra slealtà, del nostro macchiavellismo. Gli ufficiosi italiani in vece cantano su tutti i toni che l'Italia rimane fedele alla 'lriplice e che interprotando 11 alleanza nel senso pacifico, il suo Re e i suoi minil:ltri si valgono della loro posizione per farla da intermediari tra la Germania e l'Inghilterra e quindi da onesti sensali nel grande negozio della pace. Francamente questo ufficio ci piacerebbe molto ; ma per riuscirvi _bisognerebbero diverse condizioni favore- - voli: non essere sospettati da uno o dai maggior, interessa.ti; godere di mclta autorità; possedere un grande tatto ed un' abilità soprl:\ffi.na. Noi dubitiamo fortemente sulla esistenza di tali condizioni e temiamo, perciò, che in qualche hrutto giorno i ballerini internazionali lasceranno i,1 un angolo l'Italia e all' occorrenza le regaleranno dei calci. • Romolo Murrl. li suo quarto d' ora di Rabelais. - Il Papa ha sospeso a, divinis Don Romolo Murri. A q uaudo la grande scomunica , che lo scaccerà definitivamente dalla Chiesa cattolica? La grave misura ha fatto una profonda impressione non solo nel moudo ecclesiastico, ma anche trct i laici, che giustamente seguono il movimento religioso A noi il fatto non arreca alcuna sorpresa e ci prod 11ce un certo piacere, perchè costituisce uno dei tanti indici dellR intransigenza politica, non religiosa, del Vaticano cbe avrà nna grande e decisiva riperc11ssione sulla vita pubblica italiana. La grave punizione infl.itta. al sacerdote Murri, infatti, ha un carattere essenzialmente politico. I nostri lettori conoscono gli attriti tra il capo della nostra democrazia cristiana e il Vaticano. In tutti gl' incidenti pas:3ati con un poco di buona volontà si poteva vedere l' elemento religioso; nell'ultimo rimane assolutamente esclnso. Da quali moti vi fu determinata la grave misura del Pontefice contro Don Murri? Da una sua intervista col corrispondente del Matin, alquanto attenuata e rettificata in quella col Giornal,e d'Italia. Nella intervista col giornale francese il sacerdote Marchigiano enunziò forse qualche eresia, approvò qualche atto ingiusto e scandaloso? Niente affatto : criticò l'· azione politica dei cattelici che si sono messi al servizio della reazione, cioè di quelli che egli chiama clericali , ma che pel papa _e pei gesuiti che lo dirigono, sappiamo già che si confoudono sic et simpliciter coi cattolici. Don Murri si permise anche di esprimere con parole vivaci, che l' Osservat01·e romano qualificò insolenti, un severo giudizio sopra q uell' tt.llegro mattacchione di Monsignor Montagnini tanto allegro diplomatico che quel 1·ivoluzionario c~rdinale Merry del Val ha dovuto implicitamente sconfessarlo nella lettera all'arcivescovo Ft1zet, che si era doluto espramente delle sciocchezze che il diplomatico vaticanesco aveva registrato nel suo famoMo diario. . . delle serve e delle aristocratiche cocottes parigine. Egli, osò anche soste nere che il cattolicismo dovrebbe far poco conto del1' appoggio dei governi, scindere la propria responsabilità da quella dei partiti politici, fare assegnamento sulle proprie energie e rivelaesi vera religione dell' umanità civile , educatrice dello spirito e delle coscienze, informandosi alle forze nuove: la scienza e la democrazia. Il vero significato di questa punizione non si può afferrare se non si pone in rapporto coll' azione dei clericali nelle due ultime lotte elettorali di Girgenti e di Firenze ; dalle quali si capisce , ciò che forse noi soli abbiamo messo in evidenza all'indomani delle elezioni generali del 1904: Pio X rinunzia al non expedit, all' intransigenza verso l' Italia, pur di appoggiare candidati reazionari, nemici dei lavoratori e della democrazia. Oh! quanto egli è lontano da quel Leone XIII, che dettò l'en0iclica semisocialista de conditione opificum.... . Ora il giudizio di Don Murri su Monsignor Montagnini e sui clericali politicamente colpiva in pieno. petto il Pontefice che del clericalismo più stolto e più esagerato è sincero e fanatico sostenitore. Noi riconosciamo che il Papa è logico e non si arresterà a mezza strada : costringerà ad usci re dalla Chiesa Don Murri e quanti vorranno seguirlo ed imitarlo.
RIVISTA POPOLARE 199 Gl' Italiani. iutanto, potranno sempre più -.:onvincersi che essi iu Pio X hanno un nemico inconciliabile della scienza, della democrazia, della libertà; un Pàpa. che rinunzierà formalmente anche alle sue pretese su Roma, pur di dare una mano di aiuto alla reazione. E' que8to un solenne avvertimento per quauti amano la libertà e h1 giustizia sociale; ed è un avvertimento per i partiti popolari italiani, che se vogliono vivere devono seriamente prepararsi a cotubattere un nemico ben altrimenti teuiibile che n Hl fosse il Generale Pelloux. E lo Lanuo combattuto bene e con lieto risultato assicurando l'elezione di Peseetti contro Farina appoggiato dai clericali. • Da notare : il sospetto nostro che nella persecuzione contro Don Murri vi entrassero i volgari e piccini risentimenti del Cardinale Sarto contro chi osò attaccarlo, attacoando il suo prediletto Conte Paganuzzi, si fa strada. L' ha anche enunziato un membro della Lega nazionale (democrazia cristiana) in una intervista col Gionwle d'Italia. + Paolo Orano, il biografo dell' A vanti e il denigratore del repubblicani giudicato dall'Avanti ..... - Non credavamo che il tempo fosse davvero quel galantuomo che t ·1 tti eonoscono. Esso è venuto con cortesia squisita a pochi giorni di distanza a procurarci una soddisfazione politica e personale, cui avevamo diritto ma che non aspetta-.-amo che ci venisse e con tanta rapidità. Constatammo ieri che quei sindacalisti, che, contro di noi, avevano dichiarato sacro ed inviolabile Enrico Ferri a,,evano finito col vituperarlo Renza miHura e senza giustizia; oggi dalla parte opposta vediamo giudicato dall'Avanti con una severità draconiana quel Paolo Orano, che da buon socialista ita,liano alla vigilia delle elezioni generali del 1904, con insinuazioni basse e calunniose sulle colonne dello stesso Avanti aveva tentato di offendere Oolajanni , Socci , Barzilai e quanti altri deputati. repubblicani furono da lui medaglionati. A suo tempo i repubblicani risposero come dovevano; e rispose Colajanni con una lettera nell' Avanti che fu pubblicata con un cappello di Ferri, che era ~nesto e cortese oltre ogni dire. Ora nell'Avanti del giorno 21, non senza pena, abbiamo letto questo e-nt?'efilet: « li signor Paolo Orano fu monarchico e massone; ne rac - colse onori e favori; ne uscì quando la massoneria non volle nominarlo venerabile e attaccò monarchia e massoneria per conquistare lo stipendio dell' A vanti 11. « Espulso ora dal Partito socialiasta - dopo averne da poco perduto uno stipendio - si accinge a diffamare I' Avanti ed Enrico F .:rri per conquistare l'onesto salario del ca v. Giuseppe Scarano >>. • « Noi potremmo documentarne molte basseae e sopratutto la viltà; preferiamo non occuparci di lui nè di quanto egli potrà scrivere contro di noi, perchè non possiamo curarci di tutti i messeri che ci sono alle calcagna ; e sopratutto perchè la nostra dignità ci impedisce da ora in poi di raccogliere quanto il giornale del cav. Scarano pubblicherà contro di noi ». << Sia certo però il cavaliere che Paolo Orano diffamerà lui e il suo giornale quando ne uscirà per entrare deliberatamente in questura o in sacrestia. Ma in sacrestia forse n<>nlo vorranno». « I preti sono più furbi di noi ! » I repubblicani a propria difesa dissflro molto meno al signor Ora.no; ora prendiamo atto della tardi va resipiscenza del giornale socialista e .... passiamo tranquillamente all' ordine del giorno. + Come sorse la Banca d' Italia; dal fallimento alla ricostituzione. -II Prof. De Johannis, uno studioso tra i più competenti delle cose baucarie ed economiche, intrattenendosi del Risanamento della Banca d' Italia, a proposito del!' ultima relazione del suo direttore Comm. Striugher, scrive: " Gl' Italiani leggono poco e 8tudiano ancora meno l' andamento dei fatti che l' interessauo; pronti ad 1111aeccessiva sen-iibilità per ogni cosa ehe li minacci, souo o paiono indifferenti per ogni fatto che torni a loro vantag~io >. Questo giudizio esatto egli e:uette nel!' Ecrmomista del 7 aprile per deplorare che gl' Itali:tni non !:li rallegrino abbastanza del risanamento dljl 11,) ➔ trJ maggiore istituto di credito e di emissione annunziata dal suo Direttore. Il quale per far meglio apprezzare l'opera che si è compinta in quattordici anni, come se facesse una. rivelazione di un fatto ignorato annunzia che quando ·sorse, la Banca d'Italia aveva perduto 140 milioni del proprio capitale, e1·a cioè in istato vero di fallimento. L'annunzio lieto il Comm. 8tringher lo c0mmenta sobriamente con queste parole: « Queste notizie , che un dì avrebbero potuto destare sgomento e suscitare allm·me , dànno oggi la misura dell' opera uostra, resa possibile dalla resistente vitalità d~l vecchio italo tronco su cui si innestò la Banca d'Italia. Aiutata da.ll'increment.o e dallo sviluppo sano ed organico di tutte le forze economiche del PaeBe, che in pochi anni, diedero splendide prove di gagliardia, la Banca ha curato i snoi mali e ha fatto anche di più. Al mezzo miliardo di immobilità e di perdite censito nel 1894, confidiamo di poter contrapporre, ad anno nuovo, non oltre 45 milioni, a valor di bilancio di perdite immobiliari, che la massa di rispetto - perfettamente intatta nel valore de' suoi 46 milioni e mezzo di lire-coprirà a dovizia. ». Noi che stimiamo molto l' attuale Direttore della Banca d' Italia ci sorprendiamo moltissimo della sicurezza sua nel credere, che in altri tempi le confessioni di oggi avrebbero potuto destare sgomento e suscitm·e alla1·mi e nel vedere cbe anche il De J ohannis presti fede alla esattezza di tali confe ·sioni. Egli è che g-1' Italiani non solo non leggono , ma anche dimenticano con una facilità sbalorditiva. Ed hanno dimenticato un fatto notissimo, clamoroso, importante lo Stringher e il De J ohannis che proprio tll.le fatto quattordici anni or sono per dovere di ufficio e per ragione di studio conobbero appieno. Il fatto è questo : era conosciuto, anche dalle pietre di Montecitorio, che la Banca Nazionale nel momento in cui le venne accordato nuovamente il privilegio dell'emissione era in istato di perfetto fallimento. Ciò era stato dimostrato in circa quindici giorui di discussione nelia Camera dei Deputati sopratutto per opera degli on. Cola.janni, Sonnino, Salandra e Rubini ; tra i quali c'era soltanto qnalche differenza sulle cifre delle perdite e delle immobilizzazioni. Complessivamente si. accordavano tutti e quattro nel ritenere che le une e ]e altre ammonta.vano a 400 milioni; ma gli uni portavano Ja perdita a 150 e le immobilizzazioni a 250 milioni e gli altri invertivano le proporzioni. L' on. Chiesa, un piemontese, grande industriale e amicissimo di Giolitti portava a 260 milioni le perdite degli Istituti, dalle cni ceneri doveva sorgere la Banca d'Italia ; e non dissenti l' on. Cremonesi, azionista e censore di una succursale della Banca Nazionale. La sezione cadaverica di quest'ultima con particolarità fu fatta dall' on. Colajanni; tanto che I' on.· Giolitti il 1° luglio dopo sei giorni dal discorso del primo fucostretto a confessare che le acciise sne e1·anrJ le sole positive con indicazioni esatte sulle perdite della Banca Nazional,e (Resoconto pari. della seri uta del 1 luglio 1893, pag-. 5888) (1). Tutto questo abbiamo voluto ricordare non per rnuo- ·vere rimprovero al Comm. Stringher e al Professore (1) Per i dettagli di questi memorabili discussioni si può riscontrare il libro di N. Colajanni : Ba11che e Pal'iame11to. Milano, F.lli Treves 1893, Cap. IV.
200 RIVISTA POPOLARE De J ohannis per la loro amnesia; ma per trarne gli ammaestramenti che gli Italiani tutti non dovrebbero mai dimenticare. Il l O è questo: le benemerenze della Banca N azionale verso la nazione furono una laida menzogna, Non fa la Banca a salvare la nazione nel 1866 ; ma fo il governo che per disonestà. o imperizia. salvò la· Banca proclamando il corso fo~zoso e imponendo alla nazione perdite di miliardi. 2. Si commise atto imprudente e disonesto nel 1893, riconcedendo alla Banca Nazionale il privilegio della emissione nel momento in cui se ne doveva dichiara.re il fallimento e se ne doveva fare la liquidazione. Lo Stato in tal guisa regalò agli azionisti della Banca i duecento milioni di capitale che R-vevano perduto e che banno riacquistato mercè il privj)egio della emissiene. · 3. Perché si conosca poi la gratitudine del mondo Bancario ricorderemo che non appena votata la legge bancaria del 1893 e quando c' erano da liquidare delle perdite e non da. pretendere dei dividendi, i borsisti di Genova strE>pitarono e ceri::arono di premere sul governo affinchè si desse loro un interesse di quel capitale .... che non esisteva. Allora l' on. Colajanni - nel 1894 - protestò. alla Camera ed ebbe affidamento dall'on. · Boselli, ministro del Tesoro, che non avrebbe ceduto alle loro pretese. Il Colajanni in· quell' occasione per un lapsus linguae, chiamè, bo1·saittoli i borsisti di Genova, che protestarono sul processo verbale per mezzo degli on. Bettolo, Raggio e Tortarolo. Ed ebbero il resto .... Quei borsisti nello scorso anno si sentirono scottati per la seconda voi ta per le parole prc.nunziate dallo stesso Golajanni in occasione della mancanza dei vagoni, sui quali c'erano gli· speculatori, come ci sono gli sciacalli, che gavazzano tra i cadaveri dei campi di battaglia. E il giudizio ,dato alla Camera sn questi sciacalli del Commercio dal Colajanni è stato ripetuto testè dal senatore Vigoni, che non è un ... mafioso di Sicilia. Avviso pel 001·riere di Genova. + Il movimento repubbilcano in Italia. - E' il titolo di un breve opuscolo del signor Tomaso Perassi (Pavia, Officina d' Arti Grafiche. Cent. 20), di cui vogliamo far menzione in questa rubrica anzicchè in quella delle recensi Jni a:ffinchè i lettori ne compren• dano meglio l'importar ~a. 0' è tanta serietà, si.ucerità e modernità di osservazioni, che saremmo tentati di riprodurlo per intero. Quanti sono repubblicani dovrebbero leggerlo e meditarlo. NOI + Riforme socialiste in Francia.-S'è appena chi uso un periodo più che decennale di agitazioni dichiaratamente anti-repubblicane-i movimenti plebescitari e boulongista si di<·hiaravano repubblicani - ed ecco che una. nuova agitazione che sommu·:>vei più profondi strati del popolo Francese, si manifesta. Questa non è anti-repubblicana; anzi è mossa da quelle forze che furono e sono il più saldo baluardo della repubblica ed è diretta 11011 già contro la repubblica ma sibbene contro il partito rarlicale che, salito al potere con la promess9. delle riforme sociali, dopo la definizione della buestione della separazione dà chiaramente a vedere di non volerne far niente. · Fino ad ieri nessuna organizzazione operaia attaccò o mise in dubbio la buona fede di Viviani, il socialista ministro del lavoro, e di Briand, l' altro socialista il cui nome andrà alla storia legato alla legge su la separazione. Si diceva: e Viviani non può agire perchè bisogna lasciare la maggiore libertà alle forze della Repubblica contro il clericalismo » : si aggiugeva : e l' uomo della situazione oggi è Briand ; domani sarà Vi viani con le riforme sociali )) e si attendeva da Clemenceau il bei gesto rinnovatore della società. \ Invece : invece Clemenceau ed il partito radicale, si rimangiano la promessa delle riforme sociali, riposo domenicale, diritto di sindacarsi, leggi su la previdenza operaia, leggi per la protezione del lavoro, leggi su l'arbitrato in fatto di scioperi etc. : leggi promesse ormai da venti anni e che il governo di Clemenceau affermava' di voler condurre in porto non appena liberato dalle agitazioni per la separazione, tutte queste ed R.ltre ancora sembrano passate al cestino. Clemencean vorrebbe non ricordarsene più : Briand e V ivi ani fanno del loro meglio, l'orecchio del mercante; intanto da uu lato la maggioranza di Clemenceau si sgretola, e dall'altro i lavoratori si agitano tanto violentemente da far pensare che una collisione fra le forze progressive e le retrive in Francia non sia lontana. Il dossier Montagnini è stato per un certo periodo di tempo un buon diversivo nelle mani di Clemenceau, e per qualche giorno l'opinione pubbliert solleticata dalla curiosità e rallegrata dalla. pubblicazione di lettere di preti a preti raccontanti dei loro quadruplici amori ha potuto dimenticare le cose più urgenti; ma ecco che la necessità lo riconduce alle antiche promesse e i diversivi di Clemenceau non bastano più. E' evi dente la malafede del governo radicale? I capi delle organizzazioni operai dicono di si. Nel manifesto della Confederazione generale del lavoro dicono : e Dove andiamo, lavoratori? I radicali sono ora al potere e, lungi dal mentenere le promesse di cui furono cosi generosi verso la cl'l.sse operaia quando erano all'opposizione, essi si rivelano implacabili reazionari. e Il Comitato federale ha deciso di portare a cono scenza dei lavoratori i procedimenti violenti e tirannici degli uomini che sono al potere, attirando l'attenzione della massa sui tradimenti di questi uomini passati dall' altro lato della barricata: di Clemenceau, ex campione della libertà individuale; di Briand e di Vi viani, che ostentavano non ha guari un socialismo fiammeggiante. « Esso tiene a smascherare questi pm·venus che ieri così veementi vituperatori di ·leggi scellerate, di cui domandavano l'abrogazione, denunciandone le barbf rie sono discesi ormai alla vergogna di ordinarne l'applicazione normale: cosa che non avevano mai osato i loro predecessori > • « Il Comitato federale tiene a proclamare che le minacce del potere non lo distoglieranno dalla sua operosità di propaganda e di azione rivendicatrice» Il manifesto parla chiaro. A chi risponde che Clemenceau è tutto pieno di buone intenzioni fanno osservare che alle buone intenzioni rispondono i cattivi fatti: l' arresto di I vetot e Mark, le destituzioni e le punizioni dei funzionari che han preso la la iniziati va e la difesa dei sindacati, l'atteggiamento tutt' altro che franco del governo a proposito del riposo domenicale. - · Siamo forae alla vigilia della formazione di più gruppi parlamentari di sinistra e di estrema sinistra sorti dallo sfasciarsi del blocco repubblicano: e che il blocco si sfasci non vi è dubbio. Già il Buisson e con lui una forte frazione di socialisti e tutti i radicali socialisti dichiarano che d'ora innanzi ripigliano « libertà d' azione > il gruppo Sarrien, lo ha dichiarato per bocca di Allemanne, stà per abbandonare Clemenceau; Sembat ed i: gruppo operaio son firmatari del manifesto della Confederazione del lavoro. Clemenceau deve sentirsi fuggire delle mani le redini della maggioranza. Tanto più che il neo-gruppo radicale-socialista. formatosi sotto il titolo di « Blocco delle riforme sociali )) tende ad attrarre a se i migliori elementi socialisti e radicali della Camera francese e ad opporsi con l' attività ali' inerzia del governo. E' evidente che non sarà Clemenceau quegli che legherà il suo nome alle riforme sociali. Anticlerical~
RIVISTA POPOLARE 201 convinto e determinato egli ha fatto buona bisogna nella separazione; ma è tutt'ora un uomo della borghesia di prima del 1870, malgrado la sua partecipazione alla Comune. Allora ed ora Je riforme sociali gli parevano premature, nè il tempo, passando, Jo ha ammaestrato e gli avvenimenti oggi sembrano dargli torto per allora e per ora. Egli è dunque per la nuova opera l' uomo fuori di posto. Ma ve n' è un altro nel Parlamento francese ? That is the question. + La nuova fase dell'Imperialismo Inglese. - Poichè sarebbe stoltezza non vedere nella Conferenza Coloniale una rinascita di quello spirito imperialista e protezionista del quale fo valido aitiere Chamberlain, e che le recenti elezioni politiche sembravano aver debellato per sempre, Chamberlain, ritirato ora a Vallescura, lotta con la morte nell' oscuro villaggio di Francia, nè gli uomini deJ suo partito sperano più, orn,ai , eh' egli torni in mezzo a loro a combattere le fiere battaglie nelle quali egli fu abile capitano e valoroso soldato. Egli declina rapidamente verso la fine, ma non cosi la sua idea, che sembra con l'andare ·del tempo, trovare terreno più favorevole e occasioni più propizie al suo sviluppo. . Balfour , I' ex-premier inglese, nel grande discorso che pronunciò giorni fa al banchetto dei e Club 1900 » all' Albert Hall, fece sentire quanto ancora forte e speranzosa sia l' idealità degli Imperialisti Inglesi. E le rii,1poste che a lui furono fatte .da Wilfrid Laurier, da Deakin, da Ioseph Ward, da Botha, Moor, insomma dai capi dei governi colonia.li ai quali era offerto il banchetto, furono intonate alla e Greater England >, cioè alla più grande Inghilterra, il sogno imperialista d' una Inghilterra potente e signora su ie terre e su i mari come un tempo lo furono la Grecia e, specialmente Roma. Veramente nessnn impero mai, nè n~ll'antichità, nè durante il Medio Evo ebbe la vastità e la popolazione di q11esto mostruoso organismo dei tempi moderni. Non l'Impero Assiro, non l'impero di Alessandro, non l'impero Romano, non quello di 'Carlo .Magno, di Ca.rio V. o di Tamerlano. Quello però che oggi tentano 1 ministri coloniali ed il governo Inglese è di stringere dei legami più positivi fra le colonie e la madre patria. Poichè ciò che fino ad oggi e tutt'ora tiene strette le colonie dell' Impero Britannico. all' Inghilterra è un legame sentimentale, più che una catena di interessi e di diritti e doveri reciprocamente riconosciuti. Un filosofo potrebbe dire con ragione - e lo studio del fatto non sarebbe senza interesse - che è una riprova della potenza ed un trionfo dell'idealismo. Naturalmente le colonie inglesi trovano il loro g1·ande van-· taggio ad essere ta;i Fino ad oggi 8ono staté protett.e e difese gratis ed a majorem imperii gloria, hanno godute del rispetto di Clii godono i sudditi e cittadini ~i paesi inglesi; so110 state sempre libere; hanno avuto 1 governi e le forme di governo che a loro - grazie alla _rnagnifica teoria del self-government - è piaciuto darsi, cosi che il sistema governativo dell' Australia è la repubblica federativa, mentre nella Nuova Zelanda si fa il socialismo a tutta oltranza; e, finalmente, hanno goduto dei vantaggi commerciali di cui gode 1a madre patria stessa. Oggi le colonie hanno mandato alla conferenza i loro primi ministri con l'intenzione che essi ottengano la costituzione di un Consiglio permanente dell'Impero. Le colonie inglesi aprono oggi una pagina bianca nel libro della storia inglese e vi scrivono il capitolo, nuovo: L'influenza delle colonie nella politica inglese. Perchè il Consiglio permanente dell' Impero non è - come taluni s' illudono a pensare un organismo platonico, destinato a figurare bene ma a non avere voce in capitolo. Se osserviamo il programma della Confercnza, semplice ali' aµparenza, 1n sostauza preparato appositamente per porgere la possibilità di trattare qualunque anche complicata questione delle tante intricatissime che si presentano alla luce dei fatti e dirnandano urgentemente nna soluzione ; se si studia sia pur superficialmente ciò che si è detto e si dice alla Conferenza, si vedrà tosto che un progresso enorme è stato fatto dal tempo di Benia,nino Didraeli a noi ; dal tempo in cui le colonie Inglesi erano ·luoghi di deportazione ad oggi in cui i capi dei o-overni di quelle colonie, son quà per ottenere dalla Madre Patria il loro riconosci1uento :dficiale, la loro attiva partecipazione agli affari interni e più gravi dell' Impero. In fondo, la teoria e la tattica che seguono i delegati coloniali, tendono ad ottenere che le colonie sieno effettivamente calcolate valere quanto la Scozia e l'Irlanda ; ciò che, in fondo, non è nna pretesa eragerata, visto che le colonie sono disposte a fornire dei mezzi, ed a preparare --mantenendola del proprio-11na certa forza armata per la difesa territoriale dell'Impero. Questo per la questione politica, per il lato ideale della faccenda ; perchè c' è anche un lato meno poetico ; dalle apparenze meno generose, ma non per questo meno interessante ; la questione economica. A questache è in fondo il nucleo di tutta la questione, binognerà che il governo liberale trovi mezzo di dare una definiti va soluzione. . Rivive,_ n~i delegati Coloniali inglesi quella questione d1 protez1omsmo che fu la piattaforma di tutta l' agitazione mossa da Chamberlain, e costò al partit::> con• · servatore la maggioranza nel parlamento Inglese; fruttò al partito Conservatore la sconfitta disastrosa nelle ul · time elezioni, ed il ritorno al potere del partito liberale, fautore e mantenitore del libero scambio. Non è ora il momento di studiare ciò che convenga oggi all'Inghilterra, e qualo potrebbe essere la migliore scelta fra le Prefe1·ential tariffs ed il Free Trade. Si può notare, tutt'al più, qui che la evoluzione dei tempi e dei fatti sociali ha creato al paese nuove necessità , e lo ha messo in nuove condizioni; ma ciò che non può essere passato sotto siienzio è la condizione, non certamente ìelice, in cui è posta orn alla Conferenza, dalla Conferenza e di fronte ai delegati Coloniali il governo liberale. I ministri delle Colonie chiedono la imposizione di tariffe protezioniste per il commercio inglese: vogliono avere il dirittò di daziare anche i generi che loro pro• vengono daila madre patria. Protezionismo a scartamento ridotto, si dirà : ma non tanto se si considera la. vastità e l'importanza strategica delle colonie inglei::li; non tanto se si considera che il Canadà s' avvia ad essere nel XX secolo ciò che ..,li Stati Uniti sono stati . n nel XIX e sono tutt' ora. · · Di fronte alla dimanda protezionista dei .,coloniali stà il liberismo economico del governo liberale. Si suol dire il governo non è troppo lieto della Conferenza: può darsi e del resto Campbell Bannermann nel suo discorso di inaugurazione della Conferenza ha fatto chiaraurnnte sentire che i voti e le risoluzioni dei primi ministri non e legano affatto il governo imperiale > ; ha chiaramente detto e i capi delle Colonie sono indipendenti e che il governo ha e in polilica ed in economia .... tracciata nettamente la prop1·ia linea di condotta •. Tutto questo detto dal Premù.1· Inglese po• trebbe rappresenta.re una doccia fredda su. i sentimenti dei pi·emiers coloniali se non fossero Inglesi ed uno Olandese-Trausvalia.no, più testardo cioè degli Inglesi. Essi sanno che i loro voti, oggi platonici, e3erciteranno una enorme influenza su la pubblica opinione Inglesela quale in fondo, guida gli atti di tutti i governi in Inghilterra. Hanno proposto nei loro ordini del giorno la creazione del Consio-lio del!' Impero e dell' armata -coloniale, leggi su la ~migrazione , e l' Australia con l' intento determinato di chiudere i suoi porti alla
202 RIVISTA POPOLARE emigrazione giapponese e cinese, su la reciprocità dei titoli nniversitarii, sul sistema metrico etc. Essi sanno che questi. loro voti non sono senza importanza di fronte al paese. Oggi sono semplicemente dei desiderata, ma son destinati ad essere tr';l.dotti nel dominio dei fatti reali , ed allora - essi non lo nascondono - non solo il protezionismo trionferà malgrado la opposizione del governo e del part;to liberale; ma anche le Colonie con la creazione delle loro armate speciali diventeranno economicamente anche più autonome che oggi non sieno, mentre d' al.tro lato saranno, politicamente, anche più legate di oggi alla madre patria perchè parteciperanno direttamente ed effettivamente al governo. E' sarà realizzato il sogno di Dilke , l' ambizioso sogno della Greatest England. + Le ire della stampa tedesca. - A dire la verità questa storia della stampa tedesca che va in furia tutte le volte che in Italia, il governo o il Re credono dì fare a q 11alche altra .potenza, o a qualche altro sovrano atto di cortesia , comincia veramente a seccare ed a far vedere anche ai più ciechi in qual conto ~ia tennta la indipendenza politica e la dignità dell'Italia da codesti alleati le cui continue querimonie danno il diritto di credere malfidi. Si finisce per pensare ·al compare che accusa colpe negli altri per nascondere la sua. Intendiamoci bene: non sarebbe di buon gusto non volere permettere alla Kolnische Zeitung, alla Neue Freie P1 resse al Berliner Tageblatt e alla Deutsche Tageblatt di perdere la testa e scrivere delle sciocchezze, ma perdio, è bene ammonjr_e codesti giornali che l' Italia non è sotto la tutela della Germania o dell' Austria : che il Re d'Italia non è il vassallo di alcuno dei due imperatori e che alleato significa esser consid•erato ed , essere eguale. L' Italia non fa tante storie per l'azione continuata dell' Imperatore di Germania verso la Russia, nè per le tenerezze che manifesta per il Sultano , nè per la sua azione - che potrebbe anche essere qualificata di assai losca, nel Marocco. L1Italia sa che la politica si fa a base di interessi e di opportunità. L' Italia non è infedele alla alleanza, fin ora non ba sentito il . bisogno di scindere i suoi interessi internazionali da quelli dei suoi alleati; ma se questo bisogno fosse domani sentito dall' Italia, l' uscita sua dalla Triplice non potrebbe, nè dovrebbe essere ragione di ire I e tanto meno di un casus belli come le continue-e percbè continue ridicole - allusioni al cavallo bardato e alla spada affilata che le chiacchiere dei sunonlodati giornali vorrebbero far supporre. Si agitano, in qnesto momento, gravi questioni a favore della pace. L' intesa per la limitazione decrli armamenti è necessaria; d' altra parte sarebbe da°nnoso alla politica Europea un riavvicinamento sincero d_eìl'lnghilterra e della Germania: cooperare a questo navvicinamento, e a quella limitazione è opera che sorride ali' Italia e conviene ai suoi interessi: ora è veramente foori di luogo il diavoleto della stamµa tedesca perchè, sia pure con visite di .l:{e, l'Italia cerca d' intendersi con le potenze come lei interessate a questo scopo: che se arrivato il momento della discussione ci fosse qualcuno che parlasse troppo alto di s~ade di cavalli e d' altre noie, non sarebbe poi il fimmondo se questo qualcnno fosse, anche degli amici ed alleati avvertito: Badate, a far l'eroe a tutti i costi siete solo, proprio solo : - non c' è che il lasciarli soli nel. momento delle forie per ridurre i pazzi alla ragione. Soh e con la camicia di forza. Bisogna che la stampa tedesca lo. ricordi, e non sarebbe male pensasse che a furia di minacciare la guerra obbliga gli altri a provvedere che in nessun modo la guerra si faccia. + Roosevelt e la stampa americana. - Si approst:1ìmaoo le elezioni presidenziali in America ed i Tru~tisti ai qnali Roosevelt è più che una trave negli ocoht cercano tutti i mez'7.i per sbarazzarsi di lui. E' vero che è corsa la voce che egli non intenda affatto ripresentarsi, Ula siccome questa non è che una voce, ed i fatti potrebbero essere, am~i saranno di versi, i plutocrati americani sc:rnprono le loro batterie; e tanto per cominciare, mettono tdle calcacrne· di Roosevelt il . o signor Harrimann, un galantuomo che fino a poco tempo fa militava net corpo diplomatico e che oggi ha trovato più opportuno passare il Rubicone. Considerato che attaccando Roo:;e·velt dal lato politico, o dal lato della sua azione di fronte alle potenze Europee nell' interesse degli Stati Uniti il fiasco era sicuro i furbi matricolati di Wal Street hauno scelto la via delle insin11azioni. Anche nel nuovo mondo l' arte di Don Basilio è di vecchia data. Dnnque si è data pubblicità ad una lettera del prelodato signor Harrimann a Sidney W~ ebster del Dicemhre 1905 nella quale è detto che Roosevelt nel 1904 si rivolse ad Harrimann perchè trovasse del denaro per la elezione presidenziale. E Harrimann trovò 200 mila dollari, un milioue di lire. Naturalmente Roosel vet ha smentito dir.endo che i soli rapporti che egli, in quell'epoca ebbe con Harrimann, furono a proposito di lavori della Interstate Commerce Comrnission, e che con Harrimann non fece mai questioni di denaro. Questa è una. Ma dove la situazione si complica è nella dichiarazione di Harrimann sempre a Sidney Webster che per ottenere quel denaro e l'aiuto del senatore Depew che lo Stato di New-York non voleva rieleggere a senatore, il RoosevAlt promise che lo avrebbe nominato Ambasciatore Americano a Parigi. Roosevelt respinse anche questa accusa dichiarando che chi aveva interesse alla nomina del Depew ad Ambasciatore di Francia era lo Harrimanu Rtesso il quale sperava di essere nominato al senato al posto di Depew, dallo Higgins, allora governatore dello Stato di New York. Come si vede la campagna elettorale si prepara bene. Accuse e ritorsione d' accuse da una parte e dall' altra e la stampa àmericana partecipa furiosamente alla battaglia, da un lato e contro Rooselvet i giornali notoriamente partigiani dei Trusts e da questi sovvenzionati, dall' altra i difensori di Roosevelt e nemici dei Trusts, meno i socialisti i quali conducono la lotta per conto loro : anzi essi annunziano che presenteranno il loro candidato alla presidenza, non già sperando di vincere ma perchè intendono « fare alta ed indipendente affermazione di principio>. Naturalmente del candidato socialista i Trustisti non si preoccupano. Potrebbe proMrn.r loro qualche sorpresa ma non la. vedono: si schiarano invece contro Roosevelt che li combatte strenuamente e con più furia ora dopo la recente sentenza-ratificata da Roosevelt, resultato della sua azione contro i trusts - che condanna il 'l'rust del petrolio (Rockfeller) Standm·d oil 0. 0 f\.d una multa di 30 milioni di dollari (150 milioni di lire) perc:1è trovata in colpa di avere avuto da altri e per altri segrnte tariffe di favore (1 ). Questo bastava, chè dimostra ai Trustisti che nella sua lotta contro gli accaparratori Roosevelt, sostenuto dalla opinione pubblica, non scherza gli ha schierati determinatamente contro di lni. Vinceranno? Bisogna ( 1) Si sa per decn:to-ratifi.cato dal Presidente Rooseveltdella Intestate Commerce Commission è proibito ai commercianti trafficanti o fabbricanti di passar<:: contratti segreti che permettono loro di avere e conceJere tariffe di favore su i prodotti manufatti o consumati da loro. Questa legge fu la prima fatta per colpire i trusts; e come si vede sembra efficace : tanto più che vi sono ora in corso p1oct:ssi contro la Stai. C. 0 Railroid forniture and C0 •
RIVISTA POPOLARE 203 augurarsi di no; ma bisogna anche convenire che poichè i loro mezzi non mancano, e scrupoli non ne hanno la posizione di Roosevelt nella elezione prossima si presenta delicata assai. a. a. Nel tempio di Temi Nel giugno dello scorso anno per ripigliare una campagna, che mi ha procurato molte amarezze, presentai una interpellanza sulla necessità di procedere ad una epurazione della magistratura. Del non avvenuto svolgimento con ragione si mostra sorpreso un egregio redattore del Corriere giudir_iario di Roma (20 aprile). Non la svolsi, perchè Niccolò Gallo divenuto ministro di Grazia e Giustizia mi pregò vivamente di soprassedere promettendomi nel modo più assoluto che egli avrebbe spazzato, entro i limiti qel possibile, le stalle di Augia, mentre le mie accuse pubbliche, per quei pregiudizi stupidi prevalenti in Italia sul principio di autorità, gli avrebbero creato degli ostacoli cha avrebbero ritardato gli opportuni provvedimenti. Dalla conversazione con lui avuta ebbi a convincermi, eh' erano a sua conoscenza molti fatti scandalosi, tra quelli che avrei voluto denunziare ; tra i quali alcuni · di quelli di Catanzaro, poscia portati alla tribuna parlamentare dall' onorevole Fera. . La mia interpellanza era caduta quando sopraggmnse ~a morte im pro.vvisa del Guardasigilli prima che egh avesse avuto 11 tempo di mantenere le promesse fattemi nello interesse supremo della giustizia. Gli arresti di Catanzaro, in seguito all' inchiesa promessa dall' on. Colosimo all' on. Fera banno rimesso all' ordine del giorno la questione vi tale della magistratura, cui ha anche dato un sapore di scandalo acre la messa a riposo del Comm. Casaburi, che ha fatto spesso parlare di sè, ora in senso buono, ora in senso cattivo. Di lui è doveroso ricordare c.he aveva agito correttamente ed pnergicamente nel famoso processo della Marchesa Cassi bile; ora lo si accusava d'inettitudine per senilità. Fu mandato a riposo perchè il mal di mare, aggravato da libazioni che se non furono copiose in senso assoluto, lo furono relativamente alla sua organica debolezza, lo fecero mancare alla etichetta regia ? Sarebbe enorme. E l' on. Ministro Orlando, della cui parola non credo di dover dubitare, assicura, cbe il provvedi mento era deciso da alcuni giorni; ma certamente l'incidente a bordo delia Trinacria lo avrà affrettato. Sia pure verissimo che questo incidente non abbia esercitato alcuna influenza sull'animo del ministro, esso dimostra sempre che si è lenti, lentissimi, come tartarughe, nell'eliminazione dalle fila della magistratura di quelli elem~nti che. per una ragione o per un'altra la dis~red1tano; d1 quelli clementi che sperimentalmente s1 sono Jimostrati solo buoni o a prendere denaro dalle parti contendenti o a rendere favori svergognatamente a qualche amico o a rendere servizi al governo. Perciò non s'insisterà abbastanza nell' avvertire che un magistrato non è pericoloso e disadatto soltanto per la sua disonestà; ma lo é anche altrettanto, se non di più, per la sua prepotenza, pel suo scetticismo, per la sua ignoranza, ·pel suo servilismo, per la devozione ad un amico anzichè alla causa della giustizia, per lo spirito ultra-reazion .rio. Voglio rapidamente illustrare alcuni di questi casi c?gl~ esempi reali e non colle ipotesi e colle allus10111più o meno trasparenti. Ciò che possa lo disonestà a Catanzaro lo si é potuto appena appena intravvedere dall'arresto del Cav. Pace cancelliere della Corte di Appello e di un suo complice. Io la conobbi per dolorosissima esperienza personale la disonesta di alcuni magigistrati di quella Corte sin dal 1889 ! (r) 11 caso Arnone è notissimo. A Catanzaro in un processo che si era cominciato a svolgere in febbraio 1906 e che è tornato a svolgersi in questi giorni, quello contro Calogero Russo, si potè vedere quello che può la violenza del carattere e l'assoluta mancanza di quelle forme, che sono un indice esteriore della doverosa imparzialità. Ivi nell'elemento democratico acquistò simpatie e popolarità il De Pirro , Presidente della Corte di Assise , che doveva giudicare il Russo , perchè ad una allusione nella arringa di un avvocato della Parte Civile ad un telegraq11na sconveniente del Ministro di Grazia e .Giustizia del tempo, che gli raccomandava la continuazione del processo, rispose con voce vibrata: Io m'infischio del potere politico! Mi preme dichiarare che ritengo il De Pirro essere allora sinceramente convinto - e non compete a me esaminare se a torto o a ragione - che fosse bene avviata la corruzione tra i giurati per la assoluzione del Russo, che era stato sottratto ai suoi giudici naturali di Termini Imerese per legittima suspicione e che da tre anni stava in carcere. Ma la sincerità della sua convinzione e la fierezza sua nell'affermare la propria lodevole indipendenza dal potere politico, sarebbero state qualità degne di ammirazione, se fossero state accompagnate dai modi che dànno un minimum di garanzia d' imparzialita. Egli invece fece di tutto per fare comprendere che in lui c'era un partito preso contro l'accusato ricorrendo a modi villani e violenti, incriminando i testimoni che non gli andavano a versi, facendo insinuazioni gravissime contro funzionari di ogni genere: magistrati, delegati, sotto prefetti, ufficiali dei carabinieri. Ad esempio: quando si presenta il Capitano dei carabinieri Ingbilleri, ne pregiudicò la deposizione con questa ironica e imprudente esclamazione : già ! questi è nativo di Monreale ... Lasciò insolentire contro il Sotto prefetto Stagnitta, un Delegato di P. S.; tece di tutto per discreditare l'Alongi - l' auLore della Mafia e della Camorra - Commissario di polizia, il Capitano dei carabinieri Sicuro e il tenellte Verde. E si può immaginare ciò che fece contro i testimoni eh' erano semplici mortali. Chiamò pulcinella un teste a nome De Angelis; e ad un altro, se non err, · a nome Mendolera , disse : Sei lordo di dentro {' ii fuori; vattene, schifoso . . . . Che cosa può e deve pensare il pubblico; che cosa devono sperare o temere coloro che invocano giustizia o gli accusati da un magistrato di quello stampo che tiene un linguaggio se non altro degno di una taverna? Ed un ministro di grazia e giustizia levossi indignato nella Camera perchè io, dopo averlo dimostrato tale, chiamai spregevole il Proc. del Re Mercadante ... , e ci furono deputati- , ( 1) In una interessante corrispondenza da Catanzaro ali' uf fi<-iosa Tribuna del 24 aprile si formulano altre gravi accuse contro la l0cale magistratura e contro la clientela . che la domina. Gustosi: l'accenno alla lotta tra il Proi:. del Re Giampietro e i magistrati terminata coli' allontamento del primo, colpevole di aver voluto ricondurre al do vere i propri coll~- ghi e la sorprendente assoluzione di un Direttore delle pngioni accusato di peculato.
204 RIVISTA POPOLARE avJ;ocati che si unirono al n11mstro per protestare contro di me che offendevo la magistratura mettendo alla gogna chi la disonorava! Così è che quando lo stesso De Pirro difende del1' accusa di truffa e di spaccio di biglietti falsi ... un giudice del Tribunale di Catanzaro - non è già una mostruosità questo caso ?-che aveva fatto parlare mol· o male di sè nelle precedenti residenze e di cui si era occnpata la Camera, il pubblico resta incredulo o perplesso sulla serietà e serenità della testimonianza di un Presidente di Corte di Assise ... Ho menzionato lo scetticismo come uno degli elementi che discreditano l'amministrazione della giustizia e riescono pericolosi. Forse la parola scetticismo non è la più adatta per delineare il caso di cui voglio occuparmi. Ma il caso stesso narrato nella sua semplicità massima indurrà il lettore a correggermi ed a giudicare se non mi sono affidato ad un eufemismo troppo pietoso. Il caso è quello del Cqmm. Cosenza e si riferisce al famoso processo Palizzolo. Il Cosenza stese la requisitoria in Sezione di accusa; concluse pel rinvio alla Assise, ma attraverso ad una serie di considerazioni che mostravano in lui tutto il desiderio di· vederlo assolto. La Sezione di accusa rifèce i suoi ragionamenti - anzi formulò un vero atto di accusa contro di lui - e rinviò alle Assise. Ebbene : che cosa avrebbe dovuto fare il Cosenza, il Procuratore Generale, che, sebbene proforma, aveva chiesto che si venisse a quella conclusione? Per lo meno tacere sull' opera propria e sul giudizio del Magistrato competente, finp a tanto che il processo non fosse terminato. Ma egli invece mandò la famosa letterina--destinata alla pubblicazione - al Direttore della Tribuna giudiziaria, che durante il processo innanzi alle Corte di Assise di Firenze, aveva promosso un referendum, in favore del Palizzolo; nella quale letterina dichiarava di essere convinto della innocenza del Palizzolo, ma che ne aveva chiesto il rinvio alle Assise affìnchè la pubblica opinione pregiudicata contro di lui avesse potuto essere illuminata dalla discussione in contraddittorio ..... Ma è presumibile un alto Magistrato convinto dalla innocenza di un accusato che ne domanda il rinvio alle Assise, facendo rimanere ancora un anno in carcere un innocente e facendo spendere allo Stato un centinaio di migliaia di lire, oltre gli enormi danni procurati alle famiglie delraccusato e della Parte Civile, ed ai disagi ed ai danni inflitti a centinaia di testimoni? Quella imprudentissima dichiarazione avrebbe dovuto procurargli una punizione; ma egli era diletto all' on. Zanardelli per le sue non comuni doti intellettuali e invece fu promosso! ♦ Illustrare e commentare l'ignoranza di moltissimi magistrati è cosa assolutamente superflua; tanto essa è nota. L' illustre Prof. Ludovico Mortara , che ora è lustro della magistratura, dichiarava circa dieci anni or sono che l'ignoranza di coloro che devono amministrare giustizia costituisce da sè sola un grande pericolo sociale. Si dica altrettanto del servilismo verso il governo: venne bollato a sangue da un altissimo magistrato, che fu ministro di Grazia e Giustizia, l' Eula; il quale pronunziò il famoso motto: la magistratura rende servigi e non sentenze. Ma credo di non andare errato affermando che il servilismo è in diminuzione notevole. Molti magistrati ci tengono ad atfçrmare clamorosamente la propria indipendenza - specialmente quando lo possono fare a danno della giustizia, acquistando facile popolarità, che può servire anche come mezzo per accelerare la carriera. Meno conosciuto e meno valutato per quello, che vale è il casJ della devozione a Tizio o a Filano, cui si sacri Gcarono sfacciatamente, talora, anche le forme. Il caso tipico è quello che illustrai nel mio libro: Come si amministra la giustizia in Italia - quello del Procuratore del Re Mercadante, la cui condotta me lo fece giudicare spregevole nella Camera dei Deputati, ma che avrebbe meritato un aggettivo assai più forte. L'ottimo magistrato se ne vendicò, non querelandosi pei fatti determinati contro di lui affermati, ma assumendo aria di sprezzante orgoglio proclamando che a lui basta va - ed aveva ragione se alludeva alla carriera - la fiducia dei propri superiori e vendicandosi contro di me col lanciare le più sozze insinuazioni. Ma ciò che possa l' amicizia e la camaraderie si vide anche nel processo contro il Sordello di Trani; dove per compiacenza verso ~a moglie prepotente di un magistrato Procuratore del Re, giudici e consiglieri di Corte di appello sorpassarono la misura della decenza e m' indussero a propugnare quella inchiesta, che condusse al trasloco punitivo da Trani di c111que magistrati in una volta. ♦ Sarò brevissimo nell' accennare allo spirito reazionario. Anche questo è in diminuzione sensibile: i magistrati oggi se non sentono più vivo il sentimento della giustizia, subiscono maggiormente l'influenza della pubblica opinione. I casi esemplari non mancano e non è remoto il ricordo del processo pei tumulti di Riesi, di cui mi occupai nel menzionato libro mio sul come si amministra la giustizia. Il Tribunale di Caltanissetta presieduto da un certo Naso e in cui funzionava da pubblico ministero un arnese degno di fargli buona compagnia, un certo Curatolo, allora dette spettacolo ributtante se non di bassa vendetta contro chi aveva deposto in una inchiesta contro di loro, certamente di uno spirito reazionario inconcepibile. Per condannare gli accusati più in vista si accordò fede ai testimoni dimostrati mendaci e si fece carico, come di un indizio evidente della sua capacit.ì a delinquere, al Pasqulino di aver pubblicato quatt1-o anni prima un opuscolo, in cui contro la casa principesca dei Ferrandina di Spagna si rivendicavano gli usi civici su di un suo feudo. In quel processo, Presidente del Tribunale e Pubblico ministero, arcades ambocioè entrambi bestioni - stabilirono la massima da prendere colle molle, che contro la sentenza della Sezione di accusa nella pubblica discussione non si potessero sentire testimoni ..... ♦ E qui mi arresto senza citare centinaia di casi analoghi che sono a mia conoscenza e che avrebbero bisogno non delle poche colonne di un articolo di rivista, ma delle centinaia di pagine di un libro. Oggi, come altra volta feci in questa stessa rivista, mi preme di rispondere ad una difesa che si tenta della magistratura. -Si dice: « i casi di magistrati indegni non sono molto numerosi, mentre non mancano esempi di magistrati degnissimi di ammirazione per la rettitudine-, per la cultura , per la fierezza, per lo scrupolo che mettono nello eserc1z10 delle loro funzioni ; anzi sono di gran lunga più numerosi i magistrati buoni di quelli cattivi. >> Vero, verissimo. Io e quanti si sono occupati delle piaghe dell'amministrazione della giustizia in Italia,
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