Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 7 - 15 aprile 1907

176 RIVISTA POPOLARE operaie, ma anche per le classi superiori alle quali dette la chiara coscienza dei loro doveri e dei loro interessi. Ma l'opera di raddrizzamento e l'azione di controllo di questo partito avrebbero potuto essere più meritorie, più feconde, più durevoli, se la sua attitudine e i suoi errori non l'avessero alquanto discreditato e paralizzato. I socialisti italiani hanno spinto l'orgoglio sino alla follia. Essi hanno attribuito il merito di tutto ciò che si fa di buono nel nostro paese ed hanno lasciato agli altri la responsabilità di tutto il male. Essi hanno perduto completamente il senso della misura nel giudicare uomini e cose e si sono lasciati guidare da un egoismo collettivo. E' così che si sono resi antipatici a tutti gli altri partiti e a tutte le altre classi sociali >>. ...... « I socialisti i più intelligenti e meglio in[ormati delle condizioni del paese (da Turati riformista a Ferri integralista ad Arturo Labriola sindacalista rivoluzionario) hanno spesso riconosciuto solennemente nei loro discorsi alla Camera o nei Congressi o nelle loro pubblicazioni, la realtà degli ostacoli insormontabili che si oppongono alla realizzazione immediata dei loro desiderata. Ma per non perdere la loro popolarità e per non riconoscere la giustezza dei ragionamenti di coloro, che spesso li hanno avvertiti (ed io mi vanto di essere stato tra questi uno dei più assidui e dei più espliciti) essi hanno pensato, parlato e scritto in un modo ed hanno agito in un altro >>. cc Questa contraddizione divenne deplorevole, vergognosa, criminosa, durante il primo saggio di sciopero generale (settembre 1904), nei tentativi di ostruzionismo e di sciopero dei ferrovieri: e in altre occasioni simili. D'onde il discredito che li ha colpiti, la-resistenza più energica dei conservatori, il disgusto e lo sdegno delle classi medie che sino allora li avevano seguiti e in conseguenza il loro considerevole regresso nelle elezioni generali del 1904 >>. Ci tengo a far conoscere il giudizio, che ho dato sui sindacalisti: « I sindacalisti italiani, scrissi nella Re11ue Bleu, corri!>pondono ai sindacalisti francesi che hanno per organo ufficiale Le mouvement socialiste; ma i primi hanno inoltre una predilezione fanatica per il liberismo economico, che li farebbe prendere per discepoli di De Molinari edi Yves Guyot in Francia, di Pantaleoni e di Pareto in Italia. In questo movimento del pari, noi troviamo delle contraddizioni molto marcate. Così si vede qualche sindacalista rivoluzionario difendere l'herveismo a Roma e il nazionalismo a Trieste; e d'altra parte, mentre i sindacalisti, riprendendo la soluzione catastrofica di Marx, vedono nel capitalismo la condizione fondamentale del collettivismo e consigliano di favorirne lo sviluppo, nelr azione pratica essi lo combattono continuamente cogli scioperi parziali che tendono allo sciopero generale >>. cc Ma, considerato nel suo insieme, il movimento sindacalista è più logico, e nei suoi fini e nei suoi metodi è veramente rivoluzionario, mentre gli altri gruppi socialisti italiani ingannano gli altri o s'illudono dichiarandosi rivoluzionari. Un grande avvenire sarebbe riserbato in Italia al sindacalismo, se vi fosse più coesione, più equilibrio mentale nei capi; più cultura, più solidarietà e più disciplina in mezzo ai lavoratori>>. Ma il punto della vera attualità del mio articolo, infine, è il seguente: « Molta impopolarità è venuta ai Socialisti a causa delle discussioni e delle lotte intestine nel lo,·o pm-tito; lotte ,ì'ottrinali e personali in una volta. L' antagonismo di Turati e di Ferri non è recente; ma ciò eh' è peggio é la facilità dei socialisti italiani a cambiare di teoria e di tattica, è il J1ulgare opportunisrno al quale cedono spesso pel piace, e di un successo momentaneo.L'ultimo Congresso del mese di ottobre 1906, in Roma, ha mostrato sino al!'evidenza questa mancanza di solidità nella vita del nostro socialismo. In Germania, in F,-ancia, in Inghilterra, esistono in mezzo ai socialisti diverse nuances; ma in Italia queste differenze raggiungono proporzioni inverosimili, in conseguenr_a delle antipatie e delle gelosie personali e delle contraddizioni che si possono facilmente osservare fra il pensiero e l'azione dei protagonisti. ♦ Un socialista, che lesse il mio articolo nella Revue Bleu appena arrivato in Italia, amichevolmente rimproverommi la severità dei giudizi portati sul partito socialista italiano, specialmente per quanto si riferisce alle sùe lotte intestine; ma mi fu facile rispondergli che assai più severe, asprissime, furono le critiche che - per tacere dei minori - Romeo Soldi aveva formulato nella Neue Zeit del 13 e 2 5 aprile 1903 e che furono riassunti in questa Rivista (15 maggio) contro il gruppo parlamentare e Gaetano Salvemini nella Critica sociale e riprodotte in questa stessa Rivista pel n.0 del 15marzo scorso. Se i miei giu dizi poterono procurarmi dall'amico Macchi il nomignolo di suocera del socialismo - e non è detto che una suocera brontolona non possa voler bene ad una nuora bisbetica ..-Soldi e Salvemini meriterebbero di essere considerati addirittura come nemici del socialismo. Ma che cosa sono tutti i precedenti dissensi, tutte le invettive, tutte le insolenze, tutte le accuse che i socialisti italiani sinora scaraventarono contro i propri compagni di fronte alla lotta corpo a corpo, senza esclusione di colpi anzi con predilezione verso i colpi insidiosi, che in questo momento si combatte tra Enrico Ferri ed Enrico Leone, tra l'Avanti e l'Azione? Una vera bazzeccola, un insignifìcantissima puntura di spillo. Se dovessi lasciarmi guidare dal ricordo dell'attitudine serbata dai combattentinti attuali verso di me ; se dovessi tener conto che parecchi, e tra i più autorevoli, dei sindacalisti che attualmente trattano Ferri come il più volgare farabutto foderato da tutti i difetti che possono fare brutta mostra di loro in un politician senza scrupoli, si levarono contro di me pur riconoscendo in privato che avevo ragione, quando attaccai Ferri dal lato esclusivamente politico e scientifico, come denigratore del mezzogiorno, perch,è in Ferri vedevano qualche cosa di sacro e d'inviolabile, come un altro fanatico ragazzaccio trovava la stessa inviolabilità in Arturo Labriola ...., se mi lasciassi guidare soltanto da questi ricordi personali, ripeto, oggi dovrei godermi lo spettacolo fratricida dalla finestra, fregandomi le mani e limitandomi a riprodurre senza commenti gli episodi dolorosi e disgustosi, che si sono svolti sinora, - tra i quali quelli maneschi tra Trevison110 e Monicelli - e che potrei considerare come mie tardive vendette fatte da altri. Ma sono convinto che ciò che riguarda la vita del socialismo italiano non ha interesse esclusivo d1 partito; e perciò mi sento nel dovere di dire una parola imparziale sui combattenti. I termini della polemica vivacissima , che forse avrà il suo epilogo in tribunale, sono noti non solo perchè l'Azione e l'Avanti in questa occasion~ ebbero una diffusione eccezionale; ma perchè tutti i giornali monarchici, con compiacenza non celata li hanno presentati e commentati con larghezza insolita. Se si dovesse stare alle accuse degli uni scagliati contro gli altri si avrebbero: in Leone e i1:i alt~i minori sindacalisti tanti miserabili agenti d1 polizia, che pubblicano l' Azione solo per c?mbatter~ Ferri e discrE.ditarc il socialismo; in Ferri, Morgan

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