Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 7 - 15 aprile 1907

affermando che coll'intervento dei clericali alle urne si può rischiarare la situazione politica e si può procedere ad una sana riorganizzazione dei partiti ed al loro retto funzionamento saremmo contenti se la vittoria fosse stata di un vero partito clericale. Ma ciò non fu. Ci fu un gruppetto apertamente borbonico-clericale con lista propria. e che ebbe lo incoraggiamento telegrafìco del Cardinale Merry del Val, senza interposizione di alcun Montagnini; ma raccolse tale sparuto numero di voti - sotto i 500 - che non vale la pena di occuparsene. Molti cattolici praticanti, sinceramente devoti alle Chiesa di Roma , erano nella lista vittoriosa ; ed erano degni di rispetto perchè non nascondevano, non mascheravano l'essere loro. Ma essi non vinsero nel nome del clericalismo. Se a qualificare i vincitori si dovesse tener conto delle forze operanti che assicurarono la vittoria si dovrebbe conchiudere che questa fu degli avvocati e di alcuni dei deputati della dttà, che fecero intervenire nella lotta le loro organizzazioni elettotorali, delle vere coteries elettorali, in colonna serrata. Però l'intervento di questi deputati nella mischia attenua l' importanza della sconfitta del governo; perchè è più che probabile, anzi certo, che gli on. Bugnano, Placido, Aliberti, Cacciapuoti, che furono contro il governo a Napoli, voteranno a favore del governo a Montecitorio. Intanto la presenza di tanti deputati e di tanci avvocati nel Consiglio Comunale fa sorgere il timore che in più occasioni e specialmente nelle faccende spicciole della giornata l' interesse della cittadinanza venga sacrificato agli interessi eìcttorali dei deputati e alle clientele dei deputati, anche con una amministrazione intenzionalmente corretta, come sarà quella che tornerà a far capo al Marchese Del Carretto. - Nell'allontanare questo pericolo o .nell'attenuare il danno potra fare opera meritoria la minoranza della quale fan parte uomini di valore come il D'Antona, H Senise, il Semmola, il giovane Di Marzo, il Masoni ecc. Forse la loro szione di critica e di controllo sarà più utile che spiegandola nell'amministrazione; e se in loro, come vogliamo sperare, i sentimenti liberali non saranno dei fuochi di paglia, essi potranno funzionare come nucleo centrale, attorno al quale lentamente s1 aggregheranno quanti sono veramente democratici e prepareranno altre lotte meglio delineate e nelle q Llali ciascuno potrà prendere il proprio posto. + Con .questo augurio che riguarda il risaname1~to della v~ra politica e amministrativa di Napoli e del mezzog10rno e che dovrebbe imperniarsi sulla base te~ragonale della sincerità noi potremmo por termme alle osservazioni sull'ultima lotta amministrativa partenopea; ma vogliamo consacrare ancora u_na parola a due altri gruppi di sconfìtti: alludiamo a1 radicali cd ai socialisti. Non mettiamo tra gli sconfìtti i repubblicani. perchè a Napoli ci sono dei repubblicani, ma non un partito repubblicano. Quelli che ci sono fecero male a confondersi nel Fascio libero-clerico-democ1:atico che non aveva programma politico o amministrativo. Se il biasimo a loro venisse soltanto dalla Rivista popolare essi se ne conforterebbero o~servando che essa è troppo indisciplinata ed indipendente e che perciò i suoi giudizi nella questwne hanno scarsa importanza. Ma li biasimò anche Roberto Mirabelli, di cui non potranno dire altrettanto e che peserà molto sulla loro coscienza. Furono sconfìtti i radicali; e c'è da rallegrarsene 175 sinceramente. Essi nel paese sono pochi, forse meno dei repubblicani; ma sono audaci e rumorosi. A Napoli non arrivano ad una decina e tutti avvocati, come elemento indipendente. Hanno, però, ai loro ordini le falangi degli impiegati dello Stato e del Comune, che in questa occasione si sono battute per loro. Perciò la loro sconfitta è confortante. Sino a tanto che i radicali continueranno nella tattica balorda di cercare le forze elettorali non nel mondo dei lavoratori e dei produttori ma in quello della burocrazia parassitaria, quanti sono sinceramente democratici devono combatterli come esiziali tanto nelle lotte per la conquista delle amministrazioni locali, quanto nelle altre per la conquista dei seggi di Montecitorio. Furono anche sconGtti i socialisti; ma la loro condotta fu logica e corretta; combatterono colla loro bandiera spiegata contro i clerico-moderati e contro il Fascio; non vennero a transazioni e combatterono colla sicurezza di perdere, mirando piL1 al futuro che al presente. La sconfitta hanno lealmente confessato. Con ciò essi accennano a mutar vita. L'enorme diminuizione di voti ottenuti nel 1907 - circa 1200 - di fronte a quelli del 1904 rappresenta la punizione degli errori commessi, della fatuità ridicola di altri tempi. La serietà di propositi manifestata nell' ulcima lotta servirà a riabilitarli un poco e ad assicurar loro una qualche rivincita nell'avvenire. La Rivista I socialisti italiani (La decadenza del sociallsmo ?) Ne.i numero del 23 marzo della Revue politique et litteraire - la notissima Revue bleu di Parigi - vide la luce un mio articolo sui Socialisti italiani, l'ultimo di una serie sui partiti politici del nostro paese. Tale articolo lo mandai nei primi giorni di febbraio. Quando lo scrissi e quando fu pubblicato, a circa un mese e mezzo di distanza) non avrei potuto immaginare che esso sarebbe stato, in alcune sue parti, di grande attualità, ed anche di non lieta attLialità, in ltalia. Oggi mi pare opportuno riprodurre alcuni brani e metterli a giorno come si dice in linguaggio burocratico, con commenti sulle recentissime vicende del partito socialista italiano. Lasciando da parte tutto ciò che riguarda la storia e che tra noi è noto, nella Revue Bleu ad un certo punto, dopo avere dimostrato che le masse non comprendono una buccicata di collettivismo, di evoluzione, di catastrofe ecc. e che il movimento socialista in gran parte è apparente, poichè, forse, una buona metà delle forze che sembrano appsrtenergli, alla prova si troverebbe che sono forze antisocialiste, scrivevo: <e Avuto riguardo a queste conctizioni e slle particolarità dello sviluppo del socialismo italiano, si può domandarsi: quale è stata e qLiale potrà essere l'azione del partito socialista italiano sulla vìta politica della nazione? Questa azione è stata utile o pericolosa? >> « In un paese in cui la vita politica deficiente è dominata dalla corruzione o dall'indifferenza, in cui le classi lavoratrici si sono rassegnate durante molti secoli ad accettare saiari derisori per giornate di lavoro di una durata inumana, ì'azione di un partito giovane e attivo, pieno _di feci~ ~ di ~ntLisiasmo, noncurante di alcuna conquista m1n1stenale, doveva riuscire necessariamente benefica. Infatti il partito socialista fo di grande utilità non solo per le classi

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