184 H I V f S 1· A PO P O L A R E in confronto di altra, la quale, stendendosi in piano solcato da comode e sicure comunicazioni, permette, con minor numero, di raggiungere lo scopo della legge n. + Questa diversità di trattamento per circostanze speciali è spiegabile senza dubbio; ma non altrettanto può dirsi, mi pare , di quel che la relazione chiama il criterio raz.ionale e sintetico , il punto di partenz.a per ciascuna provincia. Questo punto, come s'è visto fu stabilito in una media dei tre elementi detti principali e comuni : estensione, popolazione , numero degli affari, partendo dal principio generale, come desu111esidall'accennato prospetto, di assegnare una pretura per ogni 20,000 abitanti, per ogni 200 chilometri qu.adrati di territorio, e per ogni 300 sentenze all'anno. Ma è poi indiscutibile che gli elementi principali e comuni sono tre, e che possano a priori e jn via generale ridursi ad un comune denominatore? Pare piuttosto che elemento veramente principale e comune sia soltanto la quantità degli affari, indicata dalla legge per primo criterio, e prevalente nel suo spirito, e che, curioso tanto nella relazione che nell'allegato è preceduta da quei due illegittimi colleghi, i quali invece non sarebbero a considerarsi che come elementi speciali, al pari di tutti gli altri indicati dalla legge, comunque si vogliano tra loro raggruppare. E la quantità degli .affari che ci dic~. e sola può dirci, salvo speciali circostanze: la tale pretura ha più o meno ragione d'essere della tal altra e, se mettesse conto il saperlo, potrebbe anche dirci: nella tale provincia dovrebbero esserci più o meno preture che non nella tal altra, salvo speciali circostanze. Ma queste circostanze, appunto perchè speciali, molteplici, variabili da luogo a luogo e da popolazione a popolazione, a differenza degli affari . che rappresentano una stessa e identica cosa dovunque, non possono, senza aberrazione, ridursi alla sola estensione chilometrica e alla quantità numerica dèlla popolazione, per poi, così ridotte, aggiungersi a priori e in via generale, al numero degli affari , che soli han relazione immediata, diretta, generale, non arbitraria con le preture. N è vale che la media di tale triplice criterio sia modificabile per l'applicazione di quelli che la re:. lazione chiama criteri di specialità, e pel riferimento del tutto alle circoscriz.ioni e non alle sedi, perchè non è buon metodo crearsi l'errore per poi esserne più impacciati nella ricerca della verità, e darsi la pena di doverlo correggere;ed è già troppo che siffatte valuta·zioni speciali, inevitabilmente arbitrarie, debbano pur farsi perchè possa essere preferibile o ind;fferente che abbiano anche a partire da presupposti alla loro volta arbitrari e casuali. + Vediamo in pratica il funzionamento del sistema,, e prendiamo due province: Alessandria e Catania i cui dati trascrivo dal menzionato prospetto: e-= ::s e: ..., Q) Q) ..., r.. rn O..·- rn (:.) CO Numedreollperetucrehespettereonero allaProvincia ------------------ Q) CO .... > ::so ..., ::s ~ e:: o.. ~ PROVI CL\ Q) ·- :::: u .9 ç; ... Q) e:: <I) - o e: Alesandria Catania 746,44r 564,186 4,937 4,984 9,4--1-4 Come si vede, stando alla quantità degli affari, alla provincia di Alessandria spettavono 3 I preture, a Catania 37, salvo che circostanze speciali (alle due provincie) non avessero consigliato di variare quei numeri, dopo essere state riconosciute. e valutate, s'intende, e non mai a priori. Sicchè Catania, conservando indiminuite le sue 35 preture, ne avrebbe avuto, in via generale, un minor numero, in proporzione, che non Alessandria con 3 I. Che avviene invece? Che aggiungendo a priori i due numeri di preture per territorio e per popolazione, e prendendone la media, quelle proporzioni si alterano, e abbiamo 32 preture per Alessandria, 3 I per Catania. Ora quest'aumento aprioristico a favore di Alessandria, prodotto dalla sua popolazione più numerosa - poichè la maggior estensione della provincia di Catania non è tale da spostare la media - mi sembra ingiustificato al pari della proporzionalità che presuppone. La sola quantità numerica della popolazione può tutt'al più indurre, come necessaria conseguenza del numero stesso, una più o meno proporzionale quantità di attribuzioni secondarie e cosidette volontarie od onorarie, non mai degli altri affari delle preture, attribuzioni che, appunto perchè secondarie non sono state tenute in calcolo, e che in ogni Q) Q) e: "Cl .., ·- e: > o ~ 8 ... E o.. Q)- 8 CO CO ::s- :::3 ~ o Z CO C: ·e .... O) .., ... Q) c... t c... --1 ---------- 68 I ! • 26 35 37 32 Q) u o "Cl ·- <I)-~ o .::: t; ;3 _g rn <"!,_ o e:; r... u ::l ...... z ~·u 52 caso, al pari degli altri affari, come. v~dre~o p~r questi, non potevano valutarsi a priori e 111 via generale per provincia. Così pure l'estensione del territorio opererà an-- ch'essa a proposito, un simile spostamento sia a favore d'una provincia molto estesa che, al vantaggio di avere poche liti, aggiunge quello di sten-· dersi in piano , e di essere solcata da comode e sicure comunicazioni, con una .generale prosperità economica che concorre a render quasi insensibili le distanze, sia contro un' altrn provincia meno estesa, e per giunta litigiosa, montuosa e scarsa di strade come di risorse economiche. Pur troppo le preture, come tutti gli ufficii giu-- diziari, non giovano positivamente al ben vivere in proporzione del numero dei singoli individui, nè all'aumento della produttività del territorio; sono uffici la cui esistenza è determinata e limi tata dalla necessita sociale; onde non v'ha ragione che ad una provincia debba attribuirsene, sia pure in via di media ipotetica; più di quanti la necessità, manifestata dall'unico suo indice naturale: gli affari, ne consigli, salve, s'intende, le speciali circostanze. Le spese di giustizia che l'invidiabile inferiorità giudiziaria di una provincia popolosa, ricca ed estesa fa risparmiare in confronto di un'altra, possono certamente impiegarsi in tutt'altro anche a vantaggio di quelle fortunate popolazioni. Ma, pure limitata alla sola quantità degli affari,
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