RIVISTA POPOLARE D! Politica, Lettere e Scienze Sociali Hil'ettorc: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese H,a,Jia,; :i.nno lire H; ·semestre lire 3,50 -·!~stero: anno lire 8; semestre lire 4,5h Un numero separato Cen t. 30 t\mministrazione: Corso Vittol'io Em(muele, n.0 11.5 - NAPOLI Anno Xli( - Nnm. 7 ABBONAMENTO POSTALE Homa, 15 Aprile 1 H07 Preghiamo vivamente i nostri abbonati ai quali è scaduto l'abbonamento a fine dicembre. divolersi mettere al più presto in regola coll'amministrazione. - Li preghiamo inoltre di non includere danaro nelle lettere, semplici o raccomandate non essendo sicuro - e lo sappiamo per prova - questo mezzo di trasmissione. SOMMARIO: Gli avveuhnentl e g-li nomini: Noi: ( Il viaggio del Re d'Italia in Atene - La politica elettorale di Pio X. - Papere e frottole della diplomazia vaticana - La seconda conferenza del!' Aja - -I sindacati dei funzionari in Francia - II trionfo della rettorica. Da D'Annunzio a Pascoli e viceversa - I miliardari americani per la pubblica istruzione - La situazione al Maroc.co - Lo sciopero dl Argenta). - La Rivista: Per I' educazione polttica del mtzzogiorno (A proposito delle elezioni amministrative di Napoli). - D.r Napoleone Colajanni: I socialisti italiani (La decadenza del socialismo?). - Eugène Fournière: [ princip;i della lt!gislazione del lavoro. - Rosario Di Gregorio: Per la questione delle preture soppresse. - D.r Angelo Landra: Gli studenti poveri - Latini ed Anglo sassoni di N. Colajanni ( I giuJizj) - A. Agresti: La Jacquerie rumena - Rusticus:Sugli Scioperi del Vercellese, Novarese ~ di Lomellina--ltivista delle H.1 vtste: Il maggior dono di Carnegie (Review of Reviews) - Il Giappone e gli Stati Uniti associati (No1·thAmerican . Review) - I riformatori riformano? (World of to day) - Lo Stato padre adottivo (Contemporary Review) - 11nuovo Reichstag (Preussische Iahrb11cher) - Il traffico del San Gottardo ( Zeitfragen). 6LI ftVVENI/flENTI e GLI UOMINI Il viaggio del Re d'Italia in Atene. - I giornali monarchici vanno in brodo di giuggiole narrando le accoglienze cbe il popolo di Atene ha fatto a Vittorio Emanuele 3.0 , ma se c'è avvenimento di cui meno si possa e si debba menar vanto è proprio questo viag• gio nell'Ellade che il Ministro Tittoni ha consigliato o non ha saputo impedire. S~ il fatto dovesse essere giudicato alla stregua dei ricordi dell'antica civiltà ellenica o anche degli eroismi della insurrezione contro i Turchi nel primo quarto del secolo XIX lo si comprenderebbe come una affermazione idealistica.· Ma del punto di vista della realtà attuale il viaggio è stato un grave errore. Invero il popolo ellenico oggi vale poco materialmente; e, pur troppo, vale meno moralmente. Il guadagno, perciò, si riduce a zero. Si volle fare atto che indichi le intenzioni del po polo italiano di non volersi disinteressare da ciò che si prepara nella penisola balcanica? Ma in questo caso si dimentica che i Greci odierni sono riusciti a rendersi odiosi a tutti i popoli balcanici - specialmente ai Bulgari ed agli Albanesi. La solenne affermazione dell'amicizia tra l'Italia e la Grecia, quindi, non servirà che a diminuire la nostra influenza ed a renderci più antipatici nella penisola dei Balcani. Ai Greci, del resto, avevamo dato buone prove di aw icizia colla nostra condotta nell'isola di Creta. Il viaggio di Atene non è servito che a riacutizzare 1 sospetti e i malumori dell'Austria-Ungheria. Bel guadagno ! + La politica elettorale di Pio X. - L' intransigenza di Pio IX e di Leone XIII in fatto di politica elettorale è tramontata e il non expedit non è più oramai che un ricordo. Durante le elezioni generali e i ballottaggi del 1904 i vescovi , certamente col beneplacik del Vaticano, avevano permesso agli elettori cattolici di accedere al1e nrne. Non si era tolto il non expedit nello interesse della religione; tanto che l'appoggio vescovile si era accordato in favore di candidati massoni e partigiani del divorzio. Ma ai cattolici era stato consigliato di partecipare alla lotta nello interesse del partito conservatore e dei reazionari. Poi venne il caso di Catania, dove l'arcivescovo e cardinale Fran - cica Nava bandi la crociata contro il repubblicano Autori-Berretta ; e poi parecchi altri. Recentissimi sono i casi di Schio, di Girgenti e di Firenze. A Schio il non expedit fu tolto in favore del Ziletii, che fu battuto, contro il Rossi, che si era dichiarato cattolico. Dunque la religione non ci aveva che vedere: si combatteva il Rossi non già perchè irreligioso, ma perchè meno reazionario deil' avve1sa.rio. Nel Collegio di Girgenti, che ha dato uno spettacolo umoristico di candid9,ture caleidoscopiche , i candidati sentendo di non potere riuscire da soli hanno riconosciuto che i meriti eccelsi per succedere a Gallo stavano racchiusi nella persona di Gregorio Gallo ; il q nale è un bravo giovane al di sotto dei trent'anni, che non ba altro requisito se non quello di essere ... figlio di suo padre. In suo favore esplicitamente in nome del Vaticano con una lettera pubblica è intervenuto il Sacerdote Sclafani ch'è molto popolare come organizzatore di Casse rurali. In questo caso l'attitudine di Pio X si spiega: si trattava d' impedire la ri11scita del Professore Scaduto illustre giurista e decisamente anticlericale: candidato che sarebbe caduto anche senza la mano di aiuto di Don Sclafani perchè gli altri candidati che a.spiravano alla conquista del Collegio si erano coalizzati contro di lui. Ora infine c'è il caso più interessante di Firenzeterzo collegio. Qui stanno di fronte due ex deputati, il socialista Pescetti e il monarchico Farina: due brave persone, come privati. La Chiesa si è dichiarata pel secondo perchè egli è un conservatore. A Firenze l'intervento dei cattolici avrà un carattere più spiccato che altrove, perchè a ciò son.o essi consigliati dalla famosa Unità Cattolica, l'organo dei gesuiti, che sino a ieri si era mantenuta sul terreno della più assoluta intran - sigenza.
170 RIVISTA POPOLARE · Avremo, adunque, una solenne affermazione di una politica vaticanesca nuova? Sarà tolto ufficialmente e generalmente il non expedit? Non lo crediamo. Questo atto imporrebbe al Papato di riconoscere quasi ufficialmente l' Italia; e ciò non gli conviene. Perciò Pio X assistito dRl Conte Macola e da Monsignor Montagnini, senza dignità, senza finezza, senza logica, continuerà la politica elettorale del caso pe1· caso, eh' è la negazi~ne dell'infallibilità. Questa politica consente tutti gli accomodamenti e tutte le transazioni e senza riconoscere l'Italia nuova permetterà al Papato di mettere D;o al servi:,,;io della reazione e in compagnia dei reali Carabinieri. Chi avrebbe detto a Gesù Cristo, l'amico degli umili, che egli avrebbe fatto l'ufficio dei Centanni contro i lavoratori? Intanto noi che speravamo nello intervento ufficiale dei clericali alle urne per chiarire l' ingarbugliata situazione dei nostri partiti politici, cominciamo a temere che l' equivoco maledetto o corruttore continuerà ad incombere sulla nostra vita pubblica. Ce lo fa temere il contegno di Gregorio Gallo e di Emm. Farina. Gre- ·gorio Gallo, dopo eletto, ha fatto sapere in una forma sibillina che seguirà le orme del padre; gli amici di Farina fanno sapere che l'appoggio dell'Unità Cattolica non lo vincola. Ma tutto questo è schermaglia ipocrita. Prima delle elezioni bisogna far sapere chiaramente agli elettori, che si è clericali o anticlericali; e non dopo. Le postume dichiarazioni hanno il carattere di una truffa. + Papere e frottole della diplomazia Vaticana. - Chi,_ qualche mese fa, avesse puhblicamente dichiarato che la diplomazia Vaticana, no·n è composta che di scagnozzi, ai quali il più miserevole vice console della meno importante repubblica sud-Americana può dare dei punti, avrebbe avuto l'aria di far dello spirito di cattiva lega e le persone serie, anche se anticlericali, avrebbero considerat,a quella dichiarazione, quale il parto d'una fantasia squilibrata. Monsignor Montagnini, dimenticando un taccuino, -enon rispedendo a Roma le carte ufficiose - appena chiusa la N unciatura - s' è dato per lui il non gradito incarico di dimostrare che la diplomazia di Pio X non è più quella di Giulio II, di Alessandro IV, di Clemente VII, papi birboni si, ma furbi e che sapevano scegliere, atti all'uopo, i loro uomini, e sceglievano sempre i migliori, sia che si trattasse di piantare a tradimento una palla di fucile fra le costole d'un principe, o di redigere un rapporto su la politica d'uno Stato, o di tessere un'intrigo. Questo Montagnini è un primo venuto, un qualunque; le sue note lo rivelano come il diplomatico tre volte biiono, fra tutti i diplomatici del mondo. Egli crede tutto ciò che gli si racconta; piglia nota di tutte le maggiori e le -minori bazzecole che può raccogliere nei salotti, nelle redazioni di giornali, nelle conversazioni private, nella via e ne seri ve a Merry del Val, il quale, a sua volta, diplomatico degno dell' inviato, piglia per buona moneta tutte le notizie allegre che gli manda quel mattacchione di Montagnini. Curioso fato, quello della Chiesa in questo momento. Pareva fossimo alla vigilia della tragedia. 0' era già chi intravedeva, neìl'opera del governo, e nell'atteggiamento della Chiesa, la persecuzione religiosa e il martirio. Pareva che da un momento all'altro dovessimo assistere allo scoppio di tutte le passioni, ed alle manifestazioI1i più forti d'eroismo; ed ecco che la tragedia si svolge improvvisamente in comedia; che diciamo? Comedia ? Eh ! no alla farsa ; anche meno che farsa, alla pochade. Perchè accanto alla sottana di Montagnini, si vedono sgonnellare le buone Dame di Francia, che danno quattrini, notizie e consigli; che si adoperano del loro meglio per agitarsi ed agitare un r,opolo...... che per Iddio e per il re non vuol muoversi più. Intendiamoci bene; Monsignor Mon~agnini non è ...:_ si è rivelato - un portento d'intelligenza, al contrario; ma i documenti che i giornali francesi pubblicano ora, ci mostrane che, foss' anche stato intelligente, ben poco poteva fare dato l' entom·age che agiva sotto la sua ispirazione; e i caratteri e le persone che lo circondavano. Il documento riguardante Piou a proposito di Olemenceau è conclusivo. Piou aveva bisogno di quattrini µer la lotta elettorale, niente di meglio che spillarne al Vaticano con la storiella della corruzione di. Clemenceau. Un altro uomo qualunque si sarebbe subito accorto della impossibilità della cosa, e della enormità della bugia ; in Vaticano no, nep_pur lontanamente codesti preti s'immaginano che non è possibile comprare un uomo arrivato al punto cui è giunto Clemenceau, perchè non si vende più, sia qualunque il prezzo offerto E tuttavia Montagnini, che misura gli uomini col metro che serve a misurare 111i, crede e manda la notizia; Merry del Val. che pesa le coscienze con la libbra che pesa la sua, crede e discute la faccenda: no, no; tutto ciò non è serio, non è degno, ed è tanto ignobilmente b11ffoche non viene nep}J11re la voglia di riderne. Intanto Montagnini è riuscito all'inverosimile: a costringere Piou a difendere Clemenceau ... Eppure se Merry del Val non fosse stato il MiniHtro incapace eh' egli è - l'arte del Ministro e la sua superiorità consiste nel sapersi scegliere i collaboratori, nel the 1·ight man in the 1·ight place - se Monsignor Montagnini non fosse stato un qualunque zotico biascicator di rosarii; :3e il Valican0 fosse stato servito da uomini di valore - e tale probabilmente furono e son creduti Merry del Val e Montagnini-la Repubblica Francese avrebbe dovi.1to sostenere ben altra lotta di q 11ella che ha sostenuto. Poichè l' intento di costoro era di creare difficoltà alla repuhb!ica, di sollevarle contro il popolo; di abbatterla. La repubblica ha avuto in suo favore due coefficienti: il popolo, ormai tutto repubblicano, ti la stupidità dei nf'mici. Ed è vano che il Vaticano faccia pubblicare dal pro prio organo ufficiale che la Santa Sede non ha orga · nizzato complotti contro la repubblica perchè tutta l'opera del Montagnini, tutti i consigli del Merry del Val a costui tendevano a questo. Se non vi sono riusciti non è già perchè a costoro mancò la volontà. Essi speravano trovare più credulo e più facile il popolo, e· meno ciarlatani i Piou e i Denys Cochin del parlamento francese ; e sopratutto si credettero pÌ\l intelligenti di ciò che veramente sono. Ora lo scandalo e il pettegolezzo dilagano, e uno per uno sembra che tutti i deplomatici che avevano relazioni con la Francia debbono passare sotto le Forche Caudine dell' « incartamento Montagnini. E si vede che questi diplomatici spifferano i loro segreti quasi in pubblico , e che molti uomini politici hanno la lingua più lunga delle femmine, e la coscienza più elastica. del cautchou; e son questi proprio che stanno nelle prime file di combattimento, e menano gli altri ali' assalto o alle difese. Indubbiamente ciò è triste, ma come lezione, se ci sarà chi saprà profittarne, val molto, moltissimo. Certo Clemenceau non poteva, neppure a crearselo appost.a, trovare un alleato migliore di Monsignor Montagnini. +.Ja pubblicazione dell'incartamento Montagnini è stata una battaglia trionfale per l' anticlericalismo. Chi vorrà, chi oserà ora pigliare sul serio la diplomazia Vaticana? Chi vorrà più credel'le, e sopratutto chi oserà compromettersi in trattati ve più o meno palesi con gli agenti del Vaticano? Oramai la lotta della Chiesa contro lo Stato in Francia è finita; è finita in una ridicolissima comedia nella quale e danno e beffe son tutti per la Chiesa ; e il più curioso della faccenda si é che a trascinare nel ridicolo la diplomazia della Chiesa, è stato un diplomatico della Chiesa steHsa, ed il capo del partito che, in Francia, alleato alle gonnelle del Faubonrg S. Ger-
RIVISTA POPOLARE 171 màin sogna va ah battere la repubblica in no111edel cattolicesimo ed a favort1 di un re ... oh! un re qualunque, poichè gli ex crociati del nobile sobborgo si sarebbero anche contentati di Philippe la gonnelle, visto che si contentavano d' un diplomatico come Montagnini e d' un capo come Pion. Risum teneatis ! + La seconda conferenza dell' Aja.-Alcuni telegrammi da Londra e da Vienna accennano al rinvio della Conferenza, e pare che cagione del rinvio sia la questione della limitazione de.gli armamenti che l' Inghilterra - almeno da q ·ianto appare da una nota ufficiale del Governo Russo-è determinata a ripresenta.re alla Conferenza. Diciamo ri-presentare poichè la medesima questione era la base della convocazione della prima Conferenza. La limitazione degli armamenti fu veramente lo scopo principale per il quale lo Tsar volle convocata la conferenza. I diplomatici poi fecero ~sulare completamente q nesto concetto dalie loro discussioni e alla chiusura della conferenza della limitazione degli armamenti non si parlò più. - La questione era prematura. K la guerra Russa-Nipponica scoppiata poco di poi dimostrò che difatti era prematura. Dunque l' Inghilterra ri-presenta oggi la questione e la ri-presentano gli Stati Uniti. Dal canto suo il governo Russo convocando per i primi di giugno la conferenza « crede suo dovere dichiarm·e che pe1· parte sua mantiene ancora il programma del mese di aprile 1906 come base delle deliberazioni della confe1·enza e che nel caso in cui la conferenza iniziasse una discussione che gli sembrasse non · dovere approdrwe ad un 1·isi1,ltatop1·atico si 1·isffva a sua volta il dfritto di astenersi da una simile discussione. Osservazioni analoghe a queste ultime sono state fatte dai gove1·ni tedesco ed austriaco che si sono rise1·vati piwe il diritto di astenersi del discute1·ealla confe1·enzaogni questione che sembrasse non dove1· condw•re ad un risaltato p1·atico • . .. Identiche ·dichiarazioni, ma con diverso scopo, hanno fatto l'Inghilterra , il Giappone, gli Stati Uniti etc. Il disBidio non potrebbe essere più aperto nè più assoluto. Di qui le voci e le probabilità del rinvio; il quale rinvio non potrebbe essere che sine die poichè tante volte la Conferenza sarà convocata, ed altrettante quella questione tornerà sul tappeto. Il fatto è che non possono essere e non saranno mai le diplomazie degli Stati che ~potranno giungere ad un simile progresso Gli interessi particolari di ogni stato - la constatazione è dolorosa ma è esatta - obbligano ogni Nazione ad essere quanto meglio e quanto più può armata ; la obbligano a cercare di soverchiare con gli armamenti le nazioni che sono e potrebbero esserle rivali. L'equilibrio politico ed economico dell'Europd. e delle varie nazioni europee non è ancora stabilito. Ogni nazione civile non ha ancora trovato i suoi definitivi mercati, e nessuna di esse è àncora vicina a trovarli ; vi sono territori da restituire, territori da riprendersi in Europa, Asia dovnnque, Lo sviluppo industriale e commercia.le delle nazioni nuove-Italia, Germania, Argentina-sposta ciò che fu, fino alla prima metà del secolo scorso, il mercato fisso di alcune altre grandi nazioni,:Francia, Inghilterra·, Spagna:· queste sono ragioni di antagonismo e creano la necessità degli armamenti. E queste ragioni sentono i governi, e di esse si fanno interpetri ; anche quelli stessi che propongono la questione della di.uinuzi:me degli armamenti. E' dunque giusto concludere che alla limitazione , al disarmo , alla pace non arri vere mo? No, certamente; vi arriveremo ma non già perchè i governi lo proporranno ma bensì perchè i popoli lo vorranno. Q11ando in tutto il mondo civile i popoli - e sarà opera della democrazia indurli a voler questo-i popoli vorranno che i denari dello Stato veno-an·o spe8i in modo più utile che a fonder cannoni e at->fabbricar fucili, quando vorranno che si spenda moltissimo per la educazione e per le opere civili di ogni paese , e pochissimo, quasi nient.e, per gli eserciti e per le marinerie; qnando il mal tolto per consenso di popoli sarà restituito; ed ogni nazione avrà trovato la sua produzione speciale ed i suoi speciali mercati-allora gli armamenti non avendo più ragione di essere cesserHnno di dissanguare i popoli; gli eserciti e le formidabili flotte passeranno nei ricordi storici: ma dì qui là il cammino da percorrere è lungo, lunghissimo, ed è quindi prematura posne oggi la questione della limitazione degli armamenti ; e se la Conferenza del1' Aja sarà rimandata, e se riunendosi non concluderà niente di positivo noi non ne saremo sorpresi: il frutto colto prima del tempo è sempre acerbo, + I sindacati del funzionari in Francia. - Uno dei più audaci rappresentanti di quella stupefacente Federazione degli impiegat'i di Milano - qnella del manifesto-menzogna, di cui parecchi patroni della Federazione stessa si vergognano - altra volta nella Vita, come si permise di dare una umoristica lezione di statistica all'on. Colajanni, così del pari si dette il lusso di smentirlo in quanto al diritto di sindacarsi in Francia. Colajanni aveva affermato che tale diritto non e' era ancora; il capoccia della Federazione squa- , dernava parecchie leggi della repubblica per dimostrare che e' era. Il poveruomo, che non dovrebbe avere scarsa coltnra perchè vive tra i libri in una delle più celebri biblioteche, in quella di Brera, confondeva le leggi. relative ai lavoratori comuni con quelle relative ai funzionari; confusione fatta anche, sia detto a sua giustificazione, da molti socialisti francesi, ma che in Francia non si capisce, perchè vi si crede che i funzionari godendo di una posizione privilegiata ed avendo attribuzioni delicatissime , che riguardano la vita dello Stato non possano e non debbano per loro invocare il diritto comune. Il diritto di sindacarsi col connesso diritto di sciopero nella vicina repubblica esisteva tanto in forza delle leggi del 1884 e del 1901 che verso la metà di marzo, in adempimento di precedenti promesse, il ministro della giustizia Guyot-Dessaigne col concorso dei ministri Clemenceau, Viviani, Barthou e Briand ha presentato un disegno di legge per regolare lo Stato dei funzionari. Non possediamo il testo di tale disegno di iegge ; ma dev'essere alquanto diverso - oh! quanto diverso ...- da quello immaginato come vigente dal bravo bibliotecario italiano, a giudicarne almeno da un articolo di Brake. Lo scrittore socialista nell' Humanité del 15 marzo scrive testualmente: « Quando gl'institutori, quando i doganieri , quando gl' impiegati delle poste e telegrafi forma vano delle Amicali (associazioni di semplice mutuo soccorso. La Red.) o si costituivano in Sindacati, si diceva loro : Aspettate ! Non abbiate fretta. Provvisoriamente, voi sarete sotto tm regime di tolle1·anza precaria. Ma da qui a qualche tempo, una legge benefica, verrà a stabilire il vostro Statuto in modo da da1·vi soddisfazione » • « Essi hanno atteso ed hanno visto venire la legge. Ciò che viene è la negazione di ciò che reclama vano » • e Anzitutto la legge, a cui si sottopongono le loro ~ssocia-zioni è quella del 1901 e non quella del 1884. E dunque la interdizione assoluta di creare dei sindacati che voteranno i signori del radicalismo, che durante le ultime elezioni andavano cantando il ritornello del diritto sindacale esteso ai funzionari dello Stato , dei dipartimenti e dei comuni , facendo, però, una riserva sul diritto di sciope1'0 ? > •
172 RIVISTA POPOLARE « Il diritto sindacale è 8va11ito, la riserva è restata. E sotto quale forma ! >. « La legge del 1864 sopprimeva gli articoli de_l Codice proibenti le coalizioni. Il progetto c~e _da_a1 fL~n: zionari i diritti che appartengono a tntt1 1 c1ttadm1 ristabilisce, aggravandole, le penalità _contro le coalizioni, per ciò che concerne i funzionari>. . . < Il legislatore, infatti, non procede, come suol d1rs1, avec le dos de la cuiller. Si dà un anno di p1·igione per auere rifiutato, simultaneamente con alfri, la sua coope1·azione al servizio pubblico al quale si è addetti, cioèper m;ere fatto uno sciopero. Sei mesi per avere provocato altl'i a questo 1·ifiuto con parole, scritti o minacce, per avere dichiarato: Noi dom·emmo metterci in isciopero I " Il Brake conchiude che si promette, nei moti vi della legge, di garentire i funzionari contro l' arbitrio, che qualche volta è tollerante e si sostituisce la tirannia legalizzata. Un altro deputato socialista, Maurice Allard, nella stei;sa Ihirnanitè del 28 marzo torna alla carica ne!lo stesso senso e se la prende maggiormente col compagno 1uinistru Viviaui. E se tutto questo non bastasse, al funzionario della Biblioteca di Brera raccomandiamo di leggere in un giornale della sua Milano, nel Con·ie1'edella Se1·a del 1.0 aprile, nella prima. colonna della 2.a pagina eiò che vi è ::;critto sotto il titolo: Protesta violenta degli impiegati pubblici per la difesa def di-ritti-sindacali. La violenza del linguaggio che adopera il Comitato centrale pe1· la difesa del diritto sindacale dei salm·iati dello Stato, della P1·ovincia e dei Comuni è degna del Manifesto-menzogna della Federazio:n.e,,- La forma è alqnanto più accentuata; ma nella so• ::;tnnza. c' è più sincerità e più onestà: i funzionari fran- ,.c, esi parlauo nel proprio interesse, ma non imitano nella sfacciataggine i funzionari di Milano, che parlavan in nome ... del!' agricoltura, del commercio, dell'industria, de~li ufficiali~ dei soldati, dei lavoratori ecc. ecc. Ritorneremo su questa grave quistione. Notiamo intanto che in Francia moltissimi funzionari hanno respinto ogni solidarietà cogli autori del manifesto del Comitato Centrale. + Il trionfo della rettorica. Da D' Annunzio a Pascoli e viceversa. - Le onoranze a Carducci oi mo!t plicano, si centuplicano , si ripetono sino alla sazietà; e si rassomigliano. E' una frenesia; è uno spettacolo che comincia ad essere umiliante. E non solo si commemora Cardttcci nelle bicocche e negli A tenei, ma anche le minuscole cittadine vogliono il loro mezzo busto ... Buono per gli scultori a spasso. Noi uon sappiamo che cosa farebbero gl'ltaliani attuali se tornassero a morire in questo momento Dante, Petrarca, Ariosto, Leopardi, .. Per conservare una certa proporiiione nelle manifestazioni del dolore e dell' ammirazione dovrebbero consacrare alla loro memoria delle piramidi e per dar prova dei loro sentimenti dovrebbero fare cose da manicomio ... Si arriva all' impensabile, poi, supponendo che Omero, Shakspeare, Cervantes, Goethe fossero concittadini e contemporanei degli Italiani odierni ... E noi comprenderemmo ed anche loderemmo l'attuale frenesia. a.mmirativa µer Carducci se ci fosse sincerità di dolore negli oratori , che commemorano, se ci fosse sincerità di a1umirazione in coloro che ascoltano. Le manifestazioni in questo caso avrebbero qualche cosa di utile, di educativo; ed indicherebbero una intellettualità elevata nel nostro popolo, di cui potremmo inorgoglirci. Ma manca la sincerità in tutti e siamo sicuri che l' ammirazione dei retori ed il plauso delle masse avrebbero avuto proporzioni assai più meschine se la Regina vedova a suo tempo non avesse comprato per centomila lire la Biblieteca del poeta e se al poeta non fosse toccata alla vigilia della sua morte il premio Nobel... Noi conosciamo non pochi commemoratori entu siastici, che non hanno comµreòo le più arii:ltocratich~ tra le poe~ie card ucciane - e per la forma sono q 1asi tutte arii:ltocraticbe-e che appena appena hanno leggiucchiato l' Inno a Satana .. • Le ultime, le più solenni commemorazioni furono quelle di D'Annunzio a Milano e di Pascoli a Pietrasanta. Rappresentarono il ~rionfo_ più sfacciato d~lla rettorica piµ ampollosa. L'idea più esatta della pnma si ottiene leggendo una rivista seria ed nn giornale umoristico: La Vita Internazionale e Il Guerin Meschino. Nella Vita Io scrittore che firma. Iustiis - il depntato Giusto Calvi , che biasima Colajanni per avere preso sul serio(?) la Prefazione di Più che l'am?r~ e in f,Wt,1:e del quale adduce la circostanza che egli e uno statistico - osserva che dall'orazione dannunziana non rnngono fuori che questi Roli intenti: la µresa in giro del prossimo, l'arte sopraffina di far q nat~_rini anche a specie dei morti e l' altra non meno nota a1 trovare un pretesto per battere la gran casl:la e suonare il CciUJ pa.11el luzzo intorno alla propria personcina. « A qualche cosa, egli conchiuàe, queste vecchie ca1'0gnehan da servùe I » come scriveva, presago, esso il Carducci ..... >. Si può dire altrettanto della commemorazione fatta da Pascoli a Pietrasanta, patria del Cardncci. In q ue:-;ta, però, ci fu una nota nuova: quella della cortigianeria sciocca e vergognosa. Paseoli, che do~eva averne bevuto un fiasco di quello buono, tolse occasLOne della presen,1,a del Conte di Torino per ricordare che egli aveva contribuito a difendere l' ono're dell'Italia a viso aperto e colla spada in pngno col suo umoristico_ ~uello con uno di casa d' Orleans... E il poeta cort1g1ano poco dopo parla di certi alt?-i e1·oi, che ben altrimenti a vevano difeso l'onore d'Italia a Roma nel 1849 e altrove cento altre volte ... E Garibaldi così si trovò in compagnia del Conte di Torino... Ah! poeta buffone ... L'onore dell'Italia dovrebbe essere una ben misera cosa se in qnel modo miserrimo potè esseredife:30 dal Conte di Torino ... Il poeta delle gocce d'acqua sporca, ch_e simulavano lagrime , del resto se avesse qualche d1me3tichezza colla storia contemporanea lllm potrebbe ignorare che in ben altro modo e con ben al tra efficacia i Savoia avrebbero potuto difendere l'onore e gl'interessi d'Italia a Novara, a Venezia, a Milano, a Torre Malimberti, a Lissa, a Mentana .... Noi viviamo sicuri, che se Carducci avesse potuto sorgere dalla tomba e correre da Bologna a Pietra:::ianta ascoltando quel tratto di servilismo e di cortigianeria con un calcio avrebbe fatto ruzzolare dalla bigoncia il suo indegno apologista. Del resto nulla di più sconveniente deìl' avologia degli eroi , bellici nel fare la commemorazione di chi fu la negazione di ogni eroismo. Nota. All'ultimo momento su quella che Guerin Meschino chiama la Gabriella 1 ione di Giosuè Carducci ci arriva un gustosissimo articolo di Floriano del Secolo. Lo pubblicheremo nel prossimo numero , perchè siamo convinti che lo smascherare i ciarlatani letterari giova ali' educazione degli Italiani. + I miliardari americani per la pubblica Istruzione. - I miliardari americani spe--;81)malamen te acquistano le loro ricchezze ; ma non di raro cercano fare dimenticare i procedimenti criminosi a forza di largizioni filantropiche. Carnegie sta alla testa dei suoi colleghi in plutocrazia sotto questo aspetto. I miliardari americani hanno una preiilezione speciale per gli alti st,1di. Qaedta li::,ta di d mi ne fa testimonianza ampia : Donati da Iohn D. Rockefeller all'Università di Chicago,
RIVISTA POPOLARE 173 al Collegio me:!ico, al Comitato generale per l'educazione ecc. . . . Doli. 80 000 000 Donati da A. Carnegie a Biblioteche, ' ' Università ecc. . . . » 150,000,000 » • G. Peabody . . . . . » 7,000,000 • » S. Girard al Girard College > 8,000,000 ,, • Le land Stanford alla Stanford Iunior University . > > signora Stanford alla Stanford University . • . > > W. Marsh Rice al Rice In-· stitute . . . . . » » P. A. Widener al memorial Training pei fanciulli storpi. . . . . • • D. Fayerwaatber a varii collegi. . . . . . • > Marshall Field al Museo Colombiano. . . . . • • Cecil Rhodes alla scuola anglo americana . . . » » Iohn Hopkins alla Università o Ospedale Hopkins. > • Ezra Cornell all' Università Cornell. 20,000)000 10,000,000 )) 6,000,000 9,000,000 » 4,000,000 13,000,000 10,000,000 l) 7,000,000 6,000,000 Totale Dollari 307,000,000 Ciò che forma in lire italiane la bellezza di un miliardo seicento cinquanta milioni I Di questa somma colossale donata in questi ultimi tempi solo 32,000,000 di dollari dati da Rockefeller non sono andati all'istruzione superiore: li assegnò al Comitato privato per l' istruz;one di New York .e si riserbò di. farne parte. Molti di questi generosissimi benefattori hanno voluto dare il loro nome agli Istituti. A ciò fnrono consigliati dalla loro vanità; ma in questo caso anche la vanità diventa degna di ammirazione ... e d' invidia. + La situazione al Marocco. - La conferenza di Algesiras a suo tempo non ebbe altro risultato che di calm8l'e i bollori dell'Imperiale Tartarin germanico e d'infliggere uno scacco alla sua diplomazia ; ma lasciò insoluta la quistione marocchina, la quale torna a farsi acnta. I Marocchini hanne assassinato un Europeo, ne hanno bastonati, feriti e sequestrati altri. La Francia ha occupato Oojda, ma in quanto ad accordo delle Potenz;e questa è un' alt.ra facce11da. I Marocchini seguitano fl. fare quel che facevano pri nia della Conferenza.; la Francia fa oggi ciò che avrebbe fatto - in questo caso - anche sen:.r,ala Conferenza; e le altre potenze si conducouo come se la conferenza e gli accordi e il protocollo non aves,,ero mai assistit.o. L' Inghilterra lascia fare, perchè non desidera si ::-iollevila quistione dell'Eo-itto, la. Germania bofonchia ma non osa alzare la O voce perchè non si sente ancora da tanto da battere s11 le dita dell' Inghilterra; l'Italia lascia fare percbè non può fare a meno e la Spagna tira ]' acqua al proprio mulino, preparando:'li a profittare della occasione e dell'azione della Francia per togliersi a tempo opportuno un brincello di Marocco. Intanto il Sultano, per giustificare ai suoi sudditi Ja occupazione di Olljda gioca un tiro maestro ao-li Europei. 0 Si sa che la Conferenz.a di Algesirus mise d'accordo le Potenze a proposito del Marocco, e che il Sultirno accettò le riforme che le Potenze europee gli imponevano. Ora mentre egli assicura Francia, Spagna, Gern.arnia e l'Universo intiero delle sue buone inteuzioni; mentre fa sapere in E11ropa che se gli &ssassini del Duttor Mauchamp non saranno puniti, non sarà colpa sua; manda ai suoi sudditi un proclama nel quale - con la solita cortesia con la quale un maomettano parla di cristiani - dir.hiara che l' occnpazione di Oujda è nna intollerabile aggressione da parte della Francia. Egli fa capire al suo popolo che non sa.rà n1ale se al più presto possibile, i cani d' incirconcisi, bevitori di vino, saranno rimandati a ca~a loro. Naturalmente è poco probabile che, proprio ora, il Snlt.an_o se la vorrà pigliare violentemente con tutta l'Europa; ma si può star certi che le riforme concertate ad Algesiras non saranno applicate mai , e l' Europa dovrà tenersi contenta che la Francia, se non si tiene Oujda, si tenga un altro punto qualsiasi; poichè grazie al famoso accordo è perenne il pericolo di una g11erra fra potenze europee: e il Marocco, veramente non vale la pena d'una guerra, e il Maghzen che lo sa, afferma la sua buona volontà al]' Europa, e lascia poi che i Marocchini facciano su la pelle degli Europei , il comodo lorJ. Tanto le gelosie dell' Europa garantiscono loro l' .impunità e l' indipendenza. • Lo sciopero dl Argenta.-·- Su questo interessante conflitto tra propnet?.ri e lavoratori della terra abbiamo pregato il chiaro Prof. Ignazio Brunelli, dell'Università di Ferrara, di fare una breve ed obbiettiva inchiesta, il cui risultato speriamo di poter dare nel numero prossimo. NOl Per I' eaucazi~onleitica acl rnezzo~ior~ (Apropodsietlolelezioanmi ministrative diNapoli) I lettori della Rivista forse non avranno di mcnticato l'articolo del 30 settembre 1906 il cui titolo è in gran parte uguale a quello di oggi: Come si fa l'educazione politica del niezzogiorno (a proposito dello scioglimento del Consiglio Comunale di Napoli). In quello articolo, che fu largamente discusso in tutta Italia si dimostrava: che i quattordici scioglimenti del Consiglio Comunale di Napoli avevano arrecato gravi danni economici, politici e morali alla città; che i motivi addotti dal Ministero del1' Interno nella Relazione per giustiGcare il provvedimento erano insussistenti; che il clericalismo e il borbonismo di cui La Vita e la Tribuna accusavano il Consiglio disciolto, se anche fossero stati reali, non autorizzavano il decreto di scioglimento tanto più che non vengono disciolti i Consigli delle maggiori città d' ltalia, benchè notoriamente clericali; che mandar via un'amministrazione, la quale, all'indomani dell'Inchiesta Saredo, aveva dato garenzia di correttezza e di onestà era un grave errore, un vero atto scandaloso, che poteva avere conseguenze perniciose; che con quell'.atto si ribadiva a Napoli e nel mezzogiorno tutto la generale e profonda convinzione che si nutre sulla inutilità e sulla impotenza delle leggi, sulla onnipotenza dell' arbitrio del governo; di cui~ si afferma, che può tutto ciò che vuole. D' onde l'augurio e il voto che il corpo elettorale di Napoli, classe la meritata lezione al governo sopraffattore. Sono venute le elezioni amministrative del 24 marzo, il cui risultato completo si conobbe più tardi, ed ora si sa che il governo ha ricevuto dalla cittadinanza di Napoli la risposta che si meritava. Il suo Regio Commissario, i suoi metodi, i suoi candidati sono stati solennemente sconfitti. Come lo scioglimento del vecchio Consiglio Comunale era stato un avvenimènto che andava oltre l' importanza di un fatto locale; così le elezioni ultime sono meritevoli di attenzione da parte degli Italiani, che seguendo il buon metodo sperimentale
174 RIVISTA POPOLARE dal fatto risalgono alle cause e alle conseguenze e dal caso singolo vanno al criterio generale. Tali elezioni suggeriscono osservazioni e commenti di in te resse italiano. + Se fossimo convinti della buona e sana costituzione del corpo elettorale di Napoli, cominceremmo dal congratularci vivamente col medesimo delfa fiera attitudine sua di fronte alla prepotenza del governo, che ne aveva offeso i diritti e lesa la dignità; ma noi diffidiamo parecchio del corpo elettorale partenopeo qual' è ora, cioè: risultato di quarantasei anni di sapienti manipolazioni, di canceilazioni ed iscrizioni altrettanto sapienti , che giustificano, anzi impongono, qualunque diffidenza sulle sue qualità e sul suo contegno futuro. Comunque, quali che possano essere stati. i fat-: tori delle ultime elezioni, il risultato nei nspett1 del governo che aveva conTmesso le violenze e le illegalità, fu buono e bisogna rallegrarsene, nella speranza,· anche, che la vittoria lo esalti, lo migliori ne ecciti l'amor proprio. La sconfitta del governo non risulta soltanto dal fatto che sono ritornati al Municipio gli uomini che esso ne aveva scacciati; ma dall' impegno posto dal Regio Commissario nell'impedire tale ri_- torno e nel preparare la vittoria dei loro avver~an. Quell'ottimo signor Trinchieri ricorse anche ~l1_'~- spediente volgarissimo di far con.vocare i Com1z1 11 giorno della Domenica delle palme, nella speranza che le funzioni religiose di quella giornata avrebbero distolto molti elettori di parte avversa dall'accorrere alle urne ... dimentico, che se•·1acircostanza avesse potuto avere una qualsiasi influenza, essa .avrebbe anche agito nelle fila dei propri amici. + L' uni~o e vero aspetto politico delle elezioni sta nella sconfitta del governo sopraffattore ; ma c' è un lato morale che non dev'essere trascurato. Non lo illustreremo scendendo allo esame odioso e pericoloso dei singoli candidati delle due liste in lotta e che furono votate con compattezza e con disciplina insolita. C'erano dei galantuomini autentici dall'una e dall'altra parte, e c'erano nelle due liste dei nomi avariati. Più che nelle liste gli avariati, ed anche giuridicamente bollati erano tra i sostenitori delle medesime. Nei crocchi privati, nei caffè i cosidetti liberali movevano aspro rimprovero ai clericali di avere accolto nel loro grembo il deputato di Mercato, Gennaro Aliberti per assicurarsi il concorso delle delle sue forze elettorali numerose e disciplinate. Per noi l'Aliberti, non è nè migliore, nè peggiore di parecchi altri deputa ti i tali ani , che ne hanno fatto delle grosse, ma che appartenen~o talora alle regioni del settentrione, sono lasciati più facilmente in pace, non essendo tali regioni così discreditate come quelle del mezzogiorno sulle cui marachelle convergono i cento occhi di Argo del giornalismo socialista. Certo, è, però, che l' Aliberti da un noto processo uscì bene giuridicamente; ma nella opinione pubblica rimase scredidato. Se la battaglia elettorale ultima, perciò, fosse stata combattuta esclusivamente sul terreno della moralità, sarebbe stato assolutamente indispensabile lasciarlo fuori lista; era sempre desiderabile che- fosse escluso da una lista che si raccomandava in nome della moralità. Fecero male i cosidetti clericali ad accogliere nella loro lista l' Al:berti; ma erano proprio i cosidetti liberali a potersene scandalizzare? Essi avevano fatto ripetuti tentativi di averlo con loro; si affermò anche che l' on. Giolitti in tale senso ahbia fatto pratiche non riuscite. I cosidetti liberali in altri tempi, e non remoti, del resto lo avevano avuto nelle loro fila; ciò che avvertì il Mattino con tatto sopraffino. L'Aliberti, infine, riuscì a stento, tra gli ultimi, e coi voti di qualche caporione elettorale dei cosidetti liberali, che vale meno di lui. Sotto l'aspetto morale, quindi, i pretesi liberali non hanno alcun diritto di rimproverare agli avversari il contributo e la solidarietà dell' Aliberti, che cercarono e non ottennero. Essi, poi, oltre qualche nome della loro lista che suscitò cri~iche vivaci, ebbero ai loro ordini le forze del casabsmo capitanate dal D'Amelio, che deve sco\1tare un_ac_ondanna come complice del Casale. S~1 pretes: li b~- rali, infine, pesò il tentativo del_Reg:o Comm1~s~r~o Trinchieri , che appena insediatos! al Mu111c!p10 tentò di falsare la legge per Napoli nella denyazione delle forze idroelettriche del Volturno con 111tenti, che furono denLmziati, comeJavorevoli al losco affarismo industriale, che la legge cercò tenere lontano. + Ma da più parti fuori di Napoli, specialme~1t~ dove poco si sa degli uomini e delle cose locali s1 domanda con insistenza: chi vinse ? chi perdette? Ecco qua. La risposta è un pò difficile ~erchè dalr una parte e dall'altra n~:m c' ~rano ven partiti organici e con programmi netti. . . Che abbia perduto il governo è fuon dubb10, perchè il suo intervento nella lotta dette un certo carattere alla medesima. Che abbiano perduto alcuni rispettabili uomini che facevano parte del cosidet~o Fascio liberale come l'illustre senatore D'Antona, 11 Senise Leonardo Bianchi ecc. è del pari innegabile. ' d . Mache abbia perduto il partir? liber3:le e emocrat1co è una menzogna per la semplice rag10ne che nel Fa-: scio, guardato nella maggioranza dei singoli elementi che lo componevano, il liberalismo e la democrazia non ci avevano che vedere: erano quelle due parole della etichetta senza contenuto, una bandiera che copriva molta merce di contrabba1~do. Ci sarebbe stato un modo solo per impostare 13: lotta con caratteri netti : l' accusa maggiore che s1 rivolg~va ai Consislieri. de~la vecchia. a1:1ministrazione era quella d1 clericalismo; per d1st111guersen~ recisamente quindi, e per la ragione dei contran i loro avver~ari avrebbero dovuto inalberare la bandiera dell' anticlericalismo. Il momento era anche assai opportuno per farlo: si era all'indomani de_llc manifestazioni per Giordano Bruno e delle relative vivaci discussioni. Che fece invece il Fascio cosidetto liberale? Stese un Proo-ramma floscio e anodino, dal quale esulò qualunque lontanissimo accenno _all~anti~lericalism?· E perchè non si sospettasse eh~ 11 s1l~nz10sul punto più tipico era stato involontario, accidentale, venne la lettera del Deputato De Tilla, uno dei capi del Fascio e che in una all' on. Venditti pretendeva rappresentarvi il pe~1s_ierodel &averno; ne~la quale lettera si faceva esplicito atto d1 fede cattolica, ~p~- stolica romana e si lasciava comprendere che s1 nfuo-criv~ dall'anticlericalismo come il diavolo rifugge Bb dall'acqua santa .. ·. . . . . La maggioranza degli uom1111d~l, cos1d~t~o Fasci_o liberale quindi si rivelava con c10 esplicitamente clericale coll'aggravante della n:e~1Zog1~ae della ipocrisia. Se ne convins_e anche Lmg1 Lodi che nella Vita, colla speranza d1 promuovere ~na a~e_rmazione anticlericale aveva: approvato 1ncond1z1011atamente lo sciogli~ento del Consiglio Comunale. + Dunque vinsero i clericali ? Noi che amiamo le situazioni nette e che da parecchi anni andiamo
affermando che coll'intervento dei clericali alle urne si può rischiarare la situazione politica e si può procedere ad una sana riorganizzazione dei partiti ed al loro retto funzionamento saremmo contenti se la vittoria fosse stata di un vero partito clericale. Ma ciò non fu. Ci fu un gruppetto apertamente borbonico-clericale con lista propria. e che ebbe lo incoraggiamento telegrafìco del Cardinale Merry del Val, senza interposizione di alcun Montagnini; ma raccolse tale sparuto numero di voti - sotto i 500 - che non vale la pena di occuparsene. Molti cattolici praticanti, sinceramente devoti alle Chiesa di Roma , erano nella lista vittoriosa ; ed erano degni di rispetto perchè non nascondevano, non mascheravano l'essere loro. Ma essi non vinsero nel nome del clericalismo. Se a qualificare i vincitori si dovesse tener conto delle forze operanti che assicurarono la vittoria si dovrebbe conchiudere che questa fu degli avvocati e di alcuni dei deputati della dttà, che fecero intervenire nella lotta le loro organizzazioni elettotorali, delle vere coteries elettorali, in colonna serrata. Però l'intervento di questi deputati nella mischia attenua l' importanza della sconfitta del governo; perchè è più che probabile, anzi certo, che gli on. Bugnano, Placido, Aliberti, Cacciapuoti, che furono contro il governo a Napoli, voteranno a favore del governo a Montecitorio. Intanto la presenza di tanti deputati e di tanci avvocati nel Consiglio Comunale fa sorgere il timore che in più occasioni e specialmente nelle faccende spicciole della giornata l' interesse della cittadinanza venga sacrificato agli interessi eìcttorali dei deputati e alle clientele dei deputati, anche con una amministrazione intenzionalmente corretta, come sarà quella che tornerà a far capo al Marchese Del Carretto. - Nell'allontanare questo pericolo o .nell'attenuare il danno potra fare opera meritoria la minoranza della quale fan parte uomini di valore come il D'Antona, H Senise, il Semmola, il giovane Di Marzo, il Masoni ecc. Forse la loro szione di critica e di controllo sarà più utile che spiegandola nell'amministrazione; e se in loro, come vogliamo sperare, i sentimenti liberali non saranno dei fuochi di paglia, essi potranno funzionare come nucleo centrale, attorno al quale lentamente s1 aggregheranno quanti sono veramente democratici e prepareranno altre lotte meglio delineate e nelle q Llali ciascuno potrà prendere il proprio posto. + Con .questo augurio che riguarda il risaname1~to della v~ra politica e amministrativa di Napoli e del mezzog10rno e che dovrebbe imperniarsi sulla base te~ragonale della sincerità noi potremmo por termme alle osservazioni sull'ultima lotta amministrativa partenopea; ma vogliamo consacrare ancora u_na parola a due altri gruppi di sconfìtti: alludiamo a1 radicali cd ai socialisti. Non mettiamo tra gli sconfìtti i repubblicani. perchè a Napoli ci sono dei repubblicani, ma non un partito repubblicano. Quelli che ci sono fecero male a confondersi nel Fascio libero-clerico-democ1:atico che non aveva programma politico o amministrativo. Se il biasimo a loro venisse soltanto dalla Rivista popolare essi se ne conforterebbero o~servando che essa è troppo indisciplinata ed indipendente e che perciò i suoi giudizi nella questwne hanno scarsa importanza. Ma li biasimò anche Roberto Mirabelli, di cui non potranno dire altrettanto e che peserà molto sulla loro coscienza. Furono sconfìtti i radicali; e c'è da rallegrarsene 175 sinceramente. Essi nel paese sono pochi, forse meno dei repubblicani; ma sono audaci e rumorosi. A Napoli non arrivano ad una decina e tutti avvocati, come elemento indipendente. Hanno, però, ai loro ordini le falangi degli impiegati dello Stato e del Comune, che in questa occasione si sono battute per loro. Perciò la loro sconfitta è confortante. Sino a tanto che i radicali continueranno nella tattica balorda di cercare le forze elettorali non nel mondo dei lavoratori e dei produttori ma in quello della burocrazia parassitaria, quanti sono sinceramente democratici devono combatterli come esiziali tanto nelle lotte per la conquista delle amministrazioni locali, quanto nelle altre per la conquista dei seggi di Montecitorio. Furono anche sconGtti i socialisti; ma la loro condotta fu logica e corretta; combatterono colla loro bandiera spiegata contro i clerico-moderati e contro il Fascio; non vennero a transazioni e combatterono colla sicurezza di perdere, mirando piL1 al futuro che al presente. La sconfitta hanno lealmente confessato. Con ciò essi accennano a mutar vita. L'enorme diminuizione di voti ottenuti nel 1907 - circa 1200 - di fronte a quelli del 1904 rappresenta la punizione degli errori commessi, della fatuità ridicola di altri tempi. La serietà di propositi manifestata nell' ulcima lotta servirà a riabilitarli un poco e ad assicurar loro una qualche rivincita nell'avvenire. La Rivista I socialisti italiani (La decadenza del sociallsmo ?) Ne.i numero del 23 marzo della Revue politique et litteraire - la notissima Revue bleu di Parigi - vide la luce un mio articolo sui Socialisti italiani, l'ultimo di una serie sui partiti politici del nostro paese. Tale articolo lo mandai nei primi giorni di febbraio. Quando lo scrissi e quando fu pubblicato, a circa un mese e mezzo di distanza) non avrei potuto immaginare che esso sarebbe stato, in alcune sue parti, di grande attualità, ed anche di non lieta attLialità, in ltalia. Oggi mi pare opportuno riprodurre alcuni brani e metterli a giorno come si dice in linguaggio burocratico, con commenti sulle recentissime vicende del partito socialista italiano. Lasciando da parte tutto ciò che riguarda la storia e che tra noi è noto, nella Revue Bleu ad un certo punto, dopo avere dimostrato che le masse non comprendono una buccicata di collettivismo, di evoluzione, di catastrofe ecc. e che il movimento socialista in gran parte è apparente, poichè, forse, una buona metà delle forze che sembrano appsrtenergli, alla prova si troverebbe che sono forze antisocialiste, scrivevo: <e Avuto riguardo a queste conctizioni e slle particolarità dello sviluppo del socialismo italiano, si può domandarsi: quale è stata e qLiale potrà essere l'azione del partito socialista italiano sulla vìta politica della nazione? Questa azione è stata utile o pericolosa? >> « In un paese in cui la vita politica deficiente è dominata dalla corruzione o dall'indifferenza, in cui le classi lavoratrici si sono rassegnate durante molti secoli ad accettare saiari derisori per giornate di lavoro di una durata inumana, ì'azione di un partito giovane e attivo, pieno _di feci~ ~ di ~ntLisiasmo, noncurante di alcuna conquista m1n1stenale, doveva riuscire necessariamente benefica. Infatti il partito socialista fo di grande utilità non solo per le classi
176 RIVISTA POPOLARE operaie, ma anche per le classi superiori alle quali dette la chiara coscienza dei loro doveri e dei loro interessi. Ma l'opera di raddrizzamento e l'azione di controllo di questo partito avrebbero potuto essere più meritorie, più feconde, più durevoli, se la sua attitudine e i suoi errori non l'avessero alquanto discreditato e paralizzato. I socialisti italiani hanno spinto l'orgoglio sino alla follia. Essi hanno attribuito il merito di tutto ciò che si fa di buono nel nostro paese ed hanno lasciato agli altri la responsabilità di tutto il male. Essi hanno perduto completamente il senso della misura nel giudicare uomini e cose e si sono lasciati guidare da un egoismo collettivo. E' così che si sono resi antipatici a tutti gli altri partiti e a tutte le altre classi sociali >>. ...... « I socialisti i più intelligenti e meglio in[ormati delle condizioni del paese (da Turati riformista a Ferri integralista ad Arturo Labriola sindacalista rivoluzionario) hanno spesso riconosciuto solennemente nei loro discorsi alla Camera o nei Congressi o nelle loro pubblicazioni, la realtà degli ostacoli insormontabili che si oppongono alla realizzazione immediata dei loro desiderata. Ma per non perdere la loro popolarità e per non riconoscere la giustezza dei ragionamenti di coloro, che spesso li hanno avvertiti (ed io mi vanto di essere stato tra questi uno dei più assidui e dei più espliciti) essi hanno pensato, parlato e scritto in un modo ed hanno agito in un altro >>. cc Questa contraddizione divenne deplorevole, vergognosa, criminosa, durante il primo saggio di sciopero generale (settembre 1904), nei tentativi di ostruzionismo e di sciopero dei ferrovieri: e in altre occasioni simili. D'onde il discredito che li ha colpiti, la-resistenza più energica dei conservatori, il disgusto e lo sdegno delle classi medie che sino allora li avevano seguiti e in conseguenza il loro considerevole regresso nelle elezioni generali del 1904 >>. Ci tengo a far conoscere il giudizio, che ho dato sui sindacalisti: « I sindacalisti italiani, scrissi nella Re11ue Bleu, corri!>pondono ai sindacalisti francesi che hanno per organo ufficiale Le mouvement socialiste; ma i primi hanno inoltre una predilezione fanatica per il liberismo economico, che li farebbe prendere per discepoli di De Molinari edi Yves Guyot in Francia, di Pantaleoni e di Pareto in Italia. In questo movimento del pari, noi troviamo delle contraddizioni molto marcate. Così si vede qualche sindacalista rivoluzionario difendere l'herveismo a Roma e il nazionalismo a Trieste; e d'altra parte, mentre i sindacalisti, riprendendo la soluzione catastrofica di Marx, vedono nel capitalismo la condizione fondamentale del collettivismo e consigliano di favorirne lo sviluppo, nelr azione pratica essi lo combattono continuamente cogli scioperi parziali che tendono allo sciopero generale >>. cc Ma, considerato nel suo insieme, il movimento sindacalista è più logico, e nei suoi fini e nei suoi metodi è veramente rivoluzionario, mentre gli altri gruppi socialisti italiani ingannano gli altri o s'illudono dichiarandosi rivoluzionari. Un grande avvenire sarebbe riserbato in Italia al sindacalismo, se vi fosse più coesione, più equilibrio mentale nei capi; più cultura, più solidarietà e più disciplina in mezzo ai lavoratori>>. Ma il punto della vera attualità del mio articolo, infine, è il seguente: « Molta impopolarità è venuta ai Socialisti a causa delle discussioni e delle lotte intestine nel lo,·o pm-tito; lotte ,ì'ottrinali e personali in una volta. L' antagonismo di Turati e di Ferri non è recente; ma ciò eh' è peggio é la facilità dei socialisti italiani a cambiare di teoria e di tattica, è il J1ulgare opportunisrno al quale cedono spesso pel piace, e di un successo momentaneo.L'ultimo Congresso del mese di ottobre 1906, in Roma, ha mostrato sino al!'evidenza questa mancanza di solidità nella vita del nostro socialismo. In Germania, in F,-ancia, in Inghilterra, esistono in mezzo ai socialisti diverse nuances; ma in Italia queste differenze raggiungono proporzioni inverosimili, in conseguenr_a delle antipatie e delle gelosie personali e delle contraddizioni che si possono facilmente osservare fra il pensiero e l'azione dei protagonisti. ♦ Un socialista, che lesse il mio articolo nella Revue Bleu appena arrivato in Italia, amichevolmente rimproverommi la severità dei giudizi portati sul partito socialista italiano, specialmente per quanto si riferisce alle sùe lotte intestine; ma mi fu facile rispondergli che assai più severe, asprissime, furono le critiche che - per tacere dei minori - Romeo Soldi aveva formulato nella Neue Zeit del 13 e 2 5 aprile 1903 e che furono riassunti in questa Rivista (15 maggio) contro il gruppo parlamentare e Gaetano Salvemini nella Critica sociale e riprodotte in questa stessa Rivista pel n.0 del 15marzo scorso. Se i miei giu dizi poterono procurarmi dall'amico Macchi il nomignolo di suocera del socialismo - e non è detto che una suocera brontolona non possa voler bene ad una nuora bisbetica ..-Soldi e Salvemini meriterebbero di essere considerati addirittura come nemici del socialismo. Ma che cosa sono tutti i precedenti dissensi, tutte le invettive, tutte le insolenze, tutte le accuse che i socialisti italiani sinora scaraventarono contro i propri compagni di fronte alla lotta corpo a corpo, senza esclusione di colpi anzi con predilezione verso i colpi insidiosi, che in questo momento si combatte tra Enrico Ferri ed Enrico Leone, tra l'Avanti e l'Azione? Una vera bazzeccola, un insignifìcantissima puntura di spillo. Se dovessi lasciarmi guidare dal ricordo dell'attitudine serbata dai combattentinti attuali verso di me ; se dovessi tener conto che parecchi, e tra i più autorevoli, dei sindacalisti che attualmente trattano Ferri come il più volgare farabutto foderato da tutti i difetti che possono fare brutta mostra di loro in un politician senza scrupoli, si levarono contro di me pur riconoscendo in privato che avevo ragione, quando attaccai Ferri dal lato esclusivamente politico e scientifico, come denigratore del mezzogiorno, perch,è in Ferri vedevano qualche cosa di sacro e d'inviolabile, come un altro fanatico ragazzaccio trovava la stessa inviolabilità in Arturo Labriola ...., se mi lasciassi guidare soltanto da questi ricordi personali, ripeto, oggi dovrei godermi lo spettacolo fratricida dalla finestra, fregandomi le mani e limitandomi a riprodurre senza commenti gli episodi dolorosi e disgustosi, che si sono svolti sinora, - tra i quali quelli maneschi tra Trevison110 e Monicelli - e che potrei considerare come mie tardive vendette fatte da altri. Ma sono convinto che ciò che riguarda la vita del socialismo italiano non ha interesse esclusivo d1 partito; e perciò mi sento nel dovere di dire una parola imparziale sui combattenti. I termini della polemica vivacissima , che forse avrà il suo epilogo in tribunale, sono noti non solo perchè l'Azione e l'Avanti in questa occasion~ ebbero una diffusione eccezionale; ma perchè tutti i giornali monarchici, con compiacenza non celata li hanno presentati e commentati con larghezza insolita. Se si dovesse stare alle accuse degli uni scagliati contro gli altri si avrebbero: in Leone e i1:i alt~i minori sindacalisti tanti miserabili agenti d1 polizia, che pubblicano l' Azione solo per c?mbatter~ Ferri e discrE.ditarc il socialismo; in Ferri, Morgan
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