162 RIVISTA POPOLARE mente alla mensa del nostro caro amico Albanese. Dai suoi occhietti espressivi emanava tutta la gioia quasi direi l'entnsiasmo di averci accolti al suo focolare. Nessuna donna si assise intorno alla bianca tovaglia : silenziose e agili la sposa e le figlie, recavano le vivande e sparivano come ombre. ~ fn veramente un simposio degno di tempi patriarcali : maccheroni 1 capretto in u rnido, capretto arrosto, ragù di pesce, altro umido di capra, pesce in salsa, castagne, pere, noci, caffè. E non mancavano i vini prelibati: è costumanza locale quella di scambiarsi il bicchiere, e bisogna accettare per non commettere grave offesa. L'ospite di tanto in tanto mi porgeva il suo nappo esclamando con trasporto: - Dividiamo un altro bic chiere, su via, bevete ... ma lasciatemi i vostri pensieri l - E il buon uowo aveva un'espressione sempre più dolce, si abbandonava ad una tenerezza fraterna verso i suoi ospiti. Al levar delle mense, egli tolse la chitarra e si mise a cantare melanconiche canwni albanesi che avevano un ritmo strano e selvaggio : uno di questi canti narrava la storia di unn tortora che ha perso il còmpagno e non può vivere più ... Tace il canto e si ricomincia a dividere altri bicchieri ... fino a che, preoccupato di questo moltiplicare, io mi alzai annunziando che l' ora della partenza era prossima. Usciamo in istrada: ci presentano uo mucchio di gente cordiale, espansiva, fra cui un gigantf;l dedito a Bacco che bestemmia Iddio con la massirna disinvoltura sotto ~ il naso del préte greco , che non crede di dover per• dere la sua compunzione. Questo nuovo amico mi prende a braccetto e mi narra che il suo più caro compagno è il ciuco ... che mi vuoi portare a vedere una sua bellissima biblioteca di libri antichi, ... ma intanto è meglio andare a dividere un bicchiere di marsala ... Io protesto gentilmente, ma non c'è scampo. Si marcia in colonna per la via. principale del paese; prece• duti da nna vecchia mentecatta magra e discinta, che a testa alta, la sinistra alJungata con l'indice teso, la destra tracciando un cenno di benedizione, inveisce contro la Giustizia unive'rsale . . . Mi dicono che la sciagurata urla tutto il giorno in tal guisa a traverso le vie del paese. Eccoci a una rivendita di liquori... dove ohimè! sono costretto a trangngiare due bicchierini a; marsala e un altro cicchetto di non so qual veleno ! Finalmente arriva la vettura , una sr,ecie di carrozzino , tirato da un bel muletto. Prima di prendere posto, le strette di mano fioccano, gli abbract:i non finiscono più, l' Rmico 11O::;tr0 ci e ffre se sle:,;;o , e la i a sua casa. l'Americano tutte le sue ricchez1,e, i I prete greco le sne colombe, il maestro ci offre le canzoni albanesi ... e l'addio è caldo, fervido, tra un'ala di donne estatiche, nei loro costumi vivaci. Appena il muletto t:>imuove, ~utti agitano i cappelli, i fazzoletti e tutti gridano in coro :-Ricordatevi degli Albanesi !-Un brivido non mai provato mi scuote le fibre. Prima di scomparire giù per la scesa dietro la collina, mi rivolgo ancora, e 'l nei buoni Albanesi sono tutti in gruppo e battono le mani e sventolano i fazzoletti. Addio! gente forte e fiera, nascosta fra i vostri monti selvaggi, sconosciuta alla maggior parte degl' Italiani l Fierezza nativa, senso vivo d'indipendenza, lingua, riti., cost11mi, valsero a mantenere con tenacia a traverso i secoli , in questa gente Albanese , cosi viva l'individualità della stirpe in mezzo alle calabre popolazioni. Oggi lo stesso disagio economico uni8ce le due razze in dolorosa comunanza: miseria di contadini, miseria di piccoli proprietari, emigrazione spaventosa. È tutta la grande questione Calabrese messa a nudo dal :flagello dell' 8 Settembre 1905, e che Popolo e Parlamento credettero risanare con danaro di beneficenza e con articoli di legge. Ma, quando il giorno dell'azione le speranze fallirono, fu la gente Albanese che trasse dall'antica fierezz1~il primo gesto di ribellione, Firmo, Lungro, S. Basile, Spezzano. Qnesta prima scintilla scoccata dalla gente più fiera di Calahria, e che potrebbe col tempo divampare in gran fiamma dall'Aspromonte al Pollino, sarà mònito efficace e severo verso i governanti , affinchè s' intraprenda finalmente per questa povera terra, un'organica azione riparatrice? li,ebbraio 1907. LEONELLO DE NO BILI ~IVIST ~ DELLE ~IVISTE Sull'autonomia dell'esercizio ferroviario (1).- Avvengono, circa l'assestamento dell' e::sercìzioferroviario, delle C<.,Sevt:ramente strabilianti. La Commissione parlamentare , che sta studiando il disegno di legge presentato dal Ministero, si propone di determinare e precisare , dicono i giornali , la autonomia della Amministrazione ferro viaria, volendo conservare ad essa il carattere t( di azienda industriale >1. Nello stesso tempo la stes.sa Commissione, memore che il Parlamento dc::ve poter far tutto, non vorrebbe che la legge nell'assetto definitivo della amministrazione provvisoria, diminuisse i poteri del Parlamento , le responsabilità del Ministro ed il diritto della Camera ad un sindal'.ato preventivo e consuntivo, su una così importante parte del pHrimonio dello Stato. Conseguentemente la Commissione parlamentare è , conscia o no, alle prese con un problema , che somiglia molto alla quadratura del circolo; e pare già di vedere che il risultato finale sarà quello di proclamare francameiite la necessità di mantenere autonoma la Amministrazione ferroviaria· ma vice- , versa le disposizioni concrete saranno in contraddizione stridente col principio proclamato. Se le parole conservano ancora a Montecitorio il loro preciso e comune significato , autonomi a di un ente qualunque , vuol dire che tale ente ha completa libertà di reggersi e governarsi da sè, senza dipendere da alcuna autorità superiore. 01 a , si comprenJc bene che una autonomia intesa in questo senso , non è affatto possibile , per-::hè risulterebbe del tutto staccata dalle altre amministrazioni e non avrebbe nessun rapporto coi poteri dello Stato; il che non è in alcun modo concepibile, nè certamente desiderabile. (2uando quindi si parla di autonomia della Azienda ferrovia - ria, si deve intendere, per necessità di cose, una u autonomia relativa ; » cioè una organizzazione, che non renda quella Am- (r) La mancanza di spazio e' impedì di riprodurre questo articolo nel N.0 pre.:eJente; ma esso nulla ha perduto col ritardo. Sulla que·stione dell' autonomia ferroviaria questo dell'Eco. nomist è un articolo ammirevole per la sintetica chiarezza. N. d. R.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==