142 RIVISTA POPOLARE attenersi, almeno formalmente, ai loro antichi legami; al tempo stesso però , questi legami non son più tali oggi, da escludere nuove vicinanze , nuovi accordi e nuovi patti : anzi. Saggia è questa politica dell'Italia nel garantire i suoi interessi per l' oggi e per il domani, poichè sarebbe assurdo pretendere che la nostra politica si facesse giorno per giornc, : già fin troppa di questa politica ne fu fatta dai nostri governanti e non certo con_ vantaggio del paese. Via via che l'Italia assumerà. maggiore imP.ortanza su i mercati industriali, che il suo commercio' si svilupperà ; che. riuscirà a stabilire floride colonie, tanto più la politica estera d'Italiana dovrà diventare indipendente, guidata a soddisfare interessi Italiani e nient'altro. Ma questo non significa pei go - vernanti che l'Italia debba proprio uscire dalla Triplice. Stringere accordi con altre potenze , vuol dire agite secondo necessità. per le quali è bene che l'Italia trovi la libertà nella Triplice: questo l'Hamburger e· la stampa tedesca sembrano non capirlo. Nessuno troverebbe strano, per esempio, che la Russia e la Gern1ania si ravvicinassero - e più d'un indizio di questo ravvicina.mento si rivela. - Hanno molti interessi comuni; ne seguirebbe forse di conseguenza che la Germania dovrebbe uscire dalla Triplice? Neppur pE>r sogno. Essa agirebbe , agisce , in modo da sodisfare alle esigenze della sua politica Può darsi che venga un giorno nel -quale all'Italia la Triplice non convenga più: per quel giorno l'Italia deve essersi preparata gli elementi che possono sostituirsi con nuove e più vantaggiose alleanze q uolla dalla quale l'Italia si allontanerà: ed a q11·estodebbono pensare seriamente i governanti italiani, e noi speriamo che, pnr mantenendo ferma l' Italia ai suoi impegni , abbiano sempre in vista quel giorno. • La reazione Imperversa dal Vatlcano.-- N on è una novità che ci annunziate! diranno i nostri lettori. Nè pretendiamo presentarla come tale: annunziando che la reazione imperversa dal Vaticano intendiamo dire che in questo momento più che pel passato essa si sferra sulla buona gente che le presta fede ed ubbidienza. La vittima prediletta del Papa è sempre Don Romolo Murri quel prete impertinente che osò scrivere fieramente al Patriarca di Venezia. Questo di venne Papa infallibile; e il rappresentante di Dio si vendica come un qualsiasi mortale. A Don Romolo Murri, perciò, è stato assegnato un nuovo domicilio-a Gualdo nelle Marche, dove cristianamente forse il Pontefice spera che l' esili gli riesca più penoso. Pio X che aveva costretto il senatore ~,ogazzaro a rinnegare il suo Santo ora pare che si apparecchi a scomunicare una rivista dallo stesso Fogazzaro diretta e che s' inspira alle dottrine di Murri, di Tyrrel ecc. Meno male che l' editore proprietario, duca Gallarati Scotti non andrà in rovina, se sarà costretto, per non disubbidire al sommo gerarca, a sopprimerla. Che tale rivista non vada a genio al Papa risulta chiara.men te da un colloquio del famoso arei vescovo di Milano con un redattore del Giornale d'Italia. Sinora le ire pontificie si erano sfogate contro la democrazia cristiana indigena; ma adesso pare che voglia prendersela con coloro che in Francia in qualche modo la imitano. Pio X ha cominciato col mandare grandi lodi al signor Le Rol presidente del Congresso che la gioventù cattolica francese tenne da recente a Bordeaux. Queste lodi colpiscono il noto Mare Saignier, direttore del Sillon, di cui ci siamo occupati altre volte e ..;heè in aperto antagoniBmo col primo. Il Saignier merita le apostoliche sculacciate; egli osa non trovarsi di accordo col suo vescovo. Si può essere più insolenti di accosì? E intanto in Vaticano si mastica amaro per la minacciata pubblicazione delle carte di Monsignor Montagnini, in segnito alla votazione della Camera francese della proposta J aurès, che tale pubblicazione rnvoca. Curioso! I clericali giurano e spergiurano che tra le carte, del bravo diµlomatiqo pontificio non ee ne sono di compromettenti ; tna tutti gli oratori reazionari, come un solo Montagnini, hanno aspramente combattnto la proposta del deputato socialista. Ma sapete perchè? Pel decoro e pel buon nome..... della repu bblica. E chi oserebbe dubitare della sincerità di questi difensori della repnbblica? + Per la colonia eritrea. - La Camera p1:ima di chiudersi discusse il trattato tra l'Italia la Francia e l'Inghilterra relativamente alie rispettive zone d'influenza e agli interessi reciproci in rapporto ali' Etiopia. Oppositori veri non ci furono; e non ci potevano essere: quanto meno grattacapi ci proc11ra la colonia tanto meglio è ! Ma il trattato dette occasione ai voli lirici degli africanisti: primo fra tutti l'oo. De Marinis. Egli non mancò di fare buone osservazioni sull'abilità spoliatrice dell' Inghilterra ; ma poi conchiuse: l( Quando fra venti o venticinque anni il progresso industriale d' Italia arriverà a quel grado di produzione, che oggi prevediamo, si vedrà se facemmo bene ad insistere su questi interessi per l' incremento dei nostri scambi, per mercati ai nostri prodotti, per nuovi territori alia esuberanza delle nostre popolazioni, e per liberarci del nostro triste primato odierno di aver fondate colonie senza bandiere, le quali, in qualche punto, già perd'Jno il carattere nazionale e l' italico idioma. In Africa, in luoghi dove pochi anni fa era l'inciviltà novella. Emigranti italiani già si volgono al centro , ali' est , al sud dell'Africa. In Egitto, nel Sudan, dovunque, non vi è costruzione ferroviaria o edilizia in cui non siano italiani. Occorre essere partecipi a questa missione di civiltà noi che abbiamo nelle mani po·ssedimenti destinati a prospero avvenire, occorre che, il nostro paese compia ogni opera che prepari la pro sperità ~ la grandezza della patria nel domani n. Qui entriamo nel solito romanzo. GI' Italinni in Africa non vanno che in Egitto, in Algeria, e maggiormente in Tunisia. Ma queste ragioni non ci appartengono; e quel eh' è peggio gl'Italiani vanno dapertutto ... meno nell'Eritrea! Non ci vanno ... perchè il governo non pel'mette che ci vadano. · Sicuro: il governo italiano non permette che vadano in Eritrea se non i Congressisti ed ai tom·isti. E fa bene perchè in tal tnodo si libera della, responsabilità di fare rimpatriare a _proprie spese i lavoratori che volessero andarvi per colonizza.re. Abbiamo i documenti receuti nelle nostre mani per potere scrivere tutto ciò. Pochi mesi or sono un bravo lavoratore di Villarosa (prov. di Caltanissetta) vendette il poco che possedeva per raggingere alcuni suoi congiunti all'Asmara; ma con sua grande sorpresa a Messina gli fo impedito l' imbarc•) sul vapore che va a Mass<rna. Protestò e scrisse al suo deputato on. Colajanni. Questi si rivolse ali' on. Pompilj, che gli risp)se: e non potersi consentire l' imbarco per Massaua He non a coloro che dimostrassero di pos:iedere le somme bastevoli pel viaggio di ritorno, perchè nelle :condizioni presenti della colonia gli emigranti non vi trovano lavoro e il governo ha dovuto provvedere ripetutamente al loro rimpatrio ,. . La proibizione guardata in sè è incostituzionale perchè l' Eritrea fa parte del Regno e le leggi consentono a tutti i cittadini di portarai dovunque loro pare e piace; ma la violazione in qnesto caso è ... almeno inspirata a prudenza. Intanto rimane assodat•> che nell' Eritrea non e' è lavoro nemmeno per un solo emigrante! ! ! A che valgono, adunq ue, tutte le poesie , tutti 1
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