158 RIVISTA POPOLARE vinato: sono le donne nascoste nei loro manti, sedute alla turca. All'altare maggiore il sacerdote indossa lo stychm·ùim a fondo bianco ornato di fiorami rossi con la croce greca nel mezzo ; alle parole sommesse del prete risponde il coro a voce aspra e cadenzata. Rimontiamo in carrozza, e finalmente ci si presenta libero di nubi ii Pollino, massa gigantesca, alle falde hruna di cespugli, nuda sui fianchi e tonde,4·giante al sommo a guisa di callotlia. Sulla destra si distende dentella.ta la catena rocciosa digradante verso l' J onio, sempre più blanda, con la Seerra Dolcedorme che alle falde ha davvero la dolcezza di una culla. Là. protetti dalle montagne, vivono i fieri Albanesi di Frascineto e di Porcile. Qnesta fiera gente d' Epiro I mise piè sulla terra d'Ausonia nel 1462, q11audo Giorgio Castriota, lo Scanderbeg (turco-Alessandro Bey). l'ultimo eroe della Macedonia, Soldato di Oristo , principe di Cro'ia terrore di Amurat e di Maometto, c"hiamato da Ferrante d' Aragona e da Pio II Piccolomini , scese alla spiaggia di Puglia con un corpo eletto di truppe Albanesi a liberare Bal'letta che Giovanni d'Angiò teneva cinta d'assedio. I meriti di Scanderbeg verso il Re di N a.poli furono ricompensati col dono della città di Trani, il Monte Gargano col santuario di S. Michele, Manfredouia. Ma dopo che il Rolando Epirota finì miseramente la vita il 17 gennaio 1467 in terra veneta, a Lissa, senza aver potuto stringere quella lega di potentati cristiani che sarebbe stata valida diga contro l'invasione ottomanna, a Maometto II fu ben facila cosa, di fronte ali' imbelle figlio dell'eroe impadronirsi dell1intiera Albania e della sua cittadella gloriosa. Giovanni Ca~triota rifuggi nelle an ticbe terre Napoletane con tutti gli Albanesi che non vollero sottoporsi al dominio dei Musulmani. Il re di Napoli, memore della benemerenza di Scanderbeg, gli concesse il comando di S. Piero in Galantina e arruolò la gioventù nel corpo d' Inf'anteria Reale Macedone. Altri emigrati raggiunsero i compa,gni e furono sparsi dal re per misura politica sul Gargano ad Otranto, a Melfi e in Val di Crati, ove furono raccolti e protetti da una pronipote di Scanderbeg, Irene, sposata a un Sanseverino. Oggi gli Albanesi di Calabria ascendono a circa 50000: divisi in varii gruppi, formano lungo la valle del Crati come una lunga catena di villaggi, il cui primo anello è Cast.roreggio ai confini della Basilicata, e l'ultimo è Falconara Albanese ad ovest di Cosenza. Fra i principali, (nelle tre provincie ammontano a 42) cit0 Spezzano Albane&e, Lungro, ]"'inno, Acq 1iaformosa, S. Caterina Albanese I Mongrossano. S· Martino di Finita, Rota Greca, S. Benedetto Ullano patria di Agesilao Milano, S. Demetri'J Corone, sede del celebre collegio Italo-Greco, Bisignano (l'smtica Besidae) residenza dei Sanseverino, S. Sofia d'Epiro, patria di Maffi, S. Giorgio Albanese, ecc. La fi.sonomia deg-li Albanesi, nota il Lombroso, arieggia molto la Slava, anzi la Sei ba: hanno statura elevate, contorno della testa più alto che largo, naso dritto occhi piccoli, temperamento linfatico muscolare. La loro pelle è più scura dei fratelli della madre patria, ma più bianca dei veri calabresi. Eccelleuti corridori, abilissimi alla caccia, hanno animo fiero, anzi feroce, tengono la vendetta un dovere, non ilìecito l'omicidio e il furto domestico. Strano contrasto, sentono più delicatamente di noi le offese ai1' onore e sono incorruttibili al denaro: pazienti, ostinati, sono però fantastici e i1nmaginosi , insofferenti di ogni dominio domestico e d'ogni politica tirannica. Perciò malgrado la miseria, è rarissima cosa poter trovare un servo albanese. La falsa idea dell' indipendenza domestica e politica fa loro sembrare più liberale un brigante che un impiegato. Di questa fierezza ebbi un beli' esempio a Spezzano Albanese: l'oste che ci ammannì una buona colazione, tipo cara.tteristico, uomo rude ma buono e leale, con due occhi felini e un paio di mustacchi grigi, ispidi, alle nostre dimande intorno alle condizioni dei contadini, dette sfogo al suo di sdegno, contro i signorotti « asini e prepotenti•. Parlava in ita_liano1 a denti serrati, con accento stretto come il piemontese. « I proprietari sono cani ... smungono i poveri contadini. Il fittaiuolo che ha fame va dal padrone e chiede un to?nolo di grano... Egli lo concede, ma a patto che gliene siano resi due a rac. colta. Questi cani... bisognerebbe trattarli cosi !... è l'unico rimedio•. E accompagnava le parole roventi col gesto dell' indice destro piegato in atto di premere il grilletto del fucile. Gli Albanesi conservarono in Calabria gelosa men te le tradizioni avite, parlano ancora il dialetto schkypa di Toscaria. nutrono un certo affetto pet· l'antica terra natale : i loro villaggi sono rivolti verso l' J onio. Se la lingua italiana tende a. prevalere, e le feste tradi. zionali vanno ogni dì più scomparendo , in qualche paese più lontano dai centri, dopo la Pasqua si ceiebrano ancora con canti e danze le gesta di Scanderbeg. Nemici dei lusso, non permettono alle donne d' indossa.re che una sola ricca veste in tutta la vita: quando la ragazza va a marito deve possedere l I abito prezioso che passa di madre in figlia , per varie generazioni. A Spezzano mi fn dato di esaminare i vari indumenti di questa veste che una sposa mi fece la grazia vernmento straordinaria· di cavar fuori dal cassone con religiosità grande : sottogonna di raso lilla con galloni d'oro, gonna di stoffa azzurra trapunta d' ero che chiamano lampadaro, tutta pieghettata finamente, e adoroa di un ricco gallone d' oro alto sei dita, giubbetto (gippone) di lampadaro gnernito di gallone e ricamato a fiori con lamine dorate, velo di tulle candido, (floscio) degno di fata, trapunto a lamine di argento, e tlfHI, specie di cuffietta (chèsa) ricamata a filo d' argento che viene applicata sulla nuca a raccorre i capelli attorti e fasciati da una lunghissima benda di giaconetta. Questi abiti che variano leggermente hanno un valore che va dalle ottocento alle mille lire: il giubbetto lascia libera sul petto e dietro la vita la camicia, che s,tl davanti si apre in ampio scollo sciallato, mostrando gl'an parte del seno. Simile vesta che fl. ragione è ì'orgoglio di ogni sposa, indossata da una delle formose donne dal bel seno bruno, dai denti bianchi e dagli occhi pensosi, è di una rie-
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