Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 5 - 15 marzo 1907

RIVISTA POPOLARE 121 città in generale anche in Italia i progressi sono stati meno lenti che nell'insieme delle regioni e del regno. Ciò si può dimostrare col confronto tra gli analfabeti per rt!gioni e quelli delle rispettive città principali; confronto che non possiamo porre per tutta la popolazione, ma che dobbiamo limitare agli sposi. Ciò che del resto è meglio perchè l' analfabetismo degli sposi è un indice più sicuro di coltura del primo. Sposi analfabeti su 100 l-tegtoui (1901) Piemonte Liguria Lombardia Veneto Emilia Toscana Marche Umbria Lazio Abruzzi e Molise Campania Puglie Basilicata Calabrie Sicilia Sardegna · Regno 6,35 14,57 I I ,08 2 51+0 +5,95 ·•8 •) (\ ) ).) :,, 53, I 2 53,87 39,81 59,22 56,99 0+,21 73,8li 61,38 39,42 Città (1905) Torino Genova Milano Venezia { Modena , Reggio Emilia Bologna / Forlì Ravenna Firenze Ancona Perugia Roma Aquila Napoli ) Bari Foggia Lecce Potenza ) , Catanzaro Cosenza Reggio Calabria ) Catania Messina Palermo \ Cagliari ~ Sassari I 1 I 5,0 1 '7 14,9 17,8 q,2 7,4 36,6 39,5 5,5 I 6,3 41,4 ro,5 21,6 28,8 +8,8 +3,9 26, I +7,2 51,4 57,3 +5,5 44,5 41,6 3 I 12 32,0 ·')6 o . ' Quest' ultimo confronto ci dice che Torino, Milano, -Bologna , Firenze, Roma, Genova , Aquila, Napoli, Palermo, Cagliari e Sassari , in ordine decrescente hanno saputo allontanarsi, molto le prime quattro, e discretamente le altre, dalle regioni rispettive e progredire. Sia lode ad esse! ♦ 2.0 Lo Stato deveprovvedereai bisognidellaSc1ula. Ci sembra che non vi possa essere alcun dubbio sulla necessità di raddoppiare per lo meno la spesa per la istruzione elementare se si vuole combattere una lotta efficace contro l'analfabetismo. La spesa da 80 milioni si deve portare per lo meno a 160 milioni all' anno, come propone l' on. M. Ferraris; portandola a tale cifra l' Italia spenderebbe sempre circa la metà o meno della metà di ciò che spendono la Prussia e l'Inghilterra. Ma tenendp fonto degli stipendi e dei salari e del costo di qualche altro elemento, che in Italia forse è inferiore, si potrebbe vivere sicuri d'impostare una somma sufficiente per conseguire l'intento. Il quale, - è bene avvertirlo - sta anche in rapporto colle condizioni economiche delle popolazioni. Dove la fame è cronica la scuola può essere poco efficace; ivi devono aumentare le spese per le refezioni scolastiche, per libri, carta ecc.; spese che in Isvizzern e in altri paesi vengono fatte dallo Stato, dai Comuni per tutti indistintamente-anche pe_r coloro che non si trovano nelle condizioni d'indigenza. A chi deve spettare il compito di provvedere alle spese per la istruzione elementare: allo Stato o agli Enti locali? Dal punto di vista della pressione tributaria è una quistione di lana caprina: i milioni li dia lo Stato o li diano i corpi locali, sono sempre i contribuenti che dovranno pagarli. Perciò con ragione alcuni hanno osservato, che l'avocazione della scuola allo Stato finanziariamente pei contribuenti non rap- · presenterebbe che una partita di giro. Vi sono, però , altri motivi assolutamente preponderanti, che consigliano di addossare allo Stato la spesa per la istruzione primaria. Allo Stato d'altronde dovrebbe essere assegnata trattandosi di un provvedimento di utilità assolutamente generale; mentre sarebbe logico e giusto che le spese per la istruzione secondaria e superiore gravassero sugli enti locali -- sulle regioni le secondarie, secondo l'antko progetto Minghetti del 1861 - o sui privati. Sarebbe il caso della istruzione superiore : non è equo che tutti i contribuenti paghino le spese universitarie a giovamento di un infima minoranza. Questo principio, su per giù, comincia a prevalere dapertutto; e l'esempio dell'Inghilterra ch'è l'ultima venuta nello intervenzionismo Statale e ch'è la terra classica del liberismo, dell'individualismo e delle a -:.tonomie 'locali, ma che con tanto vigore si è messa sulla via per guadagnare il tempo perduto, è oltre- · modo convincente. Altre ragioni e d'indole svariata militano in Italia per l'avocazione della spesa per l'istruzione elementare allo Stato. 1.0 Si sa - avverti e illustrò il principio il Buckle - che quanto meno si è istruiti, tanto meno si sente il bisogno dell'istruzione. Nelle regioni d'Italia a massimo analfabetismo, quindi, si penserà che siano più necessarie le spese per il predicatore, per la banda, per il teatro anzichè per la scuola e pei maestri. L'avversione all'istruzione non sarà per ragioni politiche ed economiche, nelle sole classi privilegiate, come quelle ch'erano rappresentate nella sala Ragona di Palermo nel 1893; ma anche tra i lavoratori. E questa avversione c'è e si è manifestata in diverse occasioni in Sicilia e nel continente meridionale. Date tali condizioni, l' impulso non può partire che dallo Stato, eh' è sicuramente più cosciente dei doveri collettivi e può comunicarlo alle regioni, che meno ne sono dotate. Sotto questo aspetto ha ragione da vendere ]'on. Sacchi, che affermò nella Vita: in Italia quasi tutte le iniziative pel bene, essere venute dallo Stato. Ci potranno essere regioni e provincie con forte coscienza e con energica iniziativa, ma se non si vogliono rendere più acute e più stridenti le difl:erenze regionali, lo Stato deve supplire colla sua azione alle deficienze nel rimanente del Regno. Nè comprendiamo, perciò, il tentativo della Tribuna, di segnalare l'accordo della opposizione parlamentare sull'intervenzionismo, quasicchè gli amici suoi attuali che stanno al potere non fossero anche essi intervenzionisti e per tali non amassero di farsi ritenere. Se l' avocazione della scuola allo Stato dal lato finanziario, fosse una semplice partita di giro, perchè realmente lascerebbe immutata la pressione

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