Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 5 - 15 marzo 1907

132 RIVISTA POPOLARE veramente il nostro lavoratore, che sia stato anche per poco in America, non può più -adattarsi al nostro ambiente - A rivederci! - essi gridano - a rivederci ... in America! .... . I paesi e i villagi siciliani si vanno spopolando paurosamente, i latifondi diventano un vero deserto, non buono più neanco pei malviventi, che in America trovano miglior campo alle loro gesta criminose. In tal wodo l' emigrazione ci toglie coi migliori i peggiori. Perfino gli armenti cominciano a sparire, quando dovrebbero aumentare nei latifondi incolti : quale imbecille vuole fare la vita del mandriano per qualche tm·ì ed un pezzo di pane, fatto più di terra cne di grano, quando in America può guadagnare parecchi dollari al giorno e fare vita più umana? Quale imbacille vuole acconciarsi a rivedere la famiglia poche volte all'anno, come un intruso, quando può della famiglia gioire tutti i giorni? Un po' inconsapevolmente ed un po' consapevolmente i lavoratori siciliani emigrando , non solo sentono di provvedere meglio alla loro sorte, ma sentono pure di vendicarsi della rn)stra inetta e disonesta borghesia feudale, che per tal modo vede fuggire il lavoro verso altre plaghe e fanii attorno ad essa il deserto. E meno male che questa via di uscita siasi trovata, diversamente nulla avrebbe potuto impedire una delle più terribili jacque1·ie. Fra due mali si ;ceglie il minore, se male · può dirsi quello che prontamente libera i / nostri lavoratori dalla fame acuta; meglio dunque l'emigrazione che gl'incendi e gli eccidi. Ma la nostra borghesia deve restarne delusa ed avvilita senza speranza di rimedio a tanto male ricaduto sopra sè stessa. Al nostro grande disagio la nostra borghesia cieca e malvagia non seppe provvedere nè prevedere; stava sicura nelle solite repressioni sanguinose, e questa ·vendetta feroce e comica al tempo stesso non la sospettava e non se l'aspettava davvero. Evidentemente a torto stimava i nostri lavoratori tanto idioti da non venire ad energiche risoluzioni. • Ma se la borghesia piange, la democrazia non ha ragione di ridere. Nelle prime file· dei partenti sono appunto i più giovani, i più coraggiosi, i più intelligenti, quelli che costituivano la generazione nuova, l'elemento relativamente più moderno, più combattivo, più propagandabile, quelli che formarono i nostri Fasci e che doveano costituire le nostre Leghe ed i nostri Circoli. Vero è. che ormai si parte in mas::;a; ma la parte che resta è quella vecchia non solo di corpo ma d'animo, è la parte meno laboriosa e più timida, la parte ·meno suscettibile di risveglio e di miglioramento. L'emigrazione produce sempre una selezione a rovescio; __d_al nostro punto di L vista è la parte politicamente meno buona: che resta e sulla quale e' è poco .da contare. Se si aggiunge a questo la considerazione che:la ~ intensità di ~·popolazione è un coefficiente di progresso e di_ civiltà, di ricchezza e di libertà, e viceversa, noi crediamo di andare incontro a breve scaden~~ ad un periodo di sosta nella nostra iniziata rigenerazione politica e sociale. Da un canto avremo una popolazione lavoratrice nè insofferente nè combattiva, che tira la vita collo scarso lavoro e coi soccorsi degli emigrati, dall'altro una borghesia che, libera da ogni controllo e resistenza, più che mai si butterà a corpo perduto sui pubblici poteri, sfruttandoli più che mai collà coorte de' suoi parassiti e cercando di rifarsi alla meglio del mancato o diminuito provento dei latifondi. La Sicilia, insomma, si avvia ad u.n periodo più o meno lungo di ristagno, in cui la viltà dei miseri e la viltà dei grandi per opposta via finiranno per inceppare il carro del progresso umano. Noi vorremmo ingannarci ; ma si continui così ancora per pechi ~nni e la verità sarà tanto I uminosa quando il male è fin da ora irreparabile, E vorremmo ingannarci sul conto della borghesia siciliana : se i nostri lavoratori sono suscettibili di tali trasformazioni e di tanta virtù da trovare in sè stessi la propri~ salute, perchè questa borghesia - che non è di un'altra razza - non dovrebbe trasformarsi alla stia volta? La Sicilia attraversa una grandissima crisi, questo è certo che, come tutte le crisi, può essere letale o salutare. Dipende più che d'altri dalla borghesia la. soluzione benefica o malefica di tale crisi; eh' essa si trasformi e trasformi i sistemi di produzione e delle industrie; ch'essa sia meno avara e meno rapace e vi troverà il suo tornaconto; che si isriri ad equità ed a giustizia, che prepari un ambiente più moderno e più civile, ed allora sarà facile ridurre l' emigrazione in più giusti limiti ed invogliare molti al ritorno. Ma finchè ciò non sarà fatto, i lavoratori fanno bene a cercare altrove pane e libertà; noi li accompagniamo col nostro plauso e coi nostri auguri e l'incoraggeremmo ove ve ne fosse di bisogno. Anche facendo in ciò le più larghe concessioni agli ottimisti, una cosa: è certa che il male è grave e si aggrava sempre più, poichè al peggio davvero non c'è mai fine; un'altra cosa è ancora più certa: la maggiore responaabilità di questo pessimo stato di cose, e delh1, piega sempre più allarmante ch'esse continuano a prendere irresistibilmente, ricade sul malgoverno di qualunque tempo e partito. Le popolazioni siciliane sono ormai così disilluse delle leggi che non provvedono a nulla, delle riforme che non approdano, delle promesse che canzonano, che non hanno più fiducia in nessun Governo e, pur troppo, in nessun partito. Nessuna speranza perciò li trattiene dal fuggire lontano, dove c'è lavoro e compenso; esse istintivamente odiano troppo la borghesia, disprezzano troppo il Governo che per tanto tempo hanno tutto preso e nulla reso; e quest'odio e questo disprezzo estendono alia patria, alla terra che le vide nascere ·ma non le vedrà morire di miseria e di avvilimento. Questo distacco dei Siciliani dalla terra natia, tanto bella e già tanto amata, è tutta opera di Governi insensati che tutto hanno fatto per distaccare i figli dalla madre terra, come se la corda strappata iu malo modo non dovesse mai spez.zarsi. Hanno seminato vento e non hanno raccolto tempesta, è vero, ma hanno raccolto qualche cosa di peggio: disprezzo e derisione!

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