114 RIVISTA POPOLARE venuta la destituzione del Sindaco di Reggio Calabria, on. Demetrio Tripepi, che rappresenta una vera mostruosità, cui si sono date le parvenze della legalità. Appena ci fu noto il fatto per la violenta reazione, che provocò in Reggio Calabria e sorpresi delle notizie contraddittorie che correvano, chiedemmo chiarimenti ad amici personali. Questi ci pervennero troppo tardi per poterli pubblicare integralmente, percbè la Rivista era già pronta; ma la loro lettura ci fece Ja più penosa impressione. Data la situazione anormale che a forza di succes sivi scioglimenti si era creata nel Consiglio Comunale uoi avremmo potuto comprendere ancora un Decreto .di scioglimento ; anzi crediamo che questa soluzione s' imponga, perchè i due parti ti sono irreconci1ia.bili e dispongono di un numero quasi uguale di voti. Ce n' è voluto del lavoro per assirurare al partito Camagna 21 voti e lasciarne 19 a quello Tripepi ! Ma mai avremmo potuto immaginare che si sarebbe velluto alla destituzione del Tripepi, proprio per evitare lo scioglimento e le nuove elezioni, per la sicurezza nei suoi avversari che queste sarebbero a loro riuscite disastrose. In tutta questa l9,ida faccenda fa una. figura più laida ancora il Prefetto. Su di lui ricade la responsabilità. di tutte le violenze , delle informazioni , che hanno tratto in inganno il Consiglio di Stato. L' on. Giolitti so non vuole dichiararsi solidale con quell'indegno funziona.rio dovrà mandarlo a casa: e cosi si farà in parte perdonare l'altro grave errore commesso pnnendo il Prefetto di Catanzaro, reo di aver· voluto vedere chiaramente nell'uso delle somme destinate alle vittime del terremoto di Calabria.... ,. Noi non possiamo fare la cronaca delle dimostrazioni entusiastiche di Reggio in onore del Sindaco destituito e- delle gravi provocazioni della polizia. Ma vogliamo dare questo semplice saggio della situazione. Il Prefetto aveva assicurato il governo che destituito il Tripepi e convocato il Consiglio si sarebbe manifestata una maggioranza avversa al primo e che avrebbe nominato il nuovo Sindaco. Il Consiglio fu convocato; ma intervennero soltanto il Tripepi e i suoi amici. I suoi avversari furono sostituiti da carabinieri e questurini ..... Il caso recentissimo di Reggio Calabria è uno della serie interminabile di atti intesi a distruggere qualunque idea di legalità e diretto funzionamento del regime rappresentativo nel Mezzogiorno. Con tali atti si è riusciti all'altro caHo tipico, unico, di Cosenza. Dove non si poterono fare le elezioni amministrative e le operazioni si chiusero con un verbale negativo del magistrato per mancanza assoluta di ..... candidati e di elettori ! · La cittadinanza di Reggio Calabria noi siamo sicllri che risponderà alle gravi provocazioni del governo colla calma e colla fermezza nelle sue deliberazioni. Essa deve dare lezioni di legalità, a chi ne fa strazio. + La camorra. - La onorata Società come chiamano la camo1'ra i suoi membri, per opera del maresciallo Capezzuti attraversa in Napoli un brutto quarto d'ora. Le mosse del bravo sotto ufficiale dei carabinieri furono prese da q nel processo Cuocolo, cui consacrò un articolo il nostro Floriano Del Secolo. (Rivista popolare 15 agosto· 1906). Si rimproverano al Capezzuti ed ai suoi superiori alcuni deplorevoli arbitri; e siamo anche noi disposti a biasimarli. Ma. per l'amore di Dio si ricordi che ben altri arbitri si commettono per interessi elettorali, mentre i primi, se non altro, furono commessi nel vero interesse sociale. Si riuscirà a sgominare questa triste istituzione eh' è un prodotto naturale delle condizioni economiche di Napoli, dei suoi precedenti, della sua educazione, del mal governo secoliu·e? Ne dubitiamo. Giornali, dep11tati e persone influenti sono all' opera per impedire che si riesca nell'opera tanto meritoria. Segnaliamo su questo proposito un eccellente articolo del corrispondente del Secolo (4 marzo), Nicola Daspuro nel qnale coraggiosamente e con esattezza Rono indicate le gravi responsabilità dei ra ppresen tau ti di. ogni grado del governo, degli intriganti elettorali , della cittadinanza fiacca - di tutti. Noi aggiungiamo col Caggiano che se oggi si rinscisse a deportare in un isola dell' Oceano tutti i camorristi, essi risorgerebbero fatalmente He rimanes sero immutate le condizioni di Napoli. Ma noi abbiamo fede che mn teranno in bene per opera di quella legge del 1904 che i socialisti scioccamente e malignamente chiamarono legge - trnffa, ma che promt>tte d' industrializzare rapida.mente la città. Avevamo seri tto lo stelloncino q nando leggemmo nella P1·opaganda un'intervista col Marchese di Campolattaro , il quale r::on linguaggio ~hiaro e preciso, e col racconto di alcuni aneddoti, dimostra che, proprio in qt1est' ora in cui si tenta di colpire la tenebrosa associazione, governo e deputati trescano con essa per averne il poco onorevole appoggio nelle imminenLi elezioLti amministrative napoletane. Dopo queste precise accuse del Campolattaro, persona nota, che fu Sindacc, di Napoli e che non avrebbe affermate cose così gravi a cuor leggero. crediamo - e speriamo-che le persone alle quali si è all11so nella intervista sentano il dovere di intervenire e di dare esaurienti spiegazioni in proposito. Intanto va data lode ali' on. Morgari per la interrogazione presentata sui fatti emersi dalla intervista e attendiamo la parola del governo sull' argomento doloroso. + La separazione in Francia. - Noi dobbiamo turnare - e ce ne d_uole- su la que:,tione che trattammo già, nel precedente numero della nostra Rivista, - a proposito della Separazione dello Stato dalla Chiesa in Francia ; ma due fatti nuovi si sono prodotti : 1. la rottura delle t,rattati ve: 2. la pubblicazione di alcune delle carte appartenenti a Mont::1.Montagnini. La rottura delle trattative è indubbiamente un fatto assai grave nella politica attuale del ~overno Francese. Essa rimette tutto in questione, e q11ella paci ficazi1>ne che doveva essere il risultato della libertà, finalmente raggiunta, e per lo stato e per la Chie:;a, è, ora lontana assai da essere realizzata. E questo è cnrtamente un fatto g1·ave e nocivo per le due parti in causa. Poiché bisogna tener conto, malgrado le smargiassate dei giornali intran::iigP-nli delle due parti, che tanto lo Stato q11auto la Chiesa hanno bisogno -della pacificazione e della libertà. La Chiesa per l' esercizio del suo' culto e per non vedere ridotto a zero il numero dei suoi fedeli, le ct1i file sono enormemeu te assottigli ate; lo Stato per poter metter mano a quelle riforme sociali, e alla legislazione oµeraia da. tanto tempo pl'Omessa, ed alle quali non può accudire se prima non ha. ast::1estato la q nestione della i:1epara zione. E' un fatto cbe a questo as::iestamento il Vaticano si piega di cattivo garbo. ~ questo si spiega. Non é la questione della intromissione governativa nella gerarchia ecclesiastica di cui si teme in Vaticano - questa questione era stata risolta con sodisfazione di ambo le parti-ma è la questione del denarochi pagherebbe il mantenimento delle chiese? - ed nna questione di autorità temporale che il Vaticano vede sfuggirsi per sempre. Lo Stato, e con ragione, ha detto al clero:_ voi usufruite della chiesa, voj dovete dunque i.Oantenerle. Il Vaticano ha rifiutato: di qui ]a, recente rottura delle trattative. Rottura accolta con gioia in Vaticano poichè
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