Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 5 - 15 marzo 1907

128 l{ I V I S T A P O P O L A R E del personale si potrebbero trovare i mezzi finanziari per elevare gli stipendi: gl'incrementi di spesa col sistema dei ruoli aperti e degli aumenti periodici mangerebbero dieci volte i risparmi della riduzione nel numero dei funzionari! Del resto egli riconosce che al pubblico viene danno gravissimo dalla insu.tftcienz.adel personale in alcuni servizi pubblici e dalla pessima organir.z.azione in altri ... Dunque l' un per l'altro, niente riduzione - nè io vi ho mai creduto - ma solo aumento di spesa ... Nla dove prendere i quattrini? Il Dr. Nurra conferma in pubblico ciò che mi aveva detto in privato: non spera nella riduzione delle spese militari, ma vorrebbe che i milioni del bilancio della guerra venissero spesi meglio. E viene a dirlo a me? In una al generale Marazzi questo ho sostenuto alla• Camera una diecina di volte e l'ho dimostrato in una pubblicazione ... nel 1892 (La difesa dello Stato e le economie nelle spese militari. Catania 1892). Chiudo ammirando la sincerità del Dr. Nurra nel dichiarare, in nome del materialismo storico, che ai cosidetti sgravi, che non rappresentano un vantaggio sensibile pei consumatori preferisce l'aumento degli stipendi della propria classe. E nessuno può dargli torto: questo è egoismo schietto e legittimo. Ma che resta allora di quel pazzesco-è l'aggettivo meno forte che si può adoperare-manifesto della Federaz.ione nel quale si mentiva con tanta sfacciataggine domandandol'alleviamento della pressione tributaria sull' agricoltura , sul commercio e sull'industria? E il Dr. Nurra si firma; Segretario generale della Confederaz.ione ! E' evidente : il signor segretario è sincero oggi sconsigliando gli sgravi; ma mentiva quando nel manifesto per inganare il pubblico minchione, pren- -deva sotto le sue ali l'industria, il commercio e la agricoltura. Contro questa laida menzogna sopra- -tutto mi ribellai nell'articolo del 31 Dicem. r 906. L'incauto Dott. Nurra chiude con una frecciata, che vorrebbe essere avvelenata, proprio al mio indirizzo personale, osservando: i professori universitari domandano anche essi miglioramenti economici « e finora non abbiamo sentito l'on. Colajanni ad investirli così ferocemente come noi>>. Pronta risposta. Non posso trattare i professori universitari come i bugiardelli della Confederazione del Dr. Nurra perchè i primi dicono onestamente: se tutti i funzionari vogliono aumenti, abbiamo il diritto di chiederli anche noi . i professori .universitari sono i soli che non hanno avuto alcun aumento di stipendio dal 1862 in poi; l'inferiorità degli stipendi dei professori universitari italiani rispetto a quelli stranieri è doppia o tripla di quella delle altre categorie di funzionari; lo stipendio dei professori straordinari è al disotto di quello dei professori delle scuole secondarie; tra i professori straordinari stanno insegnanti come un G. Di Lorenzo, che valgono una cinquantina di funzionari che. a pari età_g~dono ~i. uno stipendio superiore; tra 1 professon, c1 sono m1que sperequazioni: a Napoli, a Torino, a Roma colle propine, con un corso libero si può arrotondare lo stipendio, mentre un insegnante di pari valore o superiore a Pavia a Pisa, a Palermo è condannato, quando non e;ercita una professione, allo stipendio puro e semplice; i professori univesitari, infine, non hanno cercato di mistificare il pubblico colla menzogna e coll'ipocrisia. Il Dr. Nurra, forse ignora (?) che io sono un professore universitario; ma devo fargli sapere che non volli aderire all'invito che mi venne dall'ex Preside_ntc J_cll'as~ociaz_ionc e che nella riunione plenana d1.:1 protesson, che si tenne a Napoli fui il solo a parlare coutro ed a non vdarc l'ordine del giorno col quale si chiedeva l'aumento dello stipendio, quantunque - e lo dichiarai - l'essere io insegnante nella maggiore Università del regno mi ponesse nell'imbarazzo pensando ai colleghi, che non possono fruire dei benefizi che offre quella di Napoli. DoTT. NAP. CoLAIANN[ La seconda Duma I Granduchi, la società dei Cento neri, il partito di corte, i reazionari, e tutti i grandi ufficiali, Generali e burocrati ladri che dissanguano il popolo Russo vorrebbero vederla all'inferno piuttosto che insediata al palazzo della Tauride ; lo Tsar, nella sua profonda e consumata ipocrisia farebbe finta di contentarsene se la sapesse docile strumento délla sua tirannia nelle mani· dei suoi cagnotti -- Stolipine non escluso - ; il governo la tollererebbe se sentisse di poterne cavare un prestito ali' estero ed una bella turlupinatura del popolo all'interno: invece questa. Duma è là e tace, e tutti costoro che non la vorrebbero debbono , crome il padre infame· che accoglie con una bestemmia il neonato , subirla , e vedersela di fronte tragica nella sua calma. La prima Duma era stupefacente di verbosità. Forse possedeva troppa energia di parole, per possederne abbastanza di atti; questa seconda Duma non parla, non dà in escandenze. Gli impiccati , i deportati , i massacrati non le strappano dalle viscere la impreca• zione che subissa, i ministri le si presentano ed essa non li scaccia e non gli schiaccia con l' urlo terribile del mare in tempesta: col ruggito pauroso del leone affamato. Essa tace. La prima Duma appariva esuberante di violenza e di vita, sapeva che c' erano molte cose da fare, un popolo da redimere ; colpevoli da castigare, galeotti e deportati da amministiare, una nazione cui rendere la vita e la fiducia in sè stessa. Se venivano dalle steppe lontane i lamenti dei contadini affamati, dalle fabbriche le veniva la voce degli operai ferocemente sfruttati, dovunque scorgeva mali da guarire, nuove cose da creare per la giustizia, per il pensiero, per la libertà : e voleva fare tutto insieme, ed aveva per ogni male un sussulto e un desiderio. Questa seconda Duma sembra non vedere dinanzi a se che un governo, che una forma di autorità da abbattere. Vede forse nell'ombra lontana l'ombra più greve d'una forca, d'una ghigliottina parata di nero? Chi sa ? Questa seconda Duma è come una sfinge: tragica nel suo mutismo. È come un buon operaio che l1a da compiere un duro e lungo lavoro e rimboccate le maniche vi si da tutto, ani'ma e corpo, muto ed attivo, per terminare presto e bene la sua dura bisogna. Si dice vi son tanti partiti. In tanti gruppi ~i fraziona la sua maggioranza che non potranno agire: le tante opinioni che separano gli uni dagli altri i suoi membri, impediranno che una sola opinione prevalga 1 e l'autocrazia ne avrà facilmente ragione. Questo è il raginnamento stolto. Nei nostri parlarncnti le tante e differenti opinioni impediticono l'.:1ziòne laggi(1 nella bnia. e gelida R 1~sia uua sola opinione

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==