Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 4 - 28 febbraio 1907

RIVISTA POPOLARE 91 Aumento viaggiatori 9,44 °/ 0 Merci trasportate tonn. m. 2 78,6 Aumento sull'anno prec. >l g,8 °lo Introito mt!rci (mii.lire) 1432,5 Aumento sul 1904 5 . 8,37 °/o Introito globale traffico 2027,5 Aumento sul 1904-5 . 8,24 °/ 0 Introito totale ( oltre servizi postali) . 2,261,000,000 Aumento sul 1904-5 . 8,oS o/0 Prodotto chilometrico. 65,066 Aumento sul 1904 5 . 6 °/0 Aumento spese. 8,39 °lo Spese personale(m.lire) 560 Proporzioni sul totale 45 °lo Eccedenza dell'introito sulla spesa (m. lire) Aumento 'dell'ecc ed. za Coefficiente di esercizio 1904-5 . Coefficiente di eserci · zio 1905 6 Interessi capitale im piegato 1904-5 . interessi capitale impi'!gato 1905-6. 60,45 60,62 I0,47 °lo Milioni tonn. 25,7 L. 202,715,450 8,90 °/0 circa L. 338,888,371 10,24 °lo 3 I ,802 10, 13 °lo L. 142,964, I 54 43 °/o 1 ,go circa (2) (1) Nella rdazione Bianchi si dà un altro coefficiente di esercizio di 6+,04. (2) Nella relazione sul bilancio del Tesoro dell 'on. Abignence ci sono previsioni molto oscure sul reddito ferroviario. Appena leggemmo il telegramma che annunziava la morte del grande poeta ci rivolgemmo ad uno dei suoi cari discepoli, che è tra i suoi entusiastici ammiratori, a Floriano Del Secolo, perchè di lui degnamente scrivesse nella Rivista. Egli accettò la preghiera ed i nostri amici potranno leggere in questo stesso numero cio che egli scrisse. Era nostra intenzione di aggiungere in questa rubrica puramente e semplicemente la cronaca delle onoranze che Bologna e l'Italia tutta avrebbero reso al grande scomparso. Ma pur troppo ci sentiamo costretti a sostituire alla cronaca qualche commento, che potrebbe essere interpretato come una irriverenza, Sè la iniziativa-che noi non avremmo preso mai, perchè avremmo potuto essere sospettati di pregiudizio politico - non fosse venuta da Luigi Lodi , che di Giosuè Carducci in vita e in morte fu discepolo, amico diletto , ammiratore senza limiti. Luigi Lodi nella Vita, disgustato dallo spettacolo che danno alcuni poeti e giornalisti ed anche qualche critico celebre, infatti, ha sentito il bisogno di dare il consiglio della convenienza e della decenza a proposito della ridda di proposte e di spropositi che molti noti ed ignoti avanzano nel solo intento non di onorare il poeta, ma <li cercare di onorare sè stessi attaccandosi ai cordoni della sua bara; egli li ha staffilati di santa ragione chiamandoli pappagalli ferocissi1Jti , « che spiano tutte le occasioni per collocare un articolo e per appiccicare in alto l'etichetta del loro nom uncolo » e che « celebrano un carnevale sbucando fuori tutti per offrire al morto l' omaggio di parecchie figure rettoriche » figure non di rettorica comune, ma « pacchiana, sconveniente nella goffaggine sua »; ed ha deplorato che sulla tomba sua si faccia tanto abuso di arcadia e di rettorica che da Carducci erano particolarmente odiate. Diego Angeli alla sua volta nel Giornalt d'Italia (23 fcbbr:iio) ha dichiarato tutto il suo disgusto « che costoro sopra ogni tomba non rinunciarono mai alla speranza di vincere il terno della popolarità >>. Guido Mazzoni , il discepolo prediletto, per favorire il quale forse il Carducci nego ingiustamente la cattedra di Padova a Francesco Torraca , ha voluto introdurre una novità nella commenwrazione: per esaltare la modestia del morto , modestarnente ci ha fatto sapere che Carducci aveva sbagliato un verso , e l' aveva fatto brutto , nell' ode a Vie tor Hugo e che egli aggiusto i piedi e lo fece bello per incarico del Maestro, che prendeva la doccia ... Non solo questo ; ma il Saraceno ha biasimato anche la sconvenienza commessa da questi om uncoli, che credono di onorare Carducci ricordandone gli episodi intimi meno atti ad elevarne la fama, e dai quali egli si ritrae subito per non rimescolaresudicerie intellettuali e morali, come considera questi goffi tentativi di apoteosi smaccata e sbagliata. Avrebbe potuto notare anche che non si reca onore a Carducci esaltandone il patriottismo verbale e le vicende politiche e che meglio sarebbe stato limitarsi a celebrare il poeta, il prosatore, il critico letterario. E come tale egli fu altissimo. Noi non commenteremo la proposta di trasportare a Santa Croce gli avanzi mortali di Carducci, mentn:: Leopardi resta a Fuorigrotta; non discuteremo la proposta del monumento nazionale in Roma, dove ancora non l'ha un certo Dante Alighieri, ma vogliamo in questa ubbriacatura di secentismo bolso e ridicolo, cui ci ha fatto assistere la morte di Giosuè Carducci assegnare il posto di onore a ttue fratelli in poesia, che hanno meraviglios:unen te recitata una farsa gioconda sul suo feretro. Alludian10 a Giovanni Pascoli ed a Gabriele d' Annunzio. A Pascoli era toccato l' onore, immeritato , di succedere a Carducci nella Cattedra di Bologna ; e Pascoli, che da Carducci era stato prediletto, della sua fine avrebbe dovuto essere particolarmente colpito. Egli comprese eh' era suo dovere di dare al pubblico prova della sua commozione profonda, insuperata ed insuperabile. Ma la commozione pare che non · ci fosse. Che fare? Ricorre ad un espediente degno di un romantico dramma scritto da un farmacista che la pretenda a letterato .... Pascoli comincia un articolo pel Resto del Carlino; ma vergate poche linee annunzia al giornale che la commozione gl' impedisce di continuare e gli manda quello (he ha scritto .... Poi gli manda il resto .... Forse sulla carta adoperata per rendere più credibile siffatta commozione, che non sempre impetra gli animi e inaridisce gli occhi, avra versato gocce di acqua, nèlla speranza che, prosciugate <lall' ottimo Sd1inetti sarebbero state interpretate come tracce di lagrime ... E non insistiamo oltre su questo commovente articolo in diversi tempi ed in pa reechi quadri ..... Non commentiamo neppure u_n altro articolo dello stesso Pascoli comparso nel 1\1arzocco sul1' ultima lezione: un ragazzo di quinta ginnasiale avrebbe fatto un componimento più commovente. Se gli omuncoli si sono s·entiti in diritto Ji farsi innanzi prendendo a pretesto la morte di Carducci, non poteva starsi zitto e cheto il cerretano grandis imo, il

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