Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 4 - 28 febbraio 1907

100 RIVISTA POPOLARE 2UAORETTI SICII!IANI Padre Calì Se la: figura e1:1terioredi padre Cali Calà (1) era originale, quella interiore non lo era meno: sotto que~to pn nto di vista il fisico e l' indole correvano di pari passo due linee parallele: occorre delinearle coscienziosamente. Vicino ai sessant' an~i, di statura al di. sotto della media, .tozzo e tarchiato, obeso, aveva il corpo ferreamente resistente; però non si ammirava in lui la linea perpendicol_are comune, senza la quale l'uomo perde il suo aspetto migliore, quello più caratteristico della sua specie, ali' ~ncontro, _strideva allo sg11ardo di c~i lo esaminava per una incurvatura obliqua che lo accostava troppo alla forma sbilenca. La faccia, s'intende, sempre rasa, luccicava di colorito erubescente; aveva. il profilo spiccatissimo, l ,er cui, quando si faceva fotografare, si metteva sempre di fronte; la sua mandibola appariva quadrata e forte. Sin qui nulla che gli desse ai nervi seriamente. Il guaio stava in tutt'altro: padre Calà. bofonchiava contro la natura avversa perchè ~li aveva posto una sporgenza ridicola alla spalla destra, che lo faceva sembrare un facchino caricato su un solo lato: nè contenta di ciò, gli aveva posto una escrescenza carnosa sotto la gota sinistra e due nei sul naso. proprio in cima ad esso. Ce n' er~ d'avanzo per fargli montare la mostarda su lo stesso naso. PÙre, si era · ~ppigliato al partito di starsene paziente e rassegnato, sporgendo, contro la sua volontà , le labbra grosse e aguzze come quelle di un tunisino: il BreviH.rio e la Bibbia lo confortavano, benchè il suo viso mostn1sse spesso una eccitazione nervosa che poi si assopiva lentamente, come fuoco sotto la cenere, diceva lui stesso. Padre -Calà era di naturale brusco, sornione e intrattabile, di poche parole, di gesti accesi come lingue di fuoco e di scatti violenti ; aveva un bel parlare, nei momenti di calma, di volòntà di Dio e di rassegnazione: i nervi erano padroni su di lui, lo dominavano, lo costringevano a irrompere senza ritegno nelle sfuriate più grossolane. Aborriva d.~lle frasi cerimoniose e dai complimenti; brontolava per cose da n111la, guardava adiratamente, cioè con gli occhi storti e il naso all' in su ; ricoprendosi , dava una strappata al mantello, quasi volesse inabissarsi chi sa ·dove, e correva come se avesse avuto delle fiaLume alle spalle. I suoi gesti , in 1uomenti simili, tagliavano l' ·aria in due, affè di Dio! Aveva troppa. avidità di quattrini; questa sete ingenita, che si-riscontra del resto in molti servi di Dio, gli faceva toccare frustate e staffilate da coloro che lo avevano preso di mira, in tendendosela sottecchi, per patullarselo e riderne di dietro. « Padre Cala, credete che sia questo il modo di accaparrarvi il Paradiso, quando le vostre azioni stanno agli antìpodi da quelle che consigliava Cristo andando pel mondo? e Io rispetto i Vangeli. e Non è vero. La parola di Dio è affatto diversa: essa insegna l'umiltà, raccomanda di fuggire dalle rie- (1) Cali è abbreviativo di Calogero. chezze, di essere povero come Egli ne diede l'esempio. Quegli arricciava il naso , con i segni della procella in ogni muscolo della faccia; pesava dallo sguardo le persone che lo molestavano con quelle chiacchiere, stringeva le labbra con diffidenza, si asciugava la fronte, e con voce malferma, le cni parole strisciavano con sibilo a traverso le labbra, ribatteva. e Voialtri non sapete quello che dite. Il sindaco, uno dei pia,cevoloni che più c1 ·s1 •spassava, alzava la voce: « Parlate· con flemma perchè ci sputate addosso. c Parlo come si conviene. Cristo diceva ben altro ; Egli avvertiva gli speculatori ingordi, gli avari insuperabili, gli usurai strozza-gente che chi accumula danaro :.:on sete ineAtinguibile lo conserva per la tignuola. « La solita scusa magra! • continua il sindaco implacabile. « Voi siete 11omoda mandare mille volte il talare in una fogna, per correre a vedere quanto vi . dà la vigna ad ettaro nelle annate buone, pronto sempre a strozzare il contadino. « Sempre onestamente. e Anche disonestamente. Padre Calà si arruffava come un gatto alle prese con un cane, e faceva certi occhiacci che compromet .. tevano la stabilità degli occhiali sul suo rispettabile naso : offeso, indignato, sputando fì"elevoltava le spalle correndo ·come scottato da acqua bollente: e se qnalcuno tentava di farlo rimanere ancora, prendendolo per un lembo della veste n·era, allora, sprizzando fuoco dalle pupille, sapeva trarsi di impiccio con uno scos. sone violentissimo delle spalle. + A don Michele Carpetti, il direttore del dazio, soleva fargli questo discorsetto: « Ragioniamo un po'.... Dio ci mise al . mondo per lavorare ; ogni uomo dell,t gerarchia sociale , checchè sbraitino i borghesi che hanno di moda lo scetticismo, ha un lavoro da compiere; ogni UOìlO, nondimeno , è una macchina che si muove, cammina , compie il s~o dovere, che è sacro nella esistenza umana. Ogni macchina nou può regolarmente agire se non è bene provvista di carbone, cioè di fuoco, cioè di vapore, di ciò che costituisce insomma la sua forza motrice: Cristo d11nque non poteva dire - sarebbe stata u-na enormità! - di non pensare positivamente a questa forza. impulsiva. Ebbene, il nostro carbone è il nutrimento che facciamo per muovere le gambe,. per pensare, per agire, ecco il sostanziale: il nostro stomaco è la caldaia da c':li !:'-isprigiona il vapore che dà la vita al corpo. 0' è un' altra ragione di ordine fisiologico anch'essa: ogni persona ha una capacità propria di accogliere una certa quantità di cibi , così ad esempio, Tizio per sentirsi soddisfatto ha bisogno di due soldi di maccheroni, mentre Sembronio non può mangiarne meno di un chilogramma. È una verità questa, si o no? e Sicuramente è una verità> approvava don Michele, lungo e secco come un fuso, dalla faccia ossuta, che portava una giacchetta spelata, mentre i residui di tabacco gli si vedevano sempre su i· baffi di vecchio gattone. e Ne ho una_ prova io stesso: due fili

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