94 RIVISTA POPOLARE pindareggiante, in cui molte frasi ed immagini sono afl:astellate per concludere che a lui , si proprio a lui, fu affidata dal Carducci la fiaccola viva della poesia , dimenticando che l' opera e la vita sua e degli eguali suoi nulla hanno di comune colla gloria <le] poeta estinto, della quale sono la negazione anzi il tradimento. Ad onta di ciò, lontana da ogni contaminazione, l'opera di Giosue Carulucci, solo ed eterno ricordo, resta: inspiratrice di alti pensieri, di audaci parole, di forti fatti, consolatrice anche di ignote sventure, per le quali si accresce il patrimonio dell'umanità. . ♦ A noi ripugna di prender parte a simili ludi funebri, nè pare questo il momento opportuno per tirare le somme nel bilancio letterario nazionale sul contributo portato dal Carducci: preferiamo quindi accennare rapidamente, su queste libere pagine, qualche nota della vita e dell'opera Carducciana, che si è voluto di proposito tacere. L' Italia ufficiale, che ha circondato il feretro in parata solenne, ha davvero sentito ed ammirato il Carducci, che sprezzò ed insultò quando, repubblicano e plebeo, temprava d'ira magnanima i suoi versi severi e li scagliava in faccia ai suoi nemici, nemici della patria? Chi ha voluto ricordare che il Carducci passò a traverso l'Italia contemporanea in fantasia, senza posare i piedi nel fango , con gli occhi rivolti ad una gran luce d'ideale, del quale non· credeva ancora degna la nazione risorta ? ~ Chi ha voluto ricordare che tutta l'opera sua è di rivoluzione, è repubblicana, nell' antico grande senso della parola ? Nè poteva essere diversa. Gli auspici dell' Italia dolente che si prep1rava a risollevarsi erano stati repubblicani. Sulla terra, ove una società senz'anima propria, dimentica d'ogni gloriosa tradizione , abbandonata al morboso capriccio della moda imitativa, dava spettacolo della sua i~conscia vigliaccheria e della sua abietta nullaggine , repubblicana era stata la grande ed aspra voce dell'Alfieri, il primo e più grande degl'Italiani moderni. Egli, riprendendo da tutte le età della storia gli episodi diversi ed eguali dell'eterna lotta fra l' oppressione dei deboli e la prepotenza dei dominatori, trascinando i tiranni di tutte le nazioni a passeggiare per cinque atti sulla scena, perchè in fine li cogliesse la giustizia rivendicatrice , aveva richiamato gl' Italiani alla visione di fatti omai lontani o dimenticati , all' idea dell' antica forza e dell'antica grandezza, aveva proclamato la rigenerazione della coscienza nazionale, per virtù dell'indipendenza, col presidio di armi proprie. Repubblicano er~ stato 1' irrequieto spirito di Ugo Foscolo , che pruno aveva attraversato, resistendo alla servitù ed alla tirannide , le vicende dell' età Napoleonica , e dall' insegnarnento ufficiale , dalle battaalie e dalla poesia, era finito nell'incerto esiglio di Londra innovando all'Italia l'eloquenza civile ed inaugurando la serie dei moderni scrittori politici. Repubblicano era stato l'intelletto che primo, dal carcere di Savona, aveva intravisto l' unità della patria, l' aveva riscaldata nell'amore degl'ltaliani, l' aveva sollevata per breve ora trionfante sul Campidoglio. Repubb_licano era stato il milite poeta Goffredo .fyiameli, s1111bolo della gioventù generosa , che aveva suggellato il pensiero di quei grandi con la morte• R~pubblicano era stato anche il cieco veggente, Niccolò Tommaseo, che aveva saputo conciliare nella preghiera della religione cattolica le voci dell' età travagliata. Poteva non essere repubblicano Giosue Carducci, che tutta la sua giovinezza aveva consacrata alla venerazione ·di questi magnanimi spiriti, che il suo primo lavoro di critica letteraria aveva dedicato all' Alfieri ? E' vero: egli, ancora sconosciuto, aveva scritto una classica ode a Vittorio Emanuele, ma per. invocare il re sabaudo come tribuno armato del popolo. Quando questi fermò in Roma la rivoluzione, ottenendo la corona d'Italia, per l'opera di tutti i partiti, contro le prime aspirazioni di ciascuno di essi, il poeta, che vedeva le insufficienze e le brutture della nuova forma politica, riassunse nella sua grande voce l'opposizione ideale al processo di unificazione monarchica. La coscienza italiana parve trovare in un poeta l'espressione del processo ideale, che restava superiore a tutte le antitesi partigiane , e pareva smarrirsi nelle invettive di Mazzini e nelle proteste di Garibaldi. Il Carducci coi suoi versi ammonì, esortò, imprecò , spinse· i reluttanti , schiaffeggiò i vili, esaltò i generosi. Fu la protesta più audace ed aspra con~ro le transazioni e gli accomodamenti, che parevano contrastare agl' impulsi magnanimi, onde la patria s' era constituita libera ed indipendente. ♦ Col passar degli anni , la monarchia· si stabiliva definitivamente in Roma ed i repubblicani erano costretti a riporre i loro sogni nelle speranze dell'avvenire, non potendo guerreggiare il presente. Corrisponde appunto a questo momento della nostra evoluzione politica l'omaggio reso alla Regina Margherita da Giosue Carducci. Parve che il poeta piegasse l'altero capo, quasi in segno di dedizione; e si affrettarono, dopo averlo coperto di contumelie e di offese, ad accarezzarlo, a decorarlo, a blandirlo. Ma l'uomo non era mutato, ad onta delle contrastanti apparenze e, pochi anni dopo, scriveva la prosa magnifica di impeto e di affetto per una condanna inflitta ad Alberto Mario, prosa che pareva anche più rivoluzionaria dell' epodo per gli eroi sacrificati a Villa Glori ; scriveva gli articoli per la impiccagione di Guglielmo Oberdank, che per l'Italia furono come per la Francia i primi squilli della Marsigliese: fecero levar su il popolo. Egli, come tutti gli alti intelletti , non poteva restare irreggimentato nelle fila di un qualsiasi partito. Ogni partecipazione sua alla politica non era se non l'effetto immediato e spontaneo d'una forte concitazione, d'una commozione, cui non sapeva resistere. Quando un gran dolore o un gran pericolo passava sopra l' Italia , il suo nobile cuore scattava, e, fra le lacrime o lo sgomento della patria, si levava la sua voce potente, colorita, alata, come quella dei tribuni e dei profeti. Passati questi momenti, vinta la interna eccitazione, ritornava ostinato alla solitudine, forse un po' triste e sconsolata, dei suoi studi, ed illustrava la poesia medievale in Italia o raccoglieva ignorati esperimenti di metrica classica in lingua v0lgare. ♦ Il suo temperamento artistico vinceva la tempesta della sua passione politica, e gli consentiva di
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