60 RIVISTA POPOLARE essere ampliata di molto, ·qualora Ella o il suo comentatc,re lo vogliano. E si persuaderà che la ritirata del Baratieri non fu diversa di quella di Napoleone dopo Waterloo, di Mac-Mahon dopo Worth, e-ora m'aspetto che qualche Tecoppa salti su a dir'e che ho parlato di Garibaldi - di Garibaldi dopo Mentana. Sicuro, anche di Garibaldi; il quale giunse la sera stessa a Passo Corese, e 1500 garibaldini non capitolavano a Mentana che l' indomani mattina. Che si direbbe se un qualche settario di tinta nera volesse, per questo, attentare alla sacra figura dell' Eroe, dicendo eh' egli era da Mentana vigliaccamente scappato, come fa col povero generale Baratieri il deputato Ferri e lo scrittore della Rivista Popolara? So bene che Baratieri non è Garibaldi, ma il Baratieri fu cittadino nobilissimo e prode soldato, il quale, fin da quando giovinetto di 17 anni s' imbarcava a Quarto coi Mille, fino ad Adua , servi per 36 anni il Paese, e si battè sempre valorosamente. Ad Adna fece quant' era in lui per vincere, Fu sua colpa se-come constatò il Tribunale-egli si dimostrò, aJla prova dei fatti, tanto al disotto della situazione ? E' giusto, per essere stato egli generale incapace, che si inveisca contro la sua memoria, e si sottilizzi sulle parole della sentenza per disonorarlo anche come soldato ? Non ho neppure alcuna difficotà a raccogliere l' accenno alle responsabilità che peserebbero sul defunto Re Umberto, per avere egli voluto che il generale Baratieri rimanesse in Africa anche dopo Amba Alagi. Il suo articolista dice che ciò risulterebbe il giorno che si pubblicassero i documenti di Francesco Crispi. Ne parleremo allora. Per ora, a provare la responsabilità di Re Umberto in questo fatto, non c' è che l' affermazione dell'articolista. E' in vece documentato, che' era l'opinione pubblica, unanime o quasi, a volere, nei mesi di dicembre 1895 e gennaio 1896 , che al Baratieri fosse conservato il comando. Ed era questo il sentimento, espresso per bocca di Felice Cavallotti, anche .... della Repubblica. Felice Oavallotti uon ammetteva neppure che si discutassero le responsabilità del Baratieri. « Se c' è qualche cosa - disse Cavallotti nel suo memorabile discorso del 15 dicembre 1896 - se e' è qualche cosa che urti e repugni, è il vedere gli organi vostri riversare le colpe su quei poveri capitani , e gridare all'imprudenza del generale Baratieri, all' imprevidenza del generale Arimondi. Ebbene, io voglio dirvi, signori ministri, una cosa: Rispettate almeno qnest' ora, e dite ai vostri giornali di smetterla. Lasciateli stare i nostri generali, almeno adesso che sono a fronte del nemico (Bravo!) s' abbiano i nostri soccorsi quei condottieri che hanno messo (errori possibili a parte) una abnegazione e un valore al di sopra di ogni elogio, al servizio di una politica al di sotto di ogni censura (Applausi a sinistra). Ancora oggi, se l'Italia spera di riparare in qualche parte al disastro, lo spera da essi e non da voi > • Ella, On. Colajanni, che è noto come uomo non ligio alla verità di partito, spero non avrà difficolta a pubblicare integralmente, nel prossimo numero della Sua rivista, questa mia breve letterina. ANTONINO Dr GroRGIO + Le elezioni di secondo grado In Russia.- Come i nostri lettori sanno bene, il governo Russo ha fatto il pessibile e l' impossibile per impedire che la 1rnova Duma sia composta di elementi liberali. Ha diramato circolari a doppio senso, ha impartì to ordini ed istruzioni ai suoi cagnotti, i governatori delle varie regionì della Russia, ha esiliato ed imprigionato elettori; ha messo il veto al diritto all'elezione che era stato riconosciuto a molte classi di cittadini fin dall' Okase del 30 giugno 1905. Ha giocato di furberia e di violenza e nondimeno sembra fin d'ora che abbia perduto la partita. Si sa come hanno luogo le elezioni in Russia: una prima cernita di elettori nomina quelli che dovranno essere i rappresentanti alla Duma. La prima cernita è fatt.a dal governo il quale riconosce il diritto al voto a certe classi e gruppi di sudditi russi. Naturalmente con que8ta cernita il governo toglie il voto a chi vuole e lo accorda a chi gli pare. Quindi la massima facilità per regolare le elezioni in modo che gli fossero favorevoli-se meno la feroce canaglia pagata dai ladri o dai truffatori che sono al potere, tipo Gurko e Kaulbars - ci fosse in Russia una qualunque minoranza favorevole al governo. Le elezioni di primo grado provano invece che la_ prossima Duma sarà tanfo avanzata quanto la prima , e forse anche di più. Infatti tanto le popolazioni dei Cosacchi del Don, quanto quelle Siberiane; gli abitanti di Mosca , di Njini Nov~orod, di Arckangel; come quelli delle città della Polonia Russa, i contadini dei distretti dove si muore di fame, e di quelli dove la carestia non è ancora arrivata, tutti concordi come se una parola d' ordine fosse corsa fra loro, hanno piantato in asso i candidati del governo e gli eletti in grande maggioranza appartengono ai partiti d' opposizione, dagli ottobristi ai socialisti rivoluzionarii , passando per i cadetti, i liberali democratici e i socialisti nazionalisti. Cosa degna di nota; in questa assemblea sono anche entrati parecchi membri del clero: del basso clero, intendiamoci, di quello che ha fame, che ha la veste lisa e intignata; di quel clero che t,1tti i giorni fa l'esperienza amara di q 11anta differenza corra fra gli insegnamenti del Maestro e la prntica dei proprii superiori gerarchici, grossi, paffuti, ben vestiti e trasudanti l'incenso e la santità. Ora qnesto apparire del basso clero nella lotta contro lo Tsarismo, è un fenomeno significatissimo e consolante per tutti i nemici della autocrazia poichè si sa quale enorme influenza abbiano i Pope su i contadini e gli operai, la cui massa non è ancora socialista e non è ancora affrancata dalla superstizione. E ben dovranno accorgersene i difensori della autocrazia quando dinanzi alla nuova Duml\ si dovranno presentare - come già essi e i loro predecessori dinanzi alla Duma che fu sciolta - come accusati a rispondere alla assise del popolo Russo di tutti i debiti dell'autocrazia. • Tentativi d' accordo fra Chiesa Stato In Francia. - Francamente è con un certo .:;enso di sodisfazione che vediamo avviar.:;i sul terreno di possibili trattative la questione della separazione in Francia. In fondo il contratto stabilito fra Chiesa e Stato era bilaterale ; utile è dunq.ue che i dne contrattanti si trovino d' accordo per rompere il contratto e stabilire il modus vivendi comodo ai due dopo la se par azione. Fin' ora la lotta del potere repubb lieano contro _la Chiesa, aveva assunto due spiccatissimi carntteri ; prima di legittima difesa della repubblica contro le congregazioni celanti sotto i loro mantelli i legittimisti, gli orleanisti. i bonapartisti, 1 plebescitarii, in una parola, tutti i nemici della repubblica: poi di una astiosità, larvata ma non meno antipatica, deo-li atei o per lo meno deo-li agnostici contro i creo ' o denti. Ora questo non poteva essere, nè doveva essere tollerato. La Repubblica è regime, è forma di libertà: e q1;1e• sta libertà-dentro certi limiti-deve essere garent1ta a tutti e in t11tti rispettata: compresi i cattolici. Nella foria della lotta contro la Chiesa sembrava.che lo Stato avesse perduto il perfetto possesso di questo concetto ; invece le ultime disposizioni del ministro
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==