Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 3 - 15 febbraio 1907

RIVISTA POPOLARE 59 essa si devo svolgere gradatameute, a mis11ra che se ne presenti il bisogno ed iu base alle richie~te di nnove abitazioni. Tutt'al piil, si potranno impedire qnei fu. turi rincari che farebbero di Roma una città abitabile soltanto dl\lle fortune superiori I • Così l'on lWaggiorino b-,errR.riscui noi ci associamo teto coni.e avvertendo solt,-u1to: 1° che il rinc11,rodelle pigioni non è solo di Roma, ma di tutte le città d'Italia; 2° che urge 1,rovvedere n0n pP.i::;oliimpiegati, ma per le classi lavoratrici urbane. Consentiamo che si co:ninci da Roma e per crl' impiegati: rna inteodi:uno che entro i limiti delle 0 disponibilità finanziarie l' ,1zione dello Stato si estenda ai lavoratori ed Rlle principali c:itti\ d' Itali,1, seguendo l'ordine Hnggerito dalla maggiore o minore impellenza dei provvedimanti. Del resto siamo sicuri che l'iniziativa dello StAto a Roma e altrnvè' sarehbe un benefico ammonimento per gl' ingordi proprietari di case. + A difesa di Baratlerl.-II C~pitano Di Giorgio t:i 111andaque:-1ta lettera, che per debito di lealtà pubbli1·hiamo. No11 sentiamo menomamente il dovere di riprodurre la ~ua risposta a Mirabelli, che prova soltanto che come avvocato in Corte di Assise, il Di Giorgio fa. rebbe 11na buona figura; tanto più che sappi9.mo che l'amico Mirabelli gli darà il re.sto del carlino. La risposta alla prima d0manda è tutta 11naac0usa al Barattieri. Il paragone tra lui, Garib~ldi e Napoleone non lo crediamo ne1omeno riA~n'l di esame. Nè ~rideremo al 1 ecoppa , perchè e~li mostra un certo cvmpiacimento nel ricordare la fuga di Garibaldi dopo Mentana; nè il compiacimento gli amareggeremo ricordandogli il proclama scellerato del Grrran Re in c11i si chiamano 1·ibelli i garibadini e fratelli i fr~ncesi di Dn Failly ... Non grideremo nemmeno al Tecoppa su qnesto altro periodo relativo a Garibaldi che leggiamo nell'Avanti della Domenica: « che 11n uomo di genio un uomo di guerra fra i più grandi della Storia-G~ribaldi-non potè avere ragione, con forze quasi triple , del corpo del generale Kuhn. I garibaldini erano all'inizio della campagna 3~. 000, e gli Austriaci del Tirolo appena 13. 228. Dopo 11nmese e mezzo si rese necessario di ma.orlare per Val S·1gana, in aiuto di Garibaldi una intera divisione dell'esercito regolare (la division~ Medici), !'ostenuta a breve distanza da un'altra divisione (la divisione Coseuza.) •. Ora bisogna essere difensore della sapienza. politica e militare di. Vittorio Emmanuele 2° e del valore di Barattieri nella guerra d' Africa per ignorare che ci volevano ben altro che i 38.000 garibaldini quasi nudi, quasi inermi-i fucili che si dettero loro erano una ·burla indegna-, mal nutriti, s~nza munizioni, senza carte topografiche per avere ragione dei 13000 uomini di Kuhn, che occupa.- vano posizioni formidabili e inespugnabili per natura e eh' erano armati di fucili che ammazzavano per davvero. C_hi scrive q 11esta nota ne Aa qualche cosa perché era nel Tirolo nel battaglione Mosto ; e ricordo che fu unanime il sospetto nel campo democratico che si volle mandare Garibaldi nel Tirolo nelle condizioni in cui lo ci si mandò per farlo massacrare insieme ai suoi volontari; e che si voleva completa.re per mezzo delle armi austriache l' opera eh' era riuscita a metà colle armi italiane ad Aspromonte .... Le parole di Cava11otti dimostrano che egli errò come errammo tutti in diverse occasioni. In quanto alle responsabilità di Re Umberto nella conservazione di Barattieri al comando non possono flSsere ignorate che da un capitano di Stato maggiore, che non può e non deve affrontare certe discussioni. Ricordiamo, infine, che tutti sanno come fu condotto il processo dell' Asmara: He non si fosse trattato di un generale le parvenze s~trebbero di venute realtà,. Ecco ora la lettera, che non ha data : • Sign01· Dfrettore, Avevo già inviato ali' Avanti della Domenica la rii;posta « agli ai·ticoli formidabili di Mirabelli •, qnando mi si comunica il numero del 15 gennaio della Rivista Popolai·e, dove mi si rivolgono alcune interrogazioni circa il contegno del generale Barattieri nella battaglia di Adua. Prima domanda. Ohi costrinse il generale a tralasciare di esercitare il comando? Chi ? Ma le vicende del combattimento; le difficoltà del tet-reno asperrimo e privo di comunicazioni ; l'impeto del nemico dieci voi te più numeroso e tanto più agile di noi, e tanto più conoscitore dei luoghi, per esservi stato a campo per più di un mese! Napoleone dopo Waterloo, MacMahon dopo Wòrth , Garibaldi dopo Mentana 1 tre 1iomini di guerra sulla cui intrepidezza. il deputato Ferri non ha ancora elevato dubbi, si trovarono circa I' esercizio del comando, nelle stesse, _identiche condizioni del Baratieri. 2. La ~entenza con!:!ta~a che il generale, sopraffatto e travolto da <:1.vvenìmentiche non aveva saputo pr~- vedere nè regolare, non trovò in sè l' ene.rgia e la capacità di far meglio. E lo scrittore della R. P. mi domanda : e Ma non è proprio la paura in guerra « quella che fiacca ogni energia ed impedisce di far « meglio • ? Rispondo : ·Nella maggior parte dei casi no, percbè vi sono altri elementi che turbano e deprimono molto di più della paura della morte, qua.li, per esempio, la coscienza della terribile responsabilità; la visione del crollo della propria fama e della fortuna del Paese ; lo spettacolo cl.i tante migliaia di giovani vite troncate, senza che si sia riusciti a strappare al nemico la vittoria. Pel generale Barattieri vi si può aggiungere anche lo stato della sua salute, notoriamente assai deperita. 3. La 8entenza proclama che non ostante le pai·- venze, il reato ascritto al Barattieri non esi1:1te 1 e il commentatore domanda: «Non rimane impressionato il e Di Giorgio della confe8sione del Tribunale che ammette le parvenze del reato?• Rispondo: No, per nulla. O perc'1è , potendo fondare i miei giudizi sui fatti, dovrei lasciarmi impressionare dalle parvenze? Nella società civile, a differenza di quant-1 avverrebbe in una tribù di cannibali , si deve giudicare sui fatti, non sulle parvenze. Fecero così i giudici di Asmara. E la loro pretesa indulgenza è degna di lode e non di biasimo. 4. Il comentatore mi domanda, con un pe1· finire, se la marcia di 100 Km. percorsi dal Baratieri ritirandosi in 48 ore, non mi sembri soverchiamente affrettata. Rilev-o tutto il significante sarcasmo del per finire, e rispondo candidamente di no. Cento Km io 48 ore fanno una velocità media di circa 2 . Km. all' ora, mentre la velocità di marcia di Napoleone, in ritirata dopo Waterloo, fo di poco meno di 6 Km. ali' ora. Napo leone non s'arrestò che a Philippeville, a 70 Km. dal campo di battaglia ; e vi giunse 12 ore dopo l'inizio della ritirata. Le ragioni che spingevano Napoleone a Parigi erano - si licet pm·va cumponere magnis - identiche a quelle che facevano un dovere sacrosanto al Bara.- ti eri di giungere al più presto ali' Asmara : la necessità ciqè di rimettersi in condizione di esercita.re il comando, e di provvedere alla ulteriore difesa. Chiunque abbia letto la relazione di una battaglia, colla 1rnrenità richiesta nell'esame del documento storico, non collo scopo di ricercarvi motivi polemici e argomenti di denigrazione, ma per formarsi un' idea del come si svolge il terribile dramma, intenderà la portata delle mie breve risposte - breve, per non togliere troppo spazio alla· Sua rivista, ma che potrebbe ,.

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