... RIVISTA POPOLARE DI Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLA.JANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese It,alia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero; anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Co1·soVitt01·io Emanuele, n. 0 115 - NAPOLI Anno XIII - Nnm. 3 ABBONAMENTO POSTALE . Roma, 15 Febbraio 1907 Pregkùtmo vi'vamente 1,' numerosi" abbona# a' quali' è saaduto l'abbonamento a fine d'anno, di mettersi' al pz'ù presto z'n regola coll'ammz'nz'strazz'one. SOMMARIO: GI I avveuhnentl e gll uomini: rJoi: Il disservizio ferroviario e la Commissione parlamentare di sorveglianza - Per I' avocazione ddla scuola allo Stato e perchè a ciascuno si dia il suo ... - Per le case popolari e per le case degli impiegati - A difesa di Baratieri - Le elezioni di secondo grado in Russia - Tentativi di accordo fra Chiesa e Stato in Francia - Il partito socialista nelle elezioni tedesche - Un libro da ricordare nel giorno della manifestazione anticlericale - La Rivista: La ripresa dei lavori parlamentari - Oott. N. Colajanni : Per una manifestazione anticlericale - X. Y.: - La riforma giudiziaria - J. Houston: Le elezioni in Australia e il suo sviluppo economico - U. F.: La crisi dd " galantuomini ,, nel mezzogiorno d'Italia - Latini ed Anglo-Sassoni di N. Colajanni - Sperimentalismo sociale (Le grandi città italiane) - Angelo Crespi: Le forme del governo locale - Mario Pilo: Stellonci letterari - ltivista delle Riviste: I nuovi elettori del Governo (Spettatore) - Le antiche università e il mondo moderno (Wechiy Times) - La corruzione politica amministrativa in Germania - (La Revue) -- Il Ferry boat contro il Tunnel della Manica -(The Times Wechley )- Tre critiche del socialismo-(The North A merican Review)- L' education-Bill -(Nord und sùd) - Arti belle tra i Bushmen -- (Dieu Umschau) ~ Studentesca antica e nuova - (Die Nation) - L'antipatia Californiana per i Giapponesi - (Forthnightly Review) - Progressi di Riforme in Russia - (Contemporary Review) - Recensioni. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Il dl■■ervlzlo ferroviario e la Commissione parlamentare di sorvegllanza.-Continua il disservizio ferroviario e in una forma che accredita sempre più il sospetto, che si tratti di una vera paresi se non paralisi, nel personale delle varie categorie d'impiegati dall' alto in basso. Le proteste sono vive e generali; nei giornali si leggono quotidianamente ed anche tartarinescamente critiche a iosa, senza distinzione di colore. Sono state portate alla Camera; hanno valicato la Manica per essere riprodotte sulle colonne del 'l'imes.· Ciò che aggrava il discredito sulla nostra amministrazione ferroviaria anche all'estero con possibili sinistre ripercussioni in questa stagione sul movimento dei viaggiatori. Fu proposta una inchiesta parlamentare; ed avrebbe potuto riuscire ad assodare le responsabilità ed a suggerire opportuni provvedimenti, se avesse proceduto con sollecitudine - come non sarebbe stato difficile, perchè il disservizio non riguarda nella forma acuta e grave che una sola parte dell' Italia settentrionale. Ma la proposta non piacqne al Governo, che per bocca dell' on. Giolitti la respinse accampando il pretesto dello esautoramento della Direzione delle Ferrovie. Il pretesto fu magro assai. Se si sono fatte in Italia e specialmente in Inghilterra inchieste più o meno severe sull'amministrazione della Guerra e dalla Marinò., non si comprende perchè non se ne possano fare su quella ferroviaria. Se mai sarebbero di natura assai più delicate le prime. D' altronde delle due l' una ; o l'Inchiesta riusciva a scagionare la Direzione Generale dalle accuse che contro la medesima astiosamente, irosamente, e forse interessatamente sono state formulate ed il primo ad esserne contento sarebbe stato il Comm. Bianchi ; o l'Inchiesta riusciva a prova.re che le falle sono nel la Direzione Generale e sarebbe nel diritto e nel dovere dello Stato e nell' interesse della Nazione il provvedere efficacemente, radicalmente. Si vuò avere, come noi l' abbiamo, un alto concetto del Comm. Bianchi, ma non lo crediamo dotato del dono della infallibilità e non lo crediamo inviolabile e irresponsabila, come un Re costituzionale. L' on. Giolitti invece dell'Inchiesta parlamentare transitoria annunziò che nel prossimo disegno di legge, - che già è stato presentato - che deve organi:t.zare definitivamente l'esercizio di Stato ci sarà la proposta di una specie di Comitato parlamentare permanente dì sorveglianza sull' amministrazione ferroviaria. Ma con questo Comitato l' esautoramento a torto temuto non. diverrebbe definitivo? Il guaio maggiore poi sarebbe il seguente : in questa fase che doveva essere transitoria, ma che dura da diciannove mesi ciò che sembra più deficiente è il sentimento della responsabilità; colla nomina di un Comitato di sorveglianza cesserebbe di sentirlo anche il Direttore Generale , che ogni responsabilità scaricherebbe snl primo. La prospettiva non sarebbe allegra e bella! + Per l'avocazione della scuola allo Stato e perchè a ciascuno si dia il suo .. . -Di pari passo col movimento anticlericale si va svolgen110quello per l' avocazione delia scuola allo Stato. Anche questo movimento ha il suo organo nella Vita di Roma. e prese le mosse da un opportuno appello di F. Nitti. Superfluo avvertire che noi ci associamo incondizionatamente - noi che siamo stati tra i primissimi a fare la proposta, quando erano iu molti a ritenerla eretica, avventata e peggio. Abbiamo visto, però, in questa occa8ione affermato più volte nella Vita una circostanza erronea, eh' è doveroso rettificare. Il giornale di Luigi Lodi nel nu mero del 9 febbraio commentando una bella lettera di Leonida Bissolati in favore dell' avocazione qual Scuola allo Stato ha scritto, ripetendo ciò che più della ha detto: e nell' Estrema c'è Ettore Sacchi il volte
58 RIVISTA POPOLARE « nella lucida mente ha così netta la visione del noe bilissimo problema che non accettò di pm·tecipare al « Governo se non includendo nel programma del Ga- « binetto il p1·inci.pio dell'avocazione della scuola allo «Stato•. Non è nostra intenzione lesinare le lodi ad Ettore Sacchi che stimiamo moltissimo; ma la giustizia di stributiva e la verità esigono che al s110nome si sostituisca quello di Edoardo Pantano in questo episodio del programma del ministero Sonnin). L'avocazione della scuola. allo Stato fu li contributo specifico dell'on. Pantano ; e ci sorprende moltissimo che lo stesso Sacchi non abbia rettificato prima di noi. Il nome di Pantano viene fatto solo più tardi in 'un altro articolo dello stesso giornale La Vita ; e sempre inesattamente. Colajanni e Pantano, poi contro Ba.rtolini, Donati e Giolitti protestarono vivamente per l' abbandono dell' art. 60. · Noi, non ostante il distacco politico che esiste oramai col deputato per Giarre, lo amiamo 1uolto; perciò siamo vivamente disgustati pel fatto che ~entre la stampa democratica o disprezza l' azione sociale che aveva in mente di svolgere o che aveva cominciato a tradurre in disegni di legge-dal Ministero del lavoro, alla colonizzazione interna alla commissione per gli usi civici, ai 10 milioni alla Cassa di previdenza, all' assicurazione obbligatoria. contro la malattia ecc. ; azione sociale che ispirò ad Angiolo Cabrini parole di vivissima simpatia e di ammirazione pel Pantano nella inaugurazione del Consiglio superiore del lavoro - la parte che trova da esaltare la sottrae ad Edoardo Pantano, per attribuirla ad altri. Con queij_ta ingiustizia flagrante si vuole punire Edoardo Pantano perchè viene dalle fila repubblicane? Ma anche Ettore Sacéhi viene dalle stesse fila! + Per le case popolari e per le case degli Impiegati. - Carnegie, il rniliarda1io, nel Vangelo della ricchezza che abbiamo riprodotto nel nnmero precedente, ha mostrato come si possa di venire milio• nario senza alcun merito proprio, per opera altrui - anzi per la disgrazia altrui : basta possedere un pezzo di area edelizia in una grande città, in un punto in cui per un imprevvisto accidente si agglomera la popolazione· E' noto il favoloso prezzo - oltre un milione - cui pervenne un ettaro di terreno nel centro di Chicago. . Su per giù avviene lo stesso in tutte le grandi città del vecchio e del nuovo mondo. Questa ricchezza non guadagnata è quella che suscita. le maggiori invidie, i maggiori risentimenti, lo scandalo più inaudito e che maggiormente discredita il principio della proprietà privata. Contro q11esta ricchezza non guadagnata, prima. di Carnegie miliardario, si era levato negli stessi Sta.ti Uniti Henry Goorges nel suo celebre Progresso e pove1·td. In Italia dove lo sviluppo della ricchezza per ragioni storiche e naturali avviene a scartamento ridotto non abbiamo il caso di Chicago, nè quel lo di Manhattan; ma non è per questo meno tormentosa l' ingordigia dei padroni di casa; i quali in tutte le città d'Italia pare che Hi siano asirnnti l' impegno di assorbire essi, essi soli, ogni anmento di reddito, che potrebbe venire ai lavoratori ed agli impiegati da un elevamento del salario e dello stipendio. Essi costituiscono un trust, che agisce automaticamente e siçurameote in una misura davvero insopportabile e senza alcuna giustificazione. Quale il rimedio? A Londra, a Manchester, in altri centri importanti dell' Inghilterra o della Francia capitalisti e filantropi-Peabody solo alla città di Londra regalò per tale scopo oltre dieci milioni - provvidero colla costruzione di case popolari, che anche dal punto di vista dell' ntilità dell' impiflg;o rappresentano un buono ed onesto affare. Ma in Italia dove la ricchez~a è scarsa, e µiù dell'iniziativa e del bnon volere, dove trovare il rimedio per la massa dei lavoratori e degli impiegati? Non si può e non si deve cercarlo ciFi nello intervento del Comune e dello Stato. E' intervenuto sapientemente il Com 1ne di Venezia; interverrà con una mag-giore quantità di mili.oni quello di Milano; e farà quello cbe potr~ il Mi!nicipio di Napoli nella misura del possibile - concedendo almeno gratuitameute la aree edilizie che in via di trani:1azi,ine ha ottenuto dRIJa Banca d'Italia, se non andiamo errati (1). Così altrove in una misura µiù o meno rilevante. Più ardito di tutti I' ou. Maggiorino Ferraris. ha invocato l'azione dello Stato per le <'ase degli impiegati a Roma, dove il rirH·aro delle pigioni è a.ll11.rmante. Egli nella Nuova Antologia del t <licembre 1905 pubblic_ò un con vinceu te articolo: Lo Stato e le case pet· gl' impiegati in Germania. Riprese il problema nel mese di dicembre 1906 in un <lisr,orso alla Camera dei Deputati ; ed è tornato con lodevole per~ev,wanza nella Nuova, Antologia del 1 febbraio 1907 (Il rincrtro delle pigioni. Lo Stato e le case degli impiegati) Le vecchie mummie del liberismo si ribelleranno contro questo intervento dello Stato e diranno che esso rappre;;ienterebbe una lesione dei diritti altrui, un peri colo per lo Stato, un premio all' i11fni gardaggine, un utopia ec~. Ma il Ferraris risponde a tutti in 11nmodo tri::,nfale, 8egnalando l'esperimentogià fatto in Germania. Ivi: < Sotto I-a.direzione e l'impulso dello Stalo, gli impiegati sono riuniti in Cooperative per case . cnsti - tuite sopra statuti-modello clie lo Stato stesso ha µre· parato. Queste Cooperati ve sono accreditate da! lo Stato per l'intero ammontare - al 100 per 100 - del costo delle case che esse costrui:'lcono. Le case restano in proprietà p1wpetua della Società coopera.tiv.i e non pos-mne mai formare og-gett-, ,ii µr0prietà e si-,ecula· zione µri vata: l'impieg<1to p.1gando il giu;to fitt·,, ha diritto di restarvi tutta la vita, senza rincaro di pigione, e con particolare riguirdo a.Ile vedove ed ai figli minorenni. Lo Stato presta. il capitale al t"lsso della rendita. senza farvi nè guadagni nè perdite: l'impiegato paga il fitto, io ragione del co::ito della caga: costl'l!zione, · amministrazione, manutenzione, ammortamento e tassa > • « Gli Stati tedeschi, coll'aiuto delle Casse di risparmio. dei Crediti fondiari e delle Soéietà di assicarazione, consacrano oramai centinaia di milioni allo scopo delle case dPgli impiégati e procedono nella benefica opera con mirabile l:lerieti\ di propositi e·J efficacia di mezzi. Lo Stato senza aggravare di un centesimo il bilancio, compie una splendida opera di previdenza sociale > • « L' Impero ha a tale uopo costituito un ufficio speciale, affidandone la òirezione al signor Koska, an tico presidente della « Società cooperativa di case fra gli impiegati di Berlino: » la scelt,a dimostra lo spirito pratico del Governo tede:aicoe-i. onora il funzionario, c?e .seppe dare vita a cosi poderosa e benefica associaz10ne • . e L' esempi.o della Germania dimostra come lo Stat.o, volendolo, possa risolvere il problema a fondo , senza alcun onere per la finanza e con un largo ed immediato beneficio deµ;li impiegati, che posRono alloggiare in appartamenti convenienti, od in grazioae casettine, circondate di aria, di luce e di verzura, con un ribasso di pigione, a fronte riei prezzi correnti. Nè v' ha timore che l' 11zione del lo Stato conduca ad alcuna cri~i. con una discesa troppo sern~ib1lee repentina dei fitti, perchè (1) Il Com. Miraglia, il benemerito dir<lttore del Banco ai Napoli, ha. messo allo studio presso il R._ Istituto d' i~co_r11ggiamento, il problema tielle Case popolari. Una Comm1ss1one si è messa allo studio alacramente.
RIVISTA POPOLARE 59 essa si devo svolgere gradatameute, a mis11ra che se ne presenti il bisogno ed iu base alle richie~te di nnove abitazioni. Tutt'al piil, si potranno impedire qnei fu. turi rincari che farebbero di Roma una città abitabile soltanto dl\lle fortune superiori I • Così l'on lWaggiorino b-,errR.riscui noi ci associamo teto coni.e avvertendo solt,-u1to: 1° che il rinc11,rodelle pigioni non è solo di Roma, ma di tutte le città d'Italia; 2° che urge 1,rovvedere n0n pP.i::;oliimpiegati, ma per le classi lavoratrici urbane. Consentiamo che si co:ninci da Roma e per crl' impiegati: rna inteodi:uno che entro i limiti delle 0 disponibilità finanziarie l' ,1zione dello Stato si estenda ai lavoratori ed Rlle principali c:itti\ d' Itali,1, seguendo l'ordine Hnggerito dalla maggiore o minore impellenza dei provvedimanti. Del resto siamo sicuri che l'iniziativa dello StAto a Roma e altrnvè' sarehbe un benefico ammonimento per gl' ingordi proprietari di case. + A difesa di Baratlerl.-II C~pitano Di Giorgio t:i 111andaque:-1ta lettera, che per debito di lealtà pubbli1·hiamo. No11 sentiamo menomamente il dovere di riprodurre la ~ua risposta a Mirabelli, che prova soltanto che come avvocato in Corte di Assise, il Di Giorgio fa. rebbe 11na buona figura; tanto più che sappi9.mo che l'amico Mirabelli gli darà il re.sto del carlino. La risposta alla prima d0manda è tutta 11naac0usa al Barattieri. Il paragone tra lui, Garib~ldi e Napoleone non lo crediamo ne1omeno riA~n'l di esame. Nè ~rideremo al 1 ecoppa , perchè e~li mostra un certo cvmpiacimento nel ricordare la fuga di Garibaldi dopo Mentana; nè il compiacimento gli amareggeremo ricordandogli il proclama scellerato del Grrran Re in c11i si chiamano 1·ibelli i garibadini e fratelli i fr~ncesi di Dn Failly ... Non grideremo nemmeno al Tecoppa su qnesto altro periodo relativo a Garibaldi che leggiamo nell'Avanti della Domenica: « che 11n uomo di genio un uomo di guerra fra i più grandi della Storia-G~ribaldi-non potè avere ragione, con forze quasi triple , del corpo del generale Kuhn. I garibaldini erano all'inizio della campagna 3~. 000, e gli Austriaci del Tirolo appena 13. 228. Dopo 11nmese e mezzo si rese necessario di ma.orlare per Val S·1gana, in aiuto di Garibaldi una intera divisione dell'esercito regolare (la division~ Medici), !'ostenuta a breve distanza da un'altra divisione (la divisione Coseuza.) •. Ora bisogna essere difensore della sapienza. politica e militare di. Vittorio Emmanuele 2° e del valore di Barattieri nella guerra d' Africa per ignorare che ci volevano ben altro che i 38.000 garibaldini quasi nudi, quasi inermi-i fucili che si dettero loro erano una ·burla indegna-, mal nutriti, s~nza munizioni, senza carte topografiche per avere ragione dei 13000 uomini di Kuhn, che occupa.- vano posizioni formidabili e inespugnabili per natura e eh' erano armati di fucili che ammazzavano per davvero. C_hi scrive q 11esta nota ne Aa qualche cosa perché era nel Tirolo nel battaglione Mosto ; e ricordo che fu unanime il sospetto nel campo democratico che si volle mandare Garibaldi nel Tirolo nelle condizioni in cui lo ci si mandò per farlo massacrare insieme ai suoi volontari; e che si voleva completa.re per mezzo delle armi austriache l' opera eh' era riuscita a metà colle armi italiane ad Aspromonte .... Le parole di Cava11otti dimostrano che egli errò come errammo tutti in diverse occasioni. In quanto alle responsabilità di Re Umberto nella conservazione di Barattieri al comando non possono flSsere ignorate che da un capitano di Stato maggiore, che non può e non deve affrontare certe discussioni. Ricordiamo, infine, che tutti sanno come fu condotto il processo dell' Asmara: He non si fosse trattato di un generale le parvenze s~trebbero di venute realtà,. Ecco ora la lettera, che non ha data : • Sign01· Dfrettore, Avevo già inviato ali' Avanti della Domenica la rii;posta « agli ai·ticoli formidabili di Mirabelli •, qnando mi si comunica il numero del 15 gennaio della Rivista Popolai·e, dove mi si rivolgono alcune interrogazioni circa il contegno del generale Barattieri nella battaglia di Adua. Prima domanda. Ohi costrinse il generale a tralasciare di esercitare il comando? Chi ? Ma le vicende del combattimento; le difficoltà del tet-reno asperrimo e privo di comunicazioni ; l'impeto del nemico dieci voi te più numeroso e tanto più agile di noi, e tanto più conoscitore dei luoghi, per esservi stato a campo per più di un mese! Napoleone dopo Waterloo, MacMahon dopo Wòrth , Garibaldi dopo Mentana 1 tre 1iomini di guerra sulla cui intrepidezza. il deputato Ferri non ha ancora elevato dubbi, si trovarono circa I' esercizio del comando, nelle stesse, _identiche condizioni del Baratieri. 2. La ~entenza con!:!ta~a che il generale, sopraffatto e travolto da <:1.vvenìmentiche non aveva saputo pr~- vedere nè regolare, non trovò in sè l' ene.rgia e la capacità di far meglio. E lo scrittore della R. P. mi domanda : e Ma non è proprio la paura in guerra « quella che fiacca ogni energia ed impedisce di far « meglio • ? Rispondo : ·Nella maggior parte dei casi no, percbè vi sono altri elementi che turbano e deprimono molto di più della paura della morte, qua.li, per esempio, la coscienza della terribile responsabilità; la visione del crollo della propria fama e della fortuna del Paese ; lo spettacolo cl.i tante migliaia di giovani vite troncate, senza che si sia riusciti a strappare al nemico la vittoria. Pel generale Barattieri vi si può aggiungere anche lo stato della sua salute, notoriamente assai deperita. 3. La 8entenza proclama che non ostante le pai·- venze, il reato ascritto al Barattieri non esi1:1te 1 e il commentatore domanda: «Non rimane impressionato il e Di Giorgio della confe8sione del Tribunale che ammette le parvenze del reato?• Rispondo: No, per nulla. O perc'1è , potendo fondare i miei giudizi sui fatti, dovrei lasciarmi impressionare dalle parvenze? Nella società civile, a differenza di quant-1 avverrebbe in una tribù di cannibali , si deve giudicare sui fatti, non sulle parvenze. Fecero così i giudici di Asmara. E la loro pretesa indulgenza è degna di lode e non di biasimo. 4. Il comentatore mi domanda, con un pe1· finire, se la marcia di 100 Km. percorsi dal Baratieri ritirandosi in 48 ore, non mi sembri soverchiamente affrettata. Rilev-o tutto il significante sarcasmo del per finire, e rispondo candidamente di no. Cento Km io 48 ore fanno una velocità media di circa 2 . Km. all' ora, mentre la velocità di marcia di Napoleone, in ritirata dopo Waterloo, fo di poco meno di 6 Km. ali' ora. Napo leone non s'arrestò che a Philippeville, a 70 Km. dal campo di battaglia ; e vi giunse 12 ore dopo l'inizio della ritirata. Le ragioni che spingevano Napoleone a Parigi erano - si licet pm·va cumponere magnis - identiche a quelle che facevano un dovere sacrosanto al Bara.- ti eri di giungere al più presto ali' Asmara : la necessità ciqè di rimettersi in condizione di esercita.re il comando, e di provvedere alla ulteriore difesa. Chiunque abbia letto la relazione di una battaglia, colla 1rnrenità richiesta nell'esame del documento storico, non collo scopo di ricercarvi motivi polemici e argomenti di denigrazione, ma per formarsi un' idea del come si svolge il terribile dramma, intenderà la portata delle mie breve risposte - breve, per non togliere troppo spazio alla· Sua rivista, ma che potrebbe ,.
60 RIVISTA POPOLARE essere ampliata di molto, ·qualora Ella o il suo comentatc,re lo vogliano. E si persuaderà che la ritirata del Baratieri non fu diversa di quella di Napoleone dopo Waterloo, di Mac-Mahon dopo Worth, e-ora m'aspetto che qualche Tecoppa salti su a dir'e che ho parlato di Garibaldi - di Garibaldi dopo Mentana. Sicuro, anche di Garibaldi; il quale giunse la sera stessa a Passo Corese, e 1500 garibaldini non capitolavano a Mentana che l' indomani mattina. Che si direbbe se un qualche settario di tinta nera volesse, per questo, attentare alla sacra figura dell' Eroe, dicendo eh' egli era da Mentana vigliaccamente scappato, come fa col povero generale Baratieri il deputato Ferri e lo scrittore della Rivista Popolara? So bene che Baratieri non è Garibaldi, ma il Baratieri fu cittadino nobilissimo e prode soldato, il quale, fin da quando giovinetto di 17 anni s' imbarcava a Quarto coi Mille, fino ad Adua , servi per 36 anni il Paese, e si battè sempre valorosamente. Ad Adna fece quant' era in lui per vincere, Fu sua colpa se-come constatò il Tribunale-egli si dimostrò, aJla prova dei fatti, tanto al disotto della situazione ? E' giusto, per essere stato egli generale incapace, che si inveisca contro la sua memoria, e si sottilizzi sulle parole della sentenza per disonorarlo anche come soldato ? Non ho neppure alcuna difficotà a raccogliere l' accenno alle responsabilità che peserebbero sul defunto Re Umberto, per avere egli voluto che il generale Baratieri rimanesse in Africa anche dopo Amba Alagi. Il suo articolista dice che ciò risulterebbe il giorno che si pubblicassero i documenti di Francesco Crispi. Ne parleremo allora. Per ora, a provare la responsabilità di Re Umberto in questo fatto, non c' è che l' affermazione dell'articolista. E' in vece documentato, che' era l'opinione pubblica, unanime o quasi, a volere, nei mesi di dicembre 1895 e gennaio 1896 , che al Baratieri fosse conservato il comando. Ed era questo il sentimento, espresso per bocca di Felice Cavallotti, anche .... della Repubblica. Felice Oavallotti uon ammetteva neppure che si discutassero le responsabilità del Baratieri. « Se c' è qualche cosa - disse Cavallotti nel suo memorabile discorso del 15 dicembre 1896 - se e' è qualche cosa che urti e repugni, è il vedere gli organi vostri riversare le colpe su quei poveri capitani , e gridare all'imprudenza del generale Baratieri, all' imprevidenza del generale Arimondi. Ebbene, io voglio dirvi, signori ministri, una cosa: Rispettate almeno qnest' ora, e dite ai vostri giornali di smetterla. Lasciateli stare i nostri generali, almeno adesso che sono a fronte del nemico (Bravo!) s' abbiano i nostri soccorsi quei condottieri che hanno messo (errori possibili a parte) una abnegazione e un valore al di sopra di ogni elogio, al servizio di una politica al di sotto di ogni censura (Applausi a sinistra). Ancora oggi, se l'Italia spera di riparare in qualche parte al disastro, lo spera da essi e non da voi > • Ella, On. Colajanni, che è noto come uomo non ligio alla verità di partito, spero non avrà difficolta a pubblicare integralmente, nel prossimo numero della Sua rivista, questa mia breve letterina. ANTONINO Dr GroRGIO + Le elezioni di secondo grado In Russia.- Come i nostri lettori sanno bene, il governo Russo ha fatto il pessibile e l' impossibile per impedire che la 1rnova Duma sia composta di elementi liberali. Ha diramato circolari a doppio senso, ha impartì to ordini ed istruzioni ai suoi cagnotti, i governatori delle varie regionì della Russia, ha esiliato ed imprigionato elettori; ha messo il veto al diritto all'elezione che era stato riconosciuto a molte classi di cittadini fin dall' Okase del 30 giugno 1905. Ha giocato di furberia e di violenza e nondimeno sembra fin d'ora che abbia perduto la partita. Si sa come hanno luogo le elezioni in Russia: una prima cernita di elettori nomina quelli che dovranno essere i rappresentanti alla Duma. La prima cernita è fatt.a dal governo il quale riconosce il diritto al voto a certe classi e gruppi di sudditi russi. Naturalmente con que8ta cernita il governo toglie il voto a chi vuole e lo accorda a chi gli pare. Quindi la massima facilità per regolare le elezioni in modo che gli fossero favorevoli-se meno la feroce canaglia pagata dai ladri o dai truffatori che sono al potere, tipo Gurko e Kaulbars - ci fosse in Russia una qualunque minoranza favorevole al governo. Le elezioni di primo grado provano invece che la_ prossima Duma sarà tanfo avanzata quanto la prima , e forse anche di più. Infatti tanto le popolazioni dei Cosacchi del Don, quanto quelle Siberiane; gli abitanti di Mosca , di Njini Nov~orod, di Arckangel; come quelli delle città della Polonia Russa, i contadini dei distretti dove si muore di fame, e di quelli dove la carestia non è ancora arrivata, tutti concordi come se una parola d' ordine fosse corsa fra loro, hanno piantato in asso i candidati del governo e gli eletti in grande maggioranza appartengono ai partiti d' opposizione, dagli ottobristi ai socialisti rivoluzionarii , passando per i cadetti, i liberali democratici e i socialisti nazionalisti. Cosa degna di nota; in questa assemblea sono anche entrati parecchi membri del clero: del basso clero, intendiamoci, di quello che ha fame, che ha la veste lisa e intignata; di quel clero che t,1tti i giorni fa l'esperienza amara di q 11anta differenza corra fra gli insegnamenti del Maestro e la prntica dei proprii superiori gerarchici, grossi, paffuti, ben vestiti e trasudanti l'incenso e la santità. Ora qnesto apparire del basso clero nella lotta contro lo Tsarismo, è un fenomeno significatissimo e consolante per tutti i nemici della autocrazia poichè si sa quale enorme influenza abbiano i Pope su i contadini e gli operai, la cui massa non è ancora socialista e non è ancora affrancata dalla superstizione. E ben dovranno accorgersene i difensori della autocrazia quando dinanzi alla nuova Duml\ si dovranno presentare - come già essi e i loro predecessori dinanzi alla Duma che fu sciolta - come accusati a rispondere alla assise del popolo Russo di tutti i debiti dell'autocrazia. • Tentativi d' accordo fra Chiesa Stato In Francia. - Francamente è con un certo .:;enso di sodisfazione che vediamo avviar.:;i sul terreno di possibili trattative la questione della separazione in Francia. In fondo il contratto stabilito fra Chiesa e Stato era bilaterale ; utile è dunq.ue che i dne contrattanti si trovino d' accordo per rompere il contratto e stabilire il modus vivendi comodo ai due dopo la se par azione. Fin' ora la lotta del potere repubb lieano contro _la Chiesa, aveva assunto due spiccatissimi carntteri ; prima di legittima difesa della repubblica contro le congregazioni celanti sotto i loro mantelli i legittimisti, gli orleanisti. i bonapartisti, 1 plebescitarii, in una parola, tutti i nemici della repubblica: poi di una astiosità, larvata ma non meno antipatica, deo-li atei o per lo meno deo-li agnostici contro i creo ' o denti. Ora questo non poteva essere, nè doveva essere tollerato. La Repubblica è regime, è forma di libertà: e q1;1e• sta libertà-dentro certi limiti-deve essere garent1ta a tutti e in t11tti rispettata: compresi i cattolici. Nella foria della lotta contro la Chiesa sembrava.che lo Stato avesse perduto il perfetto possesso di questo concetto ; invece le ultime disposizioni del ministro
RIVISTA POPOLARE 61 Briand dimostrano che egli era intento soltanto a vincere le ultime resistenze faziose ; qneste di bella te lo Stato Repubblicano tende a tornare alla sua na turale funzione di guardiano della libertà di tutti. Si è detto: i Francesi, da una pal'te come dal- !' altra, sono eccessivi. E1si non sanno concepire la libertà per t11tti. - Il governo francese smentisce oggi la diceria. Non respinge le II l time proposte dai vescovi ; non rifiuta di trattare con loro; nè rifiuta di riconoscere la loro gerarchia. Certo intende trattare - ed è suo diritto - con i Vescovi di Francia non con quello di Roma; ma poco importa poi allo Stato .Repubblicano di Francia se i Vescovi Francesi sì regolano nelle loro trattative secondo le volontà di Pio X. Se queste volontà son tali che il Governo francese possa, senza pericolo e danno, accettarle è logico che proposte dai Vescovi di Francia intenda discuterle ed accettarle, o proporne altre in merito. In fondo, è tutto in q11esta q11estione di riconosci• mento di diritti e di proposte possibili che risiedono la Separazione della Chiesa dallo Stato e per entrambi l'esercizio della libertà. Ciò che è, del resto, la sola ragione di essere della forma repubblicana, e la sola caratteristica per la quale lo Stato repubblicano si differenzia dalle al tre forme sta tali. +' Il partito sooialista nelle elezioni tedesche. - Ormai nessuno più si dissimula il fatto: i vinti , ~ _vera~ent~ vinti nelle elezioni al Reichstag sono stati I soc1alist1. Non furono essi che scatenarono la bufera che ha tolto loro 37 seggi al parlamento tedesco. Non furono essi che provocarono la discussione amara su la politica coloniale tedesca nè lo scioglimento del Reichstag fu determiuato dall~ loro opposizione, o dalla loro tattica. Partito di opposizione essi porsero al ( enfro il loro concorso con t.ro una politica del g_ove~noch'essi reputano dannosa , ma non presero la d1rez1one della campagna, a nessnno deali oratori socialisti eguagliò, neppur lontanamente la° virulenza delle invettive del capo del Centro al ~inistro delle co!onie nella dis?ussione che ebbe per epilogo lo scioglimento del Re1chstag. Eppure son essi, i socialisti, che pagano lo scotto della festa. I conservatori i li- ?erali, i polacchi, ~ornano rafforzati di qualche s~ggio; 11 Centro, contro il quale veramente parve diretta la misura dello scioglin.rnnto del parlamento, torna senza aver perduto nessuno de~li antichi seggi, e avendone guadagnato uno (104 pnma, ora 105); i socialisti che erano 79 nel vecchio .Reichstag vi tornano ora soli in 43; e bisogna notare che essi hanno perduto quasi tutte le città principali guadagnate alle ultime e penultime elezioni - prima delle recentissime - e che av~v9:no fatto pensare ad una forte ascesa del partito socialista ✓tedesco , ed al consolidamento delle sue po• SlZlOill, Nella lotta non provocata da loro, non, apparentemente, contro loro combattuta sono essi i vinti. I giornali avversi al socialismo, in Germania ed altrove, hanno battuto le mani al notevole fatto: ed hanno fra in~i .di gioia, preteso cantare il Requiem aeternar:i al soe1ahsmo tedesco prima, a tutto il socialismo poi. Perfino Biilow, perfino l'Imperatore Guglielmo si son messi nella partita e l'Imperatore ha snocciolato al suo fedele e plaudente popolo uno dei soliti discorsi a base di retorica mistica-patriottica-guerrafondaia. La Germania e i tedeschi possono andare a cavallo - è opinione dell'Imperatore. - Gli entusiasmi, i discorsi provano che la vittoria è stata, per l'Imperatore e il suo partito, più grande di quanto essi speravano, e inaspettata. E maggiore sarà se il Cent1·0 , come è probabile, e come ne esprime il timore il liberale Berline1· Tageblatt, si metterà d'accordo col Cancelliere per continuare una politica reazionaria. Il governo aveva organizzato la lotta contro i socialisti, ma più nell'intento di non vederli anmentare di numero al Reichstag che nella speranza di toglier loro dei seggi. Quasi alla vigilia delle elezioni il ~ Vorvaertz• parlava d'una ventina di seggi guadagnati in più. Quale dunque la causale di così inattesa, im prov visa, disastrosa dèbacle °! Il partito socialista tedesco ha seguito , nel parlamento, ima tattica troppo intransigente. Erede diretto a genuino del dottrinarismo di Marx e di Engel il partito socialista tedesco s'è chiuso con la propria intransigenza, o~ni azione possibile nella lotta. I suoi 79 deputati non hanno fatto nulla di più di ciò che avrebbero fatto se fossero stati tre, due, o anche il solo Bebel al Reichstag. Hanno fatto della critica verbale, della critica oratoria; e per far ciò un uomo solo, se energico, basta. Ora la posizione d' intransigenza può essere compresa ed accettata dai lavoratori , non dai e piccoli borghesi » - e il partito socialista tedescoè formato di quasi due quinti di piccoli borglLesi. E difatti, easi che, dal partito socialista non hanno ottenuto nulla di positivo, venute le elezioni lo hanno abbandonato. Fatto un computo sommario, il Vo1·- waertz dice che i socialisti hanno perdt1to i seggi, ·ma non i voti : questo non è esatto. In certi collegi i voti socialisti sono aumenta ti ; ma in mo!ti altri si son ridotti della metà-e questa è perdita· netta. Perdita che il socialismo tedesco deve attribuirsi unicamente al proprio carattere intransigente che gli ha impedito d'essere qualcho cosa di più efficace elle un semplice partito di critica nella lotta dei partiti politici tedeschi. Un' altra causa della sconfitta socialista, è dovuta al momento particolare che la politica tedesca traversa ora. I partiti conservatori, e tutti i partiti politici attinenti in qualche modo all'Impero, il Centro compreso, hanno capito che il vero e temibile nemico è il partito socialista: i riformisti come Wollmar e Bernestein che hanno cominciato a far breccia nelle masse tedesche ed a persuaderle che il partito socialista deve essere attivo anche nella politica giornaliera , hanno spaventato i pacifici reazionari del Riechstag. Di qui la coalizione di tutti partiti - per alcuni palese, per altri velata-contro il partito socialista; di qui anche il fatto del concorso alle elezioni di una massa che le ultime volte rimase indifferente alla lotta e fu neutrale. A queste cause, l'una inerente· al carattere stesso del partito socialista tedesco, l'altra dipendente dal movimento tipico delle attuali elezioni , altre se ne potrebbero aggiungere: notevole quanto dicono Be bel e Kautsky. Il primo in una intervista col corriJpon•. dente di un giornale di Vienna , il secondo in un articolo della Neue Zeit indicano come non piccolo contributo alla sconfitta, la propaganda contro il protezionismo fatta dal loro partito. Il resultato definitivo? Forse l'Imperativo, Buelow e i conservatori hanno cantato vittoria troppo presto Questa sconfitta del partito socialista tedesco non è una debacle come vorrebbero i reazionari; è semplicemente una lezione della quale il socialismo tedesco dovrà tener conto. Accettata la tattica parlamentare non si può stare al parlamento facendovi soltanto la parte negativa dei critici: bisogna fare e fare molto di più come Wollmar e Bernstein afferma.no malagrado le denegazioni di Bebel e degli intransigenti. + Un libro da ricordare nel giorno della manifestazione antiolericale. - E' quello d 1 D. Dicknos White, l' illustre diplomatico Nord-A111ericano, tradotto da D. Giacomo Peroni : Sto1'ia della lotta della scienza con la teologia nella aistianita, (Unione Tipografica Editrice di Torino. L. 20). In questo magnifico volume in quarto di 776 pagine
62 RIVISTA POPOLARI:: vengono. ricordate, sono esposte ed illustrate con una temperanza straordinaria le colpe del le Chiese di Roma. e gli ostacoli che essa ha semprn frapµost1i all' ince-. dere _della civiltà. Il Wbite eh' è religiosissimo si mostra equanime sempre e non tace alcuna delle responsabilità del vrotestantismo, cui egli appartiene. NOL Laripresadei lavoriparlamentari Mai la npresa dei lavori parlamentari è avvenuta così fiacca come questa votta. Dell'atonia, oppositori e ministeriali si accusano reciprocamente; ma per essere equanimi la responsabilita va divisa in parti eguali. E' fiacca l'azione del ministero, che manca di un programma ·organico e che possa destare in te resse nella Camera e nel governo ; non è più energica quella dell'opposizione che manca di organizzazione e di combattività, che non ha un capo designato, che non sa distinguersi nettamente dal governo nè sul terreno poii tico, nè su quello econo~11ico. Dell'atonia partecipa l'Estrema Sinistra, che spesso brilla per la sua assenza. Superfluo agginngere che la Camera e il governo rispecchiano le condizioni del paese, che lavora energicamente - ed è bene - e che non si preoccupa se non delle ..quistioni per così dire tecniche e materiali de] problema econor;1ico, ad esempio quella del disservizio ferroviario. · I primi indizi delle condizioni della Camera si ebbero colle dimissioni del Presidente Biancheri che, nominato segretario dell'ordine Mauriziano era di venuto incompatibile moralmente coll'alta carica che aveva occupato per tao ti anni, senza tener conto che la sua avanzatissima età-si avvicina ai 90 annilo rendeva disadatto e gl' imponeva un lavoro che cominciava a divenire superiore alle sue forze. Ma con chi sostituirlo? Nè I' opposizione, nè il governo avevano un uomo che s'imponesse e rispondesse allè esigenze. i ·erciò il ministero prescel.se Marcora , benchè inviso per la sua partigianeria a non pochi ministeriali : l' opposizione votò scheda bianca. L' elezione avvenne in un' atmosfera, che corrispondeva a quella esterna, cioè glaciale e furono scarsi più del solito i voti, che si raccolsero sul suo nome, mentre le schede bianche raggi unsero un numero insperato. La Camera appena riunita commemorò ..... un vivo; cioè l' on. Di Broglio, che si dimise per essere nominato Presidente della Corte dei Conti. Ques.ta scelta in felicissima all' ufficio tanto elevato suscitò un senso di pena : il Di Broglio , infatti, non rappresenta il patriottismo, non l' intelligenza non il carattere - nulla ! Se qualche cosa rappresenta, rappresenta l' arrivismo sfacciato e l' avversione pel mezzogiorno... Grami titoli per occupare la più alta carica che ci sia nella burocrazia ... L'atonia generale si potè consta tare nella discussioce del bilancio dell' i o terno, che !'!On suscitò le solite appassio~ate discussioni. In parte, però , il fenomeno fu spiegato nel discorso dell' on. Colajanni col fatto che sembra ben consolidato il regime di libertà politica. Ma l' avvenimento che caratterizza la ripresa dei 1avori parlamentari è l' accogli~nza avuta negli Uffici e nei corridoi di Montecitorio dal disegno di l.egge sul riordinamentodei tribu:i locali. Questo progetto, cui voleva legare il proprio n0me l' on. Majorana quando non poteva sperare di legarlo alla conversione della rendita, pare colpito dalla jettatura. Venne presentato ne,la seduta del 14 dicembre 1905, cioè alla vigilia della caduta del primo ministero Fortis ; ma contro le norme parlamentari , non portava il nome del Ministro de.I Tesoro del tempo, on. Carcano. Viene in discussione dopo 15 mesi senza il nome del ministro delie Finanze, on. Massimioi, che dovrebbe difenderlo ... Ma c' è di peggio : quantunque l'opposizione sia scarsa e disorganizzata e fosse poco numerosa ~'Estrema sinisfra, gli Uffiò si mostrarono ostilissimi. Apparentemente 11 commissari sono ministeriali e 7 di opposizione ; ma in realtà tre dei ministeriali, tra i quali l' on. Lacava, sono contrari al disegno di legge. D' onde tanta avversione ? Il progetto presenta gravi difetti tecnici; ma mancheremmo di sincerita se non dicessimo che le maggiori opposizioni gli vengono procurate da ciò che esso contiene di democratico: dalla progressività nell'imposta _sull'entrat.i, che dovrebbe sostituire la tassa di famiglia e sul valore locativo. La Rivista nel prossimo numero consacrera un apposito articolo a questo progetto, quantunque ne sia sicuro il rigetto. U) esa111inerà con diligenza perchè il principio fondamentale che esso consacra è destinato a prevalere. L' on. Majorana rimane scosso dall' accoglienza fatta al suo figlio prediletto ; nè se ne avvantaggia il Ministero. Ma errerebbe chi da ciò volesse argomentare che sia prossima la caduta dell'on. Giolitti. La Rivista Perunamanifestazione anticlericale Promosso, caldeggiato con insistenza dal giornale La Vita, si va accentuando in Italia un movimento an.tidericale, che in una forma pubblica e solenne si afiermò allo inizio alla manifestazione dell' Università di Roma Pro-Ferrer. Il movimento avrebbe dovuto trovare- consenzienti tutti gli uomini di parte veramente democratica, dai repubblicani ai monarchici, dai socialisti agli individualisti, che al disopra di ogni questione di forma e di ogni possibile contenuto economico vogliono piena ed intera la condizione essenziale per lo sviluppo della civiltà e del benessere: bt libertà. Contr~) questo movimento intanto, <.i' onde rne_no si attendevano sono venute proteste e riserve; cioè dalla parte radicale e socialista. Non tengo conto del disinteressamento completo dei sindacalisti, che ripetono io Italia la intransigenza di pochi fanatici, francesi, che avversarono anche il movimento dreyfusista: essi non vivono nel mondo! Hanno adl!rito con molte riserve, che ne tanno una adesione stile liberty come l' ha chiamata l' egregio Cyrtfs della Vita, I' on. Zerboglio e Filippo Turati tra i socìalisti moderati e l' on. Lucchini tra i radicali; hanno rifiutato esplicitamente la loro adesione gli on. Scipione Borghese e De Viti de Marco tra i
RIVISTA POPOLARE 63 radk,1li. Altri più accorti tacciono e attendono 1 risnltati per dichiararsi. Si sospetta che taluni dei deputati di parte democratica tacciano o l'adesione condizi:.ma110 con molti se e molti ma, che hanno l'effetto neutralizzante, per motivi elettorali; ma il sospetto non sarebbe lontanamente applicabile a Filippo Turni. Il quale, però, e stato più caustico degli altri nel deplorare questo movimento anticlericale. Non tacebo ! egli ha dichiarato nell'ultimo numero della Criticasociale, cioe « mi associerò alla protesta anticlericale come ad « un ingratissima necessità ..... ma dichiaro che at- « tendevo con un senso di angoscia rassegnata « questo giorno di agitazione anticlericale, come « l'espiazione indeprecabile di peccati non nostri ». La ritieneJormale, piena di vento, impotente a cavare un ragno da un buco; che ne genererà parecchiealtre per la loro stessa nullagine e che farà perdere molti anni alla democrazia e al partito socialista deviandoli dagli sforzi per perseguire scopi più pratici e più utili. Francamente; nei panni di Filippo Turati e con queste convinzioni avrei adoperato tutto il mio coraggio e affrontando qualunque impopolarità avrei rifiutata la mia adesione per com battere l'agitazione. Ma in questa occasione, come nel!' altra più grave dello sciopero generale a Filippo Turati e mancata quella decisione, ch'e indispensabile ad uomo politico, che non· vuole essere compreso tra le mezze figure e tra i caratteri fiacchi. • Sono stato sempre , anche quando un mmor numero di anni mi pesavano sulla groppa, tra gli avversari dell'anticlericalismo di parata, ho detestato sopratutto l'anticlericalismo verbale di coloro, che lanciano un insolenza al prete, alla religione, al Papa per procurarsi in un comizio un nutrito applauso, per rinnegare più tardi a fatti, per tornaconto, per amore del quieto vivere, anche per .sincera convinzione che li ha trascinati al pentimento, l'anticlericalismo di un momento. Ho pensato, detto e scritto che l'opera più efficace per emancipare le coscienze dalle pericolose superstizioni e dal dominio sacerdotale e quella di diffondere l'istruzione e di assicurare il benessere economico. Ho ritenuto tanto necessaria, indispensabile la pr:ma, che a Milano nel Congresso magistrale provocai la sorpresa di molti che non mi conoscono e i commenti più stupidi e più maligni e le ingiunzioni più umoristiche di qualche giornaletto che per mio mezzo voleva acquistare qualche poco di notorietà, dichiarando esplicitamente non doversi connettere la richiesta dell'avocazione della scuola elementare allo Stato - per farle assegnare i milioni necessari - coll'altra della laicizzazione della scuola. Non volevo non voglio connesse le due richieste, perchè: 1 ° credo che non sia la scuola a fare i clericali e i liberi pensatori e che la scuola non educa; 2° credo che ci sia ancora indispensabile il concorso dei clericali per conquistare i milioni alla scuola, facendola passare allo Stato e che li avremmo avversi se tale passaggio dovesse implicare la laicizzazione. La quale del resto in tutti gli ambi enti evoluti e un fatto, che supera di molto il valore della parola. L'importanza grandissima che assegno aìl'istruzione mi ha indotto all'a-mmirazione verso il secondo --articolo di Com bes nella Neue Freie 'Presse; e ricordo in questo momento il particolare perche esso e istruttiyo: Combes che nell'istruzione scorge il mezzo più adatto e più efficace contro il clericalismo, dalle indicazioni speciali ùel momento e dalle circostanze in cui si trova la Francia ha dovuto in apparenza contraddirsi con un atto grandioso, che rappresenta la manifestazione anticlericale continuativa esistematica colla legge della separazione. La lotta vera, quel la che potrà debellare dura.turamente il clericalismo, adunque, e quella che si può fare coli' istruzione ; ma essa non esclude, nè rende inutili altri mezzi, per così dire politici, che possono essere superficiali, artificiali, ;-rnche effimeri, ma che cooperano e possono anche servire ad imprimere la voluta direzione alla stessa scuola. ♦ Come metodo_ di elezione certameine ritengo preferibile quello di non stuzzicare l' idra clericale specialmente quando e dove le masse sono abbrutite dalla miseria e dall' ignoranza ; queste possono lasciarsi trascinare ad atti d' intolleranza , a viole!lze di ogni genere contro coloro che vorrebbero emanciparne le coscienze ed indurle ad alleviare le sofferenze in terra senza attenderne un compenso sul- !' altra vita. Penso altresì che sarebbe preferibile consacrare le forze vive deìla democrazia al conseguimento delle riforme economiche e politiche, che hanno conseguenze dirette ed immediate. Ma nella vita politica e sociale non c' e sempre b libertà della scelta dei nemici da combattere e dd campo dove dar loro battaglia. Ora proprio, per peccatinon nostri, dirò con Turati, ma dando alla frase un altro senso, n ,; siamo costretti a partecipare al movimento anticlericale, pur desiderando ardentemente che si possa ritornare al più presto ad altre lotte e senza rinunziare alle medesime, per b deviazione parziale cui ci costringe l'interfenza del clericalismo nello svolgimento della nostra vita politka t sociale. La realtà e la gravitù del pericolo clericale c'impone di affrontarlo. Non ripeterò tutto ciò che si e scritto, esagerando anche, da Sergi, da De La veleye, da Bazalgette, da Lapouge e da molti altri sulla deleteria influenza esercitata dal clericalismo, che ieri si chiamava puramente e semplicemente Cattolicismo, sulle coscienle dei popoli a civiltù latina - Francia, Spagna, Belgio, Italia - ; ne accetterò il dogma della decadenza o della morte imminente di tali nazioni, che ho dimostrato insussistente in Latini ed .Anglosassoni, per dato e fatto esclusivo dell' influenza cattolica. Ma nessuno potrà e vorrù negare, molto meno lo potranno Turati e Zerboglio e tutti gli altri anticlericali stile liberty che la democrazia e il socialismo oggi in Francia e nel Belgio non abbiano il maggiore e più pericoloso nemico nel partito clericale; che la repubblica francese non abbia avuto suscitati i maggiori pericoli del 16 maggio 1876 con Mac Mahon, del boulangismo e dell'antidreyfosismo dallo stesso partito clericale; che la Spagna non sia legata come ad una palla di piombo, che ne impedisce i tiberi movimenti sulla via del progresso, alla influenza cattolica. Ciò che valga ed a quali sinistre ed imprevedute conseguenze possa condurre l' imperversare del clericalismo lo insegna la stessa Francia in modo irrefragabile. Il c' est ma guerre di Eugenia di Montijo imperatrice dei francesi e l'isolamento della Francia nell' anné terrible si devono al verbo del Va-
64 RIVISTA POPOLARE ticano. Le recenti polemiche e le incoscienti e fanati• che dichiarazioni di Ollivier tolgono ogni dubbio in proposito. Coloro che in Francia si dicono nazionalisti, se davvero amassero sopratutto il loro paese dovrebbero odiare· il clericalismo che provocò il maggiore disastto nazionale colle guerre del 1870-71. In Italia ci sono i pericoli che si temono altrove ? Anzitutto guardiamo al movimento anticlericale dal punto di vista del carattere, della moralità e della educazione politica e confessiamo che lo statu quo è davvero intollerabile : ci sfibra, ci sfìaccola, ci sommerge sotto la marea montante dell'equivoco, della menzoana e della ipocrisia; ci mantiene lontani dalla real ta. Chi volesse allontanare ogni sospetto <li es~- aerazione da questo quadro a tinte oscure non avrebbe ~he a fissare gli occhi sul Parlamento che rispecchia fedelmente le condizioni del paese. I vi si atteggiano ancora a democratici uomini che non saprebbero mai ribellarsi al prete, mentre poi si dichiarano apertamente devoti al cattolicismo che maledice all' Italia, uomini come Emilio Bianchi, come Stoppato che si proclamano parimenti devoti all'unità della patria. L' on. Cornaggia personifica _il gruppo più e meglio degli altri. Questi cattolici dichiarati in una a quelli in maschera costituiscono tale forza preponderante nel Parlamento, che non hanno peni.1esso che approdasse la legge sul divorzio, legge essenzialmente civile, eh' è stata esplicitamente combattuta dal Vaticano. L'audacia del clericalismo nell'avversione al divorzio venne chiarita da questo episodio caratteristico: inaugurandosi l'anno giuridico' a Siracusa il Procuratore del Re tra le leggi da propugnare anr10verò il divorzio; il pubblico applaudì e il Presidente represse l'applauso. Allora si levò l'arcivescovo presente e ammonì che se ci fossero stati altri applausi sarebbe intervenuto lui I . .. Ai socialisti che vogliono stare nel campo della realta - e credo che Turati sia tra questi - si deve ricordare che il vecchio e comodo indifferentismo sulla quistione religiosa, in nome della formula sacramentale del privat-sache, cosa privata, non è più possibile oggi che Pio X non solo non vuole saperne di socialismo, ma non tollera neppure la democrazia cristiana di Don Romolo Murri. Ora, che socialisti possono essere quelli i quali, come i tramvieri di Napoli posti in isciopero, cominciavano la loro giornata coll'andare a sentir messa nella Chiesa del Carmine colla massima devozione e la termina• vano applaudendo entusiasticamen.te una conferenza di Guarino o di Labriola uella Borsa del Lavoro ? Questo è il caso tipico, ma che più o meno si riscontra tra le masse socialiste del resto <l'Italia. Comunque si poteva tollerare che continuasse l'equivoco e l'ipocrisia a Montecitorio e nel paese, in attesa che i progressi dell' istruzione li avessero fugati, come i raggi solari fanno sciogliere i microscopici ghiacciuoli della rugiada. Ma l' avvento di Pio X, la sua intransigenza , il suo spirito reazionario bellicoso , inframmettente, non consenton1> ulteriori indugi. Egli da Patriarca di Venezia fu l'alleato aperto dei reazionari. Si deve venire al movimento anticlericale non per elezione ma per necessità ; non per oflendere ma per difendersi. Nè si · può obbliare che a guerra dichiarata talvolta la · migliore difesa sta nella iniziativa dell'offesa. Nelle elezioni generali del 1904 e nelle successive si è vista la importanza dello intervento dei clericali alle urne ; il loro intervento non è più larvato ma franco, aperto, confessato, solenne-come quello del]' Arcivescovo Francica Nava a Catania; nè i clericaìi intervengono alle urne per sostenere i clerièaleggianti travestiti da italianissimi ed anche da democratici, ma a bandiera spiegata per tentare di fare trionfare i Montresor delJe scuole gesuitiche dopo aver fatto trionfare i Cameroni, i Chiozzi, i Mauri, i Pagani-Cesa ecc. E' chiaro : i clericali non si conteutano più dell'azione indiretta e mascherata. Dobbiamo attendere che essi siano formidabili e pericolosi per combatterli ? ♦ Come combattere il pericolo clericale ? Non so cosa proporrebbe l' on. Borghese, un radicale moderno dei più rispettabili. Nella speranza che egli voglia tarcelo conoscere, per parte mia dico esplicito quello che penso. Indubbiamente l' arma migliore è quella della istruzione che dev'essere completata rinvingorita dalla sana educazione nella famiglia e nell'ambiente sociale. Ora per fo::-mare l' ambiente giovano le manifestazioni popolari. Può essere piccola e fugace la loro azione; ma è innegabile. Non potranno neaarla Filippo Turati, Zerboglio ed altri che a tante ~rnnifestazioni hanno preso parte attiva, più o meno calorosa; non potranno misconoscerla tutti coloro che presero parte alle lotte memorabili dell' ostruzionismo e eh~ non dispregia~o i C?mizi _ne~ periodi elettorali. Queste solenm ma111kstaz1om popolari se_non fprmano coscienze nu_ov~,all'imp_rovviso - s1 sa che sono stato tra 1 piu atroci 11el mettere in ridicolo la fabbrica delle coscienze - indubbiamente le preparano, risvegliano i senti men ti assopiti e rinvigoriscono quelli fiacchi. Tutto ciò a parte la forza espansiva, che assumono le manifestazioni colletti ve a causa del contagio psichico che nella folla trova l'ambiente più adatto per agire. Il movimento viene screditato come artificioso. E quale movimento non è stato artificioso al suo inizio? Anche quello contro il generale Pelloux e contro i suoi progetti venne denunziato come tale; il boulangismo , l' antidreyfusismo , il dreyfusis·mo , il separazionismo , il movimento unitario italiano , quello socialista .... tutti, tutti i movimenti d'idee, che non riguardano interessi diretti e immediati vennero scherniti come artificiosi .... E non poche volte trionfarono. Sara fiacco questo nostro movimento anticlericale? Probabilmente; com'è fiacco il paese in tutte le sue manifestazioni di politica alta e ideale. E che perciò? Ognuno faccia quello che deve e quello che può e si metta in regola colla propria coscienza senza preoccuparsi del risultato. Del resto , ripeto , anche i movimenti fiacchi possono riuscire a risultati inattesi e insperati. I reazionari tedeschi non si sognavano di potere assestare un colpo tanto forte quanto quello che hanno ricevuto i socialisti nelle ultime elezioni ; e l' ostruzionismo pareva un movimento isolato, senza eco nel p_aese. Confessai a suo tempo non averne pronosticato nulla di bene; e i fatti per fortuna mi dettero torto. Anche adesso, perciò, quanti amano la libertà e il progresso laico e civile prendano il loro i1osto di combattimento nel movimento anticlericale e
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