Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 2 - 30 gennaio 1907

32 RIVISTA POPOLARE applicabili alla separazione: l'enciclica scaglia l'anatema a chiunque confessa che la Chiesa deve essere separata dallo Stato e a chiunque ha l'audacia di negare -l'autorità sovrana del capo della Chiesa in materia di disciplina; la costituzione « Pastor aeternus > ha rinnovato q ust'uUina condanna, proclamando solennemente l'infallibilità. del Papa in materia di fede, di costumi, di disciplina e di Governo della Chiesa ". « I fautori della Jegge - prosegue - sconvolgono l'organizzazione drlla Chiesa, pensando di adattarvi i loro testi. Invece di rivolgersi all' iniziativa dei capi per costituire le associazioni, fanno appello all'iniziativa dei singoli laici, come se i laici potessero sostituire le loro dottrine a quelle dei loro pastori. Invece di lasciare ai pastori, e anzitutto al pastore supremo, la cura di organizzare le loro associazioni , vogliono subordinare i pastori al gregge. . « Noi pensiaQ'.lo di aver dimostrato che il rifiuto di Pio X di aderire all'organizzazione delle associazioni di culto, imposta dalla le~ge del 1905, deriva dalla coscienza dei doveri -verso la Chiesa; è una puerilità. parlare di testardaggine e attribuire le decisi~ni pontificie al carattere peri:;onale del Papa, mentre il Papa è dominato e condutto da una dottrina immutabile e irresistibile. L'intransigenza del Papa è una intransigenza di dottrina " . . « L'esempio che si da della condotta del Papato d1 fronte alla Prussia durante i!Kultm· Kampf non calza; ha potuto servire come argomento da tribuna, ma n~n resiste a un esame serio. Le associazioni di culto m Germania non sono separate dall' organizzazione generale della religione cattolica. Bismarck, illodificando a suo talente tale organizzazione, provocò un conflitto ostinato e acuto tra la Santa Sede e l'Impero tedesco. Il conflitto terminò solo dopo ripetute trattative, e dopo un accordo esplicito tra i due poteri > • Lo scrittore sostiene poscia che Pio X è conseguente fino ali' estramo, nella sua ortodossia, respingendo ogni concessione governa ti va e sacrificando alla veri t.à dogma ti ca tutti i vantaggi materiali che gli offriva la legge di separazione. Anzi il Papa potè considerare come mezze vittorie le quattro tappe i:rnbite della legge stessa, e sopratutto Pultima, durante la quale il Governo fu costretto a ricorrere alla legge del 1901. « Il ritorno a questa che non fa alcuna distinzione fra le associazioni religioi;e e le altre, è l'unico mezzo per togliere alla legislazione del culto ogni carattere vessatorio, ogni apparenza di misura eccezionale. J!i deplorevole che il governo si sia rassegnato, con ripugnanza e solo dPpo molteplfoì tentennamenti a ricorrere a questa leg-g;e. Il clero, la stampa cattolica, e in generale la stampa d'opposizione, hanno così potuto interpretare il suo cont.fgno, come una prova d 'indecisione e c1i debolezza. E non meno deplorevole che non abbia introdotto uniformemente il diritto comune in tutte le disposizioni della legge votata di recente, legge male abbozzata e che è stat,a ottenuta dalla compiacenza delle Camere. e Così il Governo non è giunto al termine del suo piano. e dovrà be11 presto ricorrere al Papa per sbarazzarsi di una fonte di incessanti, continue difficoltà. Si attenga dunqne nna buona volta, per sempre, al diritto delle associazioni e a quello degli individui. Il diritto comune non conferisce alcun privilegio, ma garantisce a tutti la libertà. e Noi nÒn abbiamo guadagnato nulla 5nora col voler decretare in materia di associàzioni di culto una legi- - slazione fatta a brani e a. pezzi. Fondiamola semplicemente sul diritto romane e sulla libertà. I cattolici si dolgono , non senza motivo , di non e3sere liberi nell'organizzione e nell'esercizio del culto; rinviamoli dunque per la formazione delle loro associazioni alla legge d'ordine generale, liberiamoli dall'obbligo ridicolo di una dichillrazioue in11tile e liberiamo noi stessi dai terrori chi.medci del culto privato, fantasma innocuo, che turba a torto certe immagi11azio11i;rendiamo ai comuni la libera disposizione delle chiese, di cni sono proprietarii e che essi devono conservare, lascian - do ai consig'li muuicipa.li ogni fa<'oltà di accordarsi coi rappresentanti delle associazioni religiose. Tutte le difficoltà si appianeranno come per incanto, la forzli. resterà alla legge e i due partiti di fronte riprenderanno subito la loro vera natura >. Combes conclude istituendo un parallelo tra la Chiesa e la scuoli:., tra la fede e la religione, l'insef:narnen to re1igioso e l'insegnamento laico. Evidentemente egli pensa che il miglior mezzo per combattere la Chiesa non è quello di chilldere le chiese: la persecuzione ravviva la fede. Il miglior motodo è quello di scalzare le fondamenta della religiene. « La scuola laica - nota lo scrittore ha gia eretto sulle rovine delle leggende religiose il solido edificio dei principii razionali e delle scoperte scientifiche: essa non ha che a proi;eguire la s 1a opera. La dispersione degli ordini rel.igiosi, la. soppre8sioue dell'insegnamento congregazionalista, la scornparsa di q nalsiasi religione ufficia.le le hanno già spazzato innanzi il terreno: nes• sun ostacolo può fermarla. Erigiamo d1rnque con pro fusione crescente le sue cattedre, nelle città, nei centri operai, nelle campagne•. E quasi a dar ragione a Combes una terza legge è stata presentata al Parlameuto francese per accordare alla Chiesa la più sconfinata libertà. Ma Papa e vescovi, dopo avere invocato la libertà, ora che l'hanno ottenuta non se ne contentano. La Chiesa non vnole la libertà; vuole il do111inio. + I ministri inglesi come rettori delle Università. - Uon un senso d' invidiH- abbi,-11n·> letto nei giornali di oltre mauica che Haldaue, ministro dellit gnerra , indirizzò come Rettore del la Uni ver.sità di ltdimburgo il s110 discorso inangurale agli stndenti il 10 gennaio. Il giorno 11 il ministro Asquit pai-lò come rettore nell'Università di Glasgow. Il rettorato inglese non corrisponde alle funzioni reali e amministrative del rettorato italiano; ma è nn titolo di ouore che si dà agli nomini eminenti e spesso agli uomini polttiei. Ora questo coutatto diretto tra le Uuiveniità e i politici non p11òche e\(ìv<l.rela politica ed avere un effetto educativo assai benefico. Il discorso di Asquith è assai notevole e noi lo nassumeremo nel prossimo nllmero, nella Rivista delle riviste. + Per rendere l' .Income tax progressiva e giusta. - l nostri lettori uel la Rivista delte Riviste troveranno un ruagnifico articolo di Oarnegie, i I miliardario , contro le grandi fortune e la proposta di ltna forte itr1posta progressiva sulle snccessioni onde moderarle. C'è una carica. a fondo contro i mezzi adoperati per fare tali grandi fort11ne e si dimostra la stretta giustizia dell'iruposta pel fatto ch'è la comunità, eh' è l'incremento della popolazione, in cni i miliardari non banno alcun merito , la causa principale delle grandi fortune. . Ma mentre il Carnegie condanna come vessatoria e immorale l' Income tax, in Inghilterra invece si cerca di renderla più grave , ma più eq 11a, tassando diversamente il reddito non guadagnato (unem·ned). Una commissione parlamentare sta studiando la possibilità di stabilire una gradazione e di distinguere dal punto di vista fiscale tra i redditi permanenti o quelli precari; tra i redditi guaàagnati (em·ned) e non guadagnati (unea1-ned). Sarebbero guadagnati quelli derivanti dal lavoro e non guadagnati quelli derivanti da in te ressi del capi tale. Secondo la Commissione i redditi che non sorpassano 160 sterline sarebbero interamente esenti da imposta,

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