54 RIVISTA POPOLARE queste parole , che il Bernhardi istesso qualifica , come dice il Chiala , sconvenienti; - ]e suis au désespoir du telégramrne que je reçois du Quartier gé.néral prussien sur le temps perdu depuis Custoza. A 'des jugements qu'on ne porte, on me demande un rapport exprés sur les mot~fs qui ont pu retenir l' armèe de Votre Majestè si longtemps derrière le Po , et qui ont jacilité deux choses funestes, l'intervention française et la retraite probable de l'armèe autrichienne du Quadrilatère pour nous combattre sous les murs de Vienne. E in un altro passo dell'episto!a teutonica si fa il sermone: - Le traité. d'alliance offensive et déjensive implique non pas telle ou telle pro·vince, mais qu'on fasse la guerre, qu'on la fasse sèrieusement, loyalement, qu'on donne· à son alliè tout aide et secours., dont on est capabie. Era un ceffone sonoro alla disgraziatissima Italia nostra ! E il r 7 luglio l'Usedon scrisse anche al Ricasoli: - Par le télégramme de Visconti d'aujourd'hui je vois que la pression française continue et qut le prince Napoléon arrive, probablement, pour empècher votre marche sur Vienne, si non pour vous imposer l'armistice. - E concluse : - La France ne peut pas vouioir que l' Itale justifie les suppositions dèfavorables que la Prusse en pourrait former. Ma l'Italia fu costretta a sottoscrivere l'armistizio di Cormons, - che segna una pagina ignominiosa nella storia ddla monarchia sabauda - come l'armistizio Salasco ! È un secondo armistizio Salasco - esclamò Quintino Sella. Sebbene il re avesse-come fece notare il Venosta al Ricasoli - riservando , è vero , i suoi impegni con la Prussia, accettato , Bettino Ricasoli scrisse che il re éiovea mostrarsi interprete vero degl' interessi nazionali. (( Non è soltanto il Tirolo italiano che ci occorre , ma benanche l' Istria. Senza l'Istria, avr.emo l'Austria sempre padrona dell'Adriatico. Conviene profittare di questa occasione unica piuttosto che rara, per disfare ·ogni· ingerenza dell'Austria nell'Adriatico. Nel r 886 si accentuò il dissidio tra coloro che volevano mantenersi servi della Francia e il partito veramente nazionale, che voleva rendersene indipendente e ch'era rappresentato da Ricasoli. + invano però il re d'ltalia si umiliava con Napoleone II[ - pitoccando un riserva ne' negoziati di pace per il Tirolo italiano: invano il Visconti partecipava al Nigra il rifiuto del1' A;1 stria - trattare sulla base dell' uti possidetis militare - formellement convenu entre nous et la France sur la preposition meme de l' Empereur Napoleon: invano! La Francia rispondeva, per bocca del Nigra, di non essere nul- /ement disposée à essager de la contraindre par la force. Dopo che, ripeto, la condizione dell'u!i possidetis era stata fissata dal sire di Francia, nel suo telegramma al principe Napoleone, e dopo le formali dichiarazioni del Principe! E quando ci volgemmo alla Prussia, Bismarck ci dichiarò che non poteva rompre son armistice pour soutenir notre uti possidetis militaire. Il Sella telegrafò al Ricasoli di essere pl'ofondamente mor · ti.ficat,> di quest'armisti-rio Sa/asco - e che avrebbe preferito non parlar del Tirolo e del 'Istria fosse anco per accettare -1a Venezia, dalla Francia, an-richè dopo grandi parole, finire cosi meschinamente. E il Ricasoli gemeva col fratello: - (l Che scriverti? L'Italia con 300 mila combattenti non sa allontanarsi i(rossore dal volto e dovrà subire tristi condizioni d'mmistizio. Ma che fare, quando il Comando Generale; ( era il re, mi pare !) non ha fede in sè e in nessuno? La mediazione francese ci ha mancato, Essa ci ha dato per accettate le sue proposte e ora, non sembra vero, la Francia ci abbandona a noi stessi I Tutto questo è doloroso ed è un' umiliazione grandissima, che subiam.o E il Nigra osava scrivere a Vittorio Emanuele II: - La France est vivement irritèe con tre nous, parce que nous l' avons empéchée (dit-on) de S!' déclarer contre la Prusse, et parce que nous avons refusé de recevoir la Vénetze de sa main. Il che rabadì anche nella lettera al Nigra dell' r r settembre. Il Massari confortava da Firenze il Ricasoli, notando che ad un par suo dovevano costare moltissimo quelle risolu,rioni, che possono essere interpretate come conseguen,re di arrendevole-rza a volontà prepotenti; - ma Giovanni Prati si sdilinquiva da Parigi per l'Imperatore e il re d'Italia era contento e.Ile tutto col bravo Depretis era passato d' acc01·do ! Garibaldi sciamò: - (( Qual guarentigia per l'Italia di vedersi reintegrata nella sua dignità di nazione? E il Ricasol; dopo aver detto al fratello che si sentiva offeso nel sentimento na,rionale dall'insuccesso delle armi e dall' ingerenza francese nelle cose nostre - concluse: - Tutto e marcio! E Ricasoli scrive al Boncompagni (s Settembre): ((E' un fatto pur troppo reale che l'intromissione francese è stata questa volta una violen-ra, che non ha giustificazione che in un effetto di grande egoismo, e all'Italia nessun bene ha recato, pur generando nel suo seno un turbamento, che unito all'insuccesso militare sarà capace di far sentire meno gradita una pace felice. Sen1a l' accetta 1ione del/' insidiosa offerta dell'Austria, Napoleone, stando passivo osservatore, avrebbe conseguito tutte le nostre simpatie, ma soverchiato dalle vittorie prussiane, imponendosi alla Prussia e ali' Italia e togliendo all'una e ali' altra la libera a1ione, è giunto a dìvidere la loro unità di a,rione, da cui ne sono derivate per le due alleate àue posizioni perfettamente diverse, e per en - trambe ingrate. E' pe,·ò ali' Italia che toccò la peggiore, e per due ragioni' più specialmente. Il 5 luglio, di tristissima memoria, l'Italia era sul punto di riprendere la sua azione militare, con tutta ragione a bene sperare che avrebbe eziandio potuto riacquistare la posizione compromessa nel 24 e 2 S giugno. L'intervento francese paralizzò l'azione, che avrebbe dovuto essere franca e sciolta da ogni freno; e questo non valse ad assicurare all'Italia neppure le sue proprie promesse; così che essa rimane amaramente delusa; e trovatasi al giorno deU' armisti 1io fu tristo vedere che i patti offerti da Napoleone come mediatore richiesto dall'Austria, fossero poi dall'Austria stessa disprenati. Fu quello un doloroso momento! La Francia ci offre l'uhi possiditis e l'accettiamo; ci spinge a consentire ali' armisti,rio e ci troviamo a vederlo rifiutato - ci rivolgiamo alla Francia e l'Imperatore risponde che dovea essere un malinteso.- Lo crediamo e speriamo che sarà schiarito. Dopo due giorni ci risponde essere dolente; ma l'Austria si ostina a rifiutarlo, ed egli non può far la guerra per noi >>.- Una indegna commedia - come aveva detto il Lamarmora - una buffonata - come disse poi il Cialdini - il disonore e la rovina - come esclamò Giuseppe Mazzini! E qui mi fermo dopo avere dimostrato: r ° Che la visione pessimista della situazione e imputabile al re - il quale, col telegramma del 2C gi:1gno, ingigantendo. come si espresse Mazzini, per paura o cagioni arcane, il rovescio, trattenne il Cialdini dal passaggio del Po. Ed anche qui da un fr~mmento di memorie del Govone, scritto in Berlino a dì 8 agosto, traggo la conferma della dimostrazion mia. ((Dopo il 24 - notò il Govone -- parte un telegramma esagerato a Cialdini, Ciaidini si ritirò sopra Modena e Bologna, per coprire la Capitale. Lamarmora ne è esasperato, ma non può farci nulla. Non è che due o tre giorni dopo che si scopre che il movimento malaugurato di Cialdini proviene d.ll telegramma esagerato e si perdono giorni preriosi, settimane, per concertarsi e per correggere l'errore ». E quesio I
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