Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 2 - 30 gennaio 1907

I 1 RIVISTA POPOLARE 53 di proseguire !es operations militaires , sans relàche - nell'attesa dt:lla risposta di Bismarck. Ma il Cialdini telegrafava al Lamarmora: « Se Vene,ria fu ceduta, possiamo noi invadere suo territorio, ed in conclu. sione posso io gittarmi nella provincia di Rovigo? Oltre a ciò, se realmente Austriaci partono) mi pare che passaggio Po avrebbe l' ai-ia di una buffonata. Ma il cauchemar napoleonico turbava il re - il quale, in un colloquio col Bernhardi , disse : << Napoleone non può far la guerra per conto dell'Austria: c'est vrai ! Mais s'il se met de travers? S'il déclare: halte là, Vénétie est à moii) j'y enverrai des garnissons ! I~ en est capable ! Napoleone di ciò non fu capace;-ma tempestava con tele grammi imp~ratorii, come quello del 6 luglio, così redatto:- Le Roi de Prusse accepte le principe de ma médiation, pourvou que V. M. y consente. Si j'ai 1,otre consentement, je tacherai de /aire remettre les forteresse comme gage de l'armistice. Si V. M. refuse, je serai obligé de prendre un parti. Ecco il linguaggio di Brenno ! E il re d'Italia pencolava. Per lui, era della massima importan,ra entrare nella Vene,ria. Altrimenti perdessimo una bella occasione I Come scrisse al Lamarmora il 6 luglio. E a lui - più che al Lamarmora - si attaglia l' osservazione acuta di uno de' più eminenti storici tedeschi. Il Sybel, scrisse che si desiderava non già u di poter inseguire energicamente l'esercito austriaco conforme allo spirito del!' allean,ra prus siana; ma soltanto di ottenere dalla Francia il permesso di entrare nel Veneto tranquillamente dietro agli Austriaci, che ora si ritiravano) prendere possesso del paese per conto del!' Italia, e mostrare di adempiere ai dovai di alleato verso la Prussia, ecc. Ma il Sybel ha torto di accusare il Lamarmora perchè egli il 6 luglio telegrafò al Persano nel st:guente modo : << A mio avviso l" Italia non può accettare la '/ enezia dalle mani del l'Imperatore. Essa è abbastanza forte per strapparla all'Austria n. - E perchè non la strapparono? L'imperchè fu spiegato, come vedremo, da Ricasoli. li Lamarmora scrisse anche al Pettinengo:-Sarebbe troppo umiliante per noi rice verla dalla Francia, come ricevemmo la Lombardia. E il 7 si tenne al Quartier Generale di Pia\1ell in Pie ve Delmona, un Consiglio de' generali Brignone, Revel, Aribaldi Ghillini , al cospetto del re. Or bene, tutti-scrive il Castell nel suo Diario - dichiararono che le loro truppe erano in ordine e non desideravano che di prendere una rivin• cita ..... Essi non sapevano spiegarsi perchè in 13 giorni non si fosse fatto altro che starsene dietro l' Oglio mentre non eravi in vista alcun corpo nemico ed il campo era libero fino alle fortezze. Il re si concedò da' generali e - scrive il Castelli-u giunti avanti agli accampamenti, r~llentò il passo; ma i soldati, che erano rimasti silenziosi quando ci avevano veduti passare andando in giù, appena lo videro ritornare accorsero sulla strada, gridando: Via il re, viva la guerra! ». Nobile anima popolare! Ma continua il Castelli : - << Questo grido di viva la guerra non gli piacque molte ; si voltò a me che gli ero a fianco e disse: Sono pazzi! » E fu appunto in quella disposizione di spirito - e in quel giorno istesso, il 7 luglio - che il Cialdini passò il Po ! Una buffonata - come ben disse il Cialdini istesso ! L'Usedon se ne felicitò col Ricasoli;-ma da Parigi si batteva per l'armistizio. Il dì seguente Nigra telegrafava al Ricasoli e al Lamarmora che-nel caso di diniego nostro - l'Imperatore volea convocare il Corpo legislativo e rendere la Venezia all' Austria. Onde il Lamarmora t:bbe a scrivere , lo stesso giorno , al ministro della guerra Pettinengo : << Ricevo un dispaccio da Nigra , dal quale risulta che I' Imperatore è irritatissimo. Ci badi il Governo. Se noi non sappiamo fare quei sacrifizi che, per quanto duri essi siano, bisogna saper fare, noi and1·emo a rischio dì frovarci a fronte di un' alleà11,ra austro francese. Che potremo fare in questo caso? Ci vogliono altro che chiacchiere t: declamazioni ! Capirai ora perchè rimanemmo più giorni inattivi. Queste ultime parole - alle quali seguono ancht: i soliti puntini sono nei libro del Chiala in corsivo: ma io prego il proto di stamparle in grassetto -- perchè il qipitano signor De Giorgio-il quale riconosce che la guerra fu fiacca; an,ri, com' ei scrive , .fiacchissima - veda se ciò ac..:adde perchè i nostri generali non sapevano farla diversa, com'egli credeo invece perchè la Francia l'imponeva tale, come credo io. Si mediti intanto su queste altre parole eloquentissime del Petitti , telegrafate al Lamarmora l' r r luglio da Ferrara: - << Napoleone per esigere nostra inazione doveva esigerla ancl1e dagli austriaci , senza di che ci fa mancare no• stro dovere di buono alleato ,i. Dunque, la nostra ina - zione non fu figlia della nostra asineria, come crede il signor De Giorgio - ma della soggezione sabauda al dispotismo napoleonico! Il giudizio sulla nostra condotta sta in una lettera dd Ri..:asoli al ministro degli esteri Visconti-Venosta : << Basi nostre - scrive il g luglio Ricasoli al Wenosta - sono l'onesta e l'onore; salvando queste, noi sali-iamo Re e paese; fuori di queste, v'è sfacelo. Se giungeremo a far sì che Re e noi rappresentiamo una volontà sola ( il corsivo è del Ricasoli) io ho l' intimo convincimento che salveremo la nostra posizione, e cresceremo in stima presso le genti; altri - menti non potremmo ritirarci seuz.a macchia. L' lmper.., tore dovrà necessariamente ritirarsi dall,1 via infelice in cui si è posto con sì poco consiglio. Importa adesso che il Re si pong,i all' alte{za dei suoi doveri, e sappia tener alta la Corona rl' Italia. A questo patto, e sollanto a questo patto, può sperare di essere accolto con plauso dalle popolazioni. Un carattere elevato, che sa opporre la .fe~mezza dignitosa a chi vuole conculcarlo con una prepotenza senza pari J ciò c/1e attrae il rispetto di tutti,· altrimenti diventa lo scherno universale ». L' esito disastroso della guerra come conseguenza della in tromissione di Napoleone 3° venne riconosciuto dal generale Petitti in una lettera intima pubblicata d.,l Chiala. L'armistizio proposto alla Prussia e ali' Italia fu - per la pressione napoleonica - accettat0. E da qui la pace vergo gnosa, stipulata col trattato di Praga ! E la Prussia nçm lo avrebbe accettato - se ( come scriv:c il Chiala) avesse saputo per tempo che noi eravamo fermamente risol//,Li a rifiutarlo, quando ce ne avesse dato l'esempio. Ma la Prussia era già seccata di noi - e dman.zi al fantasma di una lega tra la Francia e I' Austria, cc:-rcò di accomodarsi con l' Austria. E così si spiega come - mentre prima voleva che le armi fossero ben strettt: nel pugno per piombare su Vienna , e non più innanzi del 18 luglio pubblicò l'articolo Il[ del Trattato secreto di a1leanza , in forza di c-ui i due Stati non potevano far pace ed armistizio senza reciproco consenso - di botto il 20, ali' insaputa nostra, conc:use con l'Austria una tregua di 5 giorni, e poi fu impaziente:: per la stipu,azione de' preliminari di pace: indi rifiutò financo di chiedere alt' Austria l'osservanza del!' uti possidetis militare ! L' armis~izio fu accettata dai Prussiani perchè non erano sicuri di noi. Si dubitava di noi perchè Govone, Lamarmora, Visconti-Venosta riconoscevano he eravamo sotto la pressione francese. Bismarck dubitò sopratutto di Lamarmora e di Ricasoli; ma poi si ravvide come risulta dal suo colloquio con Crispi a Gastein nel 1876. Bismarck- che non era uno sciocco-temeva lo spegnitoio francèse e faceva scrivere dall' Usedom dirt:ttamente al re

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