Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 2 - 30 gennaio 1907

52 RIVISTA POPOLARE È un· tumulto di pensieri e di idee che si agitano, che si confondono in queste righe: si è accoppiando l'educazione infantile :d e::ulto della patria che le nazioni gittan,1 la base della loro graudezza, ed è di,il'armonia della spada colla scienza che sorsero gli uomini più completi e più perfetti che ricordi la storia. Fate che la scuola e le armi, pur restando divise, si com· pletino a vicenda ed allora ogni attrito scomparirà fra la vita militare e la civile; nessuno temerà che la caserma invada la città, che Atene ceda a Sparta. Difesa potente contro le teoriche sovversive si è quella di avere buoni sottufficiali. Costoro, a contatto perenne coi soldati, ne seguono le azioni, ne conoscono, ne possono dirigere il pensiero. Sventurata:: ente si è ancora ben lontani dall'avere un corpo di graduati di truppa quale i nuovi tempi esigono; in esso si agitano le preoccupazioni per l'avvenire ed il disagio della situazione presente. Ed è sovra tali circostanze che speculano i sovversivi. nella speranza di servirsi dei sergenti come di fulcro per dar di leva all'esercito. La classe dei sottufficiali va tratta in gran parte dalla modesta borghesia campagnuola , al duplice scopo di avere un personale che con lieta coscienza attenda alle bisogne della caserma e poi riversata nei centri rurali vi apporti luce nuova, vi apporti idee d'ordine e ci affezione allo Stato. Tutto lo studio deve perciò basarsi sopra questi fatti: l'esercito è una scuola, e nella scuola gli allievi passano ed i maestri restano. Nelle compagnie i sottufficiali non possono servire oltre i 36 o 40 anni di età e non è opportuno vi abbia'i10 comando prima dei 20 o 2 r: ne consegue che ciascuno di loro servirebbe per circa 20 anni , mentre il servizio di un ufficiale è in media superiore ai 30. Se quindi lo Stato dovesse assicurare l'esistenza a tutti coloro che per una parte relativament,e piccola della loro vita lo ser vono, esso andrebbe incontro ad una enorme spesa, sia sotto forma di pensione che di impieghi civili perfèttamente inutili e di ingombro alla già pesante burocrazia. Si ragioni adunque così.: viste le ferme brevi, non è possibile trarre dai coscritti buoni istruttori; per questi occorre un personale che abbia doti speciali ed una/erma lunga. Trattasi quindi di allettare dei bravi giovani a servire volontariamente per 3 o 4, anni col grado <li sergente, e, siccome a ciò occorre una preparazione , bisogna che essi si obblighino a far parte dell' Esercito sino dal diciassettesimo anno di età. Per vincere l'avversione all'esercito, la quale preludia alla negazione de1la patria , non si inneggi ad un militarismo di bassa lega, non si confonda cioè la caparbietà colla fierezza, l'inerzia colla coerenza. Non è proclamandosi infallibili che si convincono gli uommt, eJ è nefasto per il pae,se il ritenere perniciosa qualsiasi trasformazione di disciplina, d'organico, di materia di guerra. L'esercito dev'essere richiamato alle sue vere funzioni, esso sia lo scudo e la spada della Nazione; ma poichè le paci sono per buona sorte lunghissime, esso appaia altresì faro di civiltà ed esempio di balde virtù cittadine: in tempi di procella ncs suno lo discute e quando la casa fiammeggia tutti lamentano le economie fatte pei pumpieri: è in pace che con I' ingegno, collo studio bisogna tener alto lo spirito bel licoso disconosciuto e dichiarato improduttivo. Se la propaganda sovversiva non deve far presa nell'interno dei reggimenti , urge pretendere dall' ufficialità e dai graduati di truppa molto più che per b passato, sia come azione materiale, sia come corredo scientifico. Più scienza , di qualsiasi natura , si potrà concentrare nel- )'esercito e più prtstigio - cioè più forza morale - avranno gli armamenti. Magnifica, se non unica, palestra per tener sveglio I' ingegno e la moralità dei quadri e per avere continui saggi del loro valore p1Jatico si è quello di concentrare in essi la massima resµonsabilità, quella responsabilità cioè che fa pagare chi rompe e che sbalza di seggio gli inetti. Le: selezioni saranno giuste, rapide , faci li , i I personale non strettamente necessario sarà eliminato, il disbrigo delle.pratiche procederà sollecito. Cadranno uftìci e controllerie condannati dal tempo, spariranno interme-. diari inutili, stabilimenti dannosi, fabbriche antiquate: e passive, mentre l' agile industria privata sarà il più economico ed il più grande ausilio che sperare si possa per la difesa nazionale. Allora l'esercito si cornporra di una numerosissima fanteria, brillante di gioventù, guidata al fuoco dalle migliori intelligenze del paese ed assecondata, completata nella sua irresistibile azione da abile artiglieria e da cavalieri ad un tempo baldi e sapienti. (Nuo11a Antologia, r6 Dicembre 1906). ♦ Roberto Mirabelli: La campagna del 1866 - ll peg-gio dt Bixio. - H 5 luglio Napoleone lfI telegrafò al re d'Italia così: L' Empereur d' Autriche accédant aux idées emises dans· ma lettre à kl. Drouin de Lhuys me céde la Vénétie en se déclarant pret à accepter une mediation pour· amener la: paix entre !es belligerantes. E fu la grande sventura d' Italia ! Fu - come scrisse il Chiala - un colpo di fulmine. ne( campo prussiano ! B Castelli, nel suo Diario , c'informa che il re enfaticamente, disse: - tt Vogliono che dia loro una notizia ? » E il Castelli : - Tutti ci mettemmo in attenzione, e lui disse coni un suono di voce molto forte : La Vene 1 ia è nostra n. A tal punto - nota il generale Castelli - fu un' esclamazion_e generale di stupore I Il Re tirò allora fuori un dispaccio dell'imperatore Napoleone che gli notificava aver l'imperatore d'Austria ceduto alla Francia !a Venezia e che stava trattando colla Prussia per la pace. Il dispaccio non diceva di più. Quali saranno poi le condizioni? A questa noti,ria della pace tutti si misero in pensien ed un senso di umilia 1 ione si manifestò in ognuno ii. Il Castelli scrive che il generale Della Rocca - dopo aver parlato tre quarti d'ora col re - opinò di andare avanti e p1·endere da noi quel che si poteva, sen 1 a aspettare la dona1ione. E al Castelli parve che il Lamarmora non fosse d\i tale avviso. Fa onore al Lamarmora il telegramma da lui inviato al Nigra lo stesso giorno, il_ 5 luglio. Ed eccolo, come fu integralmente pubblicato dal Lamarmora, ne' suoi Segreti di Stato, il 1877: u Empereur à télégraphié au Roi que l' Autriche lui céde la Vénétie, et qu' il s'arrangera Jacilement avec nous. La: chose est d' autant plus grave qu' elle est pubbliée dans le· Moniteur. Je comprend que l' Empereur cherche à arreter· la Prusse ; mais e' est extremement douleurèuse qu' il se· Jasse au détriment de l' honneur de l' Italie. Recevafr· la Vénétie en cadeau de la France est humiliant pQllr: nous, et tout le monde croira que nous avons trahi la'. Prusse. On ne pourra plus gouverner en ltalie, l'armée) n' aura plus de prestige. Tachè{ de nous épargner· lai dure alternative d'une humiliation insupportable ou de· nous brouiller a vec la France ». Ma noi - per non nous brouiller avec la France - accet-· tammo l' humiliation insupportable ! E invano tuonò per: l' Italia il grido superbo di Giuseppe Mazzini ! Il Lamarmora telegrafò il 5 luglio anche al Ricasoti: - L' essentiel pour nous est de savoir si nous pouvons agir· dans la Vénétie cédée à la France, sans blesser l' Empereur et c1Jmpron:-:ttre notre avenir. E il Ricasoli rispose:-

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