Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 2 - 30 gennaio 1907

46 RIVISTA POPOLARE Pietro Calvi, i Cairoli, Speri, Garibaldi; violenti amatori del bene, nei q1rnli l'ipertrofia dei sentimenti altruistici _era a scapito dell'egoismo, che il volgo chiama equilibrio psichico. Non si pretende che ogni cittadino si voti al sacrifizio, all'eroismo ; sull'ampia terra c'è posto anche per coloro che vivono senza infamia e senza lode. Ma ricordiamoci che l'ideale borghese del quieto vivere, troppo a lungo accarezzato, è foriero di abbassamento sociale, prelude ai vasti franamenti morali. . Come il frutto umano si compie attravarso squilibrii, attraverso turbamenti di ogni specie, così i frutti squisiti dell'arte, della scienza, dell'azione costano doglie, squilibri, malattie. Lo storione, a una cena epoca della· vita, va incontro ad uno squilibrio organico grave: dimagra enormemente, grosse escare necrotiche compa ionosul suo corpo, percbè le sue ghiandole seminali ingrossano e maturano a spese della nutrizione generale. Così Dante, preparando nella Divina Commedia il seme che fecondò la lingua e l'anima italiana, si vide diventare per più anni macro. L'equilibrio completo è impossibile come la bellezza apollinea; non ci è dato possedere tutti i beni del corpo e della intelligenza. La via del progresso è una via di passione non menu per gli organismi che per la società. La evoluzione, il perfezionamento della specie si compiono per via di variazioni progressive, per via di variazioni regressive, per via d1 anemie, di iperemie, di infiammazioni, di malattie, le quali sqno degne del nostro studio e del nostro'·rispetto. La evoluzione fa, disfa, rifà, non avendo a sua disppsizione che quel poco di argilla di adamitica memoria; qui disegna la linea sottile di un nuovo arco, là innalza un pilastro arditissimo, affidando la consolidazione della casa dcli' uomo nuovo alle sempre rinascenti forze del nostro organismo. Essa compie il misterioso lavoro nei n:illenii. senza chiedere il parere dei fisiologi, nè dei filosoti, senza nemmeno consultare la nostra logica saputella. Cari miei, diceva il divino Balzac, non l'abbiam fatta noi la natura! Noi, che abbiamo conquistato il telegrafo senza fili ed i prodigiosi mezzi di locomozione, abbiamo perduto per strada il ferro e l'acciaio di cui erano impastati i romani, abbiamo perduto la loro magnifica serenità. Ci costa ben caro il progresso l Meglio sarebbe, se a vessi mo guadagnato l'uno senza perdere l'altro. Ma la nostra potenzialità è limitata: è trasformabile non aumentabile: siamo degli esserini limitatuzzi. Da che mondo è mondo, poeti, filosoG, scienziati, santi padri non han fatto che ripetere su tutti i toni: siamo deboli, siamo fallaci. La teoria della degenerazione ha sanzionato questa eterna verità. Le più antiche leggende narrano della caduta dell'uomo dopo il peccato, deltralignamento, della degenerazione del genere umano. E l'anatomia e la fisiologia comparata, la psichiatria e l'antropologia criminale attestano il fatto e ne determinano i limiti cd il significato. Noi abbiamo perduto l'acutezza uditiva del selvaggio che, poggiando l'orecchio sul terreno, sentiva l'appressarsi del nemico ancora lontano. Siamo duri d'orecchio e ben pochi possediamo l'apparato uditivo completamente sano. Ma, per compenso, percepiamo e comprendiamo il canto della primavera nella Walkiria. La musica dei selvaggi, che bo potuto gustare su vasta scala nel 1900 fra le numerose tribù selvagge, riunite a Parigi per l'esposizione, è costituita da suoni semplicissimi ripetuti ritmicamente. E' una musica rudimentale, poco divertente. In modo analogo i nostri barnbini coi cocci delle stoviglie, improvvi~ano quelle musiche, che sono fedeli campioni delle fanfare .samoiedicbc. Dalla musica greca e romar~a, che malgrado la grande civiltà di quei popoli? era ancora ai ritmi semplici e ripetuti, siamo passati alla melodia belliniana, soave come una notte lunare. Ma popoli di noi più evoluti ci hanno dato la musica polif<:rnica <e l'armonia » immensa come una scena dantesca, prodotta da differenti melodie udite simultaneamente. 11che presuppone del nostro uJito lo sviluppo di apparecchi trasmettitari e ricevitori ricchissimi, perfetti. Ma questa ricchezza, questa perfezione, che ci procura le più dolci consolazioni della vita, si accompagna a una grande delicatezza e sensibilità, ciò che è anche una debolezza. Ond·e l'uomo moderno_ ~ne e raffinato, coi suoi nervi squisiti, iperestes1c1, colla sua schifìltositù, che è poi una difesa, che è poi la igiene fisica e morale, cioè la civiltà. . Ma il volgo grida subito alla nevrastenia, all'istensmo, alla degenerazione, come il pretonzolo grida allo spirito maligno. Il volgo giudica a rovescio. Chia~1a equilibrio psichico, ciò che è povertà mentale,. 111erzia, letargo, involuzione. 11 bottegaio, immobile al banco come certi parassiti confitti nel t~rreno,. aspetta la preda al passaggio e, come gli viene a tiro, la svaligia a regola d'arte, mantenendosi in ottimi rapporti coll'opinione pubblica e col codice penale. E' un animale, le cui facoltà psichiche vanno· sempre più riducendosi all'unica funzione vegetativa della preda: è l' umanità che si accartoccia e scompare. L'uomo a cui il volgo dà dello squilibrato è, per avventura, l'umanità che si evolve, l'umanità che diviene. Molte volte ciò, che noi per misoneismo chiamiamo degenerazione, è la evoluzione, che opera sotto i nostri occhi. A noi piccoletti, che la critichiamo, dandole della farragginosa, della scapigliata, elia risponde col cenno della ma no : in alto, in alto! DorTOR GrACQUINTA SALVATORE DalBollettino "dell'Otfieiodellavoro ,, (Gennaio 1907) l contlittt del lavoro nel 1905 In Ft·ancla, Get·• mania, Austria, lngh 1lterra e Spagna, - Nd 1905 si eboe in Germania, Austria e Inghilterra un incremento nei conAitti del lavoro, incremento notevole in Austria e specia,- mente i11Germania, lieve invece in Inghilterra, ove però contrasta col dc:cremento che si c:ra verificato negli ultim: anni precedenti in relazione ~ llo sfavorevole andamento del mercato del lavoro. [n Francia si ebbe invece una diminuzione, sia nel nurnao dei conflitti che degli operai implicati, che delle g10r nate di lavoro perdute. Per la Spagna non si hanno dati com· parativi. Le industrie principalmente colpite dai conflitti furono : in Francia le tessili, le costruzioni navali, la lavora.tione dei metalli, l' industria del cuoio e delle pelli, in Germania le edilizie quelle del legno, la lavorazione dei metalli, quelle del vestia rio; le tessili in Austria prevalgono pure in prtmo luogo le edilizie, seguono poi quelle ddle pietre , dei metalli, le tessili e quelle del vestiario; in Gran Bretagna tengono il prim~ post~ i conflitti scoppiati nelle miniere di carbone, seguono pot quelli scoppiati nelle industrie meccaniche e delle costruzioni navali, e nelle altre miniere e cave; nella Spagna prevalgono i con flitti scoppiati nelle industrie edilizie, minerarie, metallurgiche alimentari e dei trasporti. In tutti gli Stati considerati il maggior numero di scioperi fu originato da cause attinenti al salario. La tabella seguente raccoglie le percentuali relative ali' esito dei conflitti sia r_i· guardo al numero dei conflitti stessi che agli operai partecipanti e mostra come prevalgano, eccettuata la Spagna, l' Inghilterra quanto al numero dei conflitti e la Germania q~anto al numero degli scioperanti, i conflitti chiusi con traasaz1one.

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