Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 2 - 30 gennaio 1907

42 KIYISTA POPOLARE che nn abbondante emigrazione del proletariato dell'intelligenza, quale è invocata dalla Relazione parlamentare, sarebbe altamente benefica. Ma è possibile promuovere una tale emigrazione in forte misura ? Studiando la questione, la risposta non è molto favorevole: anche nelle altre nazioni la lotta per la vita è forte nella classe media, e non è molto probabile che i nostri giovani colti o semicotti potrebbero trovarvi occupazioni in tale numero da dar luogo ad abbondanti correnti di emigrazione: ciò non di meno si può ritenere come sicuro che un discreto numero di essi potebbe, emigrare con vantaggio proprio e della patria, quando fossero diretti .con avvedutezza in località opportune. Per persuadersene basterebbe sfogliare il solo Bullettino ufficiale dell' emig1·azione. Non sono, ·a dire il vero, molti i rapporti dei nostri consoli che indichino favorevoli prospettive per i nostri emigranti della classe media : alcuni mettono anzi in guardia le persone colte che volessero emigrare nel loro distretto. Cosi fa il console di California, avvertendo che alcuni ingegneri italiani, non trovando occupazione dovettero tornarsene in patria; cosi quello di Boston, informando ché i compatriotti istruiti che vi si recano, spesso finiscono col languire nella miseria e col doversi dedicare a lavori manuali, ai quali non sono adatti, persino a lavorara di,. piccone nelle pubbliche vie. Il Console di Tunisi si lamenta del gran numero di cercatori di impieghi che si presentano a lui con raccomandazioni : pieni di pretese uon sanno che un poco di lettere e non hanno voglia di lavorare. Ma altri rapporti del Bollettino si esprimono differentemente. Vi si legge che i musicanti e direttori d' orchestra italiani godono in Pensilvania buona posizione e che un bell' avv.enire avrebbero colà i giovani del nostro paP-se che ivi studiassero medicina e prendessero la laurea. Da un rapporto del Console di S. Caterina del Brasile si desume, come sei anni fa esso avvertisse che qualche medico italiano che fosse andato nella colonia avrebbe potuto crearsi una buona posizione e come il s110 invito non abbia avuto seguito, perchè quelli che sarebbero stati disposti ad accettarlo, avrebbero voluto pagate le spese di viaggio e garantito utile sufficiente per vivere nei primi mesi. Lo Atesso Console consiglia i nostri piccoli proprietari che per le malattie della vite, dell'olio, ecc. si trovino incamminati verso la rovina, di realizzare quel poco che posseggono e di recarsi colà, non coll'idea di divenire ricchi, ma per assicura~si in poco tempo col lavoro modesta agiatezza e un piccolo capitale. Adolfo Rossi avverte in un rapporto che diversi dei nostri giovani medici troverebbero da collocarsi bene· nel Nata\, purchè parlassero l' inglese e vi andassero pochi alla volta : fa p1_~renotare che il clima del Natal è dolce come nei dintorni di Sorrento. Un rapporto del nostro Console a Rio Janeiro ci conferma . ' come la parte più importante della colonia si dedichi al commercio e come vi sieno pur~ alcuni medici, ingegneri e insegnanti, giornalisti, diversi artisti di canto e maestri di musica. Lietissime sono le notizie \. del Perù : il capitano di vascello Borea! scrive : « Tranne un piccolissimo numero di operai, agricoltori e pescatori, che formano tma esigua minoranza, il resto della colonia è formato da professioniti~ pro prietari, ìndustriali, çommercianti, tutti in buona con, dizione economica, i quali nel loro• insieme rappresentano nn capitale di 280 milioni di franchi, capitale guadagnato nel Perù, fatto unicamente dallo spirito di iniziativa e dal lavoro intelligente e assiduo>. ~nche in rapporti dei nostri ConsoE in Europa si leggono buone notizie sulla posizione economica dei nostri emigranti del ceto medio : a Bruxelles, a Liegi per es. (affermano detti rapporti) oltre banchieri italiani in ottima posizione vi sono anche ingegneri e professionisti che occupano posti lucrosi, commercianti stabiliti da dieci anni, che non sembrano malcontenti della loro sorte. Mi limito a queste notizie, tolte dal solo Bollettino uffi,civle dell'emigrazione; i lettori però, non ignorano come in ogni parte del mondo abbondino gli esempi di Italiani saliti ad alte o, almeno, ad agiate posizioni sociali col loro ingegno e colla pertinaoe operosità. Ma mi sembra che i dati citati siano sufficienti per confermare che un discreto numero dei nostri giovani colti troverebbero vantaggiosa occupazione al1' estero, quando vi fossero diretti con avvedutezza. A parte l'accennato sfollamento più o meno apprezzabile della classe media, la loro emigrazione riuscirebbe utilissima per vari altri motivi. Prima di tutto, mescolati alla nostra emigrazione di lavoratori, questi non r_esterebbero abbandonati a loro ~tessi nell' ignoranza, ma avrebbero a lato dei connazionali colti, che oltre 'dare aiuto morale potrebbero spiegare efficace influenza, perchè non perdessero nè la lingua nè il sentimento della nazionalità. Poi una parte di tale emigrazione della classe media potrebbe essere temporanea e quelli che ri tornassero in patria porterebbero con sè tesori di. esperienza, di cognizioni pratiche, di nuqve idee, di nnovi metodi, tutte cose di inesprimibile valore per l'avvenire econo in ico del nostro paese. . Ma mi preme di richiamare l' attenzione del benevolo lettore soprattutto sull' influenza che l' emigrazione della classe media avrebbe sulle nostre esport~- zioni. E' generalmente conosciuto quale enorme vantaggio il commercio estero della Germania ritragga dai giovani tedes.:ihi impiegati nelle case commerciali di tutto il mondo, i quali fanno propaganda per i prodotti della madre patria, aiutano i commessi viaggiatori e gli industriali ~edeschi a conoscere i bisogni dei diversi paesi, cernano di annodare nuove relazioni commerciali. Diversi dei nostri 'prodotti non trovano la via per I' estero, oltre che per mancanza di buo,na organizzazione commerciale, anche perchè non bene conosciuti : ne ebbi io stesso la prova in Scandinavia, studiando le nostre esportazioni in quei paesi , ove potei appurare ciò per di versi dei nostri prodotti ; per es. vi sono moÌte varietà dei nostri vini , pochissimo note a quegli importatori. Per le nostre esportazioni (specialmente di generi ali-

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