RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Bi rettore: Prof. NAPOLEONE ()OLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ft,aJia: :111110 lire H; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. ao A.mministrazione: C01·so Vittorio Emanuele, n.0 115 - NAPOLI A11110 XIII - Nnm. 2 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 30 Gennaio 1907 Preghiamo vivamente z' numerosi° abbona# a' quali' è scaduto l'abbonamento a fine d'anno, di mettersi· al piu presto i'n regola coll'ammi'nz"strazz'one. SOMMARIO: Gli avve11hnent;I e g·li uomini: Noi: (Ginseppe Saracco - La quistione del porti - L'ostruzio_ nisrno doganale fu voluto dal ministro Massiminì? - Dal vecchio al nuovo governatore dell'Eritrea - La pazzia dì Ga 1 briele d'Annunzio - Le elezioni tedesche - Come combattere il clericalismo. Il parere di Combes l ministri ingles come rettori delle Università - Per rendere l' Income tax progressiva e giusta - La corruzione ungherese) - Dott. N. Colajannl : 11 problèma dei funzionari (Comme!'lti e chiarimenti all'epistolario) - Paul Sabatier : Pio X - AngeloCrespi;: La donna pioniera - Ernesto Morelli : L'emigrazione del proletariato intellettuale e il nostro commercio di esportazione - Dott. GiacquintaSalvatore: Squilibrati e: degenc:rati - Dal bollettino "dell'Ufficio del lavoro,, (Gennaio 1907) - ltivista (]elle ltlv1ste: _Pro esercito. Pc:ricoli e rimedi - (Nuova Antologia) - La campagna del 1866. Il peggio di Bixio - (Avanti della. Domenica) - [I vangelo della ricchezza - (North American Review). GLI Pr VVENIMENTI e GLI UOMINI Giuseppe Saracco. --Tutta la stampa ha parlato a lungo del vecchio parlamentare, che fu sempre mite e corretto, che sino all'ultimo potè essere additato come il migliore campione delle buone consuetudini parlameutari. Noi nulla potiemrno aggiungere di nuovo. Su due punti vogliamo solamente insistere. A Giu-· seppe Saracco deve speciale gratitndine il mezzogiorno, perchè si deve a lui l'impulso a rendergli un poco di giustizia in fatto di lavori pubblici. A Giuseppe Saracco devono riconoscenza gli amici della libertà e del regime rappresentativo, perchè sotto di lui si tornò al ri::;petto della legge e si liquidò il sistema Pelloux. Ancora di più : ucciso Umberto 1 ° quando qualunque tentativo rec1zionario sarebhe stato facilissimo ed avrebbe creato gravi imbarazzi al paese-ed una reaz.ione era avvenuta anche sotto la repubblica iu Francia ali' indomani 1ell' uccisione di Carnot - si deve a lui se si continuò sulla stessa via senza il benchè menomo accenno alla restrizione delle pubbliche libertà. Quando più vi va era la lotta dell' ost1·uzionismo in questa nostra mc desta Rivista (N. del 31 ma1:zo 1900) coll' articolo : La soluzione Saracco fu indicata la via di uscita dal pericoloso laberinto in cui la reazione aveva lanciato l'Italia; e quella soluzione trionfò in Giugno dello stesso anno dopo le elezioni generali che ::iegnarouo la sconfitta di Pelloux. Dobbiamo ancora ricordare che la nostra Rivista nei numeri del 15 e 31 Gennaio 1901 sostenne che la Esfrema sinistra doveva sostenere I' on. Saracco , che nello sciopero di Genova aveva rispettato i principi di libertà; quando si discu:;i:3ela. mozione presentata dalla reazione per abbatterlo, l' Estrema sinisfra infatti parlò in favore di Saracco...... e votò contro. Solamente Colajanni, Engel. Sanarelli e Valeri furono logici e votarono in favore. Il povero Socci per non distaccarsi dagli amici e per non fare violenza alla propria coscienza si astenne. Alla memoria di Giuseppe Saracco , restauratore della legge e del regime parlamentare, la R'ivista popolare manda il suo reverente saluto. + La quistlone dei porti. - Un disegno di legge presentato dal ministro dei lavori pubblici per provvedere ai bisogni dei maggiori porti d' Italia determinò una vera insurrezione parlamentare, che ha avuto una larga eco nel paese, tali e tante erano le dimenticanze del progetto ministeriale. Le dimenticanze riguardano in gran parte le regioni del Mezzogiorno e la Sicilia; siamo, perciò, molto lieti nel vedere che le loro buone ragioni abbiano trovato Llil valoroso difens Jre nell'amico nostro Eugenio Chiesa. Il deputato repubblicano per Massa e Carrara nel Secolo ha analizzato profondamente , cioè in base ai fatti, tutta la politica portuaria seguita. dal governo d' Italia dal 1862 in poi. e Osserviamo, egli scrive, come si sono riparti te dal 1862 al 1904 05 lo spe~-e per opere pubbliche in Italia: 2,750 milioni per ferrovie 480 » » strade ordinarie 458 » pei fiumi 277 » > porti e Ora, quando s1 guarda a questo nostro paese favorito come nessun altro d'Europa dallo sviluppo di 6,876 chiloµietri di costa, davvero non si può non lamentare la insufficienza di una simile distribuzione di spesa per quanto riguarda le opere marittime : in possesso delle vie del mare, noi le abbiamo curate meno di tutte le altre ». e Frattanto il moto ascendente delle merci sbarcate ed imbarcate saliva, ciò malgrado, con rapidità meravigliosa: 1886 tonnellate 11,998,645 1895 » 14,452,365 1906 > 19,600,000
30 RIVISTA POPOLARE « Lo Stato si è mostrato impari al lavoro della nazione: quei 277 milioni, spesi in sette lustri, si sono riversati , per 220 fra i 45 porti maggiori e per 57 milioni soltanto fra gli altri 80 porti minori: quando si facesse una media ne riuscirebbe la cifra irrisoria rli 25 mila lire all'anno per ciascuno di essi ». « Il progetto Gianturco non ha voluto, e non ha potuto ricordarsi della necessità di fare sviluppare i rami vascolari minori se si vuole che la circolazione delle grandi arterie si svolga bene ; esso risente di quello che fu tutto l'indirizzo della spesa pubblica in fatto di porti : i cento milioni verrebbero oggi dedicati a 17 grandi porti soltanto, e per poco , a 7 porti di rifug\o : prevale ancora il concetto dell'accentramento come in tutta la politica finanziaria ed amministrativa italiana •. Perciò provvede ad appena venti sui quaranta porti che hanno un discreto movimento; d'onde la legittima ribellione dei dimenticati. L' on. Chiesa, inoltre, assegna con questa osservazione la ragione economica d' indole generale dell'agitazione: e Le esigenze moderne della navigazione impongono questi lavori portuali; le dimensioni delle navi mercantili vanno crescendo di continuo; la media dei 20 maggiori piroscafi del mondo ha seguito questo aumento edificante : 1848 1873 1891 1898 Lungh. 70 118 154 164 Largh. 11 13 16 18 Prof. 7 9 9,5 11 Tonnel. 1430 4313 6977 10717 « Queste navi che supereranno ben presto i 200 metri di lunghezza e le 25 mila tonnellate di stazza, (già vi sono degli esemplari) , difficilmente troveranno in un sol porto il carico iutiero per l'unica destinazione, donde la necessità di rendere possibile il loro accesso e l' incetta. a diversi scali •. E conchiude : e Non è un accattonaggio politico, quello che ha riunito deputati di varìi partiti per reclamare: - gli ateniesi condannarono a morte Timagora che, ambasciatore di libera gente, aveva creduto di salutare Dario, secondo il costume persiano, inginocchiandosi : - qui ci sono dei rappresentanti della nazione che domandano, ritti, in piedi, di vedere second~te le energie e le attività delle proprie regioni •. Ci duole che l'amico nostro non abbia tenuto conto delle acntissime osservazioni, che appena presentato il progetto alla Camera e fuori in questo stesso senso aveva fatto l' on. Pantano. Siamo, lieti, però, nel constatare che l'agitazione pare che debba essere coronata. dal meritato successo perchè il ministero, si assicura, accetterà la proposta della Commissione parlamentare, che propugna gl' interessi dei porti minori e dì cui è Presidente e relatore l' onorevole Giusso. L'abbandono dei porti italiani diventerà più marcato al confronto di queste cifre. La Germania sino al 1897 aveva speso pei suoi porti 750 milioni di marchi ; 125 dal 1897 al 1899 ; altri 274 del 1900 al 1905. In tutto circa un miliardo e mezzo di lire italiane! E il numero dei porti tedeschi è limitatissimo. Queste cifre le abbiamo tolte dal Bollettino del Ministero di agricoUura e comme1·cio (febbraio 1906). + L'ostruzionismo doganale fu voluto dal ministro Massimini? - In un giornale di Roma, La Provincia (21 gennaio) , e' è una lettera - una delle tante! - indirizzata all'on. Colajanni sulla nota quistione degli impiegati. · In detta lettera c' è una gravissima affermazione: vi è detto che i doganieri di Genova furono indotti all'ostruzionismo dallo stesso on. Massimini il quale avrebbe detto ad nna loro Commissione in presenza dell'on. De Felice: Cederò - cioè accorderò quello che essi chiedono - davanti alla pressione del Commercio! Questo incoraggiamento all'ostruzionismo farebbe il paio col consiglio dato dall' on. Rava agli insegnanti di agitarsi! E non sono segni veri di anarchia cotesti? Dove mai si sono visti ministri incoraggiare i dipendenti a premere colle agitazioni per concedere ciò che essi credono giusto sia concesso? • Dal vecchio al nuovo governatore dell'Eritrea.- Ferdinando Martini insistette nelle sue dimissioni ed è stato nominato suo successore il marchese Salva.go Raggio, quello della Cina. Era preconizzato a quel posto l'on. Senatore De Martino e la sua nomina si da va per certa. Si afferma che si dovette rinunziarvi perchè a lui c' era chi non sapeva perdonargli la parte onesta rappresentata nelle cose di Napoli. Se ciò fosse vero ci sarebbe da vergognarsi di essere italiani! Dell'abilità del nuovo eletto molti si sono intratte · nuti; ed abilità certamente non poca mostrò nel liquidare i danni subiti in Cina per la insurrezione dei Boxers. Si dice che una inchiesta fatta dal ministero degli esteri trovò c01·rettissima l'opera sua. Sarà statà anche tale; ma alle inchieste in Italia nessuno crede .... Comunque noi augurif:l.mo a lui ed al paese che egli sappia continuare la politica di Ferdinando Martini. A questi rimproverammo altra volta le lunghissime assenze dall' Eritrea , che scandalizzavano gl' ignari, ma che egli poteva permettersi colla coscienza. che non sarebbero riuscite pericolose. Ad onore , non piccolo di Ferdinando Martini , però, si deve ricordare ehe egli seppe per molti anni mantenere la pace nell'Eritrea: un governatore militare al posto suo avrebbe creato le occasioni e i pretesti di una guerra. Ora dall'Eritrea gl'Italiani non possono sperare che questo: non riuscire di danno all'Italia o di arrecarglielo nella minor misura possibile. + La pazzia di Gabriele d' Annunzio. - Le critiche unanimi, disonestamente attenuate dal servilismo di alcuni e dalla compiacente amicizia di altri, fecero dar di volta al cervello del povero Gabriele, il quale sinceramente si doveva credere più che un superuomo, un eguale di Dio e non potè darsi pace che ci fossero degli Italiani, i quali non si prostrassero reverenti ed ammirati innanzi a lui anche quando ammaniva loro delle produzioni eh' erano la negazione dell' arte. In quanto alla moralità non è a parlarne: egli non la co · nosce nella vita e non può portarla sulla scena. Gabriele pubblicando per mezzo di Casa Treves il sno Corrado B1·ando ha premesso una risposta ai critici, che egli tratta da g1·ossie sottili Beoti e combina le più insulse e strane parole per designare i gazzettanti e i catoneµ,lli col m~ssimo disprezzo. L'apologia di 001·- rado B1·ando, che lo svergognato poeta presenta come l'eroe latino; l' apologia del violatore del1a ospitalità, del calunniatore, del biscazziere, del ladro volgare, dell'assassino la proclama poema di libertà, dove la più bella spe1•anza canta la più alta mewdia. Il suo poema di libe1·tà... brigantesca, pare che abbia disgustato molti suoi antichi discepoli e ammiratori e ad essi è rivolto questo saggio sorprendente di umiltà: «Io mi considero maestro legittimo; e voglio ~ssere e sono il maestro che per gli Italiani riassume nella sua dottrina le tradizioni e le aspirazioni del gran sangue oud'è nato: non un seduttore nè un corruttore, sì bene un infaticabile animatore che eccita gli spiriti non soltanto con le opere scritte ma con i giorni trascorsi leggermente I
RIVISTA POPOLARE 31 nell'esercizio della più dura disciplina. Le figure della mia poesia insegnano la necessità de11'eroismo. > " Ohe mai può dunque significare e valere il tentativo di rivolta contro la mia signoria spi-rituale, basso e vano come una sommossa di schiavi ubbriachi ? Qual mai potenza può oggi rivendicata contro la mia arte, se la mia arte ha celebrato e celebra nella più schietta e più energica lingua d'Italia le più superbe e le più sante potenze della vita? In nome di qual principe degno d'essere unto e coronato re domandano la mia deposizione i poveracci che si sfamano con gli avanzi dei miei conviti e i ladruncoli che trafugano i frutti caduti dagli alberi dei miei giardini? Come mai può sperare, non dico di prevalere, ma di giungermi al calcagno , il rancore servile dei troppi che , non sapendo ave1·mi per maestro, m' hanno pe1·padrnne e recano in fronte il mio marchio 1·ossoe cercanoinvano di graffiarlo rompendosi le unghie - sia detto con sopportazione - non dissimili a quelle di Taide atiuff ata nella seconda bolgia?>. Bene assestate queste scudisciate sulla faccia dei vili e dei miserabili, che lo hanno per tanto tempo adulato e che gli fecero credere essere signoria artistica quella che non poteva essere che signoria da cerretano im - moralissimo ! Nella satiriasi della esaltazione della propria opera egli continua : « Nessuna delle mie opere fu mai tanto vituperata, e nessuna mi sembra più nobile di questa. Col canto senza musica ella si accorda agli esemplari augusti. Sorta dalla mia più vigile angoscia con la spontaneità di un grido, ella sembra composta sotto l'insegnamento assiduo dei primi Tragedi . .M:a gli accordi e i riscontri, che io discopro in lei se la contemplo, sono per me stesso inattesi: mi significano le divine analogie della vita ideale, le comunioni misteriose e quasi direi sotterranee che affratellano le creature dello spirito. Quando su la mano pallida ma forte di Maria Vesta che alza il suo velo intravvedo l' ombrR del braccio di Eracle che discopre il viso fedele d'Alceste tornante dall'Ade, io riconosco l'eternità della poesia che abolisce l'errore del tempo. Anche riconosco la verità e la purità della mia arte moderna : che cammina col suo passo inimitabile, con la movenza che è propria di lei sola ma sempre su la vasta via diritta segnata dai monumenti dei poeti padri. > Dopo di essersi paragonato ad Eschilo ed a Sofocle, perchè ha preso sul serio l'ironia di Rastignac, per la paura che i Beoti d'Italia non conoscessero i due grandi tragedi Greci egli continua: e Uscito è dalle mie fornaci il solo poema di vita totale - vera e propria • Rappresentazione di Anima e di Corpo~ - che sia apparso in Italia dopo la Comedia. Questo poema si chiama Laus Vitae... • E mi pare che basti per dare an idea ai lettori della Rivista della spaventevole aberrazione mentale cui è pervenuto Gabriele D'Annunzio, che in questo solo può rassomigliarsi a Nietsche : nella pazzia. Uno scrittore del Gi01·nale d'Italia leggendo tali nauseanti stupidaggini e non avendo ancora avuto in mano il volume, ha sospettato che esse fossero un brutto scherzo, una parodia, che gli veniva dai brillanti scrittori del 1.ravaso delle idee. .M:a, pur troppo si tratta di amara e degradante realtà, che al suo autore, del resto serve a fargli raggiungere lo scopo vero eh' egli si è prefisso : guadagnare altre migliaia di lire ! Egli, infatti, dedica questo ributtante sproloquio a Vincenzo Morello , perchè assistette amichevolmente &Jl'allegria ed alle risa che gli p~ovocarono gli urli e i fischi che accolsero Più che l'amore. E si può forse credergli: egli rideva pensando che l'avvenimento poteva essergli sorgente di n· ovi lucri. Le elezioni tede■ohe. - Si sono verificate con una grande calma, col massimo concorso degli elettori alle urne, senza che al governo abbia potuto rimproverarsi la menoma pressione ed illegalità. La condotta degli elettori e del governo dovrebbe servire di esempio agli Italiani. Dai risultati che sinora si conoscono pare assicurato che i socialisti perderanno una quindicina di seggi; le perdite forse saranno maggiori se nei ballottaggi non verranno ad accordi con altri partiti. Più utili, ma più ripugnanti sarebbero quelli col Centro. Questo non subisce alcuna diminuzione com'era previsto. La perdita dei seggi socialisti non indica diminuzione della loro forza : il numero dei voti si è anche accresciuto. Ma lo scacco è dovnto al risveglio degli altri partiti, di quei tre milioni di elettori, che non si · portavano alle urne pel passato e che ieri andarono a votare. In alcuni collegi votò il 95 °/0 degli iscritti , proporzione che non si è mai raggiunta nè in Germania nè altrove. Nella lotta sono stati ammirevoli per l'attività e per la mancanza dei soliti pregiudizi dei nostri paesi fiacchi, il gran cancelliere Bulow e il ministro Dernburg che incarna la politica coloniale· tanto combattuta dal Cenfro e dai socialisti. Essi hanno scritto, hanno parlato in pubblico come tutti gli altri oratori e partigiani t hanno difeso strenuamente la loro causa a viso aperto, senza ricorrere ai mezzucci volgari e disonesti tanto in uso tra noi. Berlino si è rivelata, come pel passato socialista nella sua grandissima maggioranza ; ma i socialisti non si sono mostrati nè irritati, nè intolleranti: essi nulla hanno tentato per impedire le entusiastiche dimostrazioni che i partigiani della politica coloniale e gli avversari del socialismo hanno organizzato in favore di Bulow e dell'Imperatore. Billow ha parlato dalla finestre come un qualsiasi candidato vittorioso, adoperando un linguaggio tartarinescamente imperiale. Si è verificato un caso veramente strano : la polizia di Berlino non usa a dimostrazioni, ha posto ostacoli a quelle che si tentarono in onore... dell'Imperatore. Il governo imperiale si dice vittorioso. Non lo è che per metà nelle apparenze ; in sostanza lo è interamente. I nemici prima delle elezioni erano due: il Centro e il socialismo. Ma tutti intravvedevano che col C~tro si sarebbe inteso di nuovo; col socialismo soltanto non è possibile l' accordo. Bebel in una intervista col corrispondente della Zeit di Vienna ha riconosciuto la sconfitta dei socialisti; ma giustamente non, se n'è mostrato sorpreso o preoccupato. Lo scacco Jo attribuisce sopratutto al risve-- glio del nazionalismo. Ed ha ragione. Avv~so agli hervei8ti francesi ed italiani. • Come combattere li olerioalismo. Il parere di Combes. ·-Nel numero precedente abbiamo accennato al secondo articolo di Oombes pubblicato nella Neue Freie Presse. Esso. è assai importante e per aderire anche al desiderio di molti amici lettori crediamo opportuno riportarne alcuni brani. Le violenze a cui si sono santamente abbandonati i clericali in alcuni luoghi e la discussione ed approvazione dell'ultima legge mantengono sempre di attualità la questione della separazione. « Alcuni cattolici - scrive Oombes - si sono meravigliati nel vedere i vescovi di Francia lasciarsi castigare e sconfessare; ma il biasimo e la sconfessione del Papa non segnano essi , in un' epoca di indifferenza, la realizzazione del sogno ambizioso di Gregorio VII e di Innocenzo III? La proclamazione dell'infallibilità ponteficale segna la data capitale della presa di possesso da part.e del Papa di un potere più assoluto che mai. Il trionfo della Chiesa è stato affermato ., in documenti indimenticabili, come l'enciclica e Quanta cura » e il Sillabo che proscrive la libertà di coscienza. In questo repertorio spietato e fiero, due punti sono
32 RIVISTA POPOLARE applicabili alla separazione: l'enciclica scaglia l'anatema a chiunque confessa che la Chiesa deve essere separata dallo Stato e a chiunque ha l'audacia di negare -l'autorità sovrana del capo della Chiesa in materia di disciplina; la costituzione « Pastor aeternus > ha rinnovato q ust'uUina condanna, proclamando solennemente l'infallibilità. del Papa in materia di fede, di costumi, di disciplina e di Governo della Chiesa ". « I fautori della Jegge - prosegue - sconvolgono l'organizzazione drlla Chiesa, pensando di adattarvi i loro testi. Invece di rivolgersi all' iniziativa dei capi per costituire le associazioni, fanno appello all'iniziativa dei singoli laici, come se i laici potessero sostituire le loro dottrine a quelle dei loro pastori. Invece di lasciare ai pastori, e anzitutto al pastore supremo, la cura di organizzare le loro associazioni , vogliono subordinare i pastori al gregge. . « Noi pensiaQ'.lo di aver dimostrato che il rifiuto di Pio X di aderire all'organizzazione delle associazioni di culto, imposta dalla le~ge del 1905, deriva dalla coscienza dei doveri -verso la Chiesa; è una puerilità. parlare di testardaggine e attribuire le decisi~ni pontificie al carattere peri:;onale del Papa, mentre il Papa è dominato e condutto da una dottrina immutabile e irresistibile. L'intransigenza del Papa è una intransigenza di dottrina " . . « L'esempio che si da della condotta del Papato d1 fronte alla Prussia durante i!Kultm· Kampf non calza; ha potuto servire come argomento da tribuna, ma n~n resiste a un esame serio. Le associazioni di culto m Germania non sono separate dall' organizzazione generale della religione cattolica. Bismarck, illodificando a suo talente tale organizzazione, provocò un conflitto ostinato e acuto tra la Santa Sede e l'Impero tedesco. Il conflitto terminò solo dopo ripetute trattative, e dopo un accordo esplicito tra i due poteri > • Lo scrittore sostiene poscia che Pio X è conseguente fino ali' estramo, nella sua ortodossia, respingendo ogni concessione governa ti va e sacrificando alla veri t.à dogma ti ca tutti i vantaggi materiali che gli offriva la legge di separazione. Anzi il Papa potè considerare come mezze vittorie le quattro tappe i:rnbite della legge stessa, e sopratutto Pultima, durante la quale il Governo fu costretto a ricorrere alla legge del 1901. « Il ritorno a questa che non fa alcuna distinzione fra le associazioni religioi;e e le altre, è l'unico mezzo per togliere alla legislazione del culto ogni carattere vessatorio, ogni apparenza di misura eccezionale. J!i deplorevole che il governo si sia rassegnato, con ripugnanza e solo dPpo molteplfoì tentennamenti a ricorrere a questa leg-g;e. Il clero, la stampa cattolica, e in generale la stampa d'opposizione, hanno così potuto interpretare il suo cont.fgno, come una prova d 'indecisione e c1i debolezza. E non meno deplorevole che non abbia introdotto uniformemente il diritto comune in tutte le disposizioni della legge votata di recente, legge male abbozzata e che è stat,a ottenuta dalla compiacenza delle Camere. e Così il Governo non è giunto al termine del suo piano. e dovrà be11 presto ricorrere al Papa per sbarazzarsi di una fonte di incessanti, continue difficoltà. Si attenga dunqne nna buona volta, per sempre, al diritto delle associazioni e a quello degli individui. Il diritto comune non conferisce alcun privilegio, ma garantisce a tutti la libertà. e Noi nÒn abbiamo guadagnato nulla 5nora col voler decretare in materia di associàzioni di culto una legi- - slazione fatta a brani e a. pezzi. Fondiamola semplicemente sul diritto romane e sulla libertà. I cattolici si dolgono , non senza motivo , di non e3sere liberi nell'organizzione e nell'esercizio del culto; rinviamoli dunque per la formazione delle loro associazioni alla legge d'ordine generale, liberiamoli dall'obbligo ridicolo di una dichillrazioue in11tile e liberiamo noi stessi dai terrori chi.medci del culto privato, fantasma innocuo, che turba a torto certe immagi11azio11i;rendiamo ai comuni la libera disposizione delle chiese, di cni sono proprietarii e che essi devono conservare, lascian - do ai consig'li muuicipa.li ogni fa<'oltà di accordarsi coi rappresentanti delle associazioni religiose. Tutte le difficoltà si appianeranno come per incanto, la forzli. resterà alla legge e i due partiti di fronte riprenderanno subito la loro vera natura >. Combes conclude istituendo un parallelo tra la Chiesa e la scuoli:., tra la fede e la religione, l'insef:narnen to re1igioso e l'insegnamento laico. Evidentemente egli pensa che il miglior mezzo per combattere la Chiesa non è quello di chilldere le chiese: la persecuzione ravviva la fede. Il miglior motodo è quello di scalzare le fondamenta della religiene. « La scuola laica - nota lo scrittore ha gia eretto sulle rovine delle leggende religiose il solido edificio dei principii razionali e delle scoperte scientifiche: essa non ha che a proi;eguire la s 1a opera. La dispersione degli ordini rel.igiosi, la. soppre8sioue dell'insegnamento congregazionalista, la scornparsa di q nalsiasi religione ufficia.le le hanno già spazzato innanzi il terreno: nes• sun ostacolo può fermarla. Erigiamo d1rnque con pro fusione crescente le sue cattedre, nelle città, nei centri operai, nelle campagne•. E quasi a dar ragione a Combes una terza legge è stata presentata al Parlameuto francese per accordare alla Chiesa la più sconfinata libertà. Ma Papa e vescovi, dopo avere invocato la libertà, ora che l'hanno ottenuta non se ne contentano. La Chiesa non vnole la libertà; vuole il do111inio. + I ministri inglesi come rettori delle Università. - Uon un senso d' invidiH- abbi,-11n·> letto nei giornali di oltre mauica che Haldaue, ministro dellit gnerra , indirizzò come Rettore del la Uni ver.sità di ltdimburgo il s110 discorso inangurale agli stndenti il 10 gennaio. Il giorno 11 il ministro Asquit pai-lò come rettore nell'Università di Glasgow. Il rettorato inglese non corrisponde alle funzioni reali e amministrative del rettorato italiano; ma è nn titolo di ouore che si dà agli nomini eminenti e spesso agli uomini polttiei. Ora questo coutatto diretto tra le Uuiveniità e i politici non p11òche e\(ìv<l.rela politica ed avere un effetto educativo assai benefico. Il discorso di Asquith è assai notevole e noi lo nassumeremo nel prossimo nllmero, nella Rivista delle riviste. + Per rendere l' .Income tax progressiva e giusta. - l nostri lettori uel la Rivista delte Riviste troveranno un ruagnifico articolo di Oarnegie, i I miliardario , contro le grandi fortune e la proposta di ltna forte itr1posta progressiva sulle snccessioni onde moderarle. C'è una carica. a fondo contro i mezzi adoperati per fare tali grandi fort11ne e si dimostra la stretta giustizia dell'iruposta pel fatto ch'è la comunità, eh' è l'incremento della popolazione, in cni i miliardari non banno alcun merito , la causa principale delle grandi fortune. . Ma mentre il Carnegie condanna come vessatoria e immorale l' Income tax, in Inghilterra invece si cerca di renderla più grave , ma più eq 11a, tassando diversamente il reddito non guadagnato (unem·ned). Una commissione parlamentare sta studiando la possibilità di stabilire una gradazione e di distinguere dal punto di vista fiscale tra i redditi permanenti o quelli precari; tra i redditi guaàagnati (em·ned) e non guadagnati (unea1-ned). Sarebbero guadagnati quelli derivanti dal lavoro e non guadagnati quelli derivanti da in te ressi del capi tale. Secondo la Commissione i redditi che non sorpassano 160 sterline sarebbero interamente esenti da imposta,
RIVISTA POPOLARE 33 i redditi 400 st. pagherebbero imposta per 240, perchè le prime 160 andrebbero esent,i; su quelli di 500 l'esenzione scenderebbe a 150; a 120 su qnelli di 600; a 70 su quelli di 700. Nelle prime 1000 st. il reddito del lavoN pagherebbe uove denari per lira sterlina quello da interessi uno scellino. La distinzione c0ntinu1webbe sino a 3000 sterline, al di::iopra cesserebbe e pagherebbe nell'intero nno scellino per lira, al disopra di 5000 sterline la ·tariffa sarebbe più elevata. Il signor Thomas P. Wittakere vorrebbe la rifor111a :più radicale e leggermente più progressi va. Egli pro- 'pone che t;Ui redditi uon eccedenti 400 st. se ne de- ,ducano 160 che andrebbero esenti da imposta; altra ,esenzione (abatement) di st. 160 si farebbe sni redditi tra 400 e 700 st.; ed altra ese11.zionedi 100 st. sul red- <dìto tra 700 e 1000 l:lterline. Il reddit-o guadagnato e quello non guadagnato pargherebbe una in:1posta alquanto diversa. Dal confronto tra l'imposta attuale e quella proposta. si scorgono meglio le differenze. lncome tax attuale Reddito Parte del reddito Imposta sottoposto chepagal'imposta. all'imposta fatta la deduzione pagata Sterline Sterline st. scell. denari 200 40 2 o o 300 140 7 o o 400 240 12 o o 600 480 24 o o 700 630 31 10 o i.l,-000 1,000 50 o o 1,500 1,500 75 o o ·2,000 2,000 100 o o '.2,600 2,500 1~5 o o 3,000 3,000 150 o o 3,500 3,500 175 o o Inco1ne tax proposta Reddito Imposta Imposta imponibile sul reddito sul reddito fatta la deduzione non guadagnato guadagnato Sterline st. scell. dena,·i st. scell. denari 40 2 o o 1 10 o 140 7 o o 6 5 o 240 12 o o 9 o o 450 22 10 o 16 17 6 550 27 10 o 20 12 6 900 45 o o 33 15 o 1,500 75 o o 56 5 o 2,000 100 o o 75 o o 2,500 125 o o 93 15 o _3,000 150 o o 112 10 o .3,600 175 o o 175 O· o 'Come si vede a 3,500 sterline anche secondo il Whittaker il reddito guadagnato e quello non guadagnato pagherebbero nella stessa misura. La riforma potrebbe essere più radicale e gravare più fortemeute i redditi sopra 3000 sterline, senza che la progressione più rapida colpisca. tutto il reddito e lasciando l'aliquota attuale sino a 3000 st. La ricchezza mobile italiana è meglio ordinata in quanto fa la discriminazione dei redditi ; cioè tassa con una aliquota più elevata i reddit: da interessi sul capitale; con una intermedia quelli da capitale e lavoro e colla minima quelli da solo lavoro. + La corruzione ungherese. - La nostra Rivista popolm·e è stata forse ]a sola ed unica che abbia .denunziato per mezzo di un articolo del Leopold la corruzione ungherese, non escluso il famoso grn ppo dei kossuthiani, quando gli entusiasmi erano o·enorali e vivi in favore della lotta per la indipen<lenz~ e contro il mi li tarismo e la reazione della Corte di Vienna. Allora quella denunzia parve una :-ltonatura e trovò e lasciò molti increduli. Ma parecchi fatti posteriori non lasciavano dubbi. L' ultimo, le l:!Candalo PolonyiA lmos, rappresenta il culmine. Ness11no più mette in forse che Polonyi, il ministro di grazia e giustizia, in un modo rornanzesco e per organizzare lo spionaggio attorno a Francesco Giuseppe per wezzo di una ba - ronessa Schomberger, mangiò e digerì 50000 corone che egli aveva. intascato da.i lottatori dell'Ungheria per pagare i viaggi e tutte le altre sµeso cui la suddetta Bal'onessa andava incontro. L'audacia del Polonyi, che smenti le accuse in pubblica Carnera e che strappò una dichiarazione, che lo favoriva, ad un moribondo, all'Almof'I, per un momento fece supporre che egli fosse un calunniato; ma altre prove schiaccianti sopraggiunsero e ricacciarono l' ;ndegno ministro nell'infamia. Le prove della sua, disonestà le ha la Baronessa e il Budapest Naplo narra che Polonyi divenuto ministro cercò di togliergliele ricorrendo alla violenza brutale e per:,onale in un téte à tète. Ma la baronessa, benchè battn ta, denudata e calpestata resistette; e potè sottrarre ìe prove perchè le lettere accusatrici non le aveva addosso. Il primo accusatore di Polonyi, fu un certo Lengyel, cho fo punito colla espulsione dal partito della Indipendenza perchè aveva detto ai suoi amici: e Siete una massa di furfanti I Ecco a che cosa si 'ridiice il vostro pafriottismo ! > Ora é tornato alla carica con un artil:olo in cui ricorre spesso la frase Zoliana : J' accuse I Al partito deìl' Indi pendenza non resta che una via: riabilitare l'espulso .e cacciare l'accusato. Polonyi si è già dimesso. Ma se il Polonyi avesse altri complici? La storia di sozzure, di ricatti, di in-trighi di alcova si allargherebbe e trascinerebbe nel fango molti nomini poli tic i. · Nor Il problemadei funzionari (Commentie chiarimentiali' epistolario) Gli articoli pubblicati precedentemente nei numeri del 31 dicembre 1906 e del 15 gennaio 1907 oltre le osservazioni e le critiche pubblicélte dai giornali mi hanno procurato una valanga <li lettere ; tra le quali -- provo piacere nel constatarlo - poche anonime a base d' ingiurie; molte firmate che difendono con buone, mediocri e cattive ragioni la ca usa dei funzionari in forma più o meno vivace e sempre garbata. L'importanza della quistione m' induce a fermarmi sui punti principali dell'epistolario e ad accennare rapidamente a quelli non controversi. Comincio coll'esaurire quello chè potrebbe essere il lato personale della discussione. Un membro autorevole della Feder,azione di Milano ha assunto la difesa del Dott. Piazzi proclamandolo: persona colta, radicale nel senso modtrno, un vero galantuomo. Che sia colto e che sia radicale per me non !a e non ficca. Che sia un galantuomo , però e contestabile nel senso assoluto. Che egli non abbia ammazzato, rubato o insidiato l'onore delle famiglie lo credo benissimo; ma che egli abbia mentito c calunniato me colla coscienza di mentire e di calunniare è fuori discussione. Risulta a luce me-
. ·34 RIVISTA POPOLARE ridiana dal confronto tra ciò che ho scritto io nel- Ma non sa egli che la legge scritta vale sempre l'articolo del 31 dicembre e ciò che egli mi fa dire meno del fatto e della consuetudine? Ora è inne• nella lettera aperta indirizzatami nelle colonne della gabile il fatto che tra noi esistono e da parecchi Vita. E non mi pare piccola calunnia, data la mia anni le associazioni dei funzionari; che non sono posizione politica e i miei precedenti, quella di farmi state molestate nemmeno dopo il pazzesco manipassare per uno che in Italia vuole introdotti con• festo della Federazione milanese. Risulta dai fatti, tro i funzionari i metodi punitivi della Russia e che i funzionari in Italia godono di maggiore lidella Turchia. Il Dott. Piazzi, quindi, non è che uni lbertà che nella Francia repubblicana e nella Germania galantuomo ... con riserva (1). , imperiale. Di che mi compiaccio e non vorrei meIl membro della Federazione ritiene sempre che; 1· noma mente che si tornasse indietro; non vorrei gl' Impiegati non godano del diritto di associazione, 'neppure che si ricorresse ai traslochi, che potrebperchè le loro associazioni sono soltanto tollerate... bero avere carattere punitivo, se non quando i ---- - funzionari fossero venuti meno ai loro doveri di (r) Il Dottor Piazzi non è un galantuomo... ma un su- ufficio. Una lunga ed eccellente difesa del diritto di peruomo .... forse un dannunziano. Ecco con quale supremo associazione per gl' impiegati che mi ha mandato disprezzo egli risponde nella Vita ali' invito mio esplicito di da Novara un vecchio funzionario e ben noto pubritirare le calunnie lanciate contro di me: blicista, il signor Del Guerra, è perfettamennte Milano, 22 gennaio 1907 Egregio Lodi, Giacchè Ella gentilmente volle ospitare la mia lettera aperta all'on. Colajanni prima, e di poi una breve lettera dello stesso deputato a Lei, la quale - mentre era preludio e accompa - gnamento d'un articolo violentissimo contro di me pubblicato ora nella Rivista Popolare - già accennava con frase ingiu- "riosa alla mia persona! voglia consentirmi, coli' abituale cor - tesia, di fare una modestissima dichiarazione, e cioè che io non intendo di rispondere più pubblicamente al deputato Colajanni. Quando in un alto dibattito di idee si deve ricorrere a simili volgarità personali per eludere ogni necessità di argomentazione seria, ogni risposta è inutile; basta il compatimento. Ci tengo però a rilevare che, mentre il Colajanni si appella ora all'elevatezza ed alla lealtà della discussione,,.proprio egli, abusando della propria impunità parlamentare, e del rispetto che noi non gli abbiamo mai lesinato, volle iniziare una polemica a tono ingiurioso (ed io non l' ho seguito che nella parte iro'nica !), tacciando di pazzia e di menzogna gli autori del << manifesto degli impiegati n, ed attribuendo loro idee èd intenti contrarii al vero. E per la mia dignità non aggiungo altro. Ringraziandola mi creda suo aff. Dott. Giovanni PiaHi Luigi Lodi fa seguire la lettera umoristica nella sua altez zosità da questo commento: « Abbiamo pubblicato com'era nostro dovere, la lettera del dottor Piazzi. Ci si permetta ora di entrare nella contesa. Nessun dubbio che l'on. Colaianni, come avviene spesso a chi scrive per esercizio polemico a sostegno delle idee in cui crede, sia stato eccessivamente e anche improvocatamente violento nella forma. Egli sa, e lo ha mostrato col fatto, che si può discutere senza ingiuriare, che non si deve lanciare scomuniche a chi dissente dalle proprie idee. Egli, costituitosi Vestale del bi - lancio, non ha avuto tolleranza per gli impiegati rei di chiedere umanità di rimunerazione alla loro fatica; egli che ignora chi sia il dott. Piazzi, si è compiaciuto di farlo oggetto dei suoi fulmini, per dilettazione rettorica ora di moda in quelli che del Colajanni hanno molto minore patrimonio d' ingegno e di animo » « Ma con ciò il dottor Piazzi ci sembra, a sua volta, esca dalla via diritta, che è quella di fare serenamente il proprio dovere. Un atteggiamento stilistico, un intieriezione o un apostrofe non hanno mai ucciso nessuno. E del resto si può ben passare sopra a una frase non misurata quando si ha la coscienza di avere delle verità da esprimere in pro di una causa giusta. » A Luigi Lodi rispondo: r0 chiamo pane il pane, calunniatore il calunniatore; perciò ho discusso e discuto serenamente con lui, come con cento altri, non posso che trattare come ho trattato il dott. Piazzi; 2° Luigi Lodi si mostra molto ingenuo o pietoso verso il Piazzi supponendo che egli taccia perchè . sdegnato dei mìei metodi polemici. No egli tace, perchènulla ha da dire a propria difesa; tace, perchè un superuomo non può confessare di avere avuto torto e di avere affermato il falso per diffamare l'avversario. In quanto all'affermazione del D.r Piazzi che io ho abusato della mia impunità parlamentare non riesco proprio a raccapezzarmi .. Che egli, il competente, sia tanto sciocco da ignorare che La Rivista popolare, come ogni altro giornale, non gode d~ alcuna impunità parlamentare ? Non alla Camera, ma da qui ho trattato il D.r Piazzi da calunniatore .... inutile, perchè non mi sono mai sognato di negarlo o di volerlo comunque attenuato (1). Lodo altresì l'ideale che il membro della Federazione assegna a questa: quello, cioè, di trasformare gl' impiegati da servi in liberi cittadini. Ed egli ha ragione da vendere affermando che le associazioni degli impiegati sono necessarie per fare rispettare le leggi. « A che valgono le leggi, egli osserva, quando la loro applicazione è completamente falsata ed inquinata dal prevalere della ragione politica sulla giustizia amministrativa e della insufficienza della burocrazia centrale? Guardi un pò che strumento sono nelle mani della Minerva le due leggi sui professori ! » Pienamente di accordo. Vorrei , anzi, che i fun. zionari lesi nei loro diritti dai capricci del governo., ricorressero più spesso alla IV·Sezione del Consiglio di Stato ; e in ciò le associazioni potrebbero giovare molto. Vorrei altresì che venisse presto la legge generale sullo stato giuridico di tutti gl' impiegati, promessa da 40 anni. Nè trovo da fare alcuna dichiarazione a chi m'invita a distinguere tra funzionari buoni e funzionari cattivi. Non ho fatto mai la confusione; so che ce ne sono di buoni e di cattivi con notevole preva• lenza dei primi. ♦ Due sottotenenti da Roma mi serivono descri• vendo a colori cupi la loro sorte e insistendo sul contrasto che c' è tra gli obblighi estranei al loro vero ufficio e la meschinità deHo stipendio. « Noi, essi dicono, dobbiamo essere inappuntabili nelle tenute; i guanti bianchi non devono mancare mai; a certe feste ed a certe contribuzioni volontarie (?) dobbiamo prender parte; ... ma la paga non risponde al tenore di vita che ci si impone ; e la carriera lentissima non ci è di conforto ». E forse non hanno tutti i torti ... Da una memoria degli impiegati d' ordine del Ministero della Guerra poi rilevo, che gl' impiegati postali provenienti dai sottoufficiali- e quindi colla loro medesima coltura e cogli stessi loro meritiraggiungono un massimo stipendio di L. 2700, oltre i lavori straordinàri; mentre essi non possono ( r) La lettera del Del Guerra, di cui faccio il nome chiedendogli venia della indiscrezione, è ricca di buone osservazioni sull'o:sdinamento amministrativo e sulla carriera dei funzionari. Me ne gioverò in altra occasione.
.. RIVISTA POPOLARE 35 arrivare che ad un massimo di L. 2000. Ecco una delle tante sperequazioni che m' indussero a presentare la mozione. In fatto di sperequazione, sarebbe poi veramente enorme, se vero, il caso dei catastali di Cagliari, che si troverebbero in una speciale inferiorità di frorite ai loro colleghi del continente ... Tutti gli impiegati <lel Catasto poi si troverebbero in condizione d'inferiorità rispetto agli altri funzionari. Ciò che rilevai e deplorai come una ingiustizia sin dal 1892 in una interpellanza. Un miglioramento viene annunziato prossimo con una recente proposta di legge. Ma un altro, che ha il torto di non firmare, pure da Roma scrive : « quelli che gridano forte - doganieri, ferrovieri, ufficiali subalterni - sono quasi tutti sforniti di un titolo qualsiasi e temono la perequazione generale degli stipendi, che potrebbe eliminare ad esempio questo stridente con trasto:· alle Ferrovie un' ora di lavoro straordinario si paga L. 1,25 mentre alle Finanze si corrisponde L. 0,50 ». Se vera la differenza , e non si riferisce ai servizi, che implicano maggiori disagi e maggiori pericolifuochisti. macchinisti, conduttori ecc. - sarebbe do~ verosa di toglierla. Da Milano e da Avellino vi sono alcuni che pie- . tosamente invocano : che gli anni di servizio da straordinari siano computati per la pensione, pur di rilasciare in una volta le ritenute; altri dicono: c'è giustizia nel dare ad un vecchio la pensione in base all'antico stipendio e ad uri altro in base agli stipendi più elevati quantunq u~ di grido identico ? Con ciò si riconosce : 1 ° che la pensione è un vantaggio reale per gl'impiegati; 2° che gli stipendi nuovi sono più elevati degli antichi. Il valore intrinseco degli stipendi, però, è in dipendenza della sede. Indubbiamente: 1000 lire a Sassari valgono di più - e pel tenore di vita e per i prezzi dei generi di più largo consumo - che 1000 a Milano, a Genova, a Roma. Avrebbero ragione, quindi, i funzionari residenti nelle grandi città a chiedere per lo 111eno una indennità di alloggio ? Cosi parrebbe; ma cosi si dovrebbe ritenere che non sia, riflettendo alla ressa di tutti i funzio11ari, agli intrighi, alle influenze fatte esercitare, alle protezioni invocate per essere traslocati o mantenuti nelle grandi città nelle quali è più costosa la vita e sono maggiori le occasioni e anche il dovere di spendere. Si giustifica spesso la richiesta di una data sede colla preoccupazione della educazione dei figli. Ma a Catar;ia, a Cagliari, a Macerata, a Modena ecc. vi sono Licei, Istituti Tecnici, Università; pure non sono le sedi preferite. Ciò mi faceva rilevare un funzionario che risiede da otto anni a Sassari e che ivi si sente come in esilio. Laonde mi pare che questa delle sedi _preferite, come credo già avvenga ora pei professori delle scuole, venga considerata sotto l'aspetto del merito. I migliori abbiano diritto a scegliere. Nè si elevi lo stipendio in queste sedi, come pei funzionari che risiedono a Parigi ed a Lione perchè data la ripugnanza dei buoni funzionari ad andare nel mezzogiorno, in Sicilia e in Sardegna, se premi si dovessero dare, spetterebbero a coloro che di tali sedi si contenterebbero , pe1 bisogno speciale che c' è di bnoni funzionari precisamente in quelle reg10m. + Il membro della Federazione di Milano insiste nello smentire che negli impieghi privati gli stipendi e i salari siano inferiori a quelli degli impieghi di Stato. Ma per la Lombardia, pel Piemonte, per la Liguria ciò io avevo esplicitamente ammesso. Queste regioni non sono, però, tutt.-1 l' Italia, ma appena la quarta parte. Altri vantaggi i noi tre vanno agli impiegati dello Stato ; e grandi : la carriera, i sessenni, la sicurezza dell'occupazione, la pensione, i ribassi ferroviari. Il signor G. Brambilla inoltre osserva in un giornale di Milano: ma gl'impiegati dello Stato non conoscevano forse le condizioni presenti e future, che loro venivano fatte, entrane.lo nella burocrazia statàle ? Vero e che egli soggiunge : essere grave danno per la Società e per lo Stato che i funzionari lavorino di malavoglia. Di ciò sono tanto convinto che ho proposto la nota mozione. Ma se giuridicamente potrebbe essere infondato ogni lamento ed ogni pretesa a volere mutata e migliorata la condizione che lib..,ramentc s1 era accettata; moralmente sarebbe J.overoso il miglioramento economico se fosse dimostrato che dopo la entrata nelle fila della burocrazia si è elevato sensibilmente il costo della vita. Su questa elevazione del. costo della vita bisogna intendersi. Essa è reale e generale nelle- grandi e medie città sokinto per gli alloggi. Ma ci sono di• minuzioni notevoli nei vestili ed in altri consumi compreso in queJlo del pane. Precisamente ai funzionari di Milano raccomando la lettura e i dati statistici non relativi a tutta l'Italia , come li dà l'Annuario del 1904 ; ma del la sob Milano. Dai due volumi pel 1901 e 1903 pubblicati dal Municipio tolgo questi dati : 1881 1903 Pane kil. L. 0,47 0,40 Manzo )) )) 1,48 1,73 Vitello )) )) 1,83 1,88 Castrato >) )) 1,10 1)30 Maiale )) )) 2,16 1,88 Vino (ettolitro). )) 70,75 55,00 Patate (quinta_le) )) 15,00 11,00 Burro (kil.) . )) 2,89 2,27 Lardo )) )) 2,18 1,80 Formaggio )) )) 2,71 2,15 Uova (dozzina) )) 0,96 0,95 Olio di oliva (kil.) . . )) 2,25 2,03 Legna forte (quintale) . )) 4,46 3,80 Legna dolce )) )) 3,94 2,10 Carbone vegetale » . )) 12- ' 9,51 Fra questi generi di consumo, di generalissimo largo consumo, c' e stato aumento soltanto nella carne bovina ed ovina; diminuzione in tutti gli altri generi; aumento in tre voci e diminuzione in dodici. C' è bisogno di avvertire che da un anno all' altro ci sono state delle variazioni in più o in meno? Nello insieme se si facesse la media per quinquennio non rimarrebbero spostate le risultanze. Queste variazioni hanno speciale importanza perchè constatate a Milano eh' è la città d'Italia che ha visto il più rapido aumento della popolazione. Ma gli stipendi si sono mantenuti sempre uguali? Degli aumenti si può dire che ne sono avvenuti in
36 R I V l ST A P O P O L AR E tutu i rami e in tutte le categorie. Il ministro del tesoro nella esposizione finanziaria del mese scorso affermò che dal 1898 al 1906 diverse categorie d'impiegati ebbero miglioramenti per l'importo di sessantaquattro milioni! ... Non sono riuscito sinora ad avere notizie esatte e complete; nè potrà averle ed elaborarle se non quella Commissione d'inchiesta che vorrei veder nominata per dedicarsi allo studio del problema degli impiegati onde risolverlo con equità. Per quello che vale, come esempio, presento questo confronto che mi è stato favorito da un egregio funzionario che vive in Napoli. Ministero di g~azia e giustizia OrganicoapprovatoconDecretodel 3r maggio 1868 Num. 4562: 1 Ministro L. 1 Direttore Generale » 4 Capi Di vis. di 1 a cl. a L. 6,000 >) 3 C:1pi Div. di 2a cl. » )) 5,000 )) 9 Capi Sez. di 1 a cl. >> >) 4,500 >) 6 Capi Sez. di 2a cl. >) >) 4,000 >) 12 Segr. di 1 a cl. J> >) 3,500 )) 12 )) di 2a cl. 1) >> 3,000 » 30 Applicati di 1a cl. >> >) 2,200 ll 24 >> di 2a cl. >) » 1,800 >) 10 >> di 3a d. >) » 1,500 >> 10 >> di 4a cl. >) >) 1,200 p 20,000 8,000 24,000 15,000 40,500 24,000 42,000 36,000 66,000 43,200 15,000 12,000 122 Spesa totale. . L. 345,700 OrganicoapprovatoconLegge_del 25 marzo 1905 Num. 77: 1 Ministro 1 Sottosegretario 2 Diretttori Generali a L. 6 Capi Divisione >) » 8 )) )) )) ,> 12 Capi Sezione >) )) 22 Segretari )> )) 16 » » » 20 » )) )) 17 Vice-segretari » >) 11 )) )) )) 1 Traduttore Capo. 1 Traduttore. 2 Traduttori >> )> 2 )) )) )) 2 Archivisti >) » 7 )) )) )) 7 )) )) )) 14 )) )) » 25 Ufficiali d'ordine )> » 27 )) )) )) )) 39 » » » )) . L. )) 9,000 L. 7,000 )) 6,000 )) 5,000 )) 4,000 )) 3,500 » 3,000 » 2,500 » 2,000 » )) )) 4,000 » 3,000 » 4,000 )) 3,500 » 3,:mo » 2,700 )) 2,200 )) 1,800 » 1,500 » 25,000 10,000 18,000 42,000 48,000 60,000 88,000 56,000 60,000 42,500 22,000 7,000 5,000 8,000 6,000 8,000 24,500 22,400 37,800 55,000 48,000 58,500 255 Spesa totale. L. 806,800 Come si vede c'è stato aumento nel numero degli impiegati - più che raddoppiato - e negli stipendi , che dalla media generale di L. 2833,60 sono passati a L. 3161,90. L'aumento negli stipendi , in tutti i gradi della gerarchia, d'altra parte diviene più sensibile per la rapidita della carriera. Ciò che non ha bisogno di spiegazione. Il miglioramento nell'organico centrale in quale misura si è verificato all-a periferia? Non potrei precisarlo per ora; ma è sicuro che c'è stato. + Non credevo che fosse necessario che io ritornassi su questi due punti: 1 ° sull'assurdita di coloro che vogliono livellare stipendi e salari itaiiani a quelli delle nazioni che hanno ricche1/.zae reddito maggiore dei nostri; 2° sull'ipocrisia del manifesto delle Federazioni che voleva _far credere gl' impiegati preoccupati sopratutto degli interessi generali della nazione e con particolarità di quelli della industria, del]' agricoltura e del commercio. Sul primo punto ritorno rapidamente per rilevare con piacere che il Del Guerra, che nella lunghissima sua lettera mostra una rara competenza, afferma non esser vero che gli stipendi nelle nazioni vicine - e per la Francia forse ha torto - siano superiori ai nostri nei singoli servizi. La comparazione internazionale, del resto, come rilevò un funzionario nel Giornaled' Italia è assai scabrosa. Sul secondo il membro della Federazione di Milano mostra la leggerezza e la incompetenza di quei competenti, contraddicendosi con rara sveltezza. Trascrivo integralmente un brano della sua lettera. « Lei osserva che non si comprende perchè cal- « <leggiamo delle riforme che sono inconciliabili « cogli sgravi. Anzitutto è discutibile se le riforme. « non siano preferibili agli sgravi: se cioè il ren- « dere le industrie produttrici meno gravate e quindi « abassare il costo generale della vita , non sia « molto meglio che ridurre di pochi centesimi il « prezzo del sale, del pet:rolio e della benzina ... )> Si vede chiaro che lo scrittore - ch'è tra i più competenti delle Federazioni I - crede che il rendere meno gravate le industrie produttrici sia qualche cosa di diverso dal ridurre di pochi centesimi ec. ec., e crede che il rendere meno gravate ec. non sia ur:o sgravio I Ma si può essere generosi non commentando questi bisticci finanziari dei competenti e limitarsi a domandargli : ma riforma o sgravio - cioè zuppa o pan bagnato - non riescono sempre ad un minore introito per lo Stato e ad assorbire quegli avanzi di bilancio , che hanno prodotto la generale ubbriacatura? E il margine per gli aumenti degli stipendi ? Meno male che il competente della Federazione, che ritengo un uomo in pienissima buona fede, dice che non si deve fare tutto in un giorno. Sicuro si continuerà a migliorare la condizione di coloro che gridano di più e si fanno meglio valere lasciando a bocca asciutta i silenziosi e i più bisognosi ... Come si è fatto sinora. Il competente della Feder~zione, insistendo sempre nel concetto di volere il miglioramento della nazione parallelo e contemporaneo a quello dei funzionari osserva che le somme occorrenti pel secondo assunto nei loro Congressi gl'impiegJti hanno indicato come ottenerle: 1 ° colla riforma tributaria; 2° colla riduzione delle spese militari; 3° colla riduzione nel numero degli impiegati. Come la riforma tributaria possa riuscire a dare maggiori somme se lo sanno le teste quadre della Federazione. Dato - e nessuno osa negarlo - che la pressione• tributaria sia enorme in Italia, non è evidente che se riforma ci dev' essere, dev' essere quella di diminuirla ? Se la riforma deve mirare a ripartirla meglio, è evidente in ogni modo che essa
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==