RIVISTA POPOLARE 667 soltanto. « Bastava che una sola delle negligenze o imprevidenze, imperdonabili (non en·o,·i, sempre discutibili e che si possono perdonare) non fosse stata commessa, perchè le sorti della giornata fossero mutate. >> Questo è il giudizio autorevole del generale Dal Verme - il quale, in uno studio scrupolosissimo (2), ha voluto (com' egli mi ha scritto) i11daga,·e la verità , attraverso a tante narrationi , i11terroga11do egli stesso i superstiti ufficiali presenti alla battaglia, leggendo le loro lettere raccolte dal Chiala, andando sul campo di battaglia per vedere , misura,·e le distante , calcolare il tempo, ecc. .. Dunque, il fatto è che noi potevamo schiacciare l'Austria-- e se asineria , negligenza o imprevidenza vi . fu , di certo si estende al generalissimo : anzi deve culminare in lui - che aveva il comando supremo. Or- se s1 estende al Capo dello Stato - non deve parer bestemmia il vaticinio che lo storico futuro d' Italia ravvisi nella monarchia la responsabilità, della catastrofe nazionale. Ma la pagina del '66 si spiega soltanto con la incapacità militare, con le negligenze od imprevidenzc? Ecco il punto. E io dimostrerò che l' Austria non fu schia.:ciata per la intrusione di Napoleone llI - cui il re d'Italia obbediva. Il capitano di Stato maggiore riconosce che questa intrusione ci fu dopo Sadowa - non prima. Ed io sono dolente di dovergli dire eh' ei non solo dirnent ca o ignora il libro del Lamarmora , da me citato; - ma non deve aver letto nemmeno il volume del Chiala, che mi contrappone, altrimenti, non avrebbe detto che il libro del Chiala Ancora un po' più di luce ecc. fu pubblicato nel 1904 - mentre uscì alla luce nel 1902 - e che contiene là pai·te inedita del!' opera del Lamarmora - mentre contiene soltanto un estratto di questa parte, dal 1° agosto, cioè, al I 4, del 1866. E il Chi ala istesso, nel significare la ragione del libro suo , disse che questa seconda parte inedita del Lamarmora non sarebbe oggi di grande interesse. Se , dunque , il capitano di Stato maggiore avesse letto il libro, che mi contrappone, avrebbe visto che i documenti, ivi pubblicati, ribadiscono il giudizio, che egli combatte - o sia che , per la intrusione di Napoleone llI , l' Italia nel '66 non schiacciò l'Austria. E, anzi tutto, la parola al Lamarmora. A dì 8 aprile I 866 fu stipulato il trattato di alleanza con la Prussia. Ma Napoleone lll voleva che l' Italia stesse con le mani alla cintola. Ciò risulta dal telegramma Nigra del 24 aprile (3) intorno al quale il Lamarmora si esprime con grande do !ore e con molta vivacità (Op. cit. pag. 171, 172 e 187. Chiala: Ancor..i un po' più di luce sugli eventi politici e militari dell'anno 1866, p. 141, 151 e r 55). Anche a dì 30 aprile il Nigra telegrafava : - Drouyn m' a répété aujourd'hui que l' Empereur regrette que nous ayons armé. E la sera l'imperatore alle Touilleries, vedendo il Nigra , gli si accostò per rampognarlo : - C' était bien la peine de me demander conseil, pour /aire tout le contraire de ce que je consellais. Male per chi invocava consiglio; - ma l'Austria minacciava alla frontiera e noi dovevamo starcene con le braccia al sen conserte ! E, intanto , il conte di Bismark faceva sapere , per mezzo del conte Puliga, che la Prussia considerava l'Italia come necessaria per l'equilibrio europeo e che non potrebbe restare indijferente ad un attacco contro di lei. Il linguaggio del conte di Werther al ministro degli esteri austriaco , conte di Mensdorff, e del conte Benedetti a Drouyn de Lhuys non ammet~e dubbi stracchi. E il generale Govone, che si trovava per missione in· Berlino , ne era persuaso - come risulta dal suo biglietto del 3 maggio , pubblicato da Chiala (pag. 167), al Lamarmora. Ma l'insidia napoleonica covava diabolicamente! Già, fin dall'aprile - o sia da quando Napoleone III consigliava di stipulare l' alleanza con la Prussia - il conte di Mensdorff, dopo aver dichiarato che la Casa d'Hasbourg non potrebbe cedere Venezia ni devant Ulle pression morale , ni devant une offre d'argent, ebbe intanto cura di soggiungere: che l'Austria avrebbe potuto rinuntiare alla Venetia se le sue a,·mi fossero state benedette dalla vittoria. Questo linguaggio-scrive J:liien Klaczko- fu tenuto all'Imperatore de' fran cesi fin "dall' aprile 1866 ( 1). (2) L. Dal Verme : Il Generale Govone a CustO{a, p. 26 (Dalla Nuova Antologia, 16 gennaio 1902). (3) In questo telegramma il Nigra diceva, tra l'altro: lvlon opinion et celle de Drouyn de Lhuys est que Nous ne devons pasarmer. >>,-L Lamarmoia: Un po' più di luce, ccc. pag. 17 1. (1) Les préliminaires de Sadowa nella Ne1111edes De11x Mondes, 1.re octobre 1868, pag. 55 1. E il 5 maggio giunse al Lamarmora un telegramma del Nigra, che cominciava così: - Déclzijfr·e:r vous-meme. Era - nota il Lamarmora - evidentemente qualche cosa di molto serio n. E difatti I' Austria proponeva nientemeno che cedere la Venezia - a patto di risarcirsene su la Prussia ! Ecco il telegramma del Nigra : Empereur m' a fait appeller aujourd'lzui. Il m'a dit que l' Austriche lui fait proposition formelle de ceder la Vénétie, à la condition que l'on laisserait l'Austriche libre de se dédommager sur la Prusse ... La cession serait faite à la France, qui la rétrocederait à l'Italie sans conditions. Empu·eur m' a demandé si nous pou vh11s rompre engagement avec la P,·usse. Je vo11s envoie courrier pou,· 11011sexpliquer les détails. En attendant, 11e11ille:r garder secret absolu , et réfléchir bien mtlrement • car la chose ·en vaut la peine. Je vous prie de me telégra. phier votre p,·emière impressio11. J'ai mis Empereur con• fidentiellement au courant de nos derniers rapports avec la Prusse. ( Lamarmora: Op. cit. pag. 204; Chiala pag. I 70). n Fu quello - scrive il Lamarmora - il maggior cimento a cu, mi fossi trovato nella mia lunga carriera: si trattava della mia riputazione e quel che più monta della riputa 1ione del nuovo regno Italiano 1> (pàg. 205). Ma il soldato d' onore non pe11colò : ma première impression - telegrafò lo stesso giorno al I igra-est q11e c'est u11e question d' honneur et de loyautè de ne pas nous dègager avec la Prusse. Questi due telegrammi il Lamarmora dice che furono da lui custoditi, senza farli registrare;-ma ne rimase una copia a disposizione del Governo presso il ministro Nigra in Parigi. E non bastava! Questa risposta leale del Lamarmora turbò, irritò l' lmpe ratore - e il N•gru r.ncalzò il 6 maggio: Empereur m'a Jait dire le matin avant de partir q11e prince Metternich avait reçu autorisation formelle de signer la cession de la Vènetie, c')ntre la simple promesse de neutralitè. Il Lamarmora notò subito la gran ditforen7a - com' egli scrisse - fra quest' 1,ltima proposta e la precedente. Ma, non ostante ciò, io non credetti di doverle fare una migliore accoglienta, E ribatté : C' est une question d' honneur et de !oyauté. In ciò d'accordo anche col Govone-andato apposta, per desiderio del Lamarmora, in Parigi. Intanto il verme roditore del sospetto era ptnetrato nel • l'animo dell'alleato. Fin dal 4 maggio il BismHck avea detto al Barrai che la mobilitazione completa era ritardata par !es allures mysterieux de Napoléon. Difatti , il Barra! telegrafò così al Lamarmora:-ll in' a de nouveau parlé de tentatives secrètes signalées par ses agents diplomatiques, pour des accomodements entre l' ltalie et l' Austriche pour la cession de la Vénétie. E 11 Chiala nota che già nt! avea fatto un ctnno il 1° maggio nel colloquio cui Govone. Ed li era naturale - osserva il Chiala - che più si avvicinava il momento della soluzione, e più 11 Bismarck s'impensierisse del contegno misterioso dell'Imperatore >1. Bastava una parola netta e franca det Lamarmora , pe,- Ja1· sì che al sentimento di dijfidenta rinascente sottentrasse uno spirito di mutua fiducia; - ma questa parola (nota lo stesso Chiala) ci fu proibita da Parigi. Ancora ! Il tentati vo--soffocato a' primi di maggio - rialzò la testa nel giugno : prima di Custoza. 11 4 giugno partì per Vienna ii duca di Gramont con una missione - cennata nel telegramma Nigra , del 5 e meglio illustrata nella lettera, anche del 5 , giunta in Firenze l' 8. Le prince Napoléon me dit qu'il a missio11 de demander à l' Autriche la promesse de céder la Vé11e'tie, quel/es que soient, !es eventualités de la guerre. La F,·ance de son c6té promettrait sa neutralité. · Fra' documenti, pubblicati dal Lamarmora, ce n'è uno ben strano del Il giugno-e si riforisce al ministro d'Austria. Il quale - telegrafò il Barra] -- m'a _abordé, et en m'annonçant son départ m'a dit: Nous ne serons pas toujours ennemis, et si comme je l'espère nous battrons la Prusse, je puis vous confier que nous nous arrangerons avec vous pour la cession de la Vènètie. Negli angiporti diplomatici l'insidia tripudiava oscenamente! L'imperatore tentava - scrive il Lamarmora - volea mettere alla prova e sperava veramente di raffreddare quel sentimento di onore, c/ze ci teneva ancora u11iti alla Prussia. Ciò risultava al Lamarmora a;sai chiaro dalla lettera del Nigra - che ha anche la data del r 2 giugno. E nella quale sono espresse le tristi confidenze imperiali : lt L' Imperatore mi ,iisse u, a pa1 ola , elle mi ap,-i 1111 vasto orino11te. Egli disse che durante la campagna potrl!bbè accaJere che fosse utile che l'Italia non facesse la guerra con troppo
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