Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 24 - 31 dicembre 1906

RIVISTA POPOLARE 663 la discesa del salario reale dei lavoratori ed abbiamo visto, invece la sua elevazione. Queste smentite che i fatti danno a tutte le ipotesi ed a tutte le eleganti ed inconcludenti dimostr~.zioni matematiche, e a tutte le figure geometriche a tutte le dimostrazioni di A che riceve da B e trasmette a O ec. ec. tanti metri di tela in cambio in tanti litri di vino ec. ec. non provano che anche tutte le disquisizioni teoriche sull'azione esercitata dal protezionismo o dal liberismo nella ripartizione della ricchezza hanno un valore che si avvicina allo zero? Dieci liberisti dotti ed eloquenti valgono infinitamente meno delle cifre che si possono leggere, ad esempio, nello Statisches Iah1·buch dell'Impero tedesco ; le qnali cifre dovrebbero fare allungare ad un metro i nasi dei suddet,ti liberisti .... se fossero in buona fede. E il Fontana R'lsso confessa, sebbene a denti stretti, che tanto il protezionismo quanto il liberismo possono riuscire ad una buona o ad una cattiva distribuzione della ricchezza. Dalla Rivista popolar·e riproduce le osservazioni sui pretesi rapporti come da causa ed effetto tra protezionismo ed emigrazione; ma dobbiamo constatare con dispiacere che in pro del protezionismo non ha tratto tutto quello che poteva dall' esempio dell'esodo rnrale inglese, dal problema della disoccupazione e da tutte le condizioni demografiche. Ed avrebbe potuto versare una dose formidabile di ridicolo sui liberisti che deoantano le loro teorie in nome della spinta che danno all' iniziativa individuale, ai perfezionamenti, alle innovazioni ec. nel campo rlell'agricoltura e dell'industria· Lodiamo incondizionatamente i caµitoli o i paragrafi sui caratteri del comwercio internazionale, sui cambi e sul!' aggio, s1illa sperequazione che le imposte producono nel campo della co1rnorrenza - sperequazione che s'i111pose anche a Loria-sulla politica ferroviaria in rapporto con quella doganale, sull' azione benefica del protezionismo nell'evitare le crisi, sulla scarsa influenza delle te0rie scientifiche e s11lla prevalenza nella politica doganale delle esigenze finanziarie, sulla traslazione e incideuza del dazio, sulla misura del dazio ecc. Buonissima la esposi:òone degli elementi del costo di produzione della difesa del ::iistema dei trattati di commercio e della clausola della nazione più favorita ; del pari lucido ed opportuno il capitolo ultimo -sulle statistiche com1nerciali. Notiamo soltanto in quanto alla. IUisura (ed alla durata?) del dazio protettore che non possiamo associarci completamente alla distinzione tra Je cause organiche e le funzionali della inferiorità. di un indusLria che lo inducono a giustificarlo per le seconde ed a condannarlo per le prime. Ci. sembra del µari cbe non abbia tratto il profitto che poteva in favore del protezionismo dalla differenza da paese a paese nel costo di produzione. Tutto sommato questo del Fontana Russo è un eccellente trattato, che mancava all' ltalia, che brilla per la equanimità., per l'ordine, per la chiarezza della esposizione. E che il nostro giudizio non sia troppo ottimista - qualcuno, forse, ci potrà rimproverare la insistenza nostra maggiore sulle deficienze che sui pregi - se ne lia una prova lampante e che come italiani ci arreca un grande piacere : del T1·attato di politica comme1·ciale appena comparso, la importantissima casa editrice Pattkammar di Berlino, chiese il diritto di traduzione. Tale fortuna e tale onore toccano a pochissimi libri italiani. N. O. ~IVI.STA DELLE ~IVISTE I. Bardoux: Lo sviluppo del radtcalls1no Inglese. Quando i risultati delle elezioni danno a un partito la mag gioranza in 33 delle 41 contee d'Inghilterra, la totalità dei seggi nel paese di Galles a 57 deputati su 60 delegati della Scozia; quando una corn::nte di opinioni assi..:ura nd Parlamento una maggioranza di 357 - assai prossima a quella di cui disponevano i liberali nel 183 2 - non è possibile spiegare una c sì completa deviazione delle tendenze normali con fatti economici o con risen imenti politici. Statistiche elettorali così sorprendenti suppongono più profondi turbamenti nella vita sociale. Il risveglio del protestantismo puritano e la nascita del partito operaio spiegano la vittoria dei radi~ali inglesi. È troppo presto ancora per cercare lè or,gini psicologiche della reazione contro la corrente catt?l·ca. Quella fu tanto più ardente quanto più tenace fu questa. E an:ora una volta nella stor,a dell' Inghilterra le crisi religiose coincidono con le crisi politiche. È inutile qui precisare le origini storicht:: del movimento sociale in Inghilterra: basti ricordare l' irwasione progressiva del s0cialismo europeo favorita dalle crisi industriali, l'evoluzione democratica delle Trade Uniuns precipitata per scioperi famosi , quelli dei dockers e dei meccanici. Ciò che invect:: importa notare è che il risveglio politico delle attività opt::raie è stato singolarmt::nte favorito dall'attitudine nuova dèl partito comervatore. Da un secolo i tories sono stati gli apostoli dell'intervenzionismo legislativo, nel quale hanno anche visto un mezzo per assicurarsi i voti operai, disor 6 ani, zare il partito liberale e di aggiornare le rivendicazioni politiche. Beaconsfield, Randolph Churci1ill e Salisbury, giustificano dogmaticamentt:: questo programma elettorale e fondano i clubs di operai conservatori. Trenta anni di successi parlamentari han dimostrato la superiorità di questa tattica. Ma il loro zelo intervenzionista si era frattanto rallentato a misura che i radicali convertivano alla loro indulgenza pt::r l' 1iltervc:nzionismo legislativo e per il socialismo municipale i liberali e gli ultimi wighs. Alk audacit:: di Lord Rosebt::ry e di Asquit h ( 1 892 e 1895 ) si oppongùno le esitazioni del Parlamento conse vatore dt::l 1895. Queste rist::rve tim1de si sono trasformate fin dal 1900 in opposizione sistematica~ Da allora la Camera si è ostin,.tamente rifiutata ad ogni estensione delle leggi operaie e delle attività municipali. Il governo ha dimenticato di mantenere le sue promesse. Per tre volte la maggioranza conservatrice (1903, 1904, 1905) ha offeso le Trade- Unions minacciandole di proct::ssi per danni eu intert::ssi ed ha respinto qualsiasi addiz.one alla legge sindacalt::. I tories avrebbero dovuto ricordart:: che la stessa fermezza costò a Glad.st~ne la sua sconfitta nel 1874. La storia si ripete sempre. Lo sboccio delle collere operaie disloca le organizzazioni conserva tric i: la crisi delle coscienze puritane eccita !'attività delle classi medie; e per la prima volta dopo il 1868 tutte le forze democratiche si raccolgono sotto la bandiera liberale. L'èra di egemonia conservatrice si è chiusa. Bisogna aprire un · nuovo capitolo nella storia politica inglese , del quale l'avvenire fisserà il numero delle pagine. I grossi battaglioni dei· vittoriosi del 1906 somigliano assai mt::no a una maggioranz& disciplinata che a (( una folla agitata n. E' una massa~otica piena d' aLtività. La Camera è sempre calma. Le riunioni dei gruppi sono assediatt:: da vere

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