Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 23 - 15 dicembre 1906

! i ' l RIVISTA POPOLARE 625 privato all'esercizio di Stato? Una cosa inaudita e scandalosa: i funzionari dell'Ispettorato, i meno me- - ritevoli e certamente i più discreditati passarono innanzi ai funzionari delle vecchie società - provetti esperimentati -- e fecero salti acrobatici di gradi e di stipendii - talora di molte migliaia di lire in una volta. -- Questi salti indussero anche a sospettare che si crearono le Direzioni compartimentali, per mettervi alla testa i beniamini dello Ispettorato eh' erano i meno adatti e i meno meritevoli, in gran parte, creando la diffidenza, la sfiducia, il malcontento nei funzionari delle Società , che si erano guadagnati i loro gradi con lunghi anni di servizio e con reali benemerenze. A chi la responsabilità maggiore di questa ingiustizia commèssa nel momento in cui si procedette alla riorganizz,1zione de! servizio ferroviario: al ministro Ferraris o al Direttore gener:ile Bianchi ? Lo ignoriamo, e la nostra ignoranza è divisa dai più. In ogni modo credo che ha fatto male assai l' on. Gianturco difendendo con calore i funzionari che provengono dall'Ispettorato. Le sue parole non possono che aggravare i malumori e i risentimenti dell'antico personale delle Società che costituiscono la grande maggioranza. 5. 0 Il ministro dei lavori pubblici ba difeso il Direttore Generale dall'accusa di :1vere favorito la rilassatezza nella disciplina dei ferrovieri. A prova il Direttore Generale nella sua Relazione porta il numero delle punizioni di vario grado inflitte - comprese le non poche destituzioni. Ma queste cifre non acquistano il loro vero signific1to se non quando sono messe in rapporto col numero delle infrazioni; e questo numero non lo conosciamo nemmeno approssimativamente. Nè possiamo fare confronti con l' esercizio privato. Il pubblico che osserva giorno per giorno la condotta dei ferrovieri e fa i paragoni col periodo dell'esercizio privato è miglior giudice ed ba trovato che nei ferrovieri c' è :.~nagenerale e deplorevole trascuratezza, una cert:1 aria ·di padronanza e d'indipendenza dal pubblico e dai superiori, che certamente deriva dall' idea balorda fissata nel loro cervello; cioe: che si è arrivati all'esproprio di Stato perchè tssi lo hanno voluto. Come il Direttore Generale aveva trovato nel forte discorso di De Andreis un difensore ragionevole sui banchi dell'Estrema sinistra, cos1 io quello di Turati lo trovarono i ferrovieri. Ma la sua difesa parve partigiana e interessata. A molti parYe che il deputato per Milano ne avesse assunto le parti perchè i ferrovieri sono socialisti e suoi elettori. . In ogni modo se la indisciplinatezza dei ferrovieri contribuisce al disservizio ferroviario non si può tacere che il malvolere e la rilassatezza è forse maggiore nei superiori - compresi i Capi-Stazione e gli Ispettori. In molti dei funzionari alti si sospetta :mche che ci sia il partito pn.:so di discreditare l' esercizio di Stato per fare desiderare quello privato. Se è vero ciò che annunziano alcuni giornali su molti vagoni occultati dal Capo Stazione di Alessandria il sospetto prenderebbe consisteoz,1. Il comm. Bianchi gode fama di severo; questa fama venne anche accreditata dalle parole non sospette di Quirino Nofri che lo proclamò severo,ma giusto; non crediamo, perciò, che egli direttamente abbia contribùito a creare le condizioni attua li di indisciplinatezza tra i ferrovieri; e se in mm1ma parte vi ha contribuito cerumente ciò sarà avvenuto nello inte11dimento di assicurarsi l'afietto e la fiducia del personale, di cui doveva sentire iì bisogno , in vista della buona gestione della grande azienda, e per rendere più difficile il ripetersi dei tentativi di sciopero o di ostruzionismo. I fatti dicono che egli ha illimitata la fiducia e l' aftetto del personale ; la severita non iscompagnata mai dalla giustizia esercitata colla dovuta misura ed a tempo debito devono però, fare comprendere ai ferrovieri che il Direttore Genera le non intende assicurare l'impunitù a chicchessia. Ciò anche nello interesse economico del!' azienda dello Stato, specialmente per quanto si riferisce al lavoro delle officine. In quelle di Ancona, ad esempio, ci si assicurn che oggi si compie in 30 giorni ciò che coll'Adriatica si compiva in 10 ! ♦ Abbiamo esaminato la quistione del disservizio ferroviario e le relative discussioni con serenità e sforzandoci di essere obbiettivi e ci pare che dallo esposto si possa trarre questa conchiusione: non si può pretendere,non si può çperrtreche il di~serviz~o ferroviario in quanto è il prodotto della deficienza in quantità e qualità delle macchine , dei vagoni e degli impianti fissi - triste eredità di venti anni di negligenza colpevole e d' insipienza - cessi imme~iatamente; ma si può e si de-vepretendere che la 1Jirezione generalefaccia il possibile in quanto essoderiva. dalla sba(lliata on,anizzazione - che non si può e non si d~ve rim~tare µer aggrav;1re di nuovo il disservizio - e dalla negligenza e indisciplina del personale. Convinto della esattezza <li qui:sta conclusione, cui era pervenuto per parte su1 prima della discussione parlamentare, l'on. Colajanoi ebbe parole aspre pei commercianti e per gl'ind ustriali che. pretendo1: miracoli oaai -. e che hauno strette attrnenze cm bb d . 1· . h f capitalisti, o sono essi ste·ssi ei capita 1st1, c es ruttarono sino a ieri le Convenzioni ferroviarie del 1_885, - che minacciarono la serrata; poichè questa, data la genesi del disservizio non avrebbe potuto eh~ pegaiorare la situazione triste , provocando man1festa- ~ioni che sarebbero terrnìn:ite colla peggio dei lavoratori, che incoscientemente e necessariamente vi sarebbero stati spinti dal locli-out contro l'azienda ferroviaria che neali effetti sarebbe stato identico a quelli cui si ric~rre nei conflitti tra capitale e lavoro. Le sue parole a Genova non riuscirono gradite e se ne risentirono più o meno vivamente tanto coloro che aveva inteso colpire, quanto quelli in difesa dei quali in sostanza le aveva pronunziate. Breve risposta agli uni e agli :1ltri. Cominciamo da quelli, che hanno avuto torto a protestare : dagli operai e dai socialisti che fanno capo al Lavoro. A costoro , che hanno voluto far causa comune coi ternaiuoli diciamo soltanto che le parole dell' on. Colajanni rispondevano tanto alla reattà ed erano tanto giuste che raccolsero l' approvazione di tutte le parti della Camera compresa la Estrema sinistra. Il giudizio suo sulla serrata fu in sostanza ripetuto da Filippo Turati; ed esso dovrebbe riuscire più ostico perchè non fu improvvisato alla fine di una seduta agitata, ma era premeditato e

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