Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 23 - 15 dicembre 1906

RIVISTA POPOLARE 623 riassumeva, iutensificandole, la irupreveggeuza, la incoscienza auche di tutti i predecessori - si deve riconoscere lealmente che ht responsabilità <lello ini:òo caotico dello Esercizio di Stato non ricadeva su di lui, ma su Carlo Ferraris, che nessuno accus,1, che tutti lasciano tranquillo negli studi amministrativi e statistici, da cui avrebbe fatto meglio a non distaccarsi. On altro cx ministro , il Lacava, ricordò che stando ai lavori pubblici si era preoccupato delle deficienze del materiale mobile e degli impianti fissi, a cui, in una certa misura, aveva provveduto colla legge. del febbraio 1900 e che uo11 fu interamente esegmta. Tra gli accusati era anche Emmanuele Giantnrco. Come e perchè in verità si potesse accusarlo non si sa vedere. Egli sta a Palazzo S. Silvestro da pochi mesi; il disastro ferroviario è avvenuto prima che lui vi ponesse piede; ed egli può vantarsi di avere proposto una spesa di ei(entodieci milioni, oltre i 300 milioni precedenteme1Jte assegnati, per provvedere a tutte le deficienze, quant~ altri per lo passato, ad eccezione di Carmine, no1J aveva pensato di ,tssegnarne all'azienda ferroviaria. Al ministro dei lavori pubblici riusci facile e trionfale la difesa propria , più che per l' arte oratoria , nella quale eccelle e che s'invocò per diminuirne il successo incontestato, per i fatti che stavano a sua disposizione ed in suo favore. Ma Gian turco non difese soltanto sè stesso; difese pure tutta l' azienda ferroviar1a, il personale e il Direttore Comm. Bianchi. Quale la difesa e quanto giusta si vedrà dalla discussione delle accuse e delle cause dello incredibile disservizio ±erro,,iario. ♦ Le Cé:lusedel disservizio, che quasi tutte si tramutano in accuse contro gli uomini e contro le cose, sono diverse e vennero esposte sopratutto da Crespi, da Cavagnari, da parecchi altri. Eccole riassunte in breve. 1.0 Mancano i vagoni, mancano le macchine, mancano gl' impianti fissi ; d' onde il disservizio ferroviario quale 11011 si è mai visto , che minaccia la produzione e la vita economica del paese. Fu facile la risposta. La mancanza del materiale ferroviario e degli impiegati - che il Morbelli, almeno per quanto si riferisce al passato , sostenne qui non essere quale i afterma-non dat:i. da oggi. Di più : non si può riparare a queste detìcienze istantaneamente; si ebbero alcune migliaia di vagoni nuovi e qualche centinaio di macchine. Ma non nella misura delle commissioni date alle fabbrii.::he d'Italia, di Europa, degli Stati Uniti. Consegnarono tutto con ritardo colla riduzione del 50 ed anche del 75 °/0 • Volendo spendere i milioni a centinaia immediatamente non si saprebbe come spenderli utilmente. Il tempo dei miracoli è passato e Benedetti, un coJTipetentissimo, io due articoli pubblicati nell' Economista d'Italia, afferma che per una completa sistemazione ferroviaria occorrono un miliareo e seicentoottanta milioni da spendersi. . . in sedici anni ! L'impreveggenza .del governo italiano per lunga serie di anni certamente fo enorme, incredibile; ma Oianturco trovò anche un attenuante: il movimento ferroviario nell'anno che sta per finire presentò un incremento imprevisto ed imprevedibile : era stato del 2 °/0 annuo per lo passato; con u11 ~alto col.ossale, e di cui per altro verso c'è da rallegrarsi, a rrivò al 18 °/0 i11 quest'ultimo periodo. Ma l'incremento straordinario non si avverò soltanto in Italia; fu comune nei principali Stati di Europa; in Francia come in Austria e in Ungheria , in Prussia come in Isvizzera ed anche 11egli Stati Uniti. D' onde altrove le conseguenze che si sono avvertite in Italia: lamenti indiavolati del pubblico, e degli industriali e dei commercianti per la manca;,za di vagoni; lamenti non solo nei giornali, ma che sono stati portati alla tribuua del Senato francese colla stessa vivacità colla quale furono denunziati a Montecitorio. La deficienza dei vagoni naturalmente ebbe la sua pernidosa ripercussione in Italia : le fabbriche all'estero ebbero ordinazioni in grande quantità dalle aziende ferroviarie locali e perciò non poterono eseguire quelle nostre ; e noi non trovammo quella disponibilità di roubili da prendere in affitto immediatamente e temporaneamente che ci aveva aiutato altre volte. Si disse che l' on. Gianturco insistendo molto, forse più del necessario, negli inconvenienti gravi, analoghi a quelli italici, che si deplorano altrove abbia voluto dare il conforto magro che viene dal proverbio: mal comune mezzo gaudio. Mél la sua enumerazione precisa aveva un valore più sostanziale: mostrava che il disservizio ferroviario per deficienza <li vagoni se deplora vasi all'estero come in casa nostra era segno che non era imputabile ad errori o colpe speciali degli uomini e del le istituzioni in Italia. Ed e vero. Gianturco dimostrò che si esagerava nel lamentare la deficienza dei v:i.goni tanto a Genova quanto altrove. Dove possa arrivare questo malvezzo della esagerazione può rilevarsi da questo episodio caratteristico che togliamo dal Giornale dei Lavori Pubblici (12 Dicembre). Nel N. 341 della Stampa di Torino si aflermava che una Commissione di lavoratori del porto di Savona si lamentava che di fronte ad un fabbisogno di almeno 180 vagoni al giorno a quel porto nei primi di Dicembre non se n'erano dati che 8 o 12... Ebbene risulta dai registri dei la stazione dal giorno 3 al 10 Dicembre che la media di carico giornaliero era stata in quel periodo di dueceuto trentadue carri al giorno l!... 2.0 L'incremento straordinario del movimento ferroviario, in Italia ebbe una causa eccezionale: l'Esposizione di Milano. I treni in arrivo e in partenza nella grande metropoli lombarda furono innumerevoli - a migliai;1 al giorno - e furono parecchi milioni i viaggiatori che da ogni parte d' Italia vi accorsero. Io questa difesa si trovò, però, un motivo di accusa, che colpiva proprio Gianturco; ed era la sola, di cui egli poteva essere chiamato responsabile. Data la constatata deficienza di macchine, vagoni e impianti fissi, si obbiettò, non fu grave errore aggravarne le conseguenze accordando eccezionali riduzioni di tariffe che centuplicarono il movimento per e da Milano ? » 111 verità non dovrebbe essere possibile formulare q uest' accusa , che circolava sommessamente durante la discussione. Se fosse mancata quella riduzione di tarifle e il successo della Grande Mostra ne fosse stato com-

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