Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 23 - 15 dicembre 1906

RIVISTA POPOLARE 643 superficie della terra. La Russia è troppo grande per essere governata da una simile assemblea. C'è un antagonismo troppo pronunciato fra le sue popolazioni; immaginatevi una assemblea di agricoltori , dai cervelli duri e dalle mani callose stabilente i principi i che debbono guidare e mantenere nella vita civile circa 140 milioni d1 anime, divise in numero<;e razze e religioni , sparsi per di versi climi , con inten:ssi antagonistici. Una simile esperienza non è mai stata fatta fin'ora, dall'origine delle prime comunità politiche. L'autocrazia era l'unico legame che tent!va insieme questa popolazione eterogenea; ma il nuovo regime è la consacrazione della ribellione contro questa autorità. Essa è fìnita t! la democrazia ne prende il posto. Anche volendo, essa democrazia, 11011 potrà sottomettere le varie nazionalità al giogo doloroso al quale le aveva costretto la burocrazia , e dovrà adottare I' altra alternativa e concedere loro una progressiva autonomia. Non si può pretendere che i Russi analfabeti siano 'n grado di governarsi da sè, e negare questo diritto ai più colti Polacchi, Tedeschi, Lituani, Armeni, Tartar· e piccoli Russi. Una democrazia co stituzionale non potrà ricorrere alla forza e ali' inganno che caratterizzano la burocrazia autocratica. L' intìltrazione del · cosmopolitismo minerà I' egemonia della razza slava ; finis Russia. Gli otto milioni di Polacchi, i ventidue milioni e mezzo d• Piccoli Russi, e Caucasiani, i sei milioni di Russi bianc.:hi, e sette milioni di Ebrei, i tre milioni di Lituani, i tre milioni e mezzo di Turco -Tartani si separeranno dal. principale corpo della nazione. Quasi tutti i Polacchi e Lituani,. e Estoni parlano e scrivono due e quakhe volta tre lingue. Sono consci delle attuali condizioni, e soprattutto posseggono una superiorità morale, una energia, una tenacia, una capacità di obbedire alle regole che essi stessi s'impongono che non esiste fra i Russi. E' molto improbabile che i cinquantacinqne milioni e mezzo di Grandi•Russi vorranno lottare per l' integrità dello impero. Al Russo poco importa che i Polacchi, i Lituani ecc. seguano l'esempio dei Finlandesi e scuot~no il giogo delio impero. Che può importargli a lui dell'Impero? A lui che vive nello squallore, che soffre senza tregua il freddo e la fame? Che è quasi privo di ogni speranza? L'unica cosa che potrà ritar - dare questa soluzione, sarebbe la riforma radicale della Duma e del sistema centralizzatore. Un notevole Russo che forse di· venterà ministro vorrebbe dividere l'Impero, rton a provincie abitate da popolazioni omogenee, ma in territori, per ognuno dei quali creertbbe un ministro, coadiuvato dai più notevoli e competenti uomini del territorio , i quali dovrebbero essere perfettamente edotti della storia, necessità ed ideali di ognuna di queste divisirrni territoriali. A questo sarebbe ~aggiunto u ""~ numero di rappresentanti eletti dal popolo, completando cos 1 il governo locale. Questi ministri regionali, ed i loro aggrega t potrebbero formare un nucleo di una camera alta , la qual e meriterebbe certamente una maggiore considerazione di quella che attualmente gode il Consiglio del!' Impero. Il vecchio Zemski-sobor dovrebbe essere radunato per studiare il da farsi per evitare lo smembramento dell'Impero, Perchè è in dubbio che la tendenza immediata di una Duma democratica , sarà quella di indebolire non solo le forZè cen tripete della· amministrazione, ma anche di spezzare i legami che uniscono le altre nazionalità alla Russia. E' importante che l'Europa si renda conto che tutti i sintomi del momento attuale inducano che lo smembramento dell'Impero Russo è prossimo. Il popolo abituato ad essere tenuto sotto rutela, da un governo invadente non pare sappia reggersi da sè. Come il cieco che ricupera improvvisamente la vista. non ha sensi Lii distanza e di prospettiva; il vicino ed il lontano sembrano quidistanti, il desiderio per un pane ed una stalla egualmente ragionevoli. Il cambiamento avrebbe dovuto essere graduale ed equiparato al carattere nazie,nale. (Fortnightly Review; novembre). + L' età dell' oro e la cri~1. - Quando , or non sono molti mesi, levavamo la voce contro le illusioni addormentatrici di un'età dell'oro, che sembrava felicemente instaurata nel nostro ambiente industriale e bancario , non credevamo di essere profeti felici ed a breve scadenza. La crisi di borsa che ha minacciato il movimento degli affari e sospesa in un' ansia paurosa l'attività di molte industrie, è la conferma autentica di quanto allora dicemmo. La ridesta floridezza del paese, dopo i dieci anni della depressione finanziaria, ha indotto troppi spiriti a speranze esagerate. Ed, accanto agli opifici ed ai traffici che hanno vera mente rifatto, senza aiuto e forse malgrado lo stesso governo, la struttura economica della nazione, è facilmente ·fiorita una speculazione affaristi ca , non poggiata su I sodo terreno del lavoro e della produzione , ma librata nelle borse alla cacci ... del rialzo o i:itesa a varare titoli di intraprese fantastiche, come quella famosa per .... il trono di Menelik. La reazione non poteva mancare e non mancò. Nell'ora che volge non crediamo equo infierire contro i caduti e possiamo anche inchinarci davanti al bel gesto di chi paga di persona e porta nel!' ombi·a una vita di meravigliosa asccn sione di sforzi e di singolari doti di energia. Grave errore fu quello di un organismo sorto con tanto favore e così suscettivo di perfezione c0me la Terni, a gittarsi nella mobile arena delle sorprese borsistiche, che l'hanno inesorabilmente avvmghi::ite e depr ssa. L' errore sarà scontato fino alle ultime conseguenze. È necessario intanto un vigoroso concentramento di forze per riparare alla scossa che si è dilatata co11 ampie ondate nel!" economia italiana. Per fortuna tutti gli elementi di una pronta rinnovazione vi sono. La borsa può essei e in crisi; non il paese che lavora e prepara il proprio avvenire. Noi vorremmo che del momento attuale si avesse lucida visione, e, come non si debbono chiuder gli occhi avanti l'insegnamento doloroso dei fatti, così anche non devesi esa gerare in paure e rimedi di primo impulso. Abbiamo ass1st1to ad una sfilata, nelle riviste e nei giornali, dei più eroici e proibitivi provvedimenti contro le operazioni di borsa, si sono scavati e rinverniciati vecchi progetti; si è tornati alle declamazioni verbali cli altri tempi contro il covo dei malfattori dtlla finanza. Esagerazioni. Se agli inconvenienti accertati occorre riparare, ritoccando anche le vigenti norme sugli affari di borsa , non va dimenticato che la borsa è sempre , com.e dice il Leroy Beaulieu, il polmone della fin~nza; e voler di vietare assolutamente i contratti differenziali porterebbe un ristagno dannoso alla vitalità dell'economia nazionale. Dubitiamo molto che si possa da noi imitare altre legislazioni estere che si sono avviate in senso restrittivo. Comunque , si provveda, ma non si perda la testa e non si gonfi il malanno. Su ormai ferree basi si asside l'edificio della rinascita economica italiana. E questa rivista, che ha comb~ttuto gli eccessi della speculazione ed ba preveduto la fine dell'èra d'oro degli affari illusorì, ha così piena fiducia dello sviluppo e dell'ascensione del nostro paese, che ha sostenuto pur di rt!- cente una politica di lavori meno pavida e meno incerta. Tra la miope preoccupazione del pareggio ed il disordinato affarismo, v'è una via chiara e dritta: assecondare con slancio la vera espansione ddla produzione nazionale·. ( Giornale dei la·vori pubblici, 28 novembre). ;,ott. Napoleone Colajan ni, proprietario , direttore• responsabi Ie Napoli - R. Tip. Pansini , Chiostro S. Lorenzo.

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